I problemi di attenzione e di concentrazione in una partita sono diversi e molto più frequenti di quelli riscontrati nelle fasi dell’allenamento.
La partita è il momento della verifica, del confronto dove conta il risultato; ciò crea sempre uno stato emotivo alterato, diverso da quello abituale, che in molti portieri determina problemi di concentrazione e attenzione. E’ utile parlare molto con il portiere stargli vicino ed aiutarlo nel superare questo stress dandogli maggiori certezze sul ruolo nel riscaldamento pre-gara, nel modo più sereno possibile e facendogli aumentare la fiducia in se stesso sottolineando i suoi punti di forza perché spesso questo capita quando non ci si sente all’altezza o non si crede nelle proprie forze.
Ma c'è da dire un'altra cosa importante: nel calcio, come in tutti gli altri sport organizzati, non si inventa né si improvvisa nulla durante la gara.
Tutto è preparato, studiato e provato in allenamento. Ma allora perché si parla di stress? Perché si dice " ha preso un gol perché non era concentrato?”
Probabilmente esiste un elemento non allenabile “la paura”.
La paura di sbagliare è un pensiero che, prima della gara, accompagna ogni atleta.
E’ fisiologico sentire una certa tensione che, se trasformata in energia positiva, dà una marcia in più. Talvolta, però, questa tensione non è funzionale a ciò che stiamo per affrontare e ci si rivolta contro.
Quando questa situazione si ripete sistematicamente prima e durante la gara, viene definita anche come "ansia da prestazione" o "ansia pre-gara".
Essa è caratterizzata da pensieri (generalmente negativi) e da sintomi fisici ovvero: tachicardia, sudore alle mani, rigidità muscolare o senso di debolezza eccessiva, fiato corto con respirazione accelerata e superficiale, senso di "vuoto allo stomaco".
Talvolta si arriva fino alla forte nausea col vomito.
Fortunatamente, non tutti questi sintomi sono presenti contemporaneamente.
Ognuno di noi esprime l’ansia in maniera diversa. In genere, si interviene cercando di comprendere le ragioni attraverso dialoghi con il portiere. Nella maggior parte delle volte si scopre che alla base vi è un deficit di attenzione.
In pratica, l'atleta con l’avvicinarsi del momento della gara, pone attenzione a fattori di distrazione che lo confondono, lo angosciano tanto da generare in lui uno stato d’ ansia. Se la cosa si cronicizza, l'autostima ne risente in maniera significativa.
Il compito dell’allenatore dei portieri è quello di liberare la mente da ogni paura che giunge in un dato momento.
I pensieri negativi non si possono cancellare del tutto ma si possono sostituire. Esempio: "speriamo che l’avversario non calci la palla" sostituire con: "se tira io mi devo trovare nella giusta posizione" e così via. Cambiare frasi negative con rinforzi di coraggio utili al momento che si sta vivendo.
Affinché il mio portiere viva una situazione ideale in gara richiamo la sua l’attenzione sulla posizione: tenere la giusta posizione in campo durante tutte le fasi di gioco affinché, nell'attimo prima di ricevere un tiro o un retropassaggio, lui possa essere sempre nel posto giusto e decidere il giusto gesto tecnico da eseguire. Questo è quello che chiedo prima di ogni gara e durante l’intervallo.
Per effettuare un'azione perfetta, un atleta deve averla già chiara nella mente. Deve riproporre automaticamente una delle diverse soluzioni che sono state provate tante volte in allenamento.
La scelta, poi, è sempre situazionale ovvero risultante dal movimento e dalla sua posizione, da quella dei suoi compagni e degli avversari.