Diventa importante la figura del preparatore dei portieri che deve mettere a punto un programma specifico che indichi al portiere dove dirigere l’attenzione e in che modo farlo.
E’ noto che il portiere moderno deve adeguarsi molto spesso ai diversi schemi tattici proposti sul campo e rispondere ad essi modificando velocemente il suo focus attentivo.
Difatti al portiere è richiesto di saper passare da una postura per ricevere un cross ad una invece che presuppone un tiro in porta in brevissimo tempo oppure ad una postura relativamente rilassata quando lo svolgimento dell’azione si svolge lontano dal proprio raggio d’azione.
Secondo le regole imposte, la tattica di gara e dall’imprevisto svilupparsi degli eventi, l’allenamento dell’attenzione rappresenta per i portieri un modo per mantenere inalterata la qualità della loro prestazione. Un altro aspetto importante da considerare è la relazione che esiste fra “attenzione” e “prestazione”, fondamentale quando si parla soprattutto di portieri di alto livello.
Allenare l’attenzione significa controllare i processi psicomotori di pensiero instradando e mantenendo l’attenzione sull’azione che si sta svolgendo per una corretta gestione delle proprie capacità. Per preparare un corretto allenamento devo preparare il mio portiere a:
• Selezionare gli stimoli
• Dirigere l’attenzione al momento opportuno
• Saper mantenere l’attenzione sugli stimoli rilevanti.
E’ necessario inoltre che gli esercizi vengano fatti simulando le azioni sul campo di gioco.
L’attenzione è assai mobile e facilmente stancabile, si disperde con estrema facilità se l’allenatore dei portieri non riesce a rendere interessante l’allenamento proposto e quindi a catturare le esigenze del proprio portiere.
Proponendo un allenamento
noioso, ripetitivo e troppo lungo si rischia l’abbassamento delle capacità attentive.
Quando preparo un allenamento di tipo attentivo considero la quantità di risorse dell’atleta che ho a disposizione che varia con la fase dello sviluppo, con le caratteristiche individuali, con l’abitudine a essere impegnati e con il grado di stanchezza.
Un altro fattore che influenza la capacità di applicarsi a lungo in un esercizio è sicuramente l’interesse cioè la motivazione; essa potenzia gli aspetti di intensità dell’attenzione cioè la capacità di attivare la selezione dello stimolo interessante anche in ambiente disturbato dalla presenza di altri fattori ed influenza la possibilità di mantenere a lungo l’attenzione.
Risulta molto importante anche la durata dell’esercizio.
Esercizi troppo lunghi per esempio diminuiscono il tempo di reazione ed aumentano gli errori. È fondamentale l’apporto che un istruttore riesce a dare dal punto di vista psicologico che risulta a volte più importante dell’aspetto tecnico-tattico.
Con il portiere bisogna instaurare un rapporto di dialogo continuo cercando di non tralasciare nessun segnale anche il più banale, cercando di mantenere in lui una fortissima autostima che gli permetta di affrontare ogni situazione della gara con la massima tranquillità e sicurezza.
Questo a mio parere risulta la differenza tra due istruttori di pari conoscenze tecniche-tattiche.
Per far sì che la seduta di allenamento sia efficace e stimolante è importante la motivazione che riesco a suscitare nel mio portiere, senza la quale tutti i tentativi di allenarlo sono destinati a fallire.
L’attenzione deve essere stimolata sempre all’inizio in uno stato di freschezza. Questo permette al mio portiere di avere una maggiore disponibilità di energia, devo cercare di rinnovare lo stimolo per preservare l’interesse che risulta come dicevo prima indispensabile.
Per fare questo si possono utilizzare dei palloni con colori differenti, di diverse dimensioni e peso, contenuti emozionali nell’esercizio (gara a confronto) e per
ultimo, ma a mio parere la più importante, un elemento fondamentale la novità attraverso esercizi sempre nuovi che suscitano rispetto a situazioni ripetitive una forte motivazione.
La buona riuscita degli esercizi proposti dipende dall’estremo interesse del nostro portiere. Questo perché la motivazione sta alla base di ogni apprendimento.
L’allenamento psicocinetico può essere basato su stimoli visivi (colori, numeri indicati con le mani, movimenti delle braccia), su stimoli uditivi (andare in direzione della voce, sentire il rimbalzo del pallone, una musica) o su stimoli tattili (pallone che rimbalza addosso al portiere, tocco di un compagno).
Maggiore è la varietà degli stimoli proposti, maggiore sarà il bagaglio di esperienza che atleta può maturare.
In sintesi allenare l’attenzione significa far leva sulla motivazione del nostro portiere.
Così facendo cercheremo di ampliare di nuove prospettive il processo di concentrazione.
Il mezzo che utilizzo per allenare l’attenzione nel mio portiere è la psicocinetica ovvero la scienza che studia tutto ciò che mette in contatto un ragionamento (psiche) e un movimento (cinesi).
Le esercitazioni di tipo psicocinetico servono al portiere per fornire nel minor tempo possibile una risposta, la più precisa ed adeguata possibile in base agli stimoli esterni ricevuti.
Le esercitazioni Psicocinetiche servono per stimolare le seguenti capacità:
- Di acquisizione e lettura delle situazioni;
- Di saper indirizzare l'attenzione su ciò che è veramente rilevante;
- di anticipazione, cioè di trovare soluzioni il prima possibile.
Queste capacità sono delle vere e proprie qualità che un atleta possiede nel proprio DNA, ma che comunque possono migliorare, quindi devono essere allenate e stimolate contemporaneamente con la tecnica, la tattica e la preparazione atletica.
Nel calcio moderno si ha necessità di avere portieri, non solo fisicamente, tecnicamente e tatticamente dotati, ma anche “mentalmente dotati” cioè con elevata “rapidità mentale”.
Il calcio è un gioco dove nulla è stabilito, infatti la sua caratteristica principale è l'imprevedibilità.
In ogni istante si presentano nuove situazioni e circostanze con le quali il portiere si deve rapportare e dare una risposta immediata, basta un attimo di esitazione o una piccola disattenzione per cambiare l'esito della partita. Ovviamente non serve solo rispondere, serve rispondere in maniera corretta.
Oltre alla tecnica di base, la tattica e la preparazione atletica, si dovrà dunque sviluppare in modo sinergico la “preparazione mentale” del portiere, che si compone di memoria, percezione, capacità di concentrazione e di analisi della situazione.
Per questo motivo il lavoro psicocinetico viene integrato nell’allenamento settimanale.
La psicocinetica può essere abbinata alla parte atletica (psico-atletica), alla parte tecnica (psico-tecnica) o alla parte tattica (psico-tattica).
Le esercitazioni devono essere inserite ad inizio allenamento per una durata non superiore a 30 minuti, in modo che l’atleta sia al massimo della lucidità, che potrebbe perdere durante la seduta per colpa della stanchezza.
Questo tipo di lavoro è utilizzabile nei settori giovanili e con le prime squadre, io sostengo che sia fondamentale utilizzare la psicocinetica soprattutto nella scuola calcio dove, infatti, la preparazione mentale è indipendente dall’età del soggetto allenato.
Per i più piccoli è ancora più importante, in quanto abitua maggiormente il giovane portiere agli stimoli esterni, gli permette di essere consapevole di quanto esprime sul campo di gioco e di conoscere il come, il quando ed il perché delle sue azioni.
L’esecuzione degli esercizi, come per tutti gli allenamenti che bisogna proporre, va dal semplice al complesso. Non si può pensare di iniziare con degli esercizi di psicotecnica
che richiedano un tuffo quando il tuffo non è ancora completamente nelle doti del portiere.
E’ giusto ricordare che il gesto tecnico è il pilastro portante di qualsiasi azione svolta dal portiere.