Allenatori come Bielsa e soprattutto Guardiola, precursori sotto molti aspetti e rivoluzionari sotto altri, hanno modificato questa visione di calcio, dividendo il campo in maniera spaziale e dando più importanza allo spazio, appunto, da ricoprire rispetto al ruolo in senso stretto. Viene da sé dunque se sono gli spazi che vanno occupati il terzino non è più il giocatore che si smarca i sovrapposizione lungo la propria verticale, ma al pari di un centrocampista viene nel campo a giocare.
È questo concetto in fase di possesso che ha cambiato l’idea dell’esterno basso legata al proprio piede naturale, e l’ha liberato da canoni prestativi spesso identici, liberandone di conseguenza la fantasia e mettendo la tecnica al servizio della squadra.
È naturale che disporre di giocatori come Alaba e Lahm permette più efficacemente di fare rivoluzioni e chiedere di giocare a piede invertito, ma il concetto di calcio posizionale non cambia:
- Si occupano gli spazi;
- Si danno soluzioni di passaggio corte e lunghe con i tempi e movimenti giusti;
- Si viene nel campo a giocare liberando la corsia esterna all’occupazione di un interno o di una punta.
Infatti venire dentro con i terzini permette di mettere in moto una serie di rotazioni ed interscambi che rendono più imprevedibile la fase di possesso e mirando a liberare uomini tra le due linee difensive avversarie per poi attaccarne il “corto”.
Inoltre libera al terzino più linee di passaggio
Naturalmente requisito importante diventa l’utilizzo di entrambi i piedi, perché il terzino sinistro dovrà ricevere con il sinistro orientando la giocata verso il destro da usare nell’interno del campo, è ovvio che avviene l’esatto contrario dal lato opposto.
Secondo tale principio quindi un mancino schierato a destra può più facilmente orientare la giocata nel campo, di interno destro o di esterno sinistro, e cercare la linea di passaggio migliore usando il proprio piede naturale.
Va da sé che l’ennesima rivoluzione di Guardiola cambia per l’ennesima volta anche i concetti di tattica individuale specifica dei ruoli, perché diventa essenziale per l’esterno basso la ricezione orientata dentro al campo con il piede interno a cercare la giocata!
Il limite maggiore per questa soluzione? Lo smarcamento lungo la propria verticale in sovrapposizione perché sarebbe svantaggioso crossare con il piede non naturale.
Ma è questo un problema relativo ad un “vecchio” modello di gioco, oggi lo smarcamento in ampiezza in un sistema dinamico come quello di Guardiola manda all’esterno l’interno di centrocampo o la punta all’opposto, ma è uno smarcamento dovuto alla ricerca successiva della profondità, per dirla alla Bielsa: vado all’esterno per chiudere dentro.
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Terzini a piedi invertiti in fase di non possesso
In Italia è possibile giocare in questo modo?
Al quesito hanno risposto nei fatti, con alterne fortune, De Boer e Spalletti.
Il primo utilizzando Ansaldi e Santon, il secondo schierando spesso Emerson Palmieri e Rudiger a piede invertito.
Ma è diverso il concetto di fondo che fa sì che un tecnico abbia avuto risultati migliori da questa introduzione. È la fase difensiva.
Mentre il calcio di De Boer mirava a riportare in Italia concetti olandesi, e spagnoli, di un possesso dentro al campo utilizzando invece le ali in ampiezza, la Roma è stata molto più camaleontica e tatticamente evoluta adattando questa “lucida follia” al campionato italiano curando un aspetto che in fase difensiva può fare la differenza.
Oggi infatti che si gioca quasi sempre con le ali a piede invertito, ritorniamo alla parte iniziale dell’articolo, il terzino non è più attaccato all’esterno del campo negli ultimi 20 metri, ma spesso all’interno con la punta che si accentra per calciare attaccando il piede interno del difensore.
In tal modo disporre di un destro a sinistra e di un sinistro a destra contro attaccanti come ad esempio Insigne oltre che essere utile in fase di palleggio può essere addirittura consigliabile in fase di non possesso.