Siamo tutti concordi nell’affermare che, negli
ultimi anni, il calcio ha subito un sostanziale cambiamento sotto molti
aspetti; quello tecnico – tattico per esempio, con allenatori sempre più
preparati ed attenti, quello atletico, con il gioco sempre più veloce e
giocatori in grado di fornire grandi prestazioni ed infine anche sotto
il profilo regolamentare, sempre più tendente a salvaguardare il
possesso di palla e la propositività nel gioco.
Questo ha portato come conseguenza logica ad un
numero maggiore di contatti tra i giocatori e quindi ad una maggiore
incidenza delle palle inattive sulle gare giocate.
Ciò comporta inevitabilmente la continua ricerca
di grande specializzazione sia nell’esecuzione individule che nelle
giocate tese a sorprendere gli avversari tramite blocchi, finte, esche etc..
Tantissimo lavoro viene svolto dagli allenatori
per aumentare ulteriormente il numero di realizzazioni tramite gli
sviluppi di una palla inattiva, ma altrettanto lavoro viene svolto per
limitare tale incidenza?
Io non ne sono particolarmente convinto e
sicuramente anche questa fase è allenabile come tutte le altre.
Possibili
soluzioni difensive adottate
Le possibili soluzioni
difensive, attualmente
credo che si possano
suddividere
sostanzialmente in:
• difesa mista
• difesa a zona totale
Nella difesa mista, i
giocatori sono equamente
distribuiti tra la
difesa delle zone più
pericolose e la
marcatura degli
avversari stabiliti
precedentemente.
Nella difesa mista
possiamo anche includere
situazioni dove è
prevalente la marcatura
a uomo con qualche
giocatore a difendere
zone sensibili oppure
soluzioni essenzialmente
a zona con 2 / 3 atleti
in marcatura a uomo su
avversari
particolarmente abili
nel gioco aereo
(Indiani).
La difesa a zona totale
prevede invece che ogni
uomo difenda una zona
precisa precedentemente
stabilita attaccando la
palla sempre in
avanzamento e mai
indietreggiando
I perchè di una scelta
Credo che sia
fondamentale avere delle
ferme convinzioni su
tutte le scelte adottate
e devono essere basate,
a parer mio, su logiche
tecniche indiscutibili.
A tal proposito i
principi generali della
tecnica calcistica
possono aiutarci ad
analizzare le varie
situazioni.
I PRINCIPI DI TECNICA
APPLICATA NELLA FASE DI
NON POSSESSO;
• MARCAMENTO: a uomo o a
zona
• PRESA DI POSIZIONE:
sempre tra avversario e
porta
• INTERCETTAMENTO:
sempre in relazione alle
traiettorie sia con
avversari che senza
• CONTRASTO: diretto nel
portare via la palla
all’avversario,
indiretto nel metterlo
in zona d’ombra
• DIFESA DELLA PORTA:
posizionamento adeguato
in relazione a palla e
porta.
I PRINCIPI DELLA
TATTICA NELLA FASE DI
NON POSSESSO
• AZIONE RITARDATRICE:
temporeggiare per
riorganizzarsi
• EQUILIBRIO DIFENSIVO:
garantire la giusta
copertura, è più
importante infatti
coprire lo spazio che
marcare l’uomo
• CONCENTRAZIONE:
chiudere ad imbuto verso
la propria porta
• SCAGLIONAMENTO: darsi
copertura reciproca per
togliere lo spazio agli
avversari
• CONTROLLO E
LIMITAZIONE: continua
valutazione sui rischi,
sugli errori e sulle
priorità (palla, porta,
avversari, compagni).
Tutto questo ci invita
ad avere sempre una
propria identità e
quindi anche nelle
situazioni di palla
inattiva, senza dover
dipendere dagli
avversari e dai loro
movimenti ma
preoccupandosi
essenzialmente della
palla, la sua
traiettoria e lo spazio
che dovrà attraversare
per entrare in porta.
Vantaggi e svantaggi
Vediamo ora quali
possono essere i
vantaggi se adottiamo la
difesa a zona su palla
inattiva:
• Minor rischio di
commettere scorrettezze
punibili con il calcio
di rigore
• Difesa organizzata
indipendentemente dal
numero degli avversari
• Limitata pericolosità
dei blocchi avversari
• Utilizzo pratico degli
stessi concetti del
gioco a zona anche nella
difesa delle palle
inattive
• Maggiori possibilità
di difendere
efficacemente contro
avversari più alti e più
forti fisicamente
tramite la corretta
valutazione delle
traiettorie.
Per quanto gli riguarda
i possibili svantaggi
che potremmo rilevare da
tale atteggiamento
tattico i più frequenti
possono essere:
• Necessaria
concentrazione massimale
di tutti i giocatori
• Ripiegamento rapido di
tutto l’organico
• Allenamento specifico
che richiede sicuramente
tempo
Le mie esperienze
personali
Devo doverosamente
premettere che in 23
anni da allenatore non
sempre ho adottato la
difesa a zona nelle
situazioni di palla
inattiva, questo è
dovuto, a volte, alla
mancanza di tempo in
caso di subentro in
situazioni difficili
oppure per mancanza di
convinzione da parte del
gruppo che ha
sperimentato soluzioni
diverse (mista) con
successo, o per le
caratteristiche dei
propri giocatori più
bravi a marcare
l’avversario che la
zona.
Una delle mie esperienze
più gratificanti
riguardante la difesa a
zona totale nelle palle
inattive risale all’anno
agonistico 2007 /2008
con la Pianese,
campionato di Eccellenza
toscana girone B, dove
dopo essere giunti terzi
in campionato vincemmo i
play-off e perdemmo la
serie D contro il Casoli
solo ai calci di rigore
(ad oltranza).
In quel campionato
subimmo solo 14 reti ed
una soltanto su palla
inattiva (angoli,
rimesse laterali e
punizioni laterali) alla
penultima giornata.
Difendevamo a pieno
organico e soltanto nel
finale di partita per
cercare il risultato
lasciavamo 1 o 2 punte a
metà campo cercando di
ripartire velocemente.
Perchè tutti a difendere
La necessità di
difendere a pieno
organico, nasce dal
fatto che col maggior
numero possibile di
giocatori, riusciamo
certamente meglio a
presidiare zone e ad
intercettare traiettorie
pericolose.
Subendo una situazione
di palla inattiva sempre
potenzialmente
pericolosa come angoli o
calci di punizione credo
che la priorità sia
quella di non subire la
rete, mentre penso che
siano molto ridotte le
possibilità di segnare
un goal con un’eventuale
ripartenza.
Inoltre una quasi totale
partecipazione della
squadra avversaria
all’azione offensiva può
lasciare spazi invitanti
per eventuali ripartenze
in metà campo a volte
insufficientemente
presidiate.
Tutto questo chiaramente
a volte viene
completamente stravolto
in funzione del momento
specifico e del
risultato della gara.
Zone di difesa
Particolare importanza
rivestono le zone da
difendere e,
soprattutto, gli uomini
che ne saranno
responsabili, scelti
dall’allenatore in virtù
delle loro doti
atletiche fisiche
tattiche e caratteriali.
Esaminiamo ora le varie
zone da difendere:
Zona A: molto
pericolosa perché viene
sfruttata in particolar
modo per eludere
l’intervento del
portiere.
Il giocatore che la
presidia deve essere
molto bravo
sull’anticipo sia di
testa che di piede per
non far entrare la palla
veloce.
Zona B: è la zona
entro la quale agisce il
portiere coadiuvato
dalla protezione di 3
compagni di squadra, 2
situati in
corrispondenza dei pali,
con buone doti
acrobatiche e
possibilmente con il
piede forte interno alla
porta.
Quello posizionato sul
primo palo deve essere
pronto ad uscire in caso
di giocata bassa dalla
bandierina e quindi
forte nell’uno contro
uno ed il terzo
centralmente appena
fuori l’area di porta
deve essere il più forte
della squadra di testa,
pronto a proteggere
l’uscita del portiere.
Zona C: zona
ampia oltre il secondo
palo e pericolosa perché
cercata spesso tramite
spizzicate sul primo
palo o cambi di fronte
dopo giocate da schema.
Deve essere occupata da
un uomo con centimetri,
chili e molto attento
tatticamente.
Zona D: come la
zona A è molto soggetta
a giocate di anticipo e
per questo va difesa con
grande attenzione e
concentrazione; l’uomo
preposto sarà anche il
primo ad uscire in caso
di scambio del battitore
con un compagno quindi
deve essere rapido nel
valutare la situazione e
bravo nel difendere uno
contro uno.
Zona E: cuore
della difesa contraerea,
ci vogliono giocatori
dotati di altezza,
forza, stacco, tempo e
coraggio.
Zona F: limite
dell’area di rigore
difesa da giocatori
pronti ad intervenire in
caso di respinta dei
difensori o in caso di
schema per tiro da fuori
e pronti a ripartire in
caso di uscita rapida in
contrattacco.