Maradona: il genio del calcio che era già morto tante volte
E' morto Diego Armando
Maradona. Lo scrive El Clarin, quotidiano argentino.
L'ex campione del Napoli, è stato colto da un arresto
cardiaco nella sua casa di Tigre. Qualche settimana fa
era stato sottoposto a un intervento dopo un ematoma
cerebrale. Ripubblichiamo un articolo che Maurizio
Crippa gli dedicò in occasione del suo 60esimo
compleanno, il 30 ottobre scorso.
Gatto nero, gatto bianco.
La vita a testa e croce, la vida tombola. Non potevano
non incontrarsi, e amarsi pazzamente come in un melò
sconsiderato tra i due emisferi di quel pallone pazzo
che chiamiamo mondo. Diego Maradona ed Emir Kusturica.
Maradona compie oggi sessant’anni, l’età in cui molti
si sentono morti o in procinto di sottoporsi a un
tampone esistenziale, di quelli senza consolazione.
Lui è già morto un sacco
di volte e nei modi più stolti (stoltezza per i
moderni e scandalo per i benpensanti) e non ha più
nulla da temere. Amato anche da quelli che lo
detestavano, più passa il tempo. Perché lui è ancora
il bambino, futbol sive natura, che la vita ci ha
precluso se non in sogni straordinari.
C’è anche chi lo detesta
più di prima, l’amico di Chávez: ma sono persone senza
fantasia, gente come gli inglesi. Il più grande
calciatore della storia. Ma di quale calcio? Del
calcio eterno e primordiale e istintivo come una
guerra o una scommessa, felice e brutale, persino
sleale. Un bambino che scarta tutti, poi torna
indietro e li scarta ancora, e poi riprende la palla
ancora e ancora. Gioco, furia.
La vita. E tutte le
occasioni mancate. Non certo del calcio come scienza
tattica marketing, e presentabilità sui social. Il
calcio asettico che compriamo ogni giorno al mercato
televisivo, ma col desiderio inconscio di ritrovare
quell’altro: quello più vero.
Quello che il Pibe de oro
è stato come nessuno altro.
Kusturica è un talento balcanico incostante e parallelo,
una sequenza geniale e una baracconata inutile, senza
stacchi di montaggio tra i film e la vita e le sue idee
eccessive. Come il Maradona magico del campo e quello
disastroso di fuori. Maradona by Kusturica è
un docufilm, anzi un film d’autore, anzi un documentario
che a tratti diventa grandiosa invenzione veritiera come
un mockumentary. Era uscito nel 2008 (c’era ancora
Fidel, per dire). E’ un rapporto di fascinazione durato
anni, avanti indietro tra Buenos Aires e Belgrado, tra
un’infinita messe di immagini d’epoca, di gol e trionfi,
di folle e di feste e parole in libertà – anche molto al
di là della libertà vigilata – tra due animali più
anarchici che liberi, senza equilibri. Con molti momenti
intensi, di sincerità superiore a qualsiasi media. In
due parole: un film caotico e volutamente sgangherato. E
dunque il migliore ritratto mai fatto di Diego Armando
Maradona.
Non potevano non incontrarsi,
e farne esplosione di racconto, confessione. Il
Picasso del futbal: “A quattro anni
dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una
vita a imparare a dipingere come un bambino”,
diceva Pablo; Diego ce ne ha messi sessanta
per continuare a palleggiare come un bambino.
E l’istrione serbo a
guardare, a domandare. Ci sono Fidel, Morales, Porto
Alegre, la maledetta Nato che bombarda Belgrado, il
reddito di poveranza e l’inno a tutti i diseredati
della Terra neoliberista. Ma lasceremo ai noiosi o
agli inglesi la non necessaria necessità di dire che
è tutto sbagliato. Chissenefrega. Certo che è
follia, ma pensate che il calcio lo si ami in virtù
del fatturato della Playstation? Ma ci sono
soprattutto il gioco, le canzoni, la famiglia, i
pentimenti, le magie con la palla e i deliri a
chiacchiere seduti tra i bidoni, le immagini
incredibili di Napoli. E c’è l’Argentina, il paese
capovolto che non capiamo e non capiremo.
C’è un
uomo invecchiato male ma che ha ben malvissuto, che
cammina con Manu Chau per la sua borgata natale
mentre lui gli canta la sua splendida canzone. “Io
sono la mia colpa e non posso rimediare”, dice il
bambino d’oro. “Se io fossi Maradona vorrei
vivere come lui”. Gli canta
Manu Chau. Poi ancora i palleggi infiniti in
bianco e nero di un bambino nato sessant’anni fa.
Info
Titolo: Maradona: il genio
del calcio che era già morto tante volte
Autore: Maurizio CRIPPA
Anno di pubblicazione: 2020
Fonte:
Il Foglio
L'Autore
-
Maurizio CRIPPA
Nasce a Milano ma trascorre
l’infanzia a Monza. Dopo la
maturità Classica, si laurea
in Storia del cinema e si
avvia quindi alla carriera
giornalistica
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