Jorge Luis Sampaoli Moya, genio o bufala?
Data inserimento e aggiornamento nel sito: 03/12/2012 - 06/02/2018

Jorge Luis Sampaoli Moya, questo il suo nome completo, è considerato in Sud America, da alcuni, un genio innovatore del calcio; da altri un generale di ferro che vince soltanto perché allena giocatori molto forti.

E’ destino di molti personaggi che esprimono le loro idee liberamente, senza censure o ipocrisie, dividere le opinioni nei loro confronti: pensate a Mourinho o Capello, sono amati e idolatrati o odiati e detestati; sicuramente dalla sua Sampaoli ha la forza di essere arrivato ad allenare a livelli altissimi, partendo dal nulla o quasi, come Stramaccioni all’ Inter.

Da giocatore delle giovanili del Newell’s Old Boys interrupe la sua carriera per un grave infortunio, poi iniziò ad allenare squadre dilettantistiche, fino alla chiamata in B metropolitana argentina e poi in Perù, in Cile, in Ecuador, fino alla Universidad de Chile, suo club attuale.

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Autore:  Massimo MIGLIORINI |  Fonte:@alleniamocom

 

In questi dodici anni il suo carattere vulcanico e senza compromessi ha generato parecchie situazioni particolari e di difficile gestione: licenziamenti, opposizioni alla cessione di giocatori (poi però poco utilizzati), dimissioni dopo poche partite, sostituzioni di giocatori dopo dieci minuti, litigate e battibecchi con presidenti, giornalisti, allenatori e giocatori; fino al famoso episodio, che diede inizio alla sua carriera professionistica, della partita vista dai rami di un albero, perché squalificato.

 

Ha cambiato otto squadre in questo periodo; i suoi sostenitori dicono che è un crescendo di importanza ( ed è vero, almeno per i risultati conseguiti), i suoi detrattori dicono che è successo perché stufa tutti in poco tempo: presidenti e giocatori; sicuramente il suo ultimo e attuale club, la U de Chile, è dove ha ottenuto le uniche vittorie della sua carriera.

Nelle sue dichiarazioni non ha mai mancato di spiegare la sua filosofia calcistica: si ritiene un grande conoscitore ed estimatore di Marcelo Bielsa (lo ha definito “la sua ispirazione”) da cui cerca di copiare il sistema e la filosofia di gioco, nella gestione dei giocatori Sampaoli è un vero “generale” che mette il gruppo e la squadra sopra tutto, cercando di eliminare il più possibile le singole individualità; è un attento studioso delle squadre avversarie, di cui cerca di analizzare ogni minimo dettaglio per preparare al meglio la tattica e le mosse con cui affrontarle.

 

Bielsa, come sapete, schiera le sue squadre con il sistema da lui perfezionato del 3-3-1-3; ovviamente questo è il sistema preferito anche di Sampaoli, il quale, tuttavia, è meno rigido del suo maestro e propone alcune varianti, in funzione delle caratteristiche e punti forti dell’ avversario, così abbiamo visto la U de Chile schierarsi anche con il 4-3-3 o il 3-4-1-2, molto più classici.

Anche se la sistemazione in campo degli undici giocatori cambia, la filosofia del gioco è sempre quella in qualsiasi partita e contro qualunque avversario: la chiave di tutto è il pressing ultra offensivo che la squadra applica per tutta la partita; i tre attaccanti attaccano i difensori avversari, forzando il giro palla verso il giocatore voluto (individuato nell’ analisi pre gara) e bloccando le linee di passaggio a sostegno, il centrocampista offensivo e gli altri centrocampisti chiudono tutte le linee di passaggio vicine in appoggio: centrali ed esterne.

 

Nella loro azione i giocatori non si limitano a chiudere i varchi ma attaccano con grande decisione il portatore di palla per rubargli la sfera; intanto i tre difensori restano molto alti per tenere la squadra corta e permettere così anche alla linea dei centrocampisti di dedicarsi totalmente al pressing; è normale vedere nel gioco di Sampaoli la linea dei difensori sulla riga di metà campo e la distanza tra il centravanti e l’ ultimo difensore di circa ventiventicinque metri.

 

Questo atteggiamento porta diversi vantaggi:

• la riconquista del pallone altissima con parecchi giocatori avversari sopra la linea della palla, quindi situazioni incredibilmente utili per poter arrivare a concludere verso la porta avversaria in uno o due passaggi e con situazioni di soprannumero;

• lo spazio di campo da coprire non è molto e quindi il dispendio di energie è inferiore rispetto ad un pressing parziale che comporta poi lunghe rincorse per recuperare le posizioni lasciate scoperte;

• gli avversari non hanno tempo di organizzare azioni d’ attacco studiate e ragionate, non riescono a sviluppare tagli e sovrapposizioni o azioni corali con lunghi possessi palla.

 

Attenzione però, come in tutti gli altri sistemi, ci sono anche degli aspetti negativi in questo atteggiamento molto offensivo ed aggressivo: prima di tutto la difesa così alta può andare incontro a parecchi problemi se attaccata in velocità da attaccanti rapidi e tecnici.

Sampaoli adotta come soluzione al problema dei grandi spazi alle spalle dei difensori, la tattica del fuorigioco; i tre difensori, tra l’ altro molto forti fisicamente e abbastanza lenti, sono sempre pronti a muoversi in avanti, al comando del capitano Rojas, per far scattare il fuorigioco; certo è che non è sempre così facile riuscire nell’ intento quando gli attaccanti hanno trentacinque o quaranta metri di campo da sfruttare.

In alcune partite, ultimamente, si è vista una soluzione ibrida con Rojas o Gonzales che si staccano a turno in posizione di libero quando la linea difensiva è all’ altezza della metà campo, questo per evitare, appunto, pericolose infilate in velocità degli attaccanti avversari.

 

L’ altro punto debole di questa tattica è l’ intensità necessaria affinché funzioni: se la pressione sul portatore di palla e i compagni a lui vicini è portata un attimo in ritardo o con poca decisione, questi avrà il tempo per trovare una linea di passaggio o lancio libera; consentire uno o due passaggi potrebbe rivelarsi letale, perché le linee di pressione sono tre, ben distinte, con due passaggi o un lancio precisi si possono superare agevolmente un paio di queste linee e creare quindi situazioni in cui la squadra di Sampaoli ha sette giocatori sopra la linea della palla, con i tre difensori presi in velocità a quaranta metri dalla porta.

 

Esattamente quello che è accaduto recentemente nella doppia sfida di Copa Sudamericana contro il San Paolo o nei quarti del campionato cileno contro la Union Espanola: la U de Chile, forse in non perfette condizioni fisiche, non è riuscita a portare il suo pressing in modo molto efficace, lasciando spazio agli avversari di trovare giocatori liberi a cui passare il pallone e possibilità di veloci contropiede che hanno agevolmente superato la lenta difesa della U; se non si riesce a bloccare il giro palla subito, poi si rischia di correre a vuoto dietro al pallone perché si innesca un gioco di continue scalate di posizione che rischiano però di essere sempre un attimo in ritardo.

 

Offensivamente la squadra ha, come abbiamo visto, nelle ripartenze veloci la prima arma, ma anche nelle situazioni di recupero palla basso, vicino alla propria area, la prima scelta è un lancio lungo per il contropiede, solitamente era Edu Vargas, ora al Napoli, che si spostava in fase di non possesso verso una delle corsie laterali, disinteressandosi della fase difensiva (altra caratteristica tipica della filosofia di Sampaoli: una volta superata la linea degli attaccanti uno o due di loro restano alti, senza difendere), pronto poi a tagliare verso il centro, passando dietro al difensore, per ricevere il lancio e involarsi verso la porta.

 

La ricerca dell’ azione veloce si vede in tutto l’ atteggiamento della squadra: nelle rimesse laterali, punizioni si cerca sempre di prendere fuori tempo e posizione gli avversari.

Quando la squadra adotta i più classici 4-3-3 o 3-4-1-2, la seconda opzione offensiva sono i classici giochi a tre laterali, sfruttando le due catene laterali: difensore esterno - interno di centrocampo-ala, il giro palla difensivo è indirizzato a recapitare palla ai due esterni molto veloci e bravi Rodriguez a destra o Mena a sinistra, i quali sono bravi a portarla avanti superando il diretto rivale.

Mentre il gioco in fascia si sviluppa gli altri due attaccanti e un centrocampista vanno ad attaccare il centro dell’ area, aspettando il cross, l’ altro centrocampista aspetta al limite eventuali respinte corte.

Interessante notare, come, per non trovarsi con la squadra sbilanciata e tanti giocatori lontani dal pallone in caso di palla persa, i cambi gioco praticamente non esistono e per rovesciare il fronte d’ attacco si passa sempre prima dal centrocampista centrale che riceve e cambia lato, dando quel tempo in più alla squadra per riposizionarsi. In alcune situazioni, la bravura di Canales e Lorenzetti ha permesso di trovare sfondamenti centrali, grazie a percussioni personali in dribbling, che hanno chiamato fuori i difensori e creato situazioni di superiorità numerica centrale.

 

I tre difensori centrali e almeno due attaccanti sono molto pericolosi nei colpi di testa e Diaz o Aranguiz sono ottimi tiratori, quindi un’ altra arma nell’ arsenale di Sampaoli sono i corners e i calci piazzati; lo schema più usato prevede un giocatore all’ attacco del primo palo che gira verso la porta o verso i tre - quattro compagni che attaccano il secondo palo.

 

Come detto all’ inizio, i risultati ottenuti da Sampaoli sono stati buoni nella sua carriera, ma i suoi successi si limitano all’ ultima esperienza nella U de Chile; i suoi estimatori diranno che è riuscito ad ottenere molto di più rispetto alla qualità dei giocatori a disposizione, i detrattori diranno che, non appena sono state vendute le stelle della squadra (Canales, Vargas, Diaz) la U de Chile ha smesso di vincere e ha preso delle sonore lezioni dai rivali del Colo Colo.

Probabilmente la verità è da qualche parte nel mezzo; il mio commento personale su Sampaoli riguarda il suo atteggiamento e la sua mancanza di flessibilità: a mio modo di vedere il calcio è uno sport di squadra nel quale, per vincere, bisogna avere ottimi giocatori che siano liberi di sfruttare le proprie qualità e la disposizione del team deve metterli in condizioni di ricavare il meglio da queste; per Sampaoli questo è inaccettabile, tutti devono seguire lo schema e il sistema indicato, non ci sono eccezioni.

Il suo pugno di ferro nella gestione della squadra e la messa al bando delle individualità rende il suo rapporto con molti giocatori problematico, anche perché lui chiede e pretende molto da loro durante le partite.

 

Con il suo approccio e il suo credo, giocatori come Ibrahimovic o Sneijder sarebbero scartati subito e non potrebbero giocare …

Il tecnico argentino ha dimostrato di conoscere molto bene il sistema di calcio che le sue squadre adottano, ma, anche se studia a fondo i rivali, per trovare contromosse adeguate, in realtà conosce un solo metodo di gioco e lo applica sempre, senza vere alternative.

Questo per me è il vero limite di Sampaoli; un po’ come Zeman (maestro del suo 4-3-3 particolare, ma incapace di adattarsi a qualsiasi altro schema), anche le sue squadre se subiscono un’ espulsione non hanno più possibilità nella partita, perché conoscono a memoria quel sistema, ma nessuna alternativa o adattamento. Quest’anno nei quarti di Copa Sudamericana, ad esempio, dopo la brutta sconfitta dell’ andata, Samapoli avrebbe dovuto capire che il suo sistema contro i giocatori del San Paolo, veloci, tecnici e bravissimi nel dribbling e nel passaggio, era in difficoltà; nella gara di ritorno non ha cambiato nulla, anzi ha alzato ancora di più le linee in pressione, così si è avuta una partita fotocopia e ha preso cinque goals.

Sembra che il suo periodo al club sia in fase finale, vedremo con la prossima squadra se riuscirà a ripetere i successi di queste due ultime stagioni, zittendo i suoi nemici, o se invece sarà un flop che rinforzerà le file dei suoi detrattori.

 

Massimo MIGLIORINI