IL BOCA JUNIORS. Come integrare una superstar in un collettivo
Data inserimento e aggiornamento nel sito: 12/06/2012 - 08/02/2018

Da ormai alcuni anni gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina del Boca Juniors, uno dei più prestigiosi club mondiali, hanno dovuto trovare soluzioni adeguate per poter schierare al meglio la loro squadra tenendo conto delle caratteristiche del giocatore più talentuoso a loro disposizione: Juan Roman Riquelme.

Alcuni hanno ottenuto buoni risultati, altri meno; ma nessuno è riuscito a creare un meccanismo così ben organizzato da ottenere una continuità di risultati come nell’ ultimo anno accade a coach Falcioni. Lo schema adottato è il classico 4-3-1-2 nel quale i giocatori utilizzati sono sempre gli stessi 11, con grande continuità; eventuali cambi sono dovuti ad infortuni o squalifiche, solo nell’ ultimo periodo si è cercato di fare un po’ di turnover, ma solo tra gli attaccanti e un centrocampista.

Canale organizzazione tattica

 

 

 
Autore:  Massimo MIGLIORINI |  Fonte:@alleniamocom

 

Grande attenzione e massima priorità Falcioni la dedica alla fase difensiva, tanto che, nello scorso semestre vittorioso, la squadra ha incassato meno di 10 goals in tutto il campionato. Iniziamo con il sottolineare come i due difensori centrali Schiavi e Insaurralde non si muovono mai dalla loro posizione, se non per le palle inattive, questo per non farsi sorprendere dalle ripartenze avversarie; in generale la squadra, in fase di non possesso, si schiera con due linee molto vicine e molto basse: 4 difensori e 3 centrocampisti; le due linee difensive sono supportate anche da Silva che rientra molto per seguire eventuali avanzate dei terzini della squadra avversaria, trasformando talvolta la linea di centrocampo a 4 giocatori.

 

Sui lanci lunghi degli avversari, Insaurralde si stacca dietro, lasciando Schiavi a saltare con Somoza e Roncaglia che stringono per aiutare e creare un box difensivo davanti all’ area; questo concetto della “scatola” lo si rivede spesso perché la caratteristica della squadra è quella di creare grande affollamento e quindi pressione negli ultimi 30-35 metri difensivi, soprattutto vicino alla palla, lasciando il lato debole abbastanza scoperto. S

ono Cvitanich, principalmente, o talvolta Riquelme che si occupano di coprire un poco questo lato, ma senza arretrare troppo per essere pronti a ripartire, chiaramente questa disposizione rende la squadra molto lunga.

Proprio qui si vede una delle prime caratteristiche del gioco di Riquelme sfruttata al meglio: il giocatore non è molto dinamico e certamente non si dedica a rincorrere gli avversari o coprire le zone esterne, ma la sua tecnica sopraffina gli permette di controllare palla, dribblare e lanciare i compagni, dando tempo alla squadra di ricompattarsi anche se, in partenza, c’ è grande distanza tra le linee difensive e gli attaccanti.

La squadra ha giocatori molto forti sulle palle inattive per cui si schiera con una marcatura a uomo ottenendo ottimi risultati; le difficoltà in difesa arrivano quando gli avversari hanno attaccanti veloci che tendono a partire con tagli centrali: i centrocampisti centrali seguono i tagli per un po’ e poi li lasciano, complicando il lavoro dei due difensori che, tra l’ altro, non sono molto rapidi, per questo, talvolta, la linea dei difensori tende a stare fin troppo bassa (quasi all’ altezza del rigore); il sistema difensivo così impostato non facilita certo l’attuazione del fuorigioco o del pressing molto aggressivo, così, soltanto in pochi casi, specialmente con palla su un lato e controllo sbagliato del difensore, la squadra sale per pressare, sono Erviti o Rivero che “chiamano” il pressing supportati dai due attaccanti, dal difensore laterale e, se ha voglia, da Riquelme.

 

Come già detto, la squadra è molto forte sulle palle inattive, sia difensivamente che offensivamente; in queste situazioni viene sfruttata la bravura di Riquelme, bravo a calciare direttamente verso la porta o a crossare con grande precisione; in attacco spesso il Boca porta 6 giocatori a saltare in area avversaria con Roncaglia che attacca il primo palo, mentre Schiavi e Somoza coprono il palo lungo, in altre situazioni, 3 o 4 giocatori attaccano il primo palo per isolare Schiavi sul secondo palo, con squadre che tengono la linea di difesa alta, sono Schiavi o Somoza a partire da lontano e infilarsi centralmente, con tutti gli altri fermi sulla linea dei difensori.

 

 

Nella fase di possesso il talento di Riquelme è sfruttato al massimo, in quanto ogni pallone passa da lui per costruire le azioni della squadra; partendo dalla classica posizione di trequartista centrale, il numero 10 giallo-blu, si sposta, quasi sempre, sul centro sinistra, arretrando un po’, in questa posizione riceve palla dalla difesa e inizia l’azione. Le opzioni sono tante per lui: i due attaccanti tendono ad allargarsi sulle fasce ( se gioca Mouche) o eseguono il classico mix di tagli uno esterno e uno incontro (se gioca Silva), i due interni di centrocampo avanzano sulla trequarti e lasciano spazio ai due difensori laterali che salgono, pronti ad orchestrare una azione a due sulla fascia. Somoza resta a sostegno.

La bravura di Riquelme gli consente di capire quando accelerare l’ azione con lanci lunghi verso le punte o quando aspettare e duettare corto con i centrocampisti, talvolta si sposta in fascia sinistra e gioca a tre con Erviti e Rodriguez; l’ idea base è che la palla, se non c’è subito possibilità di contropiede, vada su uno degli esterni.

Se Riquelme non ha palla, dopo il primo passaggio, taglierà verso l’area insieme al centrocampista e alla punta che sono dal lato debole, altrimenti, in caso abbia la palla, sarà il centrocampista dal suo lato a tagliare centralmente; intanto Somoza avanza per dare sostegno al centro del campo sulla trequarti.

La precisione nei lanci di Riquelme viene sfruttata con un altro schema tipico della squadra: il cambio di gioco; molte volte, come appena spiegato, si creano situazioni con 3 o 4 giocatori del Boca su un lato del campo, questo porta, ovviamente, molti avversari in zona, in questo caso Riquelme sceglie, spesso, di cambiare gioco con grande precisione per l’ attaccante che si trova sul lato opposto, così da fargli giocare un 1 contro 1 o, comunque, rompere l’ equilibrio difensivo degli avversari.

 

Sicuramente la squadra non ha un gioco molto spettacolare perché l’ attenzione alla fase difensiva limita molto le possibilità offensive, specialmente contro squadre di pari livello, molte partite sono state vinte grazie alle palle inattive e alle parate di Orion; tuttavia gli schemi in campo sono eseguiti alla perfezione e questa idea di lasciare Riquelme completamente libero di creare ha portato a segnare goals anche attraverso azioni spettacolari. Certo che tutto questo è attuabile non solo per le caratteristiche di Riquelme, ultimo fantasista della vecchia generazione, come è chiamato da qualcuno, ma anche per quelle di altri giocatori chiave: Somoza è un difensore aggiunto in mezzo al campo, ma si rende pericoloso con gli inserimenti e ha un’ ottima capacità di posizionamento; Rodriguez e Roncaglia difendono molto bene e si propongono molto anche in fase offensiva, Erviti e Rivero coprono, recuperano palloni, hanno piedi molto buoni e corrono tutto il tempo.

La bravura di Falcioni è stata quella di creare un gruppo a disposizione della sua stella, che è anche il leader indiscusso, facendo giocare però i suoi giocatori nel modo a loro preferito e non snaturandone le caratteristiche.

 

Massimo MIGLIORINI