In tal modo nella gestione del pallone è possibile giocare sul corto per attirare gli avversari in una zona di campo per poi attaccare in un'altra. Lo stesso principio è in un libro famoso tempo fa, I 36 stratagemmi, nel quale si parla di guerra, ma è spesso una metafora, dove si invita a muoversi ad oriente per attaccare ad occidente, cioè creare clamore in una zona di campo per spostare avversari da una parte, per poi attaccare in un'altra.
Infatti sulla giocata lunga i giocatori del City non restano mai isolati nell'1contro1 ma hanno già la vicinanza sul corto dei giocatori che si muovono a sostegno, in aiuto e in appoggio. Lo stesso principio di dislocazione ottimale sul terreno di gioco lo si trova nella fase di non possesso. In tale situazione l'attacco in avanti è immediato perché riconquistare il pallone subito dopo averlo perso permette di restare nella metà campo avversario, di non disperdere energia nelle corse all'indietro, di potere attaccare una dislocazione avversaria non ottimale.
Il passaggio tra le due fasi, le transizioni, devono essere il più veloci possibili, il tempo ideale della transizione è infatti prossima allo zero. Non è una fasi difensiva, ma un movimento per recuperare il pallone, non è una difesa organizzata ma un attacco alla palla per riorganizzare l'attacco. Ciò fa emergere quanto si diceva prima: non esistono ruoli, ma spazi da occupare. Non è importante chi entra in area, ma che si entri, non è importante chi si muove, ma che ci si muova.
Il calciatore di Guardiola è quindi tatticamente evoluto perché è universale, le catene laterali ruotano nei giocatori e nelle zone di campo, un esterno offensivo può venire dentro al campo o fare da terzino, e viceversa. Il tiki taka è un prodotto di ciò, non la base, è un mezzo non il fine.
Il primo punto essenziale non è il passaggio, ma il movimento. Il movimento di chi non ha palla, che reagisce al passaggio di un compagno, in ogni zona di campo libera linee di passaggio, opera una dislocazione nell'organizzazione difensiva avversaria e da modo di attaccare la loro struttura difensiva. Il passaggio serve a muovere chi difende, ma è il movimento della squadra di Guardiola in fase di possesso a disorganizzare la difesa avversaria per colpirla. ogni giocatore si muove, anche chi è momentaneamente lontano dal pallone, anche il portiere partecipa attivamente al processo di costruzione del gioco e dislocazione della squadra avversaria, anche il portiere occupa uno spazio nel possesso finalizzato alla creazione di spazi da attaccare e linee di passaggio pulite.
Così in alcune fasi di gioco è possibile notare un rondos in campo, quelle esercitazioni tanto care al tecnico spagnolo diventano in tal modo in partita principi di gioco.
Due note tipiche del gioco di Guardiola: - il giocatore in possesso aspetta la pressione avversaria, se questa non arriva va a cercarsela, anche restando fermo per farsi pressare, ciò è pensato per disorganizzare la difesa avversaria, stanarli per farli venire fuori e colpirli alle spalle di chi porta pressione; il concetto è così estremizzato che si cerca la pressione avversaria anche se poi si deve tornare indietro perché non ci sono linee di passaggio libere, perché il concetto è muovere l'avversario per colpirlo. - L'uscita dal basso che utilizza Guardiola è una modificazione dell'uscita utilizzata da La Volpe in Messico, dove il tecnico ha giocato, che prevede l'allargarsi dei centrali e l'abbassarsi del vertice, per occupare gli spazi in maniera omogenea i terzini possono entrare in campo in orizzontale lasciando l'ampiezza all'esterno alto, ma soprattutto prendendo posizione da interno, lasciando l'l'interno giocare a ridosso della linea degli attaccanti per operare rotazioni offensive quando arriva il pallone e allo stesso tempo liberare linee di passaggio.
|