Lo sviluppo del pensiero tattico per fasce d’eta’

Data inserimento e aggiornamento nel sito: 18/02/2015 - 15/02/2018

Il metodo

Il metodo Ultimamente molti affermano che il tasso tecnico del calcio è scaduto e non si vedono più giocatori in grado di effettuare gesti tecnici tali da esaltare ed emozionare gli spettatori.

Probabilmente c'è qualcosa di vero in questa considerazione, poiché il calcio ha subito una forte evoluzione — a livello tattico — non supportata da un adeguamento dei metodi d'allenamento della tecnica calcistica. Per giocare in “questo calcio” e in quello del futuro è, infatti, necessaria una tecnica elevatissima ma soprattutto “intelligente”.


 

L'evoluzione tecnico - tattica del gioco del calcio ha ridotto i tempi e gli spazi d’esecuzione dei gesti fondamentali.

Oggi, è importantissimo aumentare le abilità tecniche dei calciatori, adeguando metodi e attività d’allenamento alle nuove richieste del gioco del calcio.

Da tutto ciò che sia detto sembra proprio che il "muscolo principale" da allenare per migliorare la tecnica sia il cervello.

Quindi, come già detto, il metodo si fonda sulle teorie d’apprendimento. Alcune di loro lo concepiscono come un processo meccanico senza l’intervento da parte della coscienza.

Ma, attraverso le ricerche scientifiche sulla fisiologia del cervello, le più recenti correnti pedagogiche ritengono che una delle teorie più accreditate sia quella dell’apprendimento secondario o intelligente.

Essa presuppone la cosiddetta “ messa in situazione “ e si suddivide in tre fasi:

1) La prima fase, esplorativa o dell’esperienza, serve a comprendere la situazione; in essa il giocatore verifica praticamente il problema per costituire le associazioni tra le informazioni e le esperienze precedenti.

2) Nella seconda fase, dissociativo - percettiva o della razionalizzazione dell’esperienza, il soggetto ha chiara la coscienza dello scopo da raggiungere e programma in modo preciso le azioni muscolari da compiere.

3) L’ultima fase è quella di stabilizzazione o globalizzazione dell’esperienza; in essa si collocano le ripetizioni della situazione al fine di automatizzare tutte le azioni. Nell’apprendimento intelligente l’automatismo è fissato in modo plastico e ciò permette di riutilizzarlo o modificarlo in situazioni diverse; ecco perché utilizzare come metodo d’allenamento le situazioni semplici e complesse di gioco, è senz’altro una scelta appropriata poiché si tiene in considerazione un apprendimento intelligente della tecnica e della tattica.

Perciò, la tecnica è presupposto fondamentale, ma poiché è strumentale e non è fine a se stessa, diventa il mezzo per concretizzare l’intenzione tattica che la situazione richiede.

L’esperienza sul campo dimostra che offrire un obiettivo da raggiungere esalta la motivazione e l’impegno dei giocatori più di una ripetizione estetica di un fondamentale tecnico senza un preciso scopo.

 

Il pensiero tattico

Con pensiero tattico, si definisce la capacità di un giocatore di: “Percepire, scegliere, decidere ed eseguire l’azione motoria più idonea, in relazione alla reale situazione di gioco” (da una definizione di Mario Bonfanti), è come una capacità generale, trasferibile ad ogni situazione.

Quando ammiriamo le intuizioni “intelligenti” dei grandi calciatori non ci siamo mai chiesti come questi siano in grado di effettuarle? In questi casi l’aspetto genetico è determinante.

I talenti, i cosiddetti fuoriclasse applicano con naturalezza e semplicità i gesti tecnici adatti a risolvere con fantasia e creatività soluzioni di gioco spesso complicate. Secondo una definizione del prof. E. Hann il talento sportivo è una disposizione superiore alla media a potere e a volere compiere prestazioni elevate in campo sportivo. L’individuo ricco di talento dimostra capacità e abilità motorie, tecnico - tattiche e psicologiche superiori alla media che si evidenziano positivamente tanto quanto il ragazzo stesso è cosciente dei suoi mezzi e dei suoi limiti.

 

Ecco un altra definizione assai completa: “Il talento sportivo può essere inteso come la capacità che ha un individuo di fornire, in un determinato momento, una particolare prestazione psico - motoria di cui viene riconosciuta, per confronto e convenzione, la sua rarità statistica.

La condizione di campione non è iscritta nella natura del soggetto bensì dalla risultante di un processo d’interazione di numerosi fattori d’ordine ereditario, ambientale, organico, addestrativo, situazionale e sociale. Non esistono fattori della riuscita sportiva, quanto delle situazioni soggettive e di campo che si configurano come dei pre -requisiti.” (Antonelli F.)

Tuttavia è possibile aiutare tutti i giocatori ad incrementare questo tipo d’attività cerebrale attraverso l’esperienza pratica e il ragionamento.

Nel calcio moderno e organizzato gli elementi a disposizione devono acquisire una cultura tale da essere fantasiosi, creativi, intelligenti, efficaci e adatti alla situazione tattica richiesta dall’allenatore.

Vediamo ora quali sono le definizioni di queste capacità tanto richieste, anche e soprattutto per la spettacolarità e l’efficacia del gioco del calcio.

- fantasia: capacità di elaborare conoscenze ed esperienze cognitive e motorie già possedute al fine di ottenere un risultato originale.

- immaginazione: capacità di ottenere risultati originali senza avere conoscenze specifiche.

- creatività: capacità di utilizzare il pensiero al fine di ottenere risultati originali e flessibili.

 

Il calciatore deve utilizzare al meglio i fondamentali tecnici, tattici, fisici e le caratteristiche della personalità in situazioni acicliche, e quindi variabili, influenzate dalla presenza dei compagni e degli avversari (open skills).

L’esempio chiarificatore sta nella differenza che passa tra un giocoliere del circo e un calciatore che applica intelligentemente la tecnica nella situazione di gioco nella quale viene a trovarsi.

L’azione motoria non è altro che l’estrinsecazione pratica del pensiero tattico.

A questo punto ci chiediamo se sia possibile formare giocatori che raggiungano queste capacità o se sia addirittura possibile intervenire su atleti già evoluti agendo sul “pensare calcio” del calciatore.

Sino a poco tempo fa ci si è preoccupati di allenare quasi esclusivamente il movimento trascurando l’allenamento all’azione.

Senza entrare in argomenti di neurofisiologia possiamo affermare che non è sufficiente modificare il gesto tecnico a livello periferico, 1) spinale e 2) sottocorticale, (riflesso, automatismo) ma bisogna intervenire a livello centrale, sulle interconnessioni cerebrali sinaptiche (movimento cosciente e finalizzato) per raggiungere il terzo livello, quello corticale.

Come già detto, in un apprendimento intelligente l'automatismo è fissato in modo plastico e ciò permette di riutilizzarlo o modificarlo in situazioni diverse.

È importante finalizzare e rendere cosciente ogni movimento per trasferire il riflesso e l’automatismo all’intelligenza e il gesto all’azione.

 

1.4 Come sviluppare il pensiero tattico

Osserviamo la tabella uno e analizziamo il percorso didattico per intervenire sul pensiero tattico del giocatore.

Per svilupparlo, nel passaggio dal gesto all’azione, dall’esercizio alla situazione con progressioni dal facile al difficile, il calciatore deve risolvere problemi di tipo:

1. Coordinativo;

2. Comunicativo;

3. Situazionale;

4. Cooperativo; 

5. Tattico.

L’argomento così presentato permette di superare la diatriba metodologica sulle attività analitiche e globali e sui metodi induttivi e deduttivi.

E’ tuttavia fondamentale il passaggio continuo da attività analitiche a globali e viceversa nell’attuazione della progressione didattica.

 

1. Chiaramente, un adeguato dominio della tecnica consente al giocatore di liberarsi da problemi di controllo motorio e di rivolgere l’attenzione alla percezione della comunicazione e della situazione.

Perciò, la tecnica è presupposto fondamentale, perché se non è fine a se stessa, diventa il mezzo per concretizzare l’intenzione tattica che la situazione stessa richiede.

Non si devono più impostare i contenuti degli allenamenti senza motivarne gli obiettivi: calciare per calciare, guidare la palla per guidare la palla, ricevere per ricevere, dribblare per dribblare.

Bisogna dare una risposta ai per di: calciare per, guidare la palla per, ricevere per.

I problemi coordinativi relativi all’esecuzione tecnica sono i primi da risolvere.

 

2. La comunicazione verbale e non, è fondamentale nella regolazione dei tempi e degli spazi.

I segnali codificati devono essere percepiti al fine di realizzare un movimento appropriato ed efficace.

Comunicare con un attacco allo spazio l’intenzione di ricevere una palla profonda o avviare un pressing attaccando il portatore di palla sulla fascia sono alcuni esempi di segnali che devono essere trasmessi e ricevuti.

L’attaccante che taglia sul primo palo per ricevere il cross, comunica l’intenzione con il movimento, quando attiva la comunicazione visiva con il compagno in possesso di palla sulla fascia.

I giovani calciatori devono imparare a trasmettere e ricevere questi segnali.

 

3. Saper leggere la situazione e saperla riconoscere diventano presupposti indispensabili alla soluzione intelligente della stessa.

Tutte le progressioni situazionali sui gesti tecnici fondamentali incrementano nei calciatori la conoscenza di situazioni nelle quali il gesto tecnico appropriato favorisce la soluzione intelligente.

L’azione motoria adeguata allo sviluppo della situazione non è altro che l’applicazione della tecnica nel gioco effettivo.

I giovani calciatori devono risolvere questo problema di lettura e interpretazione di situazioni che vanno dall’uno contro uno all’undici contro undici.

 

4-5. Cooperare per trovare le soluzioni alle situazioni di gioco attuando delle tattiche comuni sono gli ultimi problemi da risolvere.

Effettuare una copertura al compagno che attacca il portatore di palla, applicare la tattica del fuorigioco in linea difensiva o in fase offensiva porsi a sostegno o effettuare un incrocio e una creazione di spazio, sono esempi circa semplici di collaborazioni tattiche.

La risoluzione di tutti i problemi elencati è da ricercare nelle varie situazioni di gioco e di gara.

Infatti, esistono sempre dei principi, delle “regole d’azione” sia per chi fosse in possesso di palla, cioè in fase offensiva, sia per chi si trova in fase difensiva, oltre che nella transizione, cioè il passaggio positivo o negativo da una fase all’altra.

L’allenatore deve conoscere questi principi che sorreggono gli obiettivi di tecnica individuale, tattica individuale, tattica di reparto e tattica di squadra e indurre i calciatori a scoprirli attraverso l’esperienza e il ragionamento.

Gli interventi didattici devono evidenziare le esigenze risolutive ed essere organizzate in progressioni, ma soprattutto il calciatore deve essere guidato a soluzioni basate su progetti tattici personali poiché gli allenamenti devono costituire il mezzo di realizzazione dello sviluppo del pensiero tattico inteso come sviluppo della creatività del giocatore (giocatore pensante) da una definizione di F. Accame.

 

Sarà importante non fermarsi alla risoluzione dei soli problemi tecnici o situazionali, ma strutturare dei percorsi, delle programmazioni che permettano di ordinare, organizzare i mezzi d’allenamento, con riferimento degli obiettivi, con criteri di progressività, contiguità e continuità adeguati alle varie fasce d’età.

La lettura della situazione e l’elaborazione dei dati informativi da parte dei giocatori sono fondamentali nell’applicazione efficace dei gesti tecnici nel rispetto dei tempi e degli spazi a disposizione ad ogni età.

L’allenamento integrale, per il raggiungimento di queste capacità, si può realizzare attraverso progressioni nelle quali si affrontano gradualmente problemi di tipo tecnico, comunicativo, situazionale, collaborativo, tattico e strategico.

La cronologicità e la progressività così organizzata nell’attività proposta permette di inoltre di sviluppare nella sintesi conclusiva la capacità di adattarsi e risolvere i problemi sviluppando fantasia e creatività, autonomia e discrezionalità, sfruttando le esperienze precedenti con riferimento ai messaggi comunicativi (azione motoria -------> pensiero tattico).

Ricordiamo che gli aspetti motivazionali e psicologici come anche la preparazione fisica sono presupposti al successo del percorso didattico esposto e dell’allenamento.

 

La motivazione può nascere da un bisogno primario, un impulso individuale o da un interesse psicologico individuale o sociale.

La soddisfazione di questi bisogni e interessi sarà trattata nei paragrafi successivi relativi alla mentalità vincente.

Questa lunga premessa è indispensabile per dare carattere scientifico e sperimentale alle attività pratiche che seguono ed evidenziano l’intervento sul pensiero tattico.

Perciò dall’introduzione all’ultimo esempio si è cercherà di esporre un metodo che favorisca l’incremento d’abilità e capacità specifiche del calcio sfruttando, ma soprattutto organizzando e finalizzando le attività negli obiettivi di tattica individuale e collettiva.

Non s'intende quindi inventare niente di nuovo ma si vuole sviluppare il pensiero tattico, seguendo l’itinerario della tabella1, dei più e meno giovani calciatori, programmando progressioni didattiche che permettano questo cosiddetto intervento integrale perseguendo gli obiettivi tecnici, tattici, fisici e psicologici nel rispetto dei principi fondamentali del gioco del calcio e delle conoscenze scientifiche - pedagogiche dell’insegnamento.

Ricordiamo che anche l’allenatore di prima squadra è un insegnante.

Inoltre l’utilizzo di una pedagogia attiva permette un maggior grado di transfer dall’attività svolta in allenamento all’essenza e agli obiettivi del gioco e, quindi, alla partita.

Gli scopi devono sempre essere specifici alla disciplina sportiva, quindi vanno utilizzate le metodologie più dirette possibili.

 

La progressione situazionale

Come già detto, l'evoluzione tecnico-tattica del gioco del calcio ha ridotto i tempi e gli spazi d’esecuzione dei gesti fondamentali.

Oggi, è importantissimo aumentare le abilità tecniche dei giovani calciatori, adeguando metodi e attività d’allenamento alle nuove richieste del gioco del calcio. Quindi, l'obiettivo principale nel settore giovanile consiste nel miglioramento della tecnica calcistica, intesa come il complesso di tutti i movimenti, con o senza palla, che servono per effettuare una partita di calcio (fondamentali) e della tattica individuale.

Bisogna però dare una risposta ai “ per “ di: calciare per, guidare la palla per, ricevere per.. affinché la tecnica non sia fine a se stessa.

La risoluzione a queste risposte è da ricercare nelle varie situazioni di gioco.

In tutte le situazioni esistono, infatti, delle “regole d’azione“, sia per chi è in possesso palla, cioè in fase offensiva, sia per chi si trova in fase difensiva.

L’allenatore deve conoscere questi principi e indurre i calciatori a scoprirli attraverso l’esperienza e il ragionamento. Le situazioni di gioco devono evidenziare esigenze risolutive e organizzate in progressioni didattiche.

Infatti, la progressione situazionale deve costituire il mezzo di realizzazione del pensiero tattico inteso come sviluppo della creatività del giocatore.

Il periodo cronologico in cui le abilità tecnico-tattiche ottengono il loro migliore e maggiore incremento è da collocarsi tra gli 8 e i 14 anni d’età e, più precisamente:

• Dagli 8 agli 11 si pongono le basi dello sviluppo delle abilità tecniche;

• Dagli 11 ai 14 anni si sviluppano le abilità tecnico-tattiche di base.

 

Le situazioni di gioco devono evidenziare esigenze risolutive e organizzate in progressioni didattiche La progressione situazionale permette, così, di passare da un’esercitazione ad una situazione o meglio dire dalla tecnica di base alla tattica individuale.

Gli esempi pratici che seguono chiariscono quest’introduzione teorica all’utilizzo delle progressioni situazionali.

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La scuola calcio (6-9 anni)

Anche per i più piccoli, è importante far “percepire” il significato di ciò che stanno facendo, creando una capacità di “pensare calcio” chiaramente a livello intuitivo.

Il pensiero del bambino in questa fascia d’età è molto concreto e deve sempre essere collegato strettamente con il vissuto e la realtà.

Infatti, il bambino non riesce ancora ad astrarre il pensiero ed operare ipotesi o deduzioni.

E’ perciò inutile continuare a ripetere verbalmente le indicazioni e le soluzioni delle attività proposte in questa fascia d’età ma è necessario far vivere le situazioni in maniera che i bambini raggiungano induttivamente e in pratica la soluzione.

E’ quindi possibile con una giusta metodologia sviluppare il pensiero tattico con i giovani calciatori.

Si deve far comprendere il significato pratico dei gesti tecnici cioè, non guidare la palla per guidare, controllare per controllare, passare per passare ma guidare per conquistare spazio o proteggere la palla, controllare per passare, passare per mantenere il possesso palla.

Questi sono solo esempi per chiarire che la tecnica è un mezzo per sviluppare un comportamento, un’azione.

Il termine tattica non dovrebbe spaventare nessuno se s’interpreta come l’aspetto intelligente del gioco del calcio, cioè la capacità di sfruttare in modo efficace, creativo e fantasioso la tecnica nella risoluzione delle situazioni che si vengono a creare durante la gara, da non confondere con lo schematismo.

I bambini da sei a dieci anni giocando a 7 o a 9 non possono attuare la tattica del fuori gioco e il pressing organizzato non riescono spesso a farlo le squadre d’alto livello. I

l bambino motivato che si diverte è spesso aggressivo naturalmente e poiché pone l’attenzione sulla palla essendone attratto e accade che più di uno senza ordine od organizzazione parta alla riconquista dell’oggetto del desiderio.

L’allenatore cosciente e informato tende a valorizzare questi aspetti e lavorando sui principi della fase offensiva e difensiva può iniziare a formare il “pensiero tattico”.

L’errore è volere insegnare i principi senza avere metodo e conoscenza.

Errori ed ostruzionismi da manie, o meglio da mentalità, gli allenatori ne compiono senza schieramenti particolari.

Alcuni colleghi insegnano a tirare la maglia o altre scorrettezze come se fossero bagaglio “tecnico” indispensabile alla formazione.

Inoltre si vedono spesso bambini snaturati che devono seguire ad uomo l’avversario senza conoscere i principi del marcamento o dare solo calcioni lunghi alla palla per sentirsi dire bravo dal genitore o dall’allenatore.

Il vero problema rimane quindi: cosa s’intende per tattica e come s’insegna in questa fascia d’età. Se accettiamo la definizione precedente espressa, utilizzando la giusta metodologia riguardante il rapporto e la comunicazione con i bambino, la scelta dei mezzi d’allenamento (il gioco) e il modo come proporli possiamo sfruttare come strumento la tecnica calcistica (obiettivo primario e fondamentale in questa fascia d’età) per insegnare le basi e i principi della “tattica individuale”.

E’ impossibile per la natura psicologica e mentale del bambino di quest’età intervenire sulla “tattica collettiva” ma è giusto trovare forme di collaborazione e d’organizzazione, spazio - temporale per l’occupazione degli spazi.

 

L’espressione del gioco in gara da parte dei giovani sarà la conseguenza degli interventi operati durante gli allenamenti.

Dopo questa lunga premessa facciamo un esempio pratico.

Il bambino deve apprendere giocando e divertendosi.

Si è mai pensato quanti aspetti “tattici” si possono trasferire con il “banale” gioco dello sparviero? In un rettangolo di dimensioni variabili con riferimento al numero dei partecipanti, un giocatore (lo sparviero) si pone su un lato corto e affronta gli altri disposti sul lato opposto.

Lo sparviero muovendosi solo in avanti deve cercare di catturare le prede conquistando o contrastando la palla in possesso di quest’ultimo.

Chi è preso diventa sparviero sino ad arrivare ad un solo giocatore rimasto libero che è il vincitore del gioco.

Le varianti sono innumerevoli ma affrontiamo ora gli aspetti “tattici” del gioco. Le prede, in possesso palla, devono conquistare velocemente la meta cercando spazi vuoti. Quindi utilizzando una guida della palla utile ed efficace.

Ma gli aspetti interessanti riguardano la fase difensiva cioè l’atteggiamento dello o degli sparvieri.

Quando lo sparviero è ancora da solo dovrà riuscendo a cercare di dirigersi sull’avversario più scarso mandarlo esternamente e di attaccarlo vicino alla linea laterale.

Questi sono già principi di tattica individuale che l’allenatore cercherà, con la pratica e il ragionamento, di far apprendere al giovane calciatore. Ma il bello viene quando gli sparvieri aumentano.

Quando sono in due inizialmente ognuno si muove per conto proprio senza collaborazione. Poi alle domande dell’allenatore i bambini scoprono guidati che collaborando in un certo modo possono essere più efficaci e fermare più avversari.

Per esempio andando insieme sulla stessa preda, seguentemente ad attaccarla ponendosi uno dietro l’altro e poi che è più facile catturarla vicino alla linea laterale (figura 1) .

E’ molto importante non dare le soluzioni ai bambini ma piuttosto indurli a scoprirle da soli (metodi induttivi).

In questo modo l’allenatore guida i giovani calciatori ai principi del raddoppio e della diagonale di copertura. Quando gli sparvieri aumentano è possibile far apprendere giocando anche la piramide e la doppia linea difensiva.

In fase offensiva i bambini impareranno il modo di superare questi comportamenti intelligenti (tattici).

La variante interessante per chi è in possesso palla è conquistare la meta a coppie con un pallone per imparare a collaborare.

   

(figura 1)

Alcune riflessioni per concludere.

Se gli allenatori non conoscono i principi tattici non riusciranno a farli scoprire correttamente ai giovani calciatori attraverso i giochi.

L’allenamento sarà solo addestramento o uno scimmiottare il lavoro delle 1°squadre.

Dipende perciò dalla mentalità, dalla fantasia e dalla capacità degli allenatori di cercare e creare mezzi d’allenamento idonei per questa delicata fascia d’età. Cerchiamo tutti insieme di non avere paura della cultura e dell’interpretazione d’alcuni termini e preoccupiamoci dei problemi reali della formazione ricordando che l’esperienza pratica è maestra: chi sbaglia metodi non raggiunge gli obiettivi stabiliti.

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Pulcini ed esordienti (10-12 anni)

Trattiamo ora un obiettivo tecnico di primaria importanza per i giovani calciatori dai 10 ai 12 anni: la guida della palla.

Verifichiamo come sia possibile insegnare i gesti tecnici ai piccoli calciatori sviluppando un pensiero tattico per una corretta applicazione durante il gioco.

Il dominio della palla riguarda il giusto e corretto rapporto del giovane calciatore con l'attrezzo (io e la palla).

Per migliorarlo si deve affinare la sensibilità cinestetica specifica, ciò la capacità di decodificare i segnali e trasmetterli ai muscoli e alle articolazioni.

Infatti, quando si osserva un calciatore palleggiare e guidare la palla in modo elegante ed efficace, si afferma che sia dotato di una buona sensibilità.

Questa dipende dai segnali che arrivano al cervello dagli organi di senso e dai muscoli (capacità senso-percettive e cinestetiche) e in particolar modo l'espressione di una capacità coordinativa specifica chiamata: destrezza fine.

 

L'attività iniziale, utile per migliorarsi, è il palleggio che affinando la sensibilità diventa propedeutico alla guida della palla.

Per palleggio, s’intende l'abilita di colpire ripetutamente, con i piedi o con altre parti del corpo, la palla in modo che questa non tocchi terra un'attività utilizzabile come riscaldamento e deve essere organizzata in progressioni didattiche, dal palleggio con rimbalzo a quello classico, portando la palla su diversi livelli (piede, coscia, testa), da fermi e in movimento, su percorsi obbligati, con gare individuali, a coppie e a gruppi, giocando a calcio tennis...

E’ utile utilizzare palle od oggetti sferici di forme, dimensioni e pesi differenti, esercitando sempre entrambi i piedi e spronando i giovani calciatori a migliorare i propri record personali.

Ma vediamo ora di analizzare l'obiettivo della guida della palla cioè dell'abilità di un giocatore di sospingerla, toccandola con le varie parti del piede, da un punto ad un altro, senza perderne il controllo; effettuando, in pratica, dei brevi passaggi a se stessi sulla propria direttrice di corsa.

Come si era detto precedentemente è indispensabile dare una risposta alla domanda “guidare per?'' affinché‚ la tecnica non sia fine a se stessa e le attività proposte abbiano un senso e uno scopo.

Infatti, durante la partita di calcio si guida la palla per:

• Conquistare spazio;

• Difenderla dall'avversario;

• Crossare;

• Lanciare;

 • Calciare a rete.

 

Inoltre la guida della palla, un obiettivo propedeutico alla finta e al dribbling, perciò al superamento dell'avversario e quindi alla risoluzione della situazione di 1 contro 1, situazionali.

La guida della palla permette il cosiddetto "possesso palla individuale', anche se nel gioco attuale la guida, appena possibile, è sostituita con il più determinante e produttivo passaggio (possesso palla collettivo).

Le tecniche di guida sono convenzionalmente tre: Interno-piede; esterno-piede; collo piede.

Queste vengono utilizzate in base alla necessità e alla situazione in cui ci si trova: la guida di collo: permette, ad esempio, una maggior velocità di traslocazione, ma necessita d’ampi spazi (situazione di contropiede);

La guida d’interno: è la più lenta, ma permette una maggior protezione e un miglior controllo della palla; la guida d’esterno: è la più naturale da effettuare durante la corsa.

Tuttavia, poiché‚ per difendere la palla dall'avversario è necessario interporre il proprio corpo, si utilizza la tecnica più idonea riguardo alla posizione dell'avversario e allo spazio da raggiungere.

A questo punto l'allenatore, con riferimento all'obiettivo specifico (es.: guidare per conquistare spazio), in relazione al livello tecnico e in base alla categoria dei propri calciatori, può progettare delle progressioni didattico-situazionali passando dall'esercitazione alla situazione di gioco in modo che il bambino apprenda i concetti e i principi sopra esposti. Si ricorda che possedere una buona sensibilità è prerequisito indispensabile per rivolgere l'attenzione alla situazione tattica e avere una maggior visione periferica e di gioco pur mantenendo il dominio della palla.

Infatti si è soliti dire di un giocatore tecnico e intelligente: “Gioca con la testa alta''.

Questa progressione che segue è finalizzata alla difesa e alla copertura della palla con lo scopo di tirare a rete, che come abbiamo visto prima sono alcuni motivi per i quali si porta palla in gara.

Come riscaldamento o per iniziare la progressione didattica, si possono utilizzare tutti gli esercizi analitici conosciuti e presentati sui vari testi di tecnica calcistica, eseguiti in spazio libero o su obbligati con i coni, utilizzando tutte le tecniche di guida della palla e curando in particolar modo il gesto tecnico.

Ad esempio, i giovani calciatori guidano la palla all'interno di un quadrato che varia come dimensioni in base al numero dei partecipanti.

I bambini utilizzano a comando le varie tecniche e guidano la palla sempre verso uno spazio vuoto evitando i compagni (per tenere la "testa alta" e finalizzare il movimento).

Variando il ritmo di corsa cambia anche l'intensità del carico.

Per indurre i giocatori a tenere la testa alta l'allenatore, in queste esercitazioni, può formare dei numeri con le mani e obbligare i bambini a gridare il numero segnalato.

1) Cacciatori e lepri (figura 2): alcuni bambini (lepri) guidano all'interno di un quadrato, di dimensioni variabili, la palla insieme con altri giocatori, contraddistinti da una casacchina (cacciatori), che guidano a loro volta una palla.

I cacciatori devono colpire con la propria palla il pallone delle lepri. Le lepri catturate diventano cacciatori e viceversa. Impareranno così a porre il proprio corpo tra la palla e l’avversario. 2) Guida in velocità (figura 3): Si strutturano delle zone larghe 5 metri sino a raggiungere eventualmente una lunghezza massima di 30 metri. I bambini guidano velocemente la palla usando le varie tecniche sino ad arrivare al limite opposto dalla partenza. Per variare l'esercizio bisogna obbligare i giocatori ad effettuare 1, 2 o 3 tocchi all'interno d’ogni zona o addirittura un tocco ogni 2 zone. Si può organizzare una gara a più squadre con l'obiettivo d’essere più veloci nell'arrivare al termine. Si può strutturare il percorso prima del limite dell’area e far concludere a rete.I piccoli calciatori verificheranno quale delle tecniche è la più veloce (pensiero tattico)

   

(figura 2)

   

(figura 3)

3) Situazione di 1 contro 1 con avversario alle spalle (figura 4): l'attaccante A deve guidare velocemente la palla all'interno di un corridoio, lungo 20/30 metri e largo 10, prima di calciare in porta, eludendo l'azione di un difensore che parte 2/3 metri dietro. L’attaccante può cercare di tagliare la strada al difensore per coprire e difendere la palla se è più lento o portare la palla lontano se è più veloce dell’avversario (pensiero tattico). Si può organizzare una gara a squadre alternandosi in fase offensiva e difensiva. 4) Situazione di 1 contro 2 con avversari alle spalle (figura 5): E’ una variante della precedente situazione, l'attaccante deve eludere l'inseguimento di 2 difensori. Egli parte con il piede sulla palla e quando lo stacca partono i difensori. L’attaccante dovrà capire da quale difensore dovrà scappare e da quello che dovrà coprire la palla. Come si può notare in tutte queste esercitazioni e situazioni si migliorano anche le capacità condizionali curando e variando l'organizzazione.

   

(figura 4)

   

(figura 5)

Strutturando percorsi di questo genere i bambini migliorando la sensibilità e la tecnica di base applicano il gesto intuendone e capendone il senso e verificando l’efficacia nella soluzione delle situazioni nel rispetto dei principi del gioco del calcio (pensiero tattico). E’ chiaro che in una programmazione completa si devono prevedere ulteriori sviluppi e collegamenti con altre attività.

Trasferendo i concetti dei giochi e delle esercitazioni in situazioni specifiche rispettando la tabella precedentemente proposta s’inizia a sviluppare il chiaramente importante la consequenzialità e la coerenza delle attività proposte all’interno della stessa seduta e di più allenamenti.

Se siamo tutti d'accordo che, nel settore giovanile, è determinante lavorare insistentemente sulla tecnica di base ripetiamo una serie di semplici consigli metodologici, alcuni dei quali già espressi.

1) utilizzare quasi esclusivamente per tutto l'allenamento la palla.

Migliorare la condizione fisica e la funzione di coordinazione utilizzando sempre esercizi tecnici specifici con il pallone tra i piedi.

Ciò significa utilizzare una metodologia diretta con attività specifiche per il gioco del calcio.

 

2) nello scegliere le attività da proporre ai ragazzi è indispensabile che i gesti tecnici vengano realizzati attraverso:

La memorizzazione della prestazione - tramite ripetizioni frequenti e ravvicinate nel tempo dei gesti da acquisire;

Una velocità adeguata ai ritmi della gara - acquisita utilizzando esercitazioni che la riproducano in modo adeguato;

La realizzazione dei fondamentali nelle zone appropriate di campo - con esercitazioni eseguite con punti di riferimento in zone specifiche del campo e con misurespazi tipo gara.

 

3) spiegare sempre le finalità e gli obiettivi dell'allenamento e del gesto tecnico da realizzare.

La coscienza e la conoscenza dell'obiettivo da raggiungere permettono all'allievo di autovalutarsi e autocorreggersi oggettivamente.

Infatti, il risultato ottenuto indurrà il ragazzo a modificare o mantenere i gesti tecnici acquisiti.

L'esperienza sul campo dimostra, inoltre, che offrire un obiettivo da raggiungere, esalta la motivazione e l'impegno dei ragazzi, molto più di una ripetizione estetica di un fondamentale tecnico senza un preciso scopo.

Ricordiamo che apprendimento e creatività non sono in contrasto tra loro, anzi si può affermare che non ci sia vera creatività senza apprendimento.

 

4) utilizzare le " progressioni situazionali" che devono costituire il mezzo di realizzazione della tattica, intesa come sviluppo della creatività del giocatore attraverso l'utilizzo della tecnica in situazione di gioco (tattica individuale).

Quindi, eseguire esercizi analitici di tecnica e trasferirli in situazione.

Tramite quest'ultima, infatti, il giovane calciatore impara a percepire le informazioni necessarie per l'utilizzo di un determinato gesto tecnico.

 

5) finalizzare la maggior parte dell'allenamento a un solo obiettivo tecnico. In tutte le esercitazioni e situazioni proposte, i ragazzi devono perseguire un obiettivo preciso.

L'allenatore informa il gruppo che il successo è garantito dall'efficacia del gesto tecnico. Non bisogna disperdere l'allenamento nel conseguimento di troppi obiettivi tecnici.

 

6) utilizzare soprattutto metodi induttivi e le diverse forme di apprendimento adeguate alle varie fasce d'età.

L'utilizzo di una pedagogia attiva permette un maggior grado di transfert dall'attività svolta in allenamento all'essenza e agli obiettivi del gioco del calcio e, quindi, alla partita.

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Giovanissimi e allievi (14-16 anni)

Anche per le categorie intermedie è indispensabile proseguire metodologicamente all’insegnamento dei principi di fase offensiva e difensiva e di transizione migliorando i gesti tecnici e agendo sul pensiero tattico.

Analizziamo una progressione didattica in fase offensiva, nella quale gli aspetti tecnici s'intrecciano con problemi che evidenziano come la tecnica calcistica non sia fine a se stessa, ma finalizzata a obiettivi comunicativi, situazionali, tattici e creativi.

L’esempio che segue può servire agli allenatori per evolvere le esercitazioni solitamente proposte in progressioni che comprendono più obiettivi e permettono un intervento integrale sul giocatore indirizzato al “pensare calcio”.

Ipotizziamo di proporre un semplice esercizio di tecnica, comprendente cross dal fondo e tiro al volo, con due squadre che si affrontano in una gara di gol (figura 6).

Con palla ferma, un giocatore crossa dal fondo, indirizzando la sfera in uno dei due quadrati posti all’interno dell’area di rigore.

Il compagno di squadra, partendo dal limite dell’area, conclude al volo.

Quest'esercitazione permette all’allenatore di intervenire sugli errori tecnici. Quando il gesto non è efficace è indispensabile conoscere la biomeccanica del movimento per correggerlo analiticamente.

I giocatori dovranno perciò risolvere problemi tecnici, coordinativi, di precisione, di percezione delle traiettorie, di posizione del corpo rispetto alla palla...

Le varianti all’esercizio possono essere diverse, dall’obbligo del cross sul primo o sul secondo palo, alla conclusione di testa, dopo un controllo o in acrobazia.

Se l’esercizio dovesse terminare così, il transfert da quest'attività alla gara sarebbe minimo. Rimanendo a livello di esercitazione tecnica, modifichiamo l’attività.

 

(figura 6)

In figura 7 osserviamo qualche cambiamento: il giocatore che effettua il cross parte in movimento ed esegue una finta e una guida veloce della palla, all’interno di cinque coni, prima di eseguire il traversone.

Si potrà osservare che i giocatori, se non ripetono errori tecnici, saranno inefficaci per cause che non dipendono dall’esecuzione dei gesti.

Ad esempio chi crossa indirizzerà spesso la palla nel quadrato in cui non si è smarcato il compagno.

Chi conclude a rete sbaglierà frequentemente i tempi dell’attacco alla palla, trovandosi già nel quadrato o arrivando in ritardo.

A questo punto, è indispensabile far capire ai giocatori una cosa: sbagliano la comunicazione delle intenzioni.

Il calciatore posto al limite dell’area deve guardare il portatore di palla sulla fascia.

Quest’ultimo, dopo aver superato l’ostacolo dei coni, alzerà lo sguardo.

È in quest'istante che il compagno senza palla comunicherà, con il movimento, l’intenzione di andare a ricevere il cross nel quadrato sul primo o sul secondo palo.

In questo modo, obblighiamo i giocatori a risolvere i problemi tecnici in relazione ad aspetti comunicativi.

 

(figura 7)

In gara, la lettura dei messaggi si riferisce anche ad altre comunicazioni che non dipendono solo da chi è in possesso palla.

Ecco perché le esercitazioni tecniche precedenti devono evolvere in situazioni nelle quali sono presenti tutti i dati elaborabili dal giocatore.

Quest’ultimo dovrà quindi scegliere le informazioni utili per risolvere la situazione.

In figura 8, rispetto all’esercizio precedente, è stato aggiunto un difensore che, nell’istante in cui l’attaccante sulla fascia inizia il movimento, corre dal fondo a occupare uno dei due quadrati.

Si passa così a una situazione nella quale l’attaccante che deve concludere si dirigerà verso il quadrato vuoto, nel momento in cui il compagno sulla fascia alzerà lo sguardo.

Abituiamo così i giocatori a comprendere segnali che arrivano dai movimenti di compagni e avversari.

 

(figura 8)

La situazione di 1>1 in figura 9 ha come obiettivo lo smarcamento e l’autocreazione di spazio.

Il difensore adesso marca l’attaccante che deve concludere.

Si potrà osservare, inizialmente, la difficoltà dei giocatori nel regolare i tempi dello smarcamento e del cross.

Anzi, i movimenti dell’attaccante spesso indurranno all’errore il compagno sulla fascia che effettuerà il traversone nel punto sbagliato.

Il giocatore che va alla conclusione dovrà eseguire le finte di smarcamento prima che il compagno in fascia alzi lo sguardo.

Solo in quest'istante, dovrà dirigersi nello spazio in cui dettare il cross.

Ecco che i problemi tecnici iniziali sono complicati dalla situazionalità e dalla comunicazione.

 

(figura 9)

A questo punto, si uniscono le due attività precedenti.

In figura 10 un difensore occupa uno spazio a piacere partendo dal fondo, mentre l’attaccante in fascia inizia l’azione.

Nel frattempo, al limite dell’area, si ripropone l’1>1.

In questo modo si aggiunge un'ulteriore informazione al giocatore che deve concludere.

Egli dovrà attaccare lo spazio vuoto, portando il marcatore verso quello occupato dal difensore entrato in campo, per poi liberarsi dall’altra parte.

Il movimento inizierà, come il solito, quando il compagno in fascia alza lo sguardo.

Quest’ultimo cercherà di crossare valutando il movimento del compagno e la posizione dei difensori.

In queste ultime attività, e nelle prossime, non è più indispensabile porre i quadrati di riferimento per visualizzare gli spazi.

 

(figura 10)

Nella situazione in figura 11 sarà, soprattutto, il giocatore sulla fascia a dover interpretare zioni di tipo tattico come l’incrocio e enti le informazioni. Al limite dell’area creiamo, infatti, una situazione di 2>1.

Il difensore dovrà scegliere quale dei due attaccanti seguire lasciandone chiaramente uno più smarcato.

I movimenti dei giocatori in area avvengono prima che il compagno deputato al cross li veda e possa scegliere il giocatore smarcato sul primo o sul secondo palo.

Si aggiungono così problemi collaborativi, in area, che introducono aspetti tattici come gli incroci, i veli, i blocchi... L’allenatore dovrà indurre i calciatori a conoscere e applicare questi aspetti, nei tempi e nei modi adatti alla situazione.

La tecnica è fondamentale, come lo è anche la velocità d’esecuzione dei gesti e dell’azione.

 

(figura 11)

 

In figura 12, il 2>2 al limite dell’area presuppone soluzioni di tipo tattico come l'incrocio e il blocco.

In quest'attività complessa i ragazzi si trovano ad affrontare tutti i problemi proposti dalla progressione.

L’allenatore dovrà aiutare i giocatori a evidenziare l’eventuale errore commesso, sia esso di tipo tecnico, comunicativo, situazionale , collaborativo o tattico.

I tempi e gli spazi si regolano automaticamente nella risoluzione della situazione.

È importante, come già detto, che la velocità d’esecuzione sia elevata e simile a quella della gara.

Se l’attività è ben organizzata, alternando rapidamente un’azione sulla destra e una sulla sinistra, la progressione permetterà un buon intervento di tipo condizionale.

 

(figura 12)

Nella figura 13 è rappresentata una situazione libera di 3>3.

Attraverso i preced apprendimenti i giocatori cercano liberamente le soluzioni più adatte per fare gol.

L’allenatore interviene per aiutare a comprendere gli errori commessi.

In un gruppo di giovani calciatori è importante che i ragazzi ruotino nei diversi ruoli della situazione.

In una prima squadra, invece, ogni giocatore deve realizzare le competenze specifiche o più frequenti in relazione al ruolo e alle sue caratteristiche.

 

(figura 13)