L'evoluzione tecnico - tattica del gioco del calcio ha ridotto i tempi e gli spazi d’esecuzione
dei gesti fondamentali.
Oggi, è importantissimo aumentare le abilità tecniche dei calciatori,
adeguando metodi e attività d’allenamento alle nuove richieste del gioco del calcio.
Da
tutto ciò che sia detto sembra proprio che il "muscolo principale" da allenare per
migliorare la tecnica sia il cervello.
Quindi, come già detto, il metodo si fonda sulle teorie d’apprendimento. Alcune di loro lo
concepiscono come un processo meccanico senza l’intervento da parte della coscienza.
Ma, attraverso le ricerche scientifiche sulla fisiologia del cervello, le più recenti correnti
pedagogiche ritengono che una delle teorie più accreditate sia quella dell’apprendimento
secondario o intelligente.
Essa presuppone la cosiddetta “ messa in situazione “ e si suddivide in tre fasi:
1) La prima fase, esplorativa o dell’esperienza, serve a comprendere la situazione; in essa
il giocatore verifica praticamente il problema per costituire le associazioni tra le
informazioni e le esperienze precedenti.
2) Nella seconda fase, dissociativo - percettiva o della razionalizzazione dell’esperienza, il
soggetto ha chiara la coscienza dello scopo da raggiungere e programma in modo preciso
le azioni muscolari da compiere.
3) L’ultima fase è quella di stabilizzazione o globalizzazione dell’esperienza; in essa si
collocano le ripetizioni della situazione al fine di automatizzare tutte le azioni.
Nell’apprendimento intelligente l’automatismo è fissato in modo plastico e ciò permette di
riutilizzarlo o modificarlo in situazioni diverse; ecco perché utilizzare come metodo
d’allenamento le situazioni semplici e complesse di gioco, è senz’altro una scelta
appropriata poiché si tiene in considerazione un apprendimento intelligente della tecnica e
della tattica.
Perciò, la tecnica è presupposto fondamentale, ma poiché è strumentale e non è fine a se
stessa, diventa il mezzo per concretizzare l’intenzione tattica che la situazione richiede.
L’esperienza sul campo dimostra che offrire un obiettivo da raggiungere esalta la
motivazione e l’impegno dei giocatori più di una ripetizione estetica di un fondamentale
tecnico senza un preciso scopo.
Il pensiero tattico
Con pensiero tattico, si definisce la capacità di un giocatore di: “Percepire, scegliere,
decidere ed eseguire l’azione motoria più idonea, in relazione alla reale situazione di gioco”
(da una definizione di Mario Bonfanti), è come una capacità generale, trasferibile ad ogni
situazione.
Quando ammiriamo le intuizioni “intelligenti” dei grandi calciatori non ci siamo mai chiesti
come questi siano in grado di effettuarle? In questi casi l’aspetto genetico è determinante.
I talenti, i cosiddetti fuoriclasse applicano con naturalezza e semplicità i gesti tecnici adatti
a risolvere con fantasia e creatività soluzioni di gioco spesso complicate. Secondo una
definizione del prof. E. Hann il talento sportivo è una disposizione superiore alla media a
potere e a volere compiere prestazioni elevate in campo sportivo. L’individuo ricco di talento dimostra capacità e abilità motorie, tecnico - tattiche e psicologiche superiori alla
media che si evidenziano positivamente tanto quanto il ragazzo stesso è cosciente dei suoi
mezzi e dei suoi limiti.
Ecco un altra definizione assai completa:
“Il talento sportivo può
essere inteso come la capacità che ha un individuo di fornire, in un determinato momento,
una particolare prestazione psico - motoria di cui viene riconosciuta, per confronto e
convenzione, la sua rarità statistica.
La condizione di campione non è iscritta nella natura
del soggetto bensì dalla risultante di un processo d’interazione di numerosi fattori d’ordine
ereditario, ambientale, organico, addestrativo, situazionale e sociale. Non esistono fattori
della riuscita sportiva, quanto delle situazioni soggettive e di campo che si configurano
come dei pre -requisiti.” (Antonelli F.)
Tuttavia è possibile aiutare tutti i giocatori ad incrementare questo tipo d’attività cerebrale
attraverso l’esperienza pratica e il ragionamento.
Nel calcio moderno e organizzato gli elementi a disposizione devono acquisire una cultura
tale da essere fantasiosi, creativi, intelligenti, efficaci e adatti alla situazione tattica
richiesta dall’allenatore.
Vediamo ora quali sono le definizioni di queste capacità tanto richieste, anche e
soprattutto per la spettacolarità e l’efficacia del gioco del calcio.
- fantasia: capacità di elaborare conoscenze ed esperienze cognitive e motorie già
possedute al fine di ottenere un risultato originale.
- immaginazione: capacità di ottenere risultati originali senza avere conoscenze specifiche.
- creatività: capacità di utilizzare il pensiero al fine di ottenere risultati originali e flessibili.
Il calciatore deve utilizzare al meglio i fondamentali tecnici, tattici, fisici e le caratteristiche
della personalità in situazioni acicliche, e quindi variabili, influenzate dalla presenza dei
compagni e degli avversari (open skills).
L’esempio chiarificatore sta nella differenza che passa tra un giocoliere del circo e un
calciatore che applica intelligentemente la tecnica nella situazione di gioco nella quale
viene a trovarsi.
L’azione motoria non è altro che l’estrinsecazione pratica del
pensiero tattico.
A questo punto ci chiediamo se sia possibile formare giocatori che
raggiungano queste capacità o se sia addirittura possibile intervenire su atleti già evoluti
agendo sul “pensare calcio” del calciatore.
Sino a poco tempo fa ci si è preoccupati di allenare quasi esclusivamente il movimento
trascurando l’allenamento all’azione.
Senza entrare in argomenti di neurofisiologia
possiamo affermare che non è sufficiente modificare il gesto tecnico a livello periferico, 1)
spinale e 2) sottocorticale, (riflesso, automatismo) ma bisogna intervenire a livello
centrale, sulle interconnessioni cerebrali sinaptiche (movimento cosciente e finalizzato) per
raggiungere il terzo livello, quello corticale.
Come già detto, in un apprendimento intelligente l'automatismo è fissato in modo plastico
e ciò permette di riutilizzarlo o modificarlo in situazioni diverse.
È importante finalizzare e
rendere cosciente ogni movimento per trasferire il riflesso e l’automatismo all’intelligenza e
il gesto all’azione.
1.4 Come sviluppare il pensiero tattico
Osserviamo la tabella uno e analizziamo il percorso didattico per intervenire sul pensiero
tattico del giocatore.
Per svilupparlo, nel passaggio dal gesto all’azione, dall’esercizio alla situazione con
progressioni dal facile al difficile, il calciatore deve risolvere problemi di tipo:
1. Coordinativo;
2. Comunicativo;
3. Situazionale;
4. Cooperativo;
5. Tattico.
L’argomento così presentato permette di superare la diatriba metodologica sulle attività
analitiche e globali e sui metodi induttivi e deduttivi.
E’ tuttavia fondamentale il passaggio
continuo da attività analitiche a globali e viceversa nell’attuazione della progressione
didattica.
1. Chiaramente, un adeguato dominio della tecnica consente al giocatore di liberarsi da
problemi di controllo motorio e di rivolgere l’attenzione alla percezione della
comunicazione e della situazione.
Perciò, la tecnica è presupposto fondamentale, perché
se non è fine a se stessa, diventa il mezzo per concretizzare l’intenzione tattica che la
situazione stessa richiede.
Non si devono più impostare i contenuti degli allenamenti senza motivarne gli obiettivi:
calciare per calciare, guidare la palla per guidare la palla, ricevere per ricevere, dribblare
per dribblare.
Bisogna dare una risposta ai per di: calciare per, guidare la palla per,
ricevere per.
I problemi coordinativi relativi all’esecuzione tecnica sono i primi da risolvere.
2. La comunicazione verbale e non, è fondamentale nella regolazione dei tempi e degli
spazi.
I segnali codificati devono essere percepiti al fine di realizzare un movimento
appropriato ed efficace.
Comunicare con un attacco allo spazio l’intenzione di ricevere una
palla profonda o avviare un pressing attaccando il portatore di palla sulla fascia sono
alcuni esempi di segnali che devono essere trasmessi e ricevuti.
L’attaccante che taglia sul
primo palo per ricevere il cross, comunica l’intenzione con il movimento, quando attiva la
comunicazione visiva con il compagno in possesso di palla sulla fascia.
I giovani calciatori
devono imparare a trasmettere e ricevere questi segnali.
3. Saper leggere la situazione e saperla riconoscere diventano presupposti indispensabili
alla soluzione intelligente della stessa.
Tutte le progressioni situazionali sui gesti tecnici
fondamentali incrementano nei calciatori la conoscenza di situazioni nelle quali il gesto
tecnico appropriato favorisce la soluzione intelligente.
L’azione motoria adeguata allo
sviluppo della situazione non è altro che l’applicazione della tecnica nel gioco effettivo.
I
giovani calciatori devono risolvere questo problema di lettura e interpretazione di situazioni
che vanno dall’uno contro uno all’undici contro undici.
4-5. Cooperare per trovare le soluzioni alle situazioni di gioco attuando delle tattiche
comuni sono gli ultimi problemi da risolvere.
Effettuare una copertura al compagno che
attacca il portatore di palla, applicare la tattica del fuorigioco in linea difensiva o in fase
offensiva porsi a sostegno o effettuare un incrocio e una creazione di spazio, sono esempi
circa semplici di collaborazioni tattiche.
La risoluzione di tutti i problemi elencati è da ricercare nelle varie situazioni di gioco e di
gara.
Infatti, esistono sempre dei principi, delle “regole d’azione” sia per chi fosse in
possesso di palla, cioè in fase offensiva, sia per chi si trova in fase difensiva, oltre che
nella transizione, cioè il passaggio positivo o negativo da una fase all’altra.
L’allenatore deve conoscere questi principi che sorreggono gli obiettivi di tecnica
individuale, tattica individuale, tattica di reparto e tattica di squadra e indurre i
calciatori a scoprirli attraverso l’esperienza e il ragionamento.
Gli interventi didattici
devono evidenziare le esigenze risolutive ed essere organizzate in progressioni, ma
soprattutto il calciatore deve essere guidato a soluzioni basate su progetti tattici personali
poiché gli allenamenti devono costituire il mezzo di realizzazione dello sviluppo del
pensiero tattico inteso come sviluppo della creatività del giocatore (giocatore pensante)
da una definizione di F. Accame.
Sarà importante non fermarsi alla risoluzione dei soli
problemi tecnici o situazionali, ma strutturare dei percorsi, delle programmazioni che
permettano di ordinare, organizzare i mezzi d’allenamento, con riferimento degli obiettivi,
con criteri di progressività, contiguità e continuità adeguati alle varie fasce d’età.
La lettura della situazione e l’elaborazione dei dati informativi da parte dei giocatori sono
fondamentali nell’applicazione efficace dei gesti tecnici nel rispetto dei tempi e degli spazi
a disposizione ad ogni età.
L’allenamento integrale, per il raggiungimento di queste
capacità, si può realizzare attraverso progressioni nelle quali si affrontano gradualmente
problemi di tipo tecnico, comunicativo, situazionale, collaborativo, tattico e strategico.
La cronologicità e la progressività così organizzata nell’attività proposta permette di inoltre di
sviluppare nella sintesi conclusiva la capacità di adattarsi e risolvere i problemi sviluppando
fantasia e creatività, autonomia e discrezionalità, sfruttando le esperienze precedenti con
riferimento ai messaggi comunicativi (azione motoria -------> pensiero tattico).
Ricordiamo che gli aspetti motivazionali e psicologici come anche la preparazione
fisica sono presupposti al successo del percorso didattico esposto e dell’allenamento.
La
motivazione può nascere da un bisogno primario, un impulso individuale o da un interesse
psicologico individuale o sociale.
La soddisfazione di questi bisogni e interessi sarà trattata
nei paragrafi successivi relativi alla mentalità vincente.
Questa lunga premessa è indispensabile per dare carattere scientifico e sperimentale alle
attività pratiche che seguono ed evidenziano l’intervento sul pensiero tattico.
Perciò dall’introduzione all’ultimo esempio si è cercherà di esporre un metodo che
favorisca l’incremento d’abilità e capacità specifiche del calcio sfruttando, ma soprattutto
organizzando e finalizzando le attività negli obiettivi di tattica individuale e collettiva.
Non
s'intende quindi inventare niente di nuovo ma si vuole sviluppare il pensiero tattico,
seguendo l’itinerario della tabella1, dei più e meno giovani calciatori, programmando
progressioni didattiche che permettano questo cosiddetto intervento integrale
perseguendo gli obiettivi tecnici, tattici, fisici e psicologici nel rispetto dei principi
fondamentali del gioco del calcio e delle conoscenze scientifiche - pedagogiche
dell’insegnamento.
Ricordiamo che anche l’allenatore di prima squadra è un insegnante.
Inoltre l’utilizzo di una pedagogia attiva permette un maggior grado di transfer dall’attività
svolta in allenamento all’essenza e agli obiettivi del gioco e, quindi, alla partita.
Gli scopi
devono sempre essere specifici alla disciplina sportiva, quindi vanno utilizzate le
metodologie più dirette possibili.
La progressione situazionale
Come già detto, l'evoluzione tecnico-tattica del gioco del calcio ha ridotto i tempi e gli
spazi d’esecuzione dei gesti fondamentali.
Oggi, è importantissimo aumentare le abilità
tecniche dei giovani calciatori, adeguando metodi e attività d’allenamento alle nuove
richieste del gioco del calcio. Quindi, l'obiettivo principale nel settore giovanile consiste nel
miglioramento della tecnica calcistica, intesa come il complesso di tutti i movimenti, con o
senza palla, che servono per effettuare una partita di calcio (fondamentali) e della tattica
individuale.
Bisogna però dare una risposta ai “ per “ di: calciare per, guidare la palla per, ricevere
per.. affinché la tecnica non sia fine a se stessa.
La risoluzione a queste risposte è da
ricercare nelle varie situazioni di gioco.
In tutte le situazioni esistono, infatti, delle “regole
d’azione“, sia per chi è in possesso palla, cioè in fase offensiva, sia per chi si trova in fase
difensiva.
L’allenatore deve conoscere questi principi e indurre i calciatori a scoprirli
attraverso l’esperienza e il ragionamento. Le situazioni di gioco devono evidenziare
esigenze risolutive e organizzate in progressioni didattiche.
Infatti, la progressione situazionale deve costituire il mezzo di realizzazione del pensiero tattico inteso come
sviluppo della creatività del giocatore.
Il periodo cronologico in cui le abilità tecnico-tattiche ottengono il loro migliore e maggiore
incremento è da collocarsi tra gli 8 e i 14 anni d’età e, più precisamente:
• Dagli 8 agli 11 si pongono le basi dello sviluppo delle abilità tecniche;
• Dagli 11 ai 14 anni si sviluppano le abilità tecnico-tattiche di base.
Le situazioni di gioco devono evidenziare esigenze risolutive e organizzate in progressioni
didattiche
La progressione situazionale permette, così, di passare da un’esercitazione ad una
situazione o meglio dire dalla tecnica di base alla tattica individuale.
Gli esempi pratici che seguono chiariscono quest’introduzione teorica all’utilizzo delle
progressioni situazionali.
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La scuola calcio (6-9 anni)
Anche per i più piccoli, è importante far “percepire” il significato di ciò che stanno facendo,
creando una capacità di “pensare calcio” chiaramente a livello intuitivo.
Il pensiero del
bambino in questa fascia d’età è molto concreto e deve sempre essere collegato
strettamente con il vissuto e la realtà.
Infatti, il bambino non riesce ancora ad astrarre il
pensiero ed operare ipotesi o deduzioni.
E’ perciò inutile continuare a ripetere verbalmente
le indicazioni e le soluzioni delle attività proposte in questa fascia d’età ma è necessario far
vivere le situazioni in maniera che i bambini raggiungano induttivamente e in pratica la
soluzione.
E’ quindi possibile con una giusta metodologia sviluppare il pensiero tattico con i
giovani calciatori.
Si deve far comprendere il significato pratico dei gesti tecnici cioè, non
guidare la palla per guidare, controllare per controllare, passare per passare ma guidare
per conquistare spazio o proteggere la palla, controllare per passare, passare per
mantenere il possesso palla.
Questi sono solo esempi per chiarire che la tecnica è un
mezzo per sviluppare un comportamento, un’azione.
Il termine tattica non dovrebbe
spaventare nessuno se s’interpreta come l’aspetto intelligente del gioco del calcio, cioè la
capacità di sfruttare in modo efficace, creativo e fantasioso la tecnica nella risoluzione
delle situazioni che si vengono a creare durante la gara, da non confondere con lo
schematismo.
I bambini da sei a dieci anni giocando a 7 o a 9 non possono attuare la tattica del fuori
gioco e il pressing organizzato non riescono spesso a farlo le squadre d’alto livello. I
l
bambino motivato che si diverte è spesso aggressivo naturalmente e poiché pone
l’attenzione sulla palla essendone attratto e accade che più di uno senza ordine od organizzazione parta alla riconquista dell’oggetto del desiderio.
L’allenatore cosciente e
informato tende a valorizzare questi aspetti e lavorando sui principi della fase offensiva e
difensiva può iniziare a formare il “pensiero tattico”.
L’errore è volere insegnare i principi
senza avere metodo e conoscenza.
Errori ed ostruzionismi da manie, o meglio da mentalità, gli allenatori ne compiono senza
schieramenti particolari.
Alcuni colleghi insegnano a tirare la maglia o altre scorrettezze come se fossero bagaglio
“tecnico” indispensabile alla formazione.
Inoltre si vedono spesso bambini snaturati che
devono seguire ad uomo l’avversario senza conoscere i principi del marcamento o dare
solo calcioni lunghi alla palla per sentirsi dire bravo dal genitore o dall’allenatore.
Il vero problema rimane quindi: cosa s’intende per tattica e come s’insegna in questa
fascia d’età. Se accettiamo la definizione precedente espressa, utilizzando la giusta
metodologia riguardante il rapporto e la comunicazione con i bambino, la scelta dei mezzi
d’allenamento (il gioco) e il modo come proporli possiamo sfruttare come strumento la
tecnica calcistica (obiettivo primario e fondamentale in questa fascia d’età) per insegnare
le basi e i principi della “tattica individuale”.
E’ impossibile per la natura psicologica e
mentale del bambino di quest’età intervenire sulla “tattica collettiva” ma è giusto trovare
forme di collaborazione e d’organizzazione, spazio - temporale per l’occupazione degli
spazi.
L’espressione del gioco in gara da parte dei giovani sarà la conseguenza degli
interventi operati durante gli allenamenti.
Dopo questa lunga premessa facciamo un esempio pratico.
Il bambino deve apprendere
giocando e divertendosi.
Si è mai pensato quanti aspetti “tattici” si possono trasferire con
il “banale” gioco dello sparviero? In un rettangolo di dimensioni variabili con riferimento al
numero dei partecipanti, un giocatore (lo sparviero) si pone su un lato corto e affronta gli
altri disposti sul lato opposto.
Lo sparviero muovendosi solo in avanti deve cercare di
catturare le prede conquistando o contrastando la palla in possesso di quest’ultimo.
Chi è
preso diventa sparviero sino ad arrivare ad un solo giocatore rimasto libero che è il
vincitore del gioco.
Le varianti sono innumerevoli ma affrontiamo ora gli aspetti “tattici”
del gioco. Le prede, in possesso palla, devono conquistare velocemente la meta cercando
spazi vuoti. Quindi utilizzando una guida della palla utile ed efficace.
Ma gli aspetti interessanti
riguardano la fase difensiva cioè
l’atteggiamento dello o degli
sparvieri.
Quando lo sparviero è ancora da solo
dovrà riuscendo a cercare di
dirigersi sull’avversario più scarso
mandarlo esternamente e di
attaccarlo vicino alla linea
laterale.
Questi sono già
principi di tattica individuale che l’allenatore cercherà, con la pratica e il ragionamento, di
far apprendere al giovane calciatore. Ma il bello viene quando gli sparvieri aumentano.
Quando sono in due inizialmente ognuno si muove per conto proprio senza collaborazione.
Poi alle domande dell’allenatore i bambini scoprono guidati che collaborando in un certo
modo possono essere più efficaci e fermare più avversari.
Per esempio andando insieme
sulla stessa preda, seguentemente ad attaccarla ponendosi uno dietro l’altro e poi che è
più facile catturarla vicino alla linea laterale (figura 1) .
E’ molto importante non dare le
soluzioni ai bambini ma piuttosto indurli a scoprirle da soli (metodi induttivi).
In questo
modo l’allenatore guida i giovani calciatori ai principi del raddoppio e della diagonale di
copertura. Quando gli sparvieri aumentano è possibile far apprendere giocando anche la
piramide e la doppia linea difensiva.
In fase offensiva i bambini impareranno il modo di
superare questi comportamenti intelligenti (tattici).
La variante interessante per chi è in
possesso palla è conquistare la meta a coppie con un pallone per imparare a collaborare.
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Alcune riflessioni per concludere.
Se gli allenatori non conoscono i principi tattici non riusciranno a farli scoprire
correttamente ai giovani calciatori attraverso i giochi.
L’allenamento sarà solo
addestramento o uno scimmiottare il lavoro delle 1°squadre.
Dipende perciò dalla
mentalità, dalla fantasia e dalla capacità degli allenatori di cercare e creare mezzi
d’allenamento idonei per questa delicata fascia d’età.
Cerchiamo tutti insieme di non avere paura della cultura e dell’interpretazione d’alcuni
termini e preoccupiamoci dei problemi reali della formazione ricordando che l’esperienza
pratica è maestra: chi sbaglia metodi non raggiunge gli obiettivi stabiliti.
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Pulcini ed esordienti (10-12 anni)
Trattiamo ora un obiettivo tecnico di primaria importanza per i giovani calciatori dai 10 ai
12 anni: la guida della palla.
Verifichiamo come sia possibile insegnare i gesti tecnici ai
piccoli calciatori sviluppando un pensiero tattico per una corretta applicazione durante il
gioco.
Il dominio della palla riguarda il giusto e corretto rapporto del giovane calciatore con
l'attrezzo (io e la palla).
Per migliorarlo si deve affinare la sensibilità cinestetica specifica,
ciò la capacità di decodificare i segnali e trasmetterli ai muscoli e alle articolazioni.
Infatti,
quando si osserva un calciatore palleggiare e guidare la palla in modo elegante ed
efficace, si afferma che sia dotato di una buona sensibilità.
Questa dipende dai segnali che
arrivano al cervello dagli organi di senso e dai muscoli (capacità senso-percettive e cinestetiche) e in particolar modo l'espressione di una capacità coordinativa specifica
chiamata: destrezza fine.
L'attività iniziale, utile per migliorarsi, è il palleggio che affinando la sensibilità diventa
propedeutico alla guida della palla.
Per palleggio, s’intende l'abilita di colpire
ripetutamente, con i piedi o con altre parti del corpo, la palla in modo che questa non
tocchi terra un'attività utilizzabile come riscaldamento e deve essere organizzata in
progressioni didattiche, dal palleggio con rimbalzo a quello classico, portando la palla su
diversi livelli (piede, coscia, testa), da fermi e in movimento, su percorsi obbligati, con
gare individuali, a coppie e a gruppi, giocando a calcio tennis...
E’ utile utilizzare palle od
oggetti sferici di forme, dimensioni e pesi differenti, esercitando sempre entrambi i piedi e
spronando i giovani calciatori a migliorare i propri record personali.
Ma vediamo ora di
analizzare l'obiettivo della guida della palla cioè dell'abilità di un giocatore di sospingerla,
toccandola con le varie parti del piede, da un punto ad un altro, senza perderne il
controllo; effettuando, in pratica, dei brevi passaggi a se stessi sulla propria direttrice di
corsa.
Come si era detto precedentemente è indispensabile dare una risposta alla
domanda “guidare per?'' affinché‚ la tecnica non sia fine a se stessa e le attività proposte
abbiano un senso e uno scopo.
Infatti, durante la partita di calcio si guida la palla per:
• Conquistare spazio;
• Difenderla dall'avversario;
• Crossare;
• Lanciare;
• Calciare a rete.
Inoltre la guida della palla, un obiettivo propedeutico alla finta e al dribbling, perciò al
superamento dell'avversario e quindi alla risoluzione della situazione di 1 contro 1, situazionali.
La guida della palla permette il cosiddetto "possesso palla individuale', anche
se nel gioco attuale la guida, appena possibile, è sostituita con il più determinante e
produttivo passaggio (possesso palla collettivo).
Le tecniche di guida sono
convenzionalmente tre: Interno-piede; esterno-piede; collo piede.
Queste vengono utilizzate in base alla necessità e alla situazione in cui ci si trova: la guida
di collo: permette, ad esempio, una maggior velocità di traslocazione, ma necessita d’ampi
spazi (situazione di contropiede);
La guida d’interno: è la più lenta, ma permette una maggior protezione e un miglior
controllo della palla; la guida d’esterno: è la più naturale da effettuare durante la corsa.
Tuttavia, poiché‚ per difendere la palla dall'avversario è necessario interporre il proprio
corpo, si utilizza la tecnica più idonea riguardo alla posizione dell'avversario e allo spazio
da raggiungere.
A questo punto l'allenatore, con riferimento all'obiettivo specifico (es.:
guidare per conquistare spazio), in relazione al livello tecnico e in base alla categoria dei
propri calciatori, può progettare delle progressioni didattico-situazionali passando
dall'esercitazione alla situazione di gioco in modo che il bambino apprenda i concetti e i
principi sopra esposti.
Si ricorda che possedere una buona sensibilità è prerequisito indispensabile per rivolgere
l'attenzione alla situazione tattica e avere una maggior visione periferica e di gioco pur
mantenendo il dominio della palla.
Infatti si è soliti dire di un giocatore tecnico e
intelligente: “Gioca con la testa alta''.
Questa progressione che segue è finalizzata alla difesa e alla copertura della palla con lo
scopo di tirare a rete, che come abbiamo visto prima sono alcuni motivi per i quali si porta
palla in gara.
Come riscaldamento o per iniziare la progressione didattica, si possono utilizzare tutti gli
esercizi analitici conosciuti e presentati sui vari testi di tecnica calcistica, eseguiti in spazio
libero o su obbligati con i coni, utilizzando tutte le tecniche di guida della palla e curando
in particolar modo il gesto tecnico.
Ad esempio, i giovani calciatori guidano la palla
all'interno di un quadrato che varia come dimensioni in base al numero dei partecipanti.
I
bambini utilizzano a comando le varie tecniche e guidano la palla sempre verso uno spazio
vuoto evitando i compagni (per tenere la "testa alta" e finalizzare il movimento).
Variando
il ritmo di corsa cambia anche l'intensità del carico.
Per indurre i giocatori a tenere la testa
alta l'allenatore, in queste esercitazioni, può formare dei numeri con le mani e obbligare i
bambini a gridare il numero segnalato.
1)
Cacciatori
e lepri (figura 2): alcuni bambini (lepri) guidano all'interno di un quadrato, di
dimensioni variabili, la palla insieme con altri giocatori, contraddistinti da una casacchina
(cacciatori), che guidano a loro volta una palla.
I cacciatori devono colpire con la propria
palla il pallone delle lepri. Le lepri catturate diventano cacciatori e viceversa. Impareranno
così a porre il proprio corpo tra la palla e l’avversario.
2) Guida in velocità
(figura 3): Si strutturano delle zone larghe 5 metri sino a raggiungere
eventualmente una lunghezza massima di 30 metri. I bambini guidano velocemente la
palla usando le varie tecniche sino ad arrivare al limite opposto dalla partenza.
Per variare
l'esercizio bisogna obbligare i giocatori ad effettuare 1, 2 o 3 tocchi all'interno d’ogni zona
o addirittura un tocco ogni 2 zone. Si può organizzare una gara a più squadre con
l'obiettivo d’essere più veloci nell'arrivare al termine.
Si
può strutturare il percorso prima
del limite dell’area e far
concludere a rete.I piccoli calciatori verificheranno quale delle
tecniche è la più veloce (pensiero tattico)
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3)
Situazione di 1 contro 1 con avversario alle spalle
(figura 4): l'attaccante A
deve guidare velocemente la palla
all'interno di un corridoio, lungo
20/30 metri e largo 10, prima di
calciare in porta, eludendo l'azione
di un difensore che parte 2/3 metri
dietro. L’attaccante può cercare di
tagliare la strada al difensore per
coprire e difendere la palla se è
più lento o portare la palla lontano
se è più veloce dell’avversario
(pensiero tattico). Si può
organizzare una gara a squadre
alternandosi in fase offensiva e
difensiva.
4)
Situazione di 1 contro 2 con avversari alle spalle
(figura 5): E’ una variante della
precedente situazione, l'attaccante deve eludere l'inseguimento di 2 difensori. Egli parte
con il piede sulla palla e quando lo stacca partono i difensori. L’attaccante dovrà capire da
quale difensore dovrà scappare e da quello che dovrà coprire la palla. Come si può notare
in tutte queste esercitazioni e situazioni si migliorano anche le capacità condizionali
curando e variando l'organizzazione.
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Strutturando percorsi di questo genere i bambini migliorando la sensibilità e la tecnica di
base applicano il gesto intuendone e capendone il senso e verificando l’efficacia nella
soluzione delle situazioni nel rispetto dei principi del gioco del calcio (pensiero tattico). E’
chiaro che in una programmazione completa si devono prevedere ulteriori sviluppi e
collegamenti con altre attività.
Trasferendo i concetti dei giochi e delle esercitazioni in
situazioni specifiche rispettando la tabella precedentemente proposta s’inizia a sviluppare il
chiaramente importante la consequenzialità e la coerenza delle attività proposte all’interno
della stessa seduta e di più allenamenti.
Se siamo tutti d'accordo che, nel settore giovanile, è determinante lavorare
insistentemente sulla tecnica di base ripetiamo una serie di semplici consigli metodologici,
alcuni dei quali già espressi.
1) utilizzare quasi esclusivamente per tutto l'allenamento la palla.
Migliorare la condizione
fisica e la funzione di coordinazione utilizzando sempre esercizi tecnici specifici con il
pallone tra i piedi.
Ciò significa utilizzare una metodologia diretta con attività specifiche per
il gioco del calcio.
2) nello scegliere le attività da proporre ai ragazzi è indispensabile che i gesti tecnici
vengano realizzati attraverso:
La memorizzazione della prestazione - tramite ripetizioni frequenti e ravvicinate nel
tempo dei gesti da acquisire;
Una velocità adeguata ai ritmi della gara - acquisita utilizzando esercitazioni che la
riproducano in modo adeguato;
La realizzazione dei fondamentali nelle zone appropriate di campo - con
esercitazioni eseguite con punti di riferimento in zone specifiche del campo e con misurespazi
tipo gara.
3) spiegare sempre le finalità e gli obiettivi dell'allenamento e del gesto tecnico da
realizzare.
La coscienza e la conoscenza dell'obiettivo da raggiungere permettono
all'allievo di autovalutarsi e autocorreggersi oggettivamente.
Infatti, il risultato ottenuto
indurrà il ragazzo a modificare o mantenere i gesti tecnici acquisiti.
L'esperienza sul campo
dimostra, inoltre, che offrire un obiettivo da raggiungere, esalta la motivazione e l'impegno
dei ragazzi, molto più di una ripetizione estetica di un fondamentale tecnico senza un
preciso scopo.
Ricordiamo che apprendimento e creatività non sono in contrasto tra loro, anzi si può
affermare che non ci sia vera creatività senza apprendimento.
4) utilizzare le " progressioni situazionali" che devono costituire il mezzo di realizzazione
della tattica, intesa come sviluppo della creatività del giocatore attraverso l'utilizzo della
tecnica in situazione di gioco (tattica individuale).
Quindi, eseguire esercizi analitici di
tecnica e trasferirli in situazione.
Tramite quest'ultima, infatti, il giovane calciatore impara
a percepire le informazioni necessarie per l'utilizzo di un determinato gesto tecnico.
5) finalizzare la maggior parte dell'allenamento a un solo obiettivo tecnico. In tutte le
esercitazioni e situazioni proposte, i ragazzi devono perseguire un obiettivo preciso.
L'allenatore informa il gruppo che il successo è garantito dall'efficacia del gesto tecnico.
Non bisogna disperdere l'allenamento nel conseguimento di troppi obiettivi tecnici.
6) utilizzare soprattutto metodi induttivi e le diverse forme di apprendimento adeguate alle
varie fasce d'età.
L'utilizzo di una pedagogia attiva permette un maggior grado di transfert
dall'attività svolta in allenamento all'essenza e agli obiettivi del gioco del calcio e, quindi,
alla partita.
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Giovanissimi e allievi (14-16 anni)
Anche per le categorie intermedie è indispensabile proseguire metodologicamente
all’insegnamento dei principi di fase offensiva e difensiva e di transizione migliorando i
gesti tecnici e agendo sul pensiero tattico.
Analizziamo una progressione didattica in fase offensiva, nella quale gli aspetti tecnici
s'intrecciano con problemi che evidenziano come la tecnica calcistica non sia fine a se
stessa, ma finalizzata a obiettivi comunicativi, situazionali, tattici e creativi.
L’esempio che
segue può servire agli allenatori per evolvere le esercitazioni solitamente proposte in progressioni che comprendono più obiettivi e permettono un intervento integrale sul
giocatore indirizzato al “pensare calcio”.
Ipotizziamo di proporre un semplice esercizio di tecnica, comprendente cross dal fondo e
tiro al volo, con due squadre che si affrontano in una gara di gol (figura 6).
Con palla
ferma, un giocatore crossa dal
fondo, indirizzando la sfera in uno
dei due quadrati posti all’interno
dell’area di rigore.
Il compagno di
squadra, partendo dal limite
dell’area, conclude al volo.
Quest'esercitazione permette all’allenatore di intervenire sugli errori
tecnici. Quando il gesto non è efficace è indispensabile conoscere la biomeccanica del
movimento per correggerlo analiticamente.
I giocatori dovranno perciò risolvere problemi tecnici, coordinativi, di precisione, di
percezione delle traiettorie, di posizione del corpo rispetto alla palla...
Le varianti
all’esercizio possono essere diverse, dall’obbligo del cross sul primo o sul secondo palo,
alla conclusione di testa, dopo un controllo o in acrobazia.
Se l’esercizio dovesse terminare
così, il transfert da quest'attività alla gara sarebbe minimo.
Rimanendo a livello di esercitazione tecnica, modifichiamo l’attività.
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In figura 7 osserviamo
qualche cambiamento: il giocatore che effettua il cross parte in movimento ed esegue una
finta e una guida veloce della palla, all’interno di cinque coni, prima di eseguire il
traversone.
Si potrà osservare che i giocatori, se non ripetono errori tecnici, saranno
inefficaci per cause che non dipendono dall’esecuzione dei gesti.
Ad esempio chi crossa
indirizzerà spesso la palla nel quadrato in cui non si è smarcato il compagno.
Chi conclude
a rete sbaglierà frequentemente i tempi dell’attacco alla palla, trovandosi già nel quadrato
o arrivando in ritardo.
A questo punto, è indispensabile far capire ai giocatori una cosa:
sbagliano la comunicazione delle intenzioni.
Il calciatore posto al limite dell’area deve
guardare il portatore di palla sulla fascia.
Quest’ultimo, dopo aver superato l’ostacolo dei
coni, alzerà lo sguardo.
È in quest'istante che il compagno senza palla comunicherà, con il
movimento, l’intenzione di andare a ricevere il cross nel quadrato sul primo o sul secondo
palo.
In questo modo, obblighiamo i giocatori a risolvere i problemi tecnici in relazione ad
aspetti comunicativi.
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In gara, la lettura dei messaggi si riferisce anche ad altre comunicazioni che non
dipendono solo da chi è in possesso palla.
Ecco perché le esercitazioni tecniche precedenti
devono evolvere in situazioni nelle quali sono presenti tutti i dati elaborabili dal giocatore.
Quest’ultimo dovrà quindi scegliere le informazioni utili per risolvere la situazione.
In
figura
8, rispetto all’esercizio precedente, è stato aggiunto un difensore che, nell’istante in cui l’attaccante sulla fascia inizia il movimento, corre dal fondo a occupare uno dei due
quadrati.
Si passa così a una situazione nella quale l’attaccante che deve concludere si
dirigerà verso il quadrato vuoto, nel momento in cui il compagno sulla fascia alzerà lo
sguardo.
Abituiamo così i giocatori a comprendere segnali che arrivano dai movimenti di
compagni e avversari.
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La situazione di 1>1 in figura 9 ha come obiettivo lo smarcamento e l’autocreazione di
spazio.
Il difensore adesso marca l’attaccante che deve concludere.
Si potrà osservare,
inizialmente, la difficoltà dei giocatori nel regolare i tempi dello smarcamento e del cross.
Anzi, i movimenti dell’attaccante spesso indurranno all’errore il compagno sulla fascia che
effettuerà il traversone nel punto sbagliato.
Il giocatore che va alla conclusione dovrà
eseguire le finte di smarcamento prima che il compagno in fascia alzi lo sguardo.
Solo in quest'istante, dovrà dirigersi nello spazio in cui dettare il cross.
Ecco che i problemi tecnici
iniziali sono complicati dalla situazionalità e dalla comunicazione. |
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A
questo punto, si uniscono le due attività precedenti.
In figura 10 un difensore occupa
uno spazio a piacere partendo dal fondo, mentre l’attaccante in fascia inizia l’azione.
Nel
frattempo, al limite dell’area, si ripropone l’1>1.
In questo modo si aggiunge un'ulteriore
informazione al giocatore che deve concludere.
Egli dovrà attaccare lo spazio vuoto,
portando il marcatore verso quello occupato dal difensore entrato in campo, per poi liberarsi dall’altra parte.
Il movimento inizierà, come il solito, quando il compagno in fascia
alza lo sguardo.
Quest’ultimo cercherà di crossare valutando il movimento del compagno e
la posizione dei difensori.
In queste ultime attività, e nelle prossime, non è più
indispensabile porre i quadrati di riferimento per visualizzare gli spazi. |
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Nella situazione in figura 11 sarà, soprattutto, il giocatore sulla fascia a dover interpretare zioni di tipo tattico come l’incrocio e
enti
le informazioni. Al limite dell’area creiamo, infatti, una situazione di 2>1.
Il difensore dovrà
scegliere quale dei due attaccanti seguire lasciandone chiaramente uno più smarcato.
I
movimenti dei giocatori in area avvengono prima che il compagno deputato al cross li
veda e possa scegliere il giocatore smarcato sul primo o sul secondo palo.
Si aggiungono
così problemi collaborativi, in area, che introducono aspetti tattici come gli incroci, i
veli, i blocchi... L’allenatore dovrà indurre i calciatori a conoscere e applicare questi
aspetti, nei tempi e nei modi adatti alla situazione.
La tecnica è fondamentale, come lo è
anche la velocità d’esecuzione dei gesti e dell’azione. |
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In figura 12, il 2>2 al limite dell’area presuppone soluzioni
di tipo tattico come l'incrocio e
il blocco.
In quest'attività complessa i ragazzi si trovano ad affrontare tutti i problemi
proposti dalla progressione.
L’allenatore dovrà aiutare i giocatori a evidenziare l’eventuale
errore commesso, sia esso di tipo tecnico, comunicativo, situazionale , collaborativo o
tattico.
I tempi e gli spazi si regolano automaticamente nella risoluzione della situazione.
È importante, come già detto, che la velocità d’esecuzione sia elevata e simile a quella
della gara.
Se l’attività è ben organizzata, alternando rapidamente un’azione sulla destra e
una sulla sinistra, la progressione permetterà un buon intervento di tipo condizionale. |
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Nella figura 13 è rappresentata una situazione libera di 3>3.
Attraverso i preced
apprendimenti i giocatori cercano liberamente le soluzioni più adatte per fare gol.
L’allenatore interviene per aiutare a comprendere gli errori commessi.
In un gruppo di
giovani calciatori è importante che i ragazzi ruotino nei diversi ruoli della situazione.
In una
prima squadra, invece, ogni giocatore deve realizzare le competenze specifiche o più
frequenti in relazione al ruolo e alle sue caratteristiche. |
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