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Soprattutto a livello di settore giovanile ove è opportuno dedicare l’allenamento alle capacità tecniche e
non con minor enfasi alle capacità condizionali dei ragazzi, le palle inattive costituiscono a mio avviso un
ottimo veicolo per poter far toccare con mano ai giovani calciatori un fenomeno che nel calcio attuale
sta prendendo sempre più piede: il calcio “statico”, per l’appunto l’organizzazione dei “calci da fermo”.
Reputo che a partire dalla categoria giovanissimi, quindi mi riferisco a ragazzi nati quattordici anni fa, sia
importante insegnare qualche utile movimento per poter avvicinarci meglio alla realizzazione del gol o al
contrario neutralizzarlo.
Nel calcio attuale le situazioni di palla inattiva generano reti con percentuali rilevanti, forse
inimmaginabili: prendendo come materia di studio due importanti manifestazioni di questi ultimi anni si
può rilevare come i calci da fermo siano stati e possano diventare nel contesto di un team, fattore di
realizzazione e quindi di vittoria.
Nei Campionati del Mondo disputatisi nel 1998 la percentuale d’incidenza delle segnature da situazione
di palla inattiva sul totale delle reti è stata del 31%; sei anni più tardi agli Europei 2004 tale percentuale
è stata del 36,3%.
Ciò ci indica chiaramente che nell’ambito di queste due manifestazioni poco meno di un terzo delle
segnature è stato generato da situazione di palla inattiva!!!
Dal punto di vista del mio credo calcistico penso che sia importante allenare questi elementi tattici.
Perché non migliorarci arrivando a creare un’occasione da rete ogni qualvolta abbiamo a disposizione un
corner o un punizione laterale piuttosto che una punizione indiretta dal limite?
L’importante,
soprattutto a livello giovanile, è considerare un numero non troppo elevato di giocate al fine di non
creare ai ragazzi troppa confusione: quattro o cinque schemi possono sicuramente bastare.
Presupposti
• Basilare individuare nel gruppo chi sa esprimersi meglio a livello di gesto tecnico. "Chi calcia meglio?"
A differenza del calcio "dinamico", il "calcio statico", dà la possibilità a chi deve effettuare la giocata di
potersi concentrare sul gesto da fare senza pressione alcuna eseguita dagli avversari.
• Compiere un'analisi dei singoli elementi, evidenziandone peculiarità nelle varie situazioni che si
vogliono adottare, ad esempio: tempismo nei palloni alti, capacità di smarcarsi, potenza del tiro, ecc.
• Una volta trovati ruoli ed "interpreti" stabilire che tipo di giocate vogliamo eseguire e in quali zone del
campo.
• Coinvolgere i giocatori con caratteristiche fisico‐tecniche similari in più ruoli del medesimo schema,
facendoli bene assimilare; nel corso della stagione è impensabile di far giocare sempre e solo gli stessi
undici giocatori!
• Ottenere il coinvolgimento totale da parte del gruppo.
Come? Facendo assimilare il concetto secondo
il quale una palla inattiva a favore possa costituire un'occasione da gol! Con la prima rete ottenuta da
"schema" provato e riprovato la squadra acquisterà fiducia e il "voler fare" della squadra sarà sempre
più positivo.
Come allenarle
Curare il prima, il mentre e ovviamente l’effettuazione della giocata.
• La disposizione dei giocatori va curata con l’obiettivo di creare sin da subito “disagio” tattico alla
squadra avversaria (vedi ad esempio punizione laterale o punizione centrale dalla trequarti).
La
particolare disposizione che si assume prima del fischio dell’arbitro dovrà già creare difficoltà di lettura e
di disposizione in campo a chi difende.
Noi sappiamo come ci muoveremo, ma gli avversari sanno
perché mettiamo quattro giocatori con le spalle rivolte alla porta difronte al pallone e altri due in
fuorigioco tre metri oltre la barriera?
• Considerare che l’inizio dello schema su “palla inattiva” non si ha nel momento in cui il nostro
giocatore calcia il pallone ma nel momento in cui l’arbitro fischia.
E’ opportuno quindi,provare
ripetutamente i movimenti senza palla (blocchi, contromovimenti, finte), da effettuare nelle fasi che
intercorrono tra il fischio del direttore di gara e la battuta ( smarcamento per la finalizzazione).
• Andare a cercare il pallone utilizzando i giocatori più abili nello marcamento stesso e nel gioco aereo
partendo dal presupposto che l’azione non deve essere eseguita da fermi ma attraverso dei movimenti
mirati, accompagnati all’occorrenza da dei segnali vocali o da una gestualità ben definita (ad es. alzo il
braccio‐movimento incontro di un giocatore e retropassaggio a un altro giocatore nel corner).
• Tener conto delle le coperture da eseguire al fine di non subire l’immediata ripartenza avversaria nel
caso di respinta a seguito di un calcio di punizione o di un calcio d’angolo non andato a buon fine.
• Porsi l’obiettivo di insegnare a ciascun giocatore più di un movimento da eseguire nell’ambito dello
stesso schema: il campionato può riservare infortuni e squalifiche e sicuramente in campo non
manderemo i soliti undici ragazzi!
Quando allenarle
Il mesociclo coincidente con la preparazione precampionato è il momento più adatto per iniziare a
considerare l'argomento per due motivi:
• Il clima è caldo e i giocatori non vanno incontro a raffreddamenti drastici della temperatura corporea
ogni qualvolta ci si sofferma per cinque, dieci, venti, minuti sulla descrizione dello schema che
sicuramente, soprattutto agli inizi, va ripetuto molteplici volte
• Vi è il tempo per provare a mettere in campo quanto spiegato e appreso durante le sedute nel corso di
amichevoli pre‐campionato, partite di Coppa o tornei estivi, arrivando all'appuntamento col campionato
sicuri e decisi su ciò che si deve andare a svolgere durante la gare.
• Nel corso della stagione, durante le partitelle, interrompendo il gioco per un breve lasso di tempo
richiamando quindi lo schema di palla inattiva da allenare, ad esempio: "Cinque minuti di corner corto!
• Una volta assimilati schemi e movimenti, anche una semplice lavagna può aiutarci a ripassarle in modo
teorico all’interno dello spogliatoio anche nell’immediata vigilia della gara