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---------------------------------------------- Osservando dei bambini giocare affiorano delle caratteristiche che non possono essere ritenute casuali o poco interessanti. Cantando filastrocche, cantilenando le parole, giocando a nascondino,lupo mangiafrutta, un due tre stella, calcio, i bambini esprimono quello che sono. Nel gioco, qualsiasi esso sia il bambino cerca di scoprirsi e trovare propri equilibri in autonomia.
Cosa vuole dire? Significa che nel gioco il bambino si ritaglia dei momenti in cui la propria voce e il proprio corpo si possono esprimere liberamente, con la fantasia e l'istinto che egli possiede, senza sottostare a obblighi che durante la giornata la società civile giustamente impone per permettere al bambino di poter crescere e partecipare delle cose comuni. Mi spiego meglio. Alle 7 del mattino un bimbo si sveglia, col ritmo dettato dai genitori, in base ai loro bisogni e necessità, inizia a lavarsi o essere lavato, vestirsi o essere vestito, a mangiare o essere imboccato, a prendere lo zaino e andare all'asilo o scuola o esserci portato.
A scuola inizierà una mattinata fatta di silenzio, file, attesa, perché la povera maestra deve lavorare con 20 o 25 bambini a cui deve insegnare come stare tra i banchi e lavagne come usare gomme, matite, pennarelli e penne, come parlare, come comportarsi in mezzo ad altri bimbi. Poi si ritorna a casa con i genitori che insegnano come mangiare, come stare a tavola, come muoversi in casa ecc.. ecc… ecc…ecc… Il bambino da quando apre gli occhi a quando la mamma gli rimbocca le coperte prima di addormentarsi viene seguito e incanalato in quella complessa ed efficace rete di obblighi, convenzioni e modi di agire che gli permetteranno di essere ragazzo e un giorno adulto. Un bimbo nella sua fase neonatale è completamente avvolto dalle cure e dagli affetti dei genitori e tutto viene fatto nel rispetto del ritmo del bimbo. Poi il bambino cresce, inizia a parlare e ad ascoltare le parole, e a capirle. Da quel momento il bimbo deve iniziare ad ascoltare quello che gli viene detto e a seguire il ritmo della società. (la quantità di obbedienza o disobbedienza dipenderà dalla personalità dei genitori e del bambino).
In questa trama di obblighi e regole da dover seguire c'è il gioco che il bimbo infila ovunque! Nel modo in cui parla o emette suoni, nel modo in cui mangia, cammina, corre, disegna, si veste. Quindi il bambino non gioca solo quando "fa un gioco" che può essere come detto prima nascondino, lupomangiafrutta, l'uomo nero ecc.. Egli gioca di continuo nel suo modo continuo di scoprirsi nelle cose di tutti i giorni che gli vengono fatte fare dagli adulti. Gioca con le mani, con i piedi, con la bocca da solo o in compagnia. In questo suo modo di rendere unico e originale il suo modo di fare e vivere le cose egli struttura la stima che ha di sè, rendendo piacevolmente efficace quello che fa. Qua sta il tutto. Per l'adulto spesso quello che è efficace è allora piacevole, per il bambino invece è spesso la cosa più piacevole quella più efficace. Sì perché per l'adulto la cosa piacevole è vincere, guadagnare, possedere e quindi tutto è in funzione del risultato. Se un comportamento di vita o di gioco non porta a uno svolgimento efficace in tal senso per l'adulto il tutto non ha senso.
“Per l’adulto
spesso quello che è efficace è allora
piacevole, per il bambino invece è spesso la
cosa più piacevole quella più efficace.”
Per il bambino l'efficacia è
trovare invece piacere in quello
che si sta facendo, prima del
risultato.
La vittoria o la
sconfitta contano poco se si
partecipa poco a quello che sta
succedendo, se non si è
protagonisti, se non si ha il
piacere olfattivo, uditivo, tattile
e se non c'è spazio e tempo
per condividere i propri stati
d'animo con amici e
compagni.
Penso spesso in questo
senso agli allenamenti dei
bambini "selezionati".
Il più
delle volte si intende loro come dei piccoli giocatori da
costruire e quindi da trattare
da adulti nani.
I loro
allenamenti sono aderenti e
rispettosi per quello che
concerne la tecnica e la
tattica all'età di sviluppo in cui
si trovano. Per esempio nella
categoria Pulcini vediamo gli
allenatori lavorare in modo
impeccabile su conduzione,
finta e dribbling a livello
tecnico e su 1 c 1 e 2 c 1 a
livello tattico, com'è giusto
che sia in queste fasce d'età.
Ma in questo allenamento al
gioco del calcio .. quanto
spazio si dà al gioco.
Il nostro
allenamento si avvicina più al
gioco o più alle regole del
vivere da adulti al quale il
bambino viene educato da quando apre gli occhi a
quando la madre gli rimbocca
le coperte prima di
addormentarsi come detto
prima.
Le domande che ci poniamo
sono: quanto gioco c'è in
quello che propongo
(partecipazione attiva,
attivazione senso-percettiva,
stimolazione capacità
attentive, file corte, molti
contatti con la palla, gol, punti
in palio, premi) e quanta
libertà di giocare permetto ai
bambini nel gioco che
propongo?( spazio e tempo
per condividere i propri stati
d'animo con amici e
compagni, vocalità, parola,
originalità, fantasia, urla,
entusiasmo).
La maestria di
mediare queste due
componenti dell'allenamento
viene con la coscienza
dell'esistenza di esse e con
l'esperienza.
La giocosità della nostra
proposta dipende dalla nostra
competenza.
La giocosità che permettiamo
che abbiano i nostri bimbi
nella proposta che mettiamo
in campo dipende dal nostro
carattere e stato d'animo.
Quindi possiamo avere una
proposta che sulla carta è
poco ludica ma che dai bimbi
viene vissuta in modo molto
giocoso, con il mister che dà
libertà d'espressione.
Al contrario possiamo avere
un'attività che sulla carta è
molto divertente, ludica ed
educativa ma che viene
gestita e interpretata in modo molto autoritario e rigido dal
mister, rendendola in campo
come fosse una
verifica di
geometria.
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Claudio BIANCHERA:
Preparatore Atletico, esperto di Educazione
al Gioco |