Percorsi didattici di gioco-sport per l’apprendimento del gesto tecnico

Claudio BIANCHERA

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Osservando dei bambini giocare affiorano delle caratteristiche che non possono essere ritenute casuali o poco interessanti.

Cantando filastrocche, cantilenando le parole, giocando a nascondino,lupo mangiafrutta, un due tre stella, calcio, i bambini esprimono quello che sono.

Nel gioco, qualsiasi esso sia il bambino cerca di scoprirsi e trovare propri equilibri in autonomia.

 

Cosa vuole dire? Significa che nel gioco il bambino si ritaglia dei momenti in cui la propria voce e il proprio corpo si possono esprimere liberamente, con la fantasia e l'istinto che egli possiede, senza sottostare a obblighi che durante la giornata la società civile giustamente impone per permettere al bambino di poter crescere e partecipare delle cose comuni.

Mi spiego meglio. Alle 7 del mattino un bimbo si sveglia, col ritmo dettato dai genitori, in base ai loro bisogni e necessità, inizia a lavarsi o essere lavato, vestirsi o essere vestito, a mangiare o essere imboccato, a prendere lo zaino e andare all'asilo o scuola o esserci portato.

 

A scuola inizierà una mattinata fatta di silenzio, file, attesa, perché la povera maestra deve lavorare con 20 o 25 bambini a cui deve insegnare come stare tra i banchi e lavagne come usare gomme, matite, pennarelli e penne, come parlare, come comportarsi in mezzo ad altri bimbi. Poi si ritorna a casa con i genitori che insegnano come mangiare, come stare a tavola, come muoversi in casa ecc.. ecc… ecc…ecc…

Il bambino da quando apre gli occhi a quando la mamma gli rimbocca le coperte prima di addormentarsi viene seguito e incanalato in quella complessa ed efficace rete di obblighi, convenzioni e modi di agire che gli permetteranno

di essere ragazzo e un giorno adulto.

Un bimbo nella sua fase neonatale è completamente avvolto dalle cure e dagli affetti dei genitori e tutto viene fatto nel rispetto del ritmo del bimbo. Poi il bambino cresce, inizia a parlare e ad ascoltare le parole, e a capirle. Da quel momento il bimbo deve iniziare ad ascoltare quello che gli viene detto e a seguire il ritmo della società. (la quantità di obbedienza o disobbedienza dipenderà dalla personalità dei genitori e del bambino).

 

In questa trama di obblighi e regole da dover seguire c'è il gioco che il bimbo infila ovunque! Nel modo in cui parla o emette suoni, nel modo in cui mangia, cammina, corre, disegna, si veste.

Quindi il bambino non gioca solo quando "fa un gioco" che può essere come detto prima nascondino, lupomangiafrutta, l'uomo nero ecc..

Egli gioca di continuo nel suo modo continuo di scoprirsi nelle cose di tutti i giorni che gli vengono fatte fare dagli adulti.

Gioca con le mani, con i piedi, con la bocca da solo o in compagnia.

In questo suo modo di rendere unico e originale il suo modo di fare e vivere le cose egli struttura la stima che ha di sè, rendendo piacevolmente efficace quello che fa. Qua sta il tutto.  Per l'adulto spesso quello che è efficace è allora piacevole, per il bambino invece è spesso la cosa più piacevole quella più efficace. Sì perché per l'adulto la cosa piacevole è vincere, guadagnare, possedere e quindi tutto è in funzione del risultato.

Se un comportamento di vita o di gioco non porta a uno svolgimento efficace in tal senso per l'adulto il tutto non ha senso.

 

“Per l’adulto spesso quello che è efficace è allora piacevole, per il bambino invece è spesso la cosa più piacevole quella più efficace.”

 

Per il bambino l'efficacia è trovare invece piacere in quello che si sta facendo, prima del risultato.

La vittoria o la sconfitta contano poco se si partecipa poco a quello che sta succedendo, se non si è protagonisti, se non si ha il piacere olfattivo, uditivo, tattile e se non c'è spazio e tempo per condividere i propri stati d'animo con amici e compagni.

Penso spesso in questo senso agli allenamenti dei bambini "selezionati".

 

Il più delle volte si intende loro come dei piccoli giocatori da costruire e quindi da trattare da adulti nani.

I loro allenamenti sono aderenti e rispettosi per quello che concerne la tecnica e la tattica all'età di sviluppo in cui si trovano. Per esempio nella categoria Pulcini vediamo gli allenatori lavorare in modo impeccabile su conduzione, finta e dribbling a livello tecnico e su 1 c 1 e 2 c 1 a livello tattico, com'è giusto che sia in queste fasce d'età.

Ma in questo allenamento al gioco del calcio .. quanto spazio si dà al gioco.

Il nostro allenamento si avvicina più al gioco o più alle regole del vivere da adulti al quale il bambino viene educato da quando apre gli occhi a quando la madre gli rimbocca le coperte prima di addormentarsi come detto prima. Le domande che ci poniamo sono: quanto gioco c'è in quello che propongo (partecipazione attiva, attivazione senso-percettiva, stimolazione capacità attentive, file corte, molti contatti con la palla, gol, punti in palio, premi) e quanta libertà di giocare permetto ai bambini nel gioco che propongo?( spazio e tempo per condividere i propri stati d'animo con amici e compagni, vocalità, parola, originalità, fantasia, urla, entusiasmo).

La maestria di mediare queste due componenti dell'allenamento viene con la coscienza dell'esistenza di esse e con l'esperienza.

La giocosità della nostra proposta dipende dalla nostra competenza. La giocosità che permettiamo che abbiano i nostri bimbi nella proposta che mettiamo in campo dipende dal nostro carattere e stato d'animo.

Quindi possiamo avere una proposta che sulla carta è poco ludica ma che dai bimbi viene vissuta in modo molto giocoso, con il mister che dà libertà d'espressione. Al contrario possiamo avere un'attività che sulla carta è molto divertente, ludica ed educativa ma che viene gestita e interpretata in modo molto autoritario e rigido dal mister, rendendola in campo come fosse una verifica di geometria.

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Claudio BIANCHERA: Preparatore Atletico, esperto di Educazione al Gioco

 


Data inserimento  nel sito: 11/04/2017

 

 

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