Ritengo
che la caratteristica
principale
dell'allenatore di
settore giovanile, ma
non solo, sia la
capacità di rimanere sé
stesso nelle svariate
situazioni in cui, per
ruolo, viene a trovarsi.
Rimanere sé stessi è un
continuo processo di
crescita personale che
riveste molteplici
aspetti.
Competenze tecniche e
capacità relazionali
sono il bagaglio che
continuamente dobbiamo
“fare e disfare” per
diventare “padroni” del
processo didattico.
Processo che mi sento
definire di condivisione
interattiva.
Nell'allenamento noi
siamo aiutanti, guide di
un percorso in cui sia
l'allenatore che
l'allievo esprimono
necessità, bisogni e
intenti.
L'allenatore in questa
condivisione ha il
privilegio della
conoscenza di certi
processi e esercitazioni
che risultano
appropriate solo nella
misura in cui l'allievo
gradisce eseguire. In
questo convegno
l'intento è di
approfondire quegli
aspetti che, nello
svolgere questo delicato
ruolo, risultano essere
determinanti al fine di
diventare maggiormente
consapevoli del processo
didattico. <<Si tratta,
insomma, di aggiungere
al bagaglio
dell'esperienza
personale nuove
consapevolezze..>> F.
Accame
In che modo acquisire
maggiore consapevolezza
di sé stessi nella
relazione di
allenamento? Quali sono
i principi di cui essere
consapevoli quando
guidiamo bambini
preadolescenti? Quali
elementi hanno la
priorità nella seduta di
allenamento? Il mio
intervento vuole provare
a rispondere a queste
domande o perlomeno
suscitare interesse,
curiosità, dubbi da
reinvestire
nell'edificazione di un
progetto di lavoro che
vada verso lo sviluppo
di nuove linee
risolutive. Ma prima di
entrare nello specifico
dell'aspetto relazionale
vorrei sottolineare le
indicazioni che
provengono da una certa
letteratura sportiva a
proposito di
identificazione e
promozione del talento.
Ricerche recenti a
proposito dicono che le
performance d'eccezione,
solo in poche eccezioni,
sono geneticamente
stabilite. Negli anni 70
si asseriva a riguardo
che oltre il 90% della
resistenza aerobica (VO2
Max) era innato.
Attualmente si pensa che
solo il 50% della
resistenza aerobica sia
geneticamente
determinata. Per tutte
le altre capacità
fisiche l'incertezza
riguardo la percentuale
delle capacità di
prestazione determinata
geneticamente è molto
maggiore. Nel caso dei
giochi sportivi inoltre
alcuni studiosi hanno
adotto solide prove sul
fatto che la prestazione
nei giochi sportivi è
determinata in primo
luogo dalla capacità di
elaborazione delle
informazioni. Sulla base
di tali considerazioni
si può concludere che
appare evidente come,
per un talento negli
sport mono-strutturati,
ovvero che dipendono da
poche componenti
fisiologiche principali,
in qualche caso solo da
una, l'ereditarietà può
svolgere un ruolo
importante quanto
l'educazione. In tutti
gli altri sport,
specialmente nei giochi
sportivi come il calcio,
la pratica finalizzata
resta il fattore
predominante. Stando
così le cose ancora più
importante diventa nel
nostro settore specifico
l'evitare la
discriminazione parziale
dovuta all'età prodotta
dalle diverse date di
nascita dei bambini.
Oltre il 50 % dei membri
della English Football
Association National
School sono nati nei
primi tre mesi
successivi alla data di
selezione. Dati simili
vennero riportati allo
scorso convegno dal
Prof. Corazza del
Bologna fc 1909. Credo
sia di fondamentale
importanza rivedere i
criteri con cui
selezionare le rose
giovanili a livello
dilettantistico e
professionistico e
orientare il lavoro
verso nuove linee guida
e principi comuni. La
ricerca pone l'accento
sull'importanza di
prolungati processi di
esercitazione nella
costruzione dell'atleta
esperto, anche se ancora
poco si conosce su quali
siano le condizioni più
efficaci di tali
esercitazioni. Nel
realizzare un coaching
efficace in gruppi come
le squadre sportive,
sembrano essere sempre
più importanti aspetti
quali le emozioni, le
motivazioni,
l'autoefficacia e
l'expertise. Le righe
che seguono vogliono
andare in questa
direzione
[
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]
Data inserimento nel sito: 14 aprile 2015 |
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