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---------------------------------------------- Il dribbling, cioè “l’arte di saltare l’avversario”, è da considerare l’essenza del gioco del calcio che suscita l’entusiasmo del pubblico, conferisce spettacolarità al gioco e coinvolge emotivamente ciascun giocatore per il gusto della sfida e del duello con il proprio avversario. Generalmente è associato a una finta (movimento d’inganno) che ha lo scopo di nascondere le proprie intenzioni sbilanciando il difensore, costringendolo a muoversi in una certa direzione, per poi batterlo andando nell’altra (movimento intenzionale). Per superare “l’ostacolo” rappresentato dall’avversario, i giovani giocatori vanno esercitati in allenamento per migliorare il dribbling, inteso come la capacità di superare/ saltare” il difensore, palla al piede, mantenendone il perfetto controllo. La scelta di utilizzare questa condotta motoria specifica dipende dal possesso, da parte del giocatore, dei seguenti prerequisiti: TECNICO COORDINATIVI: - sapere dominare la palla; - sapere scegliere il tempo; - possedere equilibrio; - sapere correre cambiando direzione con e senza palla; CONDIZIONALI: - sapere cambiare velocità; - sapere accelerare/ decelerare rapidamente; TATTICI: - sapere leggere e capire l’atteggiamento posturale del proprio avversario; - sapere leggere la posizione, il numero dei difensori e dei compagni e il loro schieramento nello spazio (per esempio: assenza di compagni in appoggio smarcati; scarsa copertura difensiva oppure spazi ampi alle loro spalle); - sapere scegliere rapidamente i gesti più efficaci da eseguire. PSICOLOGICI: - avere fiducia nei propri mezzi; - possedere determinazione e coraggio nel voler affrontare direttamente l’avversario; - sapere prendere iniziativa
In zona D (difensiva) il criterio è la prudenza, la percentuale di riusicita e del 90% e l’obiettivo
consiste nel liberarsi dalla pressione di un attaccante.
In zona C (centrocampo) il criterio è il rischio controllato, la percentuale di riuscita e del 75% e
l’obiettivo consiste nel guadagnare spazio favorevole per realizzare passaggi di qualità.
In zona A (attacco) il criterio è il rischio, la percentuale di riuscita è del 50% e l’obiettivo è quello
di finalizzare l’azione con l’assist o il tiro in porta.
Queste percentuali sono del tutto indicative e possono essere modificate a secondo delle fasce d’età,
dell’importanza che si assegna al dribbling per la formazione del calciatore o dell’importanza che si
dà al risultato della partita.
Nella Tab.2 è sintetizzato un possibile percorso formativo per fasce d’età finalizzato
all’insegnamento del dribbling.
Finta e
dribbling
CHI
DOVE
COME
QUANDO
PERCHE'
Giocatore
Spazio
Modalità
Tempo
Finalità
·
Difensori
·
Centro -
campisti
·
Attaccanti
· In ogni zona
del campo,
considerando
criteri, finalità e
% di riuscita
(spesso in
zona D)
· In ogni zona
del campo,
considerando
criteri, finalità
e % di riuscita
(spesso in
zona C)
· In ogni zona
del campo,
considerando
criteri, finalità
e % di riuscita
(spesso in
zona A)
Di forza con cambio
di velocità e direzione.
Di abilità, con finta.
Il movimento di
inganno può
consistere nella:
-
finta di calcio
- finta di spostamento
(del corpo, della palla
o di entrambi)
-
finta di passaggio
orientando il corpo in
una direzione e
successivo cambio di
fronte
-
finta orientando lo
sguardo.
Rispetto al difensore
Frontale – dorsale –
laterale.
Rispetto alla porta
Fronte – spalle -
fianco
·
Sull’errore tattico del
difensore ( che entra
in contrasto quando il
p.p. ha la palla
attaccata al piede)
·
Al timing, ovvero alla
distanza giusta
affinché il difensore
- non abbia il tempo per
recuperare il
momentaneo
sbilanciamento che la
finta gli ha provocato
(distanza eccessiva)
- non possa intercettare
la palla (distanza
esigua)
·
Non ci sono soluzioni
di gioco migliori
·
C’è spazio alle spalle
del difensore
·
Per superare
l’avversario
·
Per creare
superiorità
numerica
·
Per conquistare
spazio e tempo per
la giocata
successiva:
passaggio (assist –
cross – lancio),
tiro in porta
Tab. 1: Le conoscenze tecnico-tattiche necessarie al giocatore per realizzare una finta e dribbling
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Cosa può fare l’allenatore per incentivare nei propri giocatori l’uso del dribbling?
· Programmare delle unità di lavoro specifiche che abbiano per obiettivo l’apprendimento del dribbling; · Dedicare quindici minuti di ogni allenamento per l’1>1 e tiro in porta; · Abbinare ad ogni gesto un nome di fantasia, che evochi il modo di eseguire il dribbling (la forbice, la locomotiva, il flipper) o il nome di un campione (dribbling di Del Piero, ecc.) · Ogni giocatore potrebbe redigere un diario personale dove annotare i dribbling imparati in allenamento e riusciti in partita; · Monitorare in partita, attraverso l’osservazione (e la registrazione), i dribbling riusciti e non riusciti dei propri giocatori; · Incentivare ad usare il dribbling durante la partita, esortandoli con frasi tipo: dribbla, provaci, ecc.; · Incoraggiare anche nel caso in cui il dribbling non sia andato a buon fine; · Istituire un premio per i migliori “dribblatori”; · Incentivarlo in allenamento in situazioni in cui si gioca a numero ridotto e in spazi ridotti; · Sollecitare anche i difensori ad usare il dribbling quando serve; · Utilizzare metodi induttivi, attraverso i quali i giocatori possono sperimentare liberamente i dribbling e possono osare giocate rischiose, senza paura del giudizio dell’allenatore; · Utilizzare metodi di insegnamento che lascino alla libera iniziativa del giocatore la decisione di utilizzare il dribbling, al fine di rendere autonomi e responsabili i giocatori
Tab. 2: Percorso formativo per l'insegnamento del dribbling
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Stefano BONACCORSO,
laureato in Scienze Motorie alla Facoltà Statale di Milano, membro del Direttivo Nazionale F.I.G.C., settore giovanile e scolastico. Responsabile dell’attività di base dell’Atalanta B.C. |