Allenare il bambino a giocare ...
educare un bambino a correre ...
insegnare al bambino dove stare ...
dire al bambino cosa deve
fare ... sono domande che ad ogni
convegno sul calcio si cerca di
rispondere.
Ricordiamoci che un bambino
cresce giocando. Gioca con la voce
urlando e facendo versi, gioca con
le parole che fanno ridere e che
sono proibite, gioca quando si
muove “zompettando”, rotolandosi,
strisciando, gioca quando mangia
masticando tenendo un ritmo, col
cibo nel piatto, col cibo in bocca,
gioca quando disegna, gioca quando
si gratta, gioca con la mimica.
Ogni bambino ha il suo modo
particolare di giocare, che è la
sintesi delle sue paure, dei suoi
divertimenti, del suo modo di
vedere le cose, che è il suo
continuo e coerente modo di
vivere.
Nel momento in cui gli proponiamo
un gioco come è in questo caso il
calcio, proponiamo a lui un
ambiente (un campo in erba con
due porte) con dei personaggi (chi
vuole rubargli la palla con la maglia
dello stesso colore della sua e chi
no) e delle regole (la palla deve
stare dentro i limiti del campo, si
possono usare solo i piedi), lui le interpreterà e le vivrà in un modo
suo particolare che sarà il suo
modo di giocare.
Il suo modo di
giocare al calcio fino a quando non
ha maggior coscienza e sviluppo
razionale, è da considerare sacro e
santo. Noi allenatori educatori
come reagiamo a questi modi di
giocare?
Il gioco è fatto di situazioni in cui i
personaggi si incontrano e
comunicano, interagiscono tra loro.
Nella stessa situazione di gioco
vedremo bambini impavidi, altri pavidissimi, qualcuno euforico,
qualcun altro silenzioso, e ancora
qualcuno sfiduciato, qualcun altro
entusiasta. Noi allenatori reagiamo
a questi modi di giocare dei
bambini diversamente.
Ci possiamo
arrabbiare se i bimbi non
ascoltano, innervosire se non fanno
subito quello che vogliamo,
rasserenare se fanno quello che
diciamo, incupire se piangono o si
offendono, rallegrare se “ci
mettono la grinta”, intristire se
“non ce la mettono”.
Immaginiamo una situazione di
gioco come tante che avvengono in
campo: un bambino entusiasta
conduce la palla, dribbla il primo
avversario (bambino entusiasta -
allenatore felice), poi un altro
(allenatore entusiasta - bambino
entusiasta), poi c'è un suo
compagno libero davanti alla porta
(allenatore ansioso - bambino
entusiasta) ma il ragazzino tenta il
dribbling ma perde la palla
(allenatore insoddisfatto – bambino
insoddisfatto ) e si mette a piangere perchè l'avversario nella scivolata
inavvertitamente gli tira un calcione
(allenatore arrabbiato - bambino
triste).
L'arrabbiatura del mister in
questo caso avviene per il pianto
del bambino che viene interpretato
dal mister come i capricci di un
bimbo viziato che non ha fatto la
cosa giusta ed in più strilla perchè
non gli è riuscita.
Anche l'allenatore quindi ha un
modo di ricevere e vivere non solo questo esempio di emozione ma
tutte quelle emozioni che i bambini
mettono in campo durante il gioco.
Noi allenatori dobbiamo renderci
conto che spesso è più utile ed
efficacie andare a lavorare su di sé
per riuscire a dirigere e vivere il
loro gioco con rispetto e
naturalezza invece che incaponirsi
su noiosi aspetti tecnici e tattici.
Mi è capitato di notare che spesso
la giusta energia messa in campo in
allenamento e in partita dai bimbi
rispecchiava una particolare
chiassosità ed entusiasmo fuori dal
campo. Spesso noi allenatori adulti,
da adulti interpretiamo il chiasso e
la festosità dei bambini come
mancanza di rispetto e di serietà
nell'approccio all'allenamento e alla
partita.
Niente di più falso.
Lasciare che i bambini esprimano
divertimento non solo tramite
l'agonismo è un fondamento
dell'educazione al gioco del calcio.
Obbligarlo a non esprimere alcune
emozioni rispetto che altre è un
bloccare il divertimento ad
apprendere. Ovviamente questo
non comporta l'anarchia del vale
tutto, l'allenatore educatore deve
gestire le emozioni dei bimbi,
assicurando la riuscita del gioco e
l'apprendimento tecnico e tattico
che deve passare dal, ripeto ancora,
divertimento e dal piacere.
Noi
allenatori educatori quante volte
siamo divertiti e compiaciuti di
quello che stiamo facendo?
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