forma: questo fa sì che molti
allenatori considerino la fase
difensiva separata dal contesto
globale del gioco della propria
squadra.
Si arriva quindi a
considerare la fase di recupero del pallone come
un momento distinto dalla fase di attacco: pertanto
la squadra non ha nessun collegamento fra le
due fasi, quella di difesa e quella di attacco.
Per molti tecnici, oggi, l’obiettivo principale
nelle partite è quello di difendere, accontentandosi
poi di dichiarare che la loro, in campo, è una
squadra ordinata.
È evidente che quando si fanno
affermazioni del genere è perché l’allenatore vede
che la propria squadra passa la partita a correre
dietro alla palla, che molto spesso viene conquistata
vicino alla propria porta, con pochi giocatori
davanti a essa: e questo chiaramente non permette
di organizzare contrattacchi che abbiano successo.
Curiosamente, di queste squadre si dice che sono
“squadre equilibrate”.
Molti allenatori oggi, si vantano con grande
convinzione di essere capaci di costruire squadre
che difendono bene, salvo non preoccuparsi se poi
la squadra perde subito la palla.
È così grande l’ossessione di “giocare con ordine”
che a volte si confonde questo concetto col
trovarsi tutti sotto la linea del pallone: ma poi nella
fase di attacco la squadra rischia di non essere
equilibrata e di trovarsi in difficoltà nello sviluppo
di una efficace fase offensiva.
Al contrario, una squadra ordinata tatticamente
è quella che ha equilibrio sia in difesa che in attacco e non solo quella che si preoccupa esclusivamente
dell’equilibrio difensivo.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a una nuova
rivoluzione nella teoria della metodologia di allenamento.
Il grande impegno di personaggi come Antón,
Paco Seirulo, Xesco Espar nell’ambito dei giochi
sportivi di squadra ha portato a nuove riflessioni
teoriche e alla nascita di un nuovo movimento di
pensiero che sta tracciando in campo metodologico
nuove frontiere che prevedono che il gioco in
sé diventi il protagonista delle nuove proposte di
procedure di addestramento giovanile.
In definitiva, un nuovo paradigma che ha come
obiettivo il miglioramento qualitativo nell’allenamento
del gioco di calcio.
Oggi abbiamo capito che il giocatore è un soggetto
tattico e che la tattica è in definitiva l’insieme
di possibilità che un giocatore ha in un momento
determinato, in un ambito di riferimenti
fondamentali che determineranno la sua decisione:
pallone, compagni, avversari, spazio di gioco e
porta, come le esperienze vissute e non, come il
talento individuale capace di generare risposte che
neanche l’allenatore aveva immaginato.
Tutti sappiamo che in un campo di gioco di
qualunque sport ci troveremo davanti a tre tipi
di individui: quelli che non sanno nulla di quel
che succede, quelli che reagiscono davanti agli stimoli di situazioni diverse di gioco e quelli che
sono capaci di far evolvere una situazione verso
il successo.
Ma l’aspetto determinante che troviamo nel campo
teorico della tattica è sapere che nel calcio non esistono
fasi separate e che l’attacco e la difesa sono la
stessa cosa.
Il vero equilibrio, in una squadra di calcio, si
basa sul fatto che i giocatori, in funzione delle loro
possibilità d’intervenire attivamente nel gioco,
riequilibrano e cambiano la posizione sul terreno,
per compensare la squadra nelle situazioni negative
di transizione del gioco stesso.
Oggi, nel calcio le partite si vincono o si perdono
nelle situazioni dove si conquista o si perde
il pallone.
D’altro lato, è necessario riflettere sull’ossessione
dei tecnici, convinti che sia importante
solo la ripetizione degli schemi che in passato
hanno permesso alle loro squadre di ottenere dei
successi.
Allora i giocatori, attraverso i loro comportamenti
in campo, saranno apprezzati per le loro capacità
di essere razionali o estrosi nelle varie situazioni
di gioco che si sviluppano nella zona del pallone, oppure quando non si trovano in situazione
d’intervento diretto sulla palla, ma sono chiamati
a eseguire i giusti movimenti di posizionamento
che permettono alla squadra di avere sempre un
buon equilibrio tattico.
Si elimina così la visione stereotipata del calcio
che ci porta a collocare i giocatori in un contesto
che tende a riprodurre movimenti “tattici” automatici,
che non tengono conto delle loro differenti
qualità cognitive.
Le caratteristiche dei giochi
sportivi di squadra
“Il
calcio è un gioco di squadra che
richiede il massimo livello di
capacità di comunicazione e
collaborazione.
Il giocatore deve acquisire la
coscienza di sviluppare il senso del
gioco collettivo, la solidarietà,
l’aiuto reciproco e deve subordinare
gli interessi personali a quelli del
gruppo. L’individuo è formato per la
squadra”. (José Maria Sanz Sánchez).
• sono giochi nei quali hanno grande
importanza la tattica e la
continuità nell’interpretare e
risolvere le situazioni di gioco.
• dipende dalle esperienze acquisite e dalle conoscenze
che il singolo ha dentro di sé il modo in
cui i giocatori mettono in atto la loro attitudine
tecnico-strategica.
• l’organizzazione tattica cognitiva è fondamentale.
• i giocatori collaborano fra di loro, con l’obiettivo
comune di battere gli avversari.
• i giocatori devono imparare ad adattarsi e riadattarsi
di continuo alle nuove situazioni create dallo
sviluppo del gioco: contemporaneamente devono
essere capaci di elaborare e produrre nuove
risposte alla costante variabilità delle situazioni e
alla grande incertezza spaziale, che fa sì che due
situazioni non siano mai uguali tra di loro.
• il gioco in sé non è mai lineare: è quindi impossibile
prevedere in anticipo uno sviluppo preordinato
e stabilito, ogni situazione di gioco ha
sempre diverse soluzioni.
• le capacità di percepire e decidere sono le più
importanti all’interno del ciclo dell’atto tattico.
• “sono sport situazionali, poiché l’atteggiamento
dei giocatori è strettamente collegato con la loro
capacità di dare risposte adeguate ed efficaci alle
costanti e diverse modificazioni che si creano nel
contesto del gioco”. (Bruno del Castello e Morcillo
Losa, 2004).
Quale metodologia per il gioco del calcio?
Considerando che la missione dei tecnici è sviluppare
un modello di allenamento che abbia
l’obiettivo di ricostruire le tematiche della partita,
cercando di conferire ai giocatori una formazione
adeguata, e di far sì che le sedute consentano di
raggiungere ottimi livelli di prestazione, rivolta soprattutto
allo sviluppo della dimensione cognitiva,
ponendo in secondo piano lo sviluppo della dimensione
fisica, diventa fondamentale, dopo aver
analizzato le caratteristiche del gioco, evidenziare
gli obiettivi generali dell’allenamento che si desidera
raggiungere in ogni seduta
e che devono guidare la nostra
proposta pratica, nel
modo che segue:
a. ridurre progressivamente
le incertezze e le insicurezze
provocate dal
gioco. (Cano Moreno e
Morcillo Loca);
b. ottimizzare il rendimento,
nella prospettiva del
giocatore, significa ottimizzare
tutte le sue capacità
in relazione alle
esigenze di ogni attività
(Seirulo Vargas);
c. ottenere il massimo rendimento
individuale e
collettivo;
d. inculcare cultura tattica.“La mia grande missione
come allenatore è creare cultura tattica.
Insegnare al giocatore a interpretare le situazioni,
dandogli più informazioni possibili e
motivandolo a capire bene i principi del gioco.
A
lla fine in campo decide il giocatore e
non l’allenatore”. (J.M. Lillo);
e. far sì che le esercitazioni proposte in allenamento
siano adatte a raggiungere obiettivi
specifici e vengano assimilate dai giocatori;
f. “Il migliore allenamento è quello che riesce a
riprodurre fedelmente una situazione nella
quale il giocatore riesce a ottimizzare certi
meccanismi, da lui accettati e riconosciuti importanti
per aiutarlo a risolvere quella situazione
proposta” (Seirulo Vargas).
Il conseguimento di questi obiettivi dipenderà
dall’impiego sul campo di una specifica metodologia
sostenuta dai principi del nostro gioco, che
anteponga gli obiettivi tecnico-tattici a quelli fisici.
Si possono elaborare esercitazioni globali e integrali.
Qui desidero presentare il metodo in cui
credo, definito strutturale.
La cultura tattica
Gli allenatori debbono impostare il loro lavoro
sull’obiettivo d’insegnare ai propri giocatori a interpretare,
sentire e leggere
le situazioni di gioco.
Il processo comincia dalla
base, allorché i tecnici dovrebbero
offrire un’ampia
gamma di conoscenze tattiche
che permettano ai giocatori
di potere scegliere sempre
la migliore soluzione.
Il giocatore deve conoscere
il perché di ogni cosa ed è per
questo che deve conoscere il
gioco.
Conoscere il gioco significa
porsi sempre queste domande:
perché? per quale motivo?
come? quando? dove? a
chi o con chi?
Allora nei contenuti
quotidiani di allenamento,
se vogliamo aumentare il suo grado d’efficacia
nella competizione, dovremo inserire proposte rivolte
a fortificare i meccanismi decisionali tecnicocognitivi,
come ci insegna Manuel Conde.
Le attività nell’insegnamento del calcio
Quali caratteristiche debbono avere dunque le
attività di allenamento?
a. devono essere di difficoltà crescente, dal facile
al difficile;
b. devono stimolare a prendere decisioni: evitare
di ripetere di continuo quello che i giocatori
debbono fare e quello che non dovrebbero fare;
c. devono offrire ai giocatori orientamenti e riferimenti,
affinché conseguano da soli gli obiettivi dell’allenamento, evitando di dare loro soluzioni
precostituite;
d. non dobbiamo insegnare loro a eseguire esercizi
a memoria, bensì dobbiamo fare in modo
che imparino a giocare a calcio.
e. devono tenere sempre in conto la logica del
gioco, e quindi prevedere sempre l’uso di porte
che abituino il giocatore al gioco di difesa e
di attacco;
f. non si devono scomporre le fasi del gioco. Perché
proponiamo attività in cui alcuni giocatori
attaccano, mentre gli altri, una volta recuperata
la palla, concludono il loro esercizio?
g. i principi tattici sviluppati devono essere strettamente
collegati alla filosofia di gioco;
h. l’allenamento in spazi ridotti è necessario, ma
dobbiamo sempre considerare che per ovvi
motivi, sia a priori che a posteriori, ha il limite
di non stimolare il giocatore al gioco reale.
Sappiamo comunque che, nelle fasi iniziali, il
gioco in spazi ridotti mette il ragazzo in condizione
d’essere sempre al centro dell’azione, col
problema della perdita e della riconquista della
palla.
Questo aspetto, evidenziato in precedenza,
è comunque molto importante, perché sono
le situazioni in cui si decidono le partite;
i. le capacità condizionali debbono
essere allenate sfruttando le
condizioni di variabilità che
abbiamo nelle diverse situazioni di
gioco
...
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