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Data inserimento e aggiornamento nel sito:
30/12/2012
- 15/02/2018 |
Parlare di calcio, nel nostro paese è cosa alquanto difficile, in quanto tutta la
popolazione italiana maschile ed oggi, anche femminile, discute analizza,
critica, contesta e si trasforma, allorquando l’argomento tratta di diagonali,
raddoppi, tagli etc. , etc.
Si parla di investimenti, di costi, di attese e speranze
e tutti, compreso chi scrive, alle volte ,dimenticano la natura e l’essenza di ciò
che rende questo sport il più bello del mondo: “ la semplicità di una palla che
rotola”. Tutto questo grande show si è trasferito, negli ultimi anni, anche
nell’ambito del settore giovanile e,
quindi, delle scuole calcio,
con
conseguenze evidenti
in
termini di tensioni
e
stress,
che si riversano, soprattutto, sui
ragazzi.
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Tutto è
diventato più complesso e difficile ed il povero istruttore – educatore deve fare
i conti con molteplici varianti che di seguito elenchiamo e cerchiamo di
analizzare per punti :
- Istruttore-Educatore e Scuole Calcio
- Istruttore-Educatore e Ragazzi
- Istruttore-Educatore e Genitori
- Istruttore-Educatore e se stesso
Istruttore - Educatore e Scuole Calcio
Trenta anni fa la strada e le Parrocchie erano lo scenario principale delle
avventure calcistiche di molti ragazzi.
Si combatteva quotidianamente con i compiti da fare e i secchi d’acqua della
signora del primo piano che, in mancanza di spogliatoi, provvedeva, anzi
tempo, a farti fare la doccia.
Alle volte, anche gli zaini scolastici, utilizzati come
porte improvvisate per strada, finivano tra le mani di qualche solerte vigile
urbano che, in assenza di traffico, si dedicava alla raccolta di testi, forse, nel
tentativo di migliorare la propria cultura di base.
Per i più fortunati c’era il
campetto di Fra’ Valerio, accompagnato dalla veste bianca da chierichetto della
Domenica e dei giorni di festa.
Strada, quindi, e oratorio, partite interminabili, dove quelle che oggi si
chiamano situazioni di gioco, si proponevano di continuo con variabili
innumerevoli ed impreviste.
Non a caso le generazioni di campioni, dai Mazzola ai Baggio, nascono e
provengono da questo scenario.
La scomparsa della strada e il declino dell’Oratorio hanno visto la nascita delle
Scuole Calcio, fatto di per se positivo ma che, nel tempo, ha evidenziato aspetti
negativi mutuati dalla nostra realtà calcistica.
Scuole calcio, istruttori – educatori e genitori, volendo fare una similitudine il
risultato sarebbe il seguente:
Scuole Calcio = Club
Istruttori – Educatori = Mister
Genitori = Tifosi
Tale similitudine racchiude, nel bene e nel male, tutte le contraddizioni di un
sistema consolidato ma sempre più esasperato e privo di regole, codificate, ma
il più delle volte disattese e inosservate, in una logica che obbedisce alla
dinamica contorta e contraddittoria del risultato associato al profitto
economico.
Scuole Calcio, quindi, che si configurano, quasi, come dei Club professionistici
in miniatura, dove tutte le componenti chi più, chi meno, si adeguano e si
conformano a tale realtà.
Istruttori che si sentono Mister e non tanto educatori, genitori che si
trasformano in supporter sfegatati, società sempre più aziende, cui manca solo
la quotazione in borsa.
Un cocktail dalle proporzioni alcoliche da far girare la testa, produttivo di effetti
che nulla hanno a che veder con lo spirito dell’ avvicinarsi allo Sport.
Istruttore - Educatore e ragazzi
Il confronto adulto – ragazzo è, allo stato attuale, il nodo fondamentale per
capire la strada da percorrere in quanto quest’ultima, sia essa tortuosa o
pianeggiante, deve essere affrontata in due.
Oggi è importantissimo che l’adulto, impegnato in questa passione – attività si
senta, non un precettore d’altri tempi, ma un autorevole e non autoritario
maestro.
La sua figura deve trasmettere fiducia ed entusiasmo, stimoli e input, il tutto
accompagnato da una ricerca continua di dare sempre di più nell’interesse dei
propri interlocutori, attori protagonisti e non semplici comparse.
Si può parlare e discutere di metodologia induttiva o deduttiva, di vantaggi e
svantaggi, ma la persona, l’adulto che si confronta con i ragazzi, dovrebbe,
prima di tutto, essere una sorta di padre per capire la diversa psicologia dei
propri figli e adeguare il proprio atteggiamento a seconda delle caratteristiche
caratteriali di ognuno di loro.
Attenzione, quindi, alla componente psicologica,
fondamentale per riuscire a svolgere al meglio il proprio compito.
Nel mondo del calcio giovanile tale componente viene, spesso, trascurata,
all’autorevolezza si preferisce l’autorità, con il risultato di raggiungere
velocemente la cima della salita senza, però, aver lasciato nei nostri ragazzi
alcun segno che non sia quello di saper calciare etc, etc, il tutto a scapito della
conoscenza di sé, della crescita dell’autostima, della coscienza di gruppo.
Istruttore - Educatore e genitori
La figura del genitore oggi è fondamentalmente diversa da quella del passato,
anni fa la presenza dei genitori era lontana dalle attività sportive dei propri figli,
tutto veniva vissuto con distacco e si privilegiava dare attenzione ad altre
componenti del vivere quotidiano, in primis lo studio.
Oggi la scena si è
modificata ed ha visto una partecipazione costante ed attiva dei genitori alle
pratiche sportive dei propri figli che, spesso, vengono vissute in prima persona,
in una sorta di transfert in cui l’adulto si sostituisce al bambino – ragazzo.
E’
l’adulto-bambino a soffrire per una mancata o ridotta partecipazione ad una
partita, per una sconfitta o un presunto dolo nell’arbitraggio di una gara.
Ha,
spesso, una visione distorta della realtà, nel suo momento di transfert vive i
suoi sogni e condiziona il presente del proprio ragazzo che ne acquisisce logiche
di pensiero che, di norma, non gli appartengono.
L’istruttore deve quindi relazionarsi non più solo con il ragazzo ma, spesso,
anche con l’adulto - bambino che molte volte vanifica in una sorta di egoismo
affettivo il lavoro di aggregazione e socializzazione, insito nelle dinamiche degli
sport di squadra, compiuto dall’Istruttore – educatore.
Istruttore - Educatore e se stesso
“ Il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza” (Jean Louis Borges)
Dubitare del nostro operato è fondamentale per crescere e far crescere
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