A loro volta, questi nodi contengono
numerose vescicole contenenti sostanze chimiche, i neurotrasmettitori, che vengono
adoperati per la comunicazione tra un neurone e l’altro.
Un impulso nervoso è il segnala che passa da un neurone a quello successivo fino al
raggiungere l’organo bersaglio, per esempio un gruppo di fibre muscolari, oppure
tornare al sistema nervoso centrale.
Il neurone possiede un’alta concentrazione di ioni potassio al suo interno e una
elevata concentrazione di ioni sodio al suo esterno.
Lo squilibrio nel numero degli ioni
all’interno e all’esterno della cellula determina il potenziale membrana rio di riposo.
In
secondo luogo, il neurone possiede la cosiddetta pompa sodio-potassio, un enzima,
che trasporta attivamente gli ioni di potassio e sodio per mantenere lo squilibrio tra i
due lati della membrana.
La velocità di trasmissione dell’impulso nervoso è determinato dalla dimensione del
neurone.
Neuroni con diametro maggiore conducono l’impulso nervoso più
velocemente rispetto ai neuroni con un diametro inferiore, perché i neuroni più grandi
presentano minore resistenza al flusso di corrente locale.
LA SINAPSI
Una volta avviato il potenziale di azione, l’impulso nervoso viene trasmesso per tutta
la lunghezza dell’assone, fino a raggiungere le terminazioni nervose.
I neuroni
comunicano tra loro attraverso le sinapsi, sito di trasmissione dell’impulso da un
neurone all’altro.
Una sinapsi tra due neuroni comprende:
- le terminazioni nervose del neurone che trasporta l’impulso
- i recettori posti sul secondo neurone
- lo spazio esistente tra queste strutture.
Un impulso nervoso può essere trasmesso attraverso una sinapsi in una sola
direzione: dalle terminazioni nervose del neurone presinaptico ai recettori postsinaptici
del neurone postsinaptico, situati generalmente sui dentriti.
Quando l’impulso raggiunge le terminazioni presinaptiche, le vescicole presinaptiche
rispondono liberando le loro sostanze chimiche nella fessura sinaptica.
Questi neurotrasmettitori, diffondono attraverso la fessura sinaptica verso i recettori
postsinaptici del neurone.
I neurotrasmettitori più importanti per la regolazione dell’esercizio fisico sono
l’acetilcolina e la noradrenalina.
L’APPARATO MOTORIO
Il SNC trasmette informazioni alle varie parti del corpo attraverso l’apparato motorio,
del sistema nervoso periferico.
Un intricata rete di neuroni parte dall’encefalo e dal
midollo spinale, diretta in ogni parte del corpo, per fornire istruzioni dettagliate ai
muscoli.
Il sistema nervoso autonomo, controlla le funzioni interne involontarie dell’organismo.
Alcune di queste funzioni assumono una particolare importanza per lo sport e per
l’attività fisica, in particolare, la frequenza cardiaca, la circolazione sanguigna e la
respirazione.
Il sistema nervoso autonomo si distingue in due importanti aree: il sistema nervoso
simpatico e il sistema nervoso parasimpatico.
Il sistema nervoso simpatico prepara l’organismo ad affrontare le difficoltà.
Quando
siamo eccitati per qualche motivo, il sistema nervoso simpatico produce una massiccia
scarica che attraversa tutto il corpo, predisponendolo all’azione.
Gli effetti degli stimoli simpatici, importanti per l’atleta sono:
- aumento della FC
- dilatazione dei vasi delle coronarie, che incrementa il flusso sanguigno verso il
muscolo cardiaco per soddisfare il maggior fabbisogno
- vasodilatazione periferica, che consente un maggior flusso sanguigno verso i
muscoli scheletrici in attività
- aumento dell’attività mentale, che permette una migliore percezione degli
stimoli sensoriali e una maggiore concentrazione sulla prestazione
- rilascio di glucosio nel sangue, da parte del fegato come fonte energetica
Queste modificazioni fondamentali nelle funzioni corporee consentono di rendere più
agevole la risposta motoria.
Il sistema nervoso parasimpatico è il sistema cui è affidato la gestione dell’organismo;
svolge un ruolo importante nell’esecuzione di processi qual
La Coordinazione.
"Partiamo dalle catene muscolari"
Per tutti noi preparatori atletici, l’obiettivo è quello di realizzare il migliore sviluppo
della coordinazione intramuscolare ed intermuscolare, al fine di comprendere quali
strumenti di muscolazione siano più convenienti da utilizzare per usufruire dei
vantaggi che derivano dall’attività con i sovraccarichi, è necessario soffermarci ed
analizzare come si sviluppa la meccanica muscolare durante l’azione di corsa.
La corsa si attua alternando, per ogni arto, un’azione di volo e una di appoggio-spinta.
La prima si concretizza attraverso una catena cinetica aperta (con il piede sollevato
dal suolo), la seconda si concretizza con una catena cinetica chiusa (con il piede a
contatto con il terreno).
Nella catena cinetica aperta, i punti d’inserzione muscolare si avvicinano, sui vari
segmenti dell’arto in volo.
Per questo ultimo pensiero vi illustrerò solo l’azione di determinati muscoli che
giustificano questa mia argomentazione.
AZIONE DEI MUSCOLI ISCHIOCRURALI
Estendono: la coscia sul bacino e l’articolazione coxo-femorale ruota in senso orario
Flettono: la gamba sul femore e l’articolazione del ginocchio ruota in senso orario
AZIONE DEL MUSCOLO TRICIPITE SURALE
Flette: la gamba sulla coscia; l’articolazione del ginocchio ruota in senso orario
Flette: il piede plantarmente; la caviglia ruota in senso orario.
AZIONE DEL MUSCOLO RETTO
FEMORALE
Flette: la coscia sul
bacino; l’articolazione coxo-femorale ruota in senso antiorario
Estende: la gamba sulla coscia; l’articolazione del ginocchio ruota in senso antiorario.
Appena il piede dell’arto arretrato lascia il terreno, terminata la fase di spinta, i
muscoli posteriori della coscia flettono il ginocchio mentre il quadricipite viene stirato
in maniera passiva.
Allo stesso modo, qualche attimo prima dell’appoggio a terra del
piede avanzato, il retto femorale flette il femore sul bacino ed estende il ginocchio,
determinando uno stiramento passivo dei muscoli posteriori della coscia.
Questo fenomeno, come precedentemente trattato e specificato negli anni passati,
nelle varie metodologie di allenamento, in cui alla tensione di un muscolo si associa il
rilassamento dell’antagonista, è indicato come: avvicendamento concorrente.
Al termine quindi dell’azione di volo, la coordinazione intermuscolare fra quadricipite e
bicipite femorale gioca un ruolo determinante nella causa di eventuali infortuni ai
muscoli posteriori della coscia.
Se al momento del contatto al suolo dell’arto anteriore
il bacino è arretrato rispetto alla verticale del punto di appoggio, il muscolo retto
femorale tarda a cedere per permettere il piegamento del ginocchio e ammortizzare
l’impatto con il terreno.
Di conseguenza il bacino rimane in antiversione e lo
stiramento eccessivo, con la contemporanea tensione in regime eccentrico del bicipite
femorale, può determinare il rischio di una lesione.
Appare ovvio, che un,azione efficace dei muscoli biarticolari in fase di volo (catena
cinetica aperta) comporta una coordinazione intermuscolare perfetta.
A tale scopo conosciamo o prontamente introduciamo nei parametri di allenamento,
esercitazioni più proficue per velocizzare movimenti dell’arto in volo, quali ad
esempio:
- skip bassi
- varie andatura quali calciata dietro o corsa balzata con susseguente flessioni o
estensioni dell’arto anteriore.
- vari tipi di balzi.
Personalmente introduco quasi spesso nei miei lavori durante il microciclo di
allenamento, a scopo preventivo ma anche di messa in moto.
Nel calcio spesso queste
sollecitazioni devono essere ricorrenti, guidano e mettono in atto quello che è l’azione
sintetica che “riunisce” in senso coordinativo l’azione a ginocchia alte con la corsa
calciata dietro ad esempio.
Nella catena cinetica chiusa, l’attività neuromotoria cambia completamente cambia
completamente, come sostenevano i precedenti studi e test scientifici effettuati nel
passato. Dal punto di vista coordinativo i muscoli retto-femorale, bicipite femorale e
semimembranoso, si comportano in modo anomalo.
Nella fase di appoggio infatti i muscoli posteriori della coscia non agiscono da
antagonisti al quadricipite, come nella fase di volo in cui uno si contrae e l’altro si decontrae, ma da sinergici, concorrendo, contraendosi attivamente, all’estensione del
ginocchio. Nella fase di spinta il fenomeno di cui parliamo si accentua.
La contrazione contemporanea del quadricipite, dei muscoli ischiocrurali e del tricipite
surale, determina l’antiversione del bacino (che ruota in senso orario), l’estensione
del ginocchio (che ruota in senso antiorario) e la flessione plantare del piede, la cui
caviglia ruota in senso orario.
Tale fenomeno venne indicato come: avvicendamento
controcorrente.
La Coordinazione.
"I cambi di direzione ne migliorano la
comprensione"
A volte basta guardare una
partita, un'azione o anche
un gol. Utilizzare un
foto-frame, un'acuta
attenzione a come tutto
avviene, e a volte sentiamo
noi stessi su una
descrizione di un gol, come
avviene la scena:
- accorcia il passo
- ottimo cambio di direzione
- torsione del tronco e
cambio passo
- a tu per tu col portiere
piccoli passi e gol !
"Insomma tutti elementi che se analizzati per bene vanno a ritrovarsi tutto allo stesso punto, gli appoggi, il giusto equilibrio, in gergo, mettersi bene col corpo, e non solo quando
si deve calciare in porta, ma anche in un'azione difensiva, in un contrasto.
Nella Match Analisys che effettuo ogni settimana, grazie all'aiuto della telecamera e dei software, sono andato ad
analizzare i cambi di direzioni effettuati in una partita dai miei allievi. in media ? 1100 c.d.d. in una partita, di 84 minuti di media
in partita"
Ma quanto è importante la coordinazione in questo frangente?
E' possibile allenarlo solo a secco o con palla?
Se avete ancor più domande da fare, ancora meglio, ma io cerco sempre di prevenire,
soprattutto in questo caso, sopratutto per lo svariato "mondo" di terreni di gioco che
nel settore giovanile vai ad incontrare.
Il cambio di direzione è un aspetto che reputo strettamente importante, poichè
l'utilizzazione ottimale dello spazio e del tempo può fare acquisire un vantaggio
decisivo sia al difensore, in un momento abbastanza critico della partita e si
all'attaccante, per sfruttare a proprio favore un'indecisione del reparto difensivo
avversario.
Le esercitazioni sono svariate e comprendono sia un lavoro a secco che con palla, e il
tutto è considerato un'attività funzionale, poichè, nel medesimo istante, sono coinvolte
sia la tensione muscolare più utile a sviluppare un alto rendimento nel gesto tecnico
specifico, sia la resistenza necessaria a richiamarlo ogni qualvolta che le esigenze
ambientali lo richiedono.
Ovviamente un preparatore fisico, o un allenatore, con un pò
di occhio, nota e si accorge subito di quelli che sono i principali errori che avvengono
in dei cambi di direzioni, segnalarli e impartire le giuste esercitazioni per poter
colmare questo debito funzionale.
- errore dettato una cattiva frenata da piccoli passi
- errore dettato da uno stop brutale e scoordinato a piedi paralleli.
Gli appoggi dunque, rientrano in una fase di importanza primaria, garantire al nostro
sistema nervoso e muscolare, un'armonia raffinata di collaborazione, che solo continui
e sostenute esercitazioni mirate a questo scopo, possono dare.
Tutto quello che porta
a scarsa capacità di appoggi e coordinazione, porta disequilibrio, e l'equilibrio precario
nel calcio, significa perdita di tempo.
Ecco perchè secondo il sottoscritto, è importante
far rientrare nei nostri microcicli e mesocicli, lavori intensi di Core Stability e Core
Training, valutare sempre e metabolizzare possibili risultati positivi.
Nei lavori con palla, è possibile istruire i nostri allievi allenando più componenti:
qualità aerobiche , con partitine a pressione, campi stretti e specificità tecniche (ex.
passaggio avanti passaggio dietro, o gol a meta con scambio obbligatorio), una
telecamera, un software per guardare la cinetica del movimento biomeccanico, e il
gioco è fatto!
Prima di questo però attuatevi una raccolta dati, nulla è indispensabile
se non si ha un valore su cui basarsi!
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