Parto sempre da un pò di
stretching statico
(molto criticato), ma
comunque consapevole che
questo metodo è basato
sul raggiungimento e il
mantenimento per un
certo tempo, della
massima posizione di
allungamento possibile
da parte dell'atleta.
Il
suo metodo mi permette
di avere dei grossi
vantaggi:
-
poco dispendio energico;
- mi permette di by -
passare la problematica
inerente al riflesso da
stiramento;
-
mi permette dei
cambiamenti strutturali,
in termini
d'elongazione, di tipo
semi - permanente
L'unico vero svantaggio
di cui tengo conto di
questo metodo è quando
entra in gioco la
mancanza della sua
specificità poichè le
capacità contrattili del
muscolo sottoposto ad
eccessivo carico
d'allungamento verrebbe
diminuito a causa sia
del cambiamento del
damping ratio muscolare
che della sua stiffness.
E’
proprio da qui che passo
di metodo e nella stessa
seduta di stretching
riporto un lavoro di
stretching dinamico
utilizzando il metodo (pvfp)
ovvero, progressive
velocity flexibility
program.
Questo metodo l'ho
accuratamente scelto
dopo una ricerca
effettuata, che
consiglia l'adozione di
tale programma in cui la
velocità e l'ampiezza
dell'allungamento sono
aumentate
progressivamente,
permettendo in tal modo
un graduale adattamento
delle strutture muscolo
- tendinee, arrivando
quindi ad affrontare i
movimenti di stretching
dinamico-balistico
minimizzando le
possibile situazione di
infortuni".
Infine, al di là di ogni
critica, o possibile
polemica su quelle che
sono le metodiche di
utilizzo dello
stretching applicate al
calcio, questo metodo
rimane quello più
utilizzato in ambito
sportivo.
La
cosa importante dello
stretching è quello
sulla prevenzione dagli
infortuni e la
possibilità di diminuire
il dolore muscolare
tardivo (Delayed Muscle
Onset Soreness).