Coordinative:
all’interno della fase di riscaldamento possono essere inseriti esercizi ed esercitazioni di
tipo coordinativo a corpo libero o con piccoli attrezzi (che analizzeremo in seguito); questo passaggio è
fondamentale nei settori giovanili dove la componente coordinativa deve essere sempre richiamata per
la crescita ottimale del giovane calciatore;
Preventive:
effettuare un ottimo riscaldamento significa anche prevenire il calciatore da eventuali
infortuni e/o complicazioni, sia nella seduta che dovrà effettuare, sia nel corso della stagione calcistica;
spesso si adoperano metodi e contenuti di allenamento preventivo molto dispendiosi (sia in termini
economici che temporali), quando con l’introduzione di semplici esercizi ed esercitazioni a corpo libero
(contrazioni eccentiche, isometriche, pliometriche, range articolari funzionali al modello prestativo)
spesso possono prevenire l’insorgenza di infortuni.
Varie tipologie di riscaldamento
Un altro errore che si commette spesso, è quello di “generalizzare” la fase di riscaldamento.
Nei settori
giovanili e nei dilettanti spesso si effettua la solita seduta “standard” per tutta la stagione calcistica, al di
là del lavoro fisico e o tecnico/tattico che si dovrà affrontare successivamente.
Questo è un errore
perché oltre a rendere psicologicamente “pesante” ai calciatori questa fase (fattore assolutamente da
non sottovalutare), potrebbe non predisporre l’organismo del calciatore allo sforzo successivo, cosa che
porterebbe a conseguenze negative (maggiore predisposizione agli infortuni, basso rendimento nella
fase successiva).
Risulta quindi necessario distinguere la fase di riscaldamento, in base a:
- Seduta con obiettivo metabolico;
- Seduta con obiettivo neurogeno;
- Seduta con obiettivo tecnico‐tattico.
Riscaldamento
pre-partita
Riscaldamento
metabolico
Prima di una seduta di capacità o potenza aerobica è fondamentale predisporre l’organismo ad un
successivo impegno metabolico.
Quindi è necessario introdurre esercizi o esercitazioni che innalzino la
temperatura interna, aumentino la frequenza cardiaca e respiratoria.
Inoltre l’allenamento di resistenza
può essere associato a quello di mobilità articolare (sia di tipo statico che dinamico), ed è un’ottima
occasione per richiamare quest’ultima capacità, la quale con po’ di creatività può essere “miscelata”
anche con un’ottima componente coordinativa.
Gli esercizi di mobilizzazione dinamica possono essere
proposti (gradatamente) anche con componenti di disequilibrio e di core‐stability.
Esempio di seduta con obiettivo metabolico
-
Corsa lenta o tecnica calcistica (entrambe le esercitazioni devono essere sottomassimali in modo da
predisporre l’organismo gradatamente allo sforzo);
- Stretching per gli arti inferiori (quadricpiti, ischio – crurali, tricipite della sura, adduttori);
- Mobilizzazione dinamica per tronco (con nastro metrico o a corpo libero) e/o articolazione coxofemorale
(corpo libero, nastro metrico, ostacoli di altezza variabile);
- Allunghi sui 40‐60 metri.
Riscaldamento neurogeno
Prima di una seduta di forza esplosiva/esplosivo‐elastica o rapidità è fondamentale predisporre
l’organismo (specie del punto di vista neuro‐muscolare) ad un successivo impegno di tipo esplosivo.
L’attivazione organica va ridotta ai minimi termini (pochissimi minuti di corsa o di lavoro sottomassimale
con la palla) per dare spazio ad esercitazioni propedeutiche alla forza/rapidità.
Anche in questo caso è
importante combinare lavori di froza propedeutici abbinati ad una componente coordinativa.
Evitare,
invece l'allungamento statico (o ridurlo ai minimi termini).
Studi condotti (anche se su velocisti e
saltatori che hanno caratteristiche morfo‐funzionali diverse da quelle dei calciatori) hanno evidenziato
che un’impegnativa seduta di stretching prima di una prestazione o allenamento intenso può portare ad
un fenomeno di affaticamento muscolare con relativo decadimento della prestazione.
Anche la durata
non deve essere eccesivamente lunga (non più di 10 – 15 minuti) in modo da mantenere quella
freschezza ed efficienza neuro‐muscolare che sarà fondamentale nei carichi di lavoro successivi.
Le varie
andature propedeutiche (balzi, sprint, scavalcamenti) possono essere proposti (gradatamente) anche
con componenti di disequilibrio e di core‐stability.
Esempio di riscaldamento con obiettivo neurogeno
-
2‐3’ di corsa lenta o di lavoro con palla;
-
Balzi con ostacoli;
Balzi con cerchi;
-
Scavalcamento over o speed ladder;
-
Andature a secco: sprint, sprint con arresto, sprint con cambi di direzione.
Riscaldamento tecnico‐tattico
Spesso può capitare (sia nei professionisti
che nei dilettanti) di effettuare una seduta
di allenamento esclusivamente tecnico –
tattica partendo già dal riscaldamento.
Questo non significa che la parte fisica
deve essere completamente esclusa.
Ma è compito dell’allenatore o del
preparatore quantificare il carico di lavoro
tecnico – tattico (essendo riscaldamento, il
lavoro iniziale è sempre sotto massimale) in
modo da ottenere comunque gli stessi effetti
fisiologici, ma integrati al lavoro con
palla.
Esso tra l’altro può essere inframezzato, durante le fasi di recupero, con esercizi o esercitazioni di mobilità articolare
attiva e passiva.
Gli esercizi di mobilizzazione dinamica possono essere proposti (gradatamente) anche con componenti
di disequilibrio e di core‐stability.
Esempio si riscaldamento con obiettivo tecnico – tattico
- Tecnica /tattica calcistica;
-
Mobilizzazione statica e/o dinamica tronco;
-
Tecnica/tattica calcistica;
Mobilizzazione statica e/o dinamica arti inferiori;
-
Tecnica/tattica calcistica;
-
Mobilizzazione statica e/o dinamica tibio‐tarsica;
-
Allunghi sui 30‐50 metri a secco o con palla.
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Riscaldamento
pre-partita
Il riscaldamento pre‐partita risulta un “mix” di tutti i riscaldamenti precedenti, visto e considerato che in
partita vi sono componenti sia di tipo metabolico, sia neurogeno, sia tecnico/tattico.
Dunque risulta
fondamentale equilibrare le varie capacità condizionali in virtù del momento più importante: la partita.
Esso può essere effettuato sia a “secco” che con palla.
E’ consigliabile non superare i 20’ di attivazione e
alla fine concedere sempre qualche minuto (2‐3’) ai calciatori per esercizi personali (delle volte anche
scaramantici) da svolgere singolarmente.
Esempio di riscaldamento pre‐partita
-
2’‐3’ corsa lenta
- 2’ di possesso palla con mani in un rettangolo 30x20 mt (5vs5)
-
1’ stretching quadricipiti;
-
2’ possesso palla gambe – piedi;
-
1’ stretching ischio – crurali;
-
2’ possesso palla piedi;
-
1’ stretching tricipite della sura;
-
4’ mobilizzazione dinamica tronco (rotazioni, circonduzioni, flesso‐estensioni) + arti inferiori intra extra
rotazioni anca, slanci anca ecc);
-
4’ sprint (lineari, a navetta, con cambio di senso);
-
3’ di liberi esercizi o in alternativa 2 allunghi sui 50 mt con 30” di recupero tra l’uno e l’altro.
Una proposta alternativa di riscaldamento: “The 11+” FIFA
La FIFA insieme alla F‐MARC ha sviluppato su basi scientifiche un protocollo di ricondizionamento e di
riscaldamento per la prevenzione degli infortuni.
Il programma di prevenzione include interventi generali quali il miglioramento delle fasi di
riscaldamento e di defaticamento, il bendaggio per instabilità di caviglia, e la promozione di un adeguato
atteggiamento di fair play come lo specifico “F‐MARC11″.
Il programma di prevenzione
“The 11+″ è
stato sviluppato per migliorare la stabilità di caviglia e ginocchio, la flessibilità e la forza del tronco, delle
anche, degli arti inferiori e il miglioramento della coordinazione, della velocità e della resistenza.
Sul sito ufficiale:
http://f‐marc.com/11plus/index.html
è possibile scaricare le dimostrazioni video, il
poter e le schede di ogni singolo esercizio.
Si tratta, molto brevemente, di un sistema di riscaldamento di tipo preventivo con 11 esercizi
(ultimamente portato a 13 esercizi) diviso a sua volta in 3 parti.
Una prima parte con 6 esercizi a carattere metabolico ma con una buona componente di mobilizzazione
dinamica e coordinativa;
u na seconda parte con 5 esercizi di forza, piccola pliometria e core‐stability, anche questi con un’ottima
componente coordinativa;
una terza ed ultima parte con 2 esercizi di nuovo a carattere metabolico ma ad un’intensità più alta.
Il riscaldamento (nel momento in cui si è appresa la corretta esecuzione da proporre gradualmente) ha
una durata di circa 20’ e vi sono 3 livelli crescenti e graduali di difficoltà.
Secondo studi FIFA su gruppi studio di calciatori, chi ha effettuato questo tipo di riscaldamento ha
ridotto l’insorgenza di infortuni (non dovuta a situazioni traumatiche di gioco) di circa il 40%.
Gli esercizi proposti, sono correlati con i movimenti, le contrazioni muscolari e gli angoli di lavoro
funzionali al gioco del calcio e permettono un adattamento specifico ai carichi di lavoro successivo.
Questa valida forma di riscaldamento è un’ottima alternativa ai vari tipi di riscaldamento sopraccitati, ma
è necessario:
-
fare in modo che i calciatori apprendano ed eseguano gli esercizi in maniera corretta;
-
personalizzarlo a seconda della seduta di allenamento;
-
variare gli esercizi (ma non l’obiettivo fisiologico).
Questa proposta di riscaldamento, in base alla mia esperienza, è proponibile e ben “metabolizzata” dai
calciatori, ma comunque è necessario un lungo periodo di addestramento, proponendo gli esercizi
compresi a tappe.
Riscaldamento e temperatura esterna
Un fattore che influisce sul riscaldamento è chiaramente la temperatura esterna, la quale può
chiaramente influenzare i suoi effetti fisiologici.
Temperature troppo elevate (specie durante la preparazione pre‐campionato) possono condizionare il
riscaldamento e la fase successiva con spiacevoli inconvenienti (crampi, disidratazione, nausea ecc).
In caso di temperatura elevata è necessario:
- diminuire leggermente il minutaggio totale della fase di riscaldamento;
- evitare troppi minuti di corsa lenta o lavoro metabolico;
- idratarsi durante e dopo lo svolgimento del riscaldamento.
Temperature troppo rigide, condizionano anche esse la fase di riscaldamento e quella successiva, ma
con altre possibili conseguenze (accorciamenti muscolo‐tendinei,stiramenti e strappi muscolari,
distrazioni articolari ecc.).
In caso di temperature rigide è consigliato:
- rispettare il minutaggio della fase di riscaldamento;
- inserire qualche minuto in più di corsa lenta o lavoro metabolico;
- inserire più esercizi di mobilizzazione dinamica a scapito di quella statica;
- evitare l’eccesso di eventuali esercizi statici e/o tempi morti;
- utilizzare un abbigliamento consono alla temperatura invernale.
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