È però chiaro che prima di parlare di efficacia, si deve insegnare ai nostri atleti la
gestualità: cosi come si insegna inizialmente la biomeccanica di uno squat o di una
spinta alla pressa, è altrettanto opportuno dedicare del tempo a ciò che caratterizza
la qualità dei gesti richiesti, ossia la tecnica di esecuzione.
Se non si interviene inizialmente su questo, è certo che la performance gestuale degli
atleti non sarà qualitativamente elevata: essa sarà cosi meno economica (sia muscolarmente sia dal punto di vista coordinativo-motorio) e, di conseguenza, meno
efficace.
Entrando nel cuore dei gesti specifici, personalmente le situazioni di gara che vado ad
allenare, dando alle esercitazioni un obiettivo di forza oltre che coordinativo, sono:
- i cambi di direzione;
- la coperura palla;
- il colpo di testa.
Prima di analizzarli singolarmente, credo sia opportuna una premessa per quanto
riguarda la definizione dell”obiettivo dell’esercitazione”; ho scritto poche righe fa che
i due obiettivi, di forza e di coordinazione, non devono essere visti come due
“categorie” indipendenti: perché la prestazione gestuale sia qualitativamente efficace,
e quindi venga espressa la massima espressione di forza possibile, è fondamentale che
il gesto sia coordinativamente corretto, al fine di avere un movimento energicamente
poco dispendioso e totalmente concentrato sulla richiesta (grazie ad una buona
coordinazione intermuscolare ed intramuscolare).
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I
cambi
di direzione
E' il gesto a secco più frequente, e meno allenato, che un
calciatore si ritrova a compiere in partita; analizzandolo e scomponendolo, si possono
ricavare tre fasi che lo determinano, ognuna caratterizzata da una altissima
componente di forza:
-
una prima fase di frenata, in cui si deve accorciare la lunghezza dei passi al fine di
avere una coordinazione ed un equilibrio corretto per le successive fasi;
-
una seconda, microscopica fase di arresto per invertire il senso di marcia in cui è
fondamentale essere meccanicamente in posizione corretta (con posizione del
baricentro abbassata e sopra gli appoggi, e arti superiori che bilanciano l’eventuale
disequilibrio);
-
una terza ed ultima fase di accelerazione verso la destinazione (avversario, palla)
che deve essere tecnicamente esatta: primi appoggi caratterizzati da una progressiva
apertura del passo di corsa, nei quali imprimere sempre la massima forza per poi, a
seconda della distanza da percorrere, “aprire notevolmente” gli appoggi. |
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Il colpo di testa
E'
uno dei gesti che richiede un elevato accoppiamento tecnicocoordinativo/
atletico; in esso sono racchiuse molte componenti quali lettura della
traiettoria, stacco monopodalico, atterraggio bi podalico, coordinazione arti superiori
– arti inferiori, gesto tecnico.
Risulta chiaro che staccare, ossia saltare, corrisponde
ad un balzo, che nulla però ha a che vedere con quelli più comunemente usati, fatti
eseguire tra ostacoli, dal momento che gli angoli di lavoro, e di conseguenza l’apertura
e la chiusura delle catene cinetiche sono diversi, rendendo pertando diverse le
espressioni di forza necessarie per lavorare a quegli angoli di lavoro. |
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L a
copertura della palla
Situazione anch’essa molto frequente che prevede una
tensione globale di tutti i muscoli posturali (addominali, dorsali, glutei, polpacci ecc)
con l’obiettivo di impedire all’avversario di rubare palla.
Si verifica quando si riceve
palla da una rimessa laterale, quando la palla sta ricadendo dopo un rimbalzo, quando si
vuole coprire il pallone che sta uscendo lateralmente o sul fondo, ecc…
Sono tutte occasioni in cui la muscolatura del giocatore, per brevi istanti, si trova in
tensione e che quindi va allenata in settimana sia come obiettivo di forza (isometrica),
che tecnico-tattico (capacità di coprire palla).
Per tutti e tre gli esercizi, è chiaro che a fare la differenza, oltre all’intensità
richiesta, è anche il volume, ossia la quantità, il numero di serie e/o di ripetute.
In tutti e tre i casi, essendo richiesto il massimo dell’intensità e della “qualità” di
lavoro, risulta fisiologico non poter sostenere l’esercizio per più di un breve tempo
(qualche secondo) e per più di un certo numero di contrazioni muscolari (8-10), poiché
tempo di esecuzione e qualità della performance sono inversamente proporzionali.
Per questo, detto in semplici parole, è opportuno far lavorare il giocatore con serie
che durano tanto quanto la massima intensità di esecuzione sia permessa.
….
Ma quindi la forza fatta in maniera
“classica”…. non serve e/o non va
fatta fare?
No, personalmente la ritengo molto
utile, soprattutto se l’obiettivo è
quello di lavorare dal punto di
vista preventivo e di tonificazione (quindi in particolar modo
ad inizio stagione).
Altrettanto importante la ritengo per lavorare in presenza di
carenze di forza in determinati distretti muscolari o nel caso di recupero infortuni.
Sul campo, in settimana tipo, è
anche proponibile, ci mancherebbe,
ma
NON
deve essere l’unica scelta da
attuare; anzi, forse sarebbe
opportuno considerarla
“un’alternativa” al lavoro di forza
specifica che settimanalmente viene
proposto sul campo, il che si
avvicina di più alle richieste di
gioco.
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