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Uno staff vincente Il preparatore atletico nei campionati dilettantistici ricopre, ove presente, un ruolo assai delicato che richiede competenza, professionalità, buon senso ma che soprattutto deve interagire perfettamente con il capo allenatore. Solo con una corretta sinergia dei due ruoli si potranno ottenere i risultati sperati, inducendo nell’atleta un carico interno ottimale. Ciò potrà consentirgli una crescita costante nell’arco della stagione e soprattutto limitare al minimo il numero e l’entità degli infortuni. Il mantenimento e la crescita dei parametri condizionali, la prevenzione e la rieducazione sul campo degli atleti sono da sempre i compiti del preparatore atletico, ora credo che tale figura, specie nel calcio dilettantistico, debba conoscere e valutare i giocatori anche durante l’allenamento con la palla.
Solo in tale modo potrà programmare ottimamente un idoneo carico a secco per l’atleta ed il gruppo. Ciò potrebbe essere semplificato dalla presenza di un allenatore tuttofare, ma ne verrebbe a discapito un’ottimizzazione dei tempi ed un controllo più mirato che ritengo essere l’arma vincente nel calcio dilettantistico. Se si pensa al numero di ore che si allena un dilettante (4 - 6 ore + la gara), dopo avere lavorato pesantemente in precedenza, si capisce come l’aiuto di un preparatore consenta di lavorare a gruppi omogenei, individualizzando quanto più possibile il carico di lavoro. Allo stesso tempo permette all’allenatore di migliorare un reparto o un aspetto tattico senza pause o tempi morti. Integrare il lavoro del capo allenatore significa conoscere il mesociclo di lavoro tecnico-tattico che verrà sottoposto alla squadra, valutarne il carico interno per stabilire i contenuti condizionali da proporre a secco perché non espressamente toccati con le esercitazioni con palla.
Lavorare con o senza palla? Credo che ad ogni livello ma soprattutto nei campionati dilettantistici si debba privilegiare un lavoro fisico ad alta intensità con la palla, ma solo con il lavoro a secco si possano stimolare parametri condizionali specifici che ci permetteranno una buona tenuta atletica per tutta la stagione. Se da un lato il lavoro con la palla stimola e gratifica maggiormente l’atleta, il lavoro a secco lo salvaguarda maggiormente, permette recuperi e carichi mirati ed individualizzati limitandone gli infortuni grazie alla corretta valutazione del carico interno a cui è sottoposto l’atleta. Da ciò si desume come un buon mix fra i due aspetti dell’allenamento sopracitati rappresenti l’ideale modo di proporre un corretto e moderno allenamento. L’atleta si sentirà motivato al lavoro, seguito e monitorato da uno staff di persone che opera per migliorare e salvaguardare il suo stato di forma. Non esiste comunque una percentualizzazione del lavoro standard e ottimale, sarà infatti compito dello staff modulare il lavoro fisico specifico con quello tecnico tattico.
Tuttavia rapportando le percentuali di carico nelle squadre in cui ho lavorato (dalla Primavera alla 1° Cat.) i valori variano di pochissimo con la media seguente: · 32% preparazione fisica specifica, · 23% preparazione speciale, · 24% preparazione tecnico-tattica, · 21% preparazione fisica generale.
Ritengo quindi che i quattro parametri presi in esame debbano essere quasi paritetici durante la stagione agonistica, con variazioni ad incremento del carico generale e della fisica specifica durante i periodi preparatori, ciò per non creare squilibri che penalizzerebbero aspetti altrettanto importanti.
Palla Da quanto esposto in precedenza, oltre il 50% dei contenuti proposti prevederebbero la palla e non solo con il fine di migliorare gli aspetti tecnico-tattici ma anche quelli condizionali. Basti pensare al lavoro di forza veloce negli stacchi aerei o a quello di forza resistente nei continui arresti e cambi di direzione ed alla forza di scatto nelle partenze o nei cambi di velocità presenti nelle situazioni di gioco. Se non bastasse pensiamo ad un lavoro continuato ad alta intensità con un numero limitato di giocatori come incida nella produzione di lattato o come, variando l’intensità ed incrementando la durata, si possa agire sui fattori aerobici. Esemplificando potremmo proporre lavori continuativi in guida della palla per 5-10’ come forma di riscaldamento e rigenerazione aerobica a bassa intensità (130 - 140 F.C.).
Sempre in guida si potranno combinare esercizi di mobilità articolare ed andature, dividendo il gruppo in due e con compiti diversi per ciascuno. Inserendo il passaggio potremmo effettuare pause dedicate allo stretching od esercizi di skip. Anche il passaggio a breve distanza può diventare una forma di riscaldamento eseguito magari in corsa lenta o con brevi cambi di ritmo. Lavori di forza veloce sono rappresentati dallo spostamento del corpo contro la gravità o con cambi di direzione con buone pause rigenerative e numeri limitati di ripetizioni. Si pensi a sequenze di 4 colpi di testa effettuabili in stacco monopodalico o bipodalico con intervento mirato sul quadricipite (ginocchio flesso) o sui gemelli e sul soleo (ginocchio esteso). I cambi di direzione hanno una contrazione prevalentemente eccentrica con repentina trasformazione in concentrica, pertanto, vanno proposti in numero limitato e lontano dalla gara per la difficoltà di smaltire carichi sia lattacidi che eccentrici. Sarà opportuno variare l’ampiezza degli angoli del cambio di direzione passando dai 30°- 45° (meno impegnativo e più rapido) ai 90°-120° e 180° del cambio di senso (assai faticoso). Si consiglia di terminare il movimento con un appoggio tecnico in rete o ad un compagno. La forza di scatto o velocità di accelerazione consiste nel partire repentinamente da fermi verso un obiettivo (10-15 mt. l’ideale e solitamente rappresentato dalla palla su cui intervenire prima d el compagno o da calciare a rete).
Nella fig. 1 si nota un percorso in cui vengono stimolate sia la forza veloce che quella di accelerazione c.s.:
Lavori lattacidi potranno essere proposti con la palla allorquando si effettuano delle situazioni di gioco semplici ad alta intensità (1c1 continuativi 15’’-20’’ vedi fig. 2) o situazioni di gioco ad inferiorità numerica mantenuta per 60’’-90’’ (fig. 3). Il recupero sarà almeno il doppio del lavoro. Se si alterna il possesso della palla nelle mini-partite e si gioca quindi in parità o per breve tempo in inferiorità numerica, la frequenza cardiaca si mantiene costante attorno alla soglia aerobica con oscillazioni di breve durata. Ciò porta a lavorare sulla potenza aerobica pertanto si potrà aumentare la durata della prova a 4’-5’. Le partite a tema potranno avere anche un’incidenza sulla potenza aerobica se si moduleranno gli spazi e si creeranno regole che obblighino i giocatori a movimenti costanti e con poche pause (fig. 4).
------------------------------------------------------------ Christian FERRANTE: Docente di Sport di Squadra Facoltà di Scienze Motorie, Università di Bologna
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