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"L'allenatore del settore giovanile non può essere un allenatore di successo …"
Con questa frase iniziava
un opuscolo distribuito dalla Federazione alcuni anni fa.
Questo monito ci serve a ricordare che, spesso,
c'è il fraintendimento della parola "vincere"; quando si parla di bambini essa significa, esclusivamente,
sviluppare le capacità motorie, coordinative e sociali.
Il bambino non può essere considerato un adulto
in miniatura, ritenendo corretto diminuire le esercitazioni dei grandi come stimoli allenanti, ma deve
essere considerato un'entità specifica con caratteristiche molteplici, sia motorie che psicologiche.
Gli
obiettivi da raggiungere, o da sviluppare, sono molteplici ed invadono vari campi ma il mezzo per
ottenerle è unico ed è, in questo caso, il calcio.
Siamo di fronte a ragazzi in età prepuberale, 10‐12 anni,
un periodo ottimo per lo sviluppo delle abilità motorie, di alcune capacità fisiologiche e qualità
psicologiche. Occorre considerare che, spesso, all'età anagrafica non corrisponde quella biologica e,
inoltre, alla crescita muscolare non corrisponde quella ossea. Questi fattori rendono il lavoro degli
allenatori ulteriormente gravoso.
La formazione sportiva di un ragazzo è un processo lungo, costituito da tappe specifiche con livelli di
difficoltà crescenti. Ogni nuovo apprendimento deve cominciare sempre dal punto di partenza
dell'allievo. La programmazione ha una propedeutica ben precisa:
1. analisi della situazione contestuale ed iniziale;
2. definizione degli obiettivi generali e didattico ‐ specifici;
3. organizzazione e scelta dei metodi, dei materiali e delle strutture;
4. realizzazione;
5. verifica e valutazione.
La definizione degli obiettivi dipende dall'analisi di partenza.
Per la categoria esordienti quelli generali
possono essere:
∙ miglioramento delle abilità sociali che lo porta a superare la fase egocentrica;
∙ percezione, conoscenza e coscienza del proprio corpo;
∙ potenziamento fisiologico attraverso attività proposta maggiormente sotto forma ludica;
∙ miglioramento delle capacità coordinative generali e specifiche;
∙ sviluppo delle capacità d'attenzione e di concentrazione.
Gli obiettivi specifici possono essere così riassunti:
∙ miglioramento della tecnica calcistica individuale e di squadra;
∙ principi di tattica calcistica.
L'obiettivo principale specifico del settore giovanile consiste, dunque, nel miglioramento della tecnica
calcistica in quanto, nell'età in questione, si pongono le basi per lo sviluppo delle abilità tecniche.
Come
fare per migliorare la tecnica?
Il gesto tecnico è lo strumento di cui si serve il calciatore per raggiungere
obiettivi di gara (fermare il pallone, mantenerne il possesso in corsa, fare gol, etc.).
Il gesto specifico,
una volta appreso, migliora con la ripetizione ed aumenta la capacità di controllarlo e, in seguito, di
adattarlo a situazioni nuove (capacità coordinative).
Il movimento è gestito dal sistema nervoso centrale
i cui elementi sono:
a) il sistema afferente che si occupa del movimento attraverso i canali percettivi;
b) il cervello che organizza ed elabora le informazioni;
c) il sistema efferente che realizza il movimento.
Spesso la preoccupazione è quella di rendere il gesto tecnico un automatismo.
Una volta automatizzato
il gesto tecnico, occorre intervenire sul livello maggiore del sistema nervoso centrale, quello corticale,
per trasferire ogni movimento automatico all'intelligenza ed il gesto all'azione.
Questo discorso sarà poi
portato avanti sviluppando il pensiero tattico nelle categorie successive
(pensiero tattico: ampio bagaglio d'esperienze motorie e di
comportamenti correlati cui far riferimento per scegliere la soluzione
più idonea ed opportuna).
Per migliorare la tecnica occorre dunque migliorare durante l'allenamento:
∙ le capacità senso‐percettive (che stabiliscono un rapporto col mondo esterno attraverso recettori ed
analizzatori che raccolgono le informazioni visive, tattili, uditive…);
∙ lo schema corporeo (conoscenza del proprio corpo in situazione statica e dinamica e in rapporto alle
diverse parti del corpo, allo spazio e agli oggetti che lo circondano);
∙ le capacità coordinative generali e specifiche (che, come accennato, sono quelle che permettono di
organizzare, controllare e gestire il movimento).
Notevoli miglioramenti del gesto tecnico si ottengono,
dunque, aumentando il ruolo sensoriale dell'articolazione della caviglia. Sono stati identificati dei
recettori specifici che gestiscono il movimento articolare, la posizione e la tensione legamentosa.
Questi propriocettori emettono vari segnali provocando un'azione riflessa muscolare in grado di modificare il
movimento.
La propriocettività rappresenta il grado di controllo della stabilità delle strutture articolari.
La sua funzione è quella di programmare a livello neuromotorio tutte le forme d'adattamento ai vari
stimoli, percependo le informazioni derivanti dalla posizione del piede e dagli stimoli esterni che
derivano dal terreno e dalla palla.
La caviglia ha, dunque, un controllo intelligente, con una successione
continua di dati e ordini che hanno come centralina di scambio questa struttura.
Questi recettori
possono essere allenati con esercizi specifici.
La propriocettività, intesa come la capacità di compiere
una buona performance motoria, si ottiene con semplici allenamenti che permettono al piede di
discriminare tutti gli stimoli ricevuti e confrontarli con quelli percepiti col pallone.
E' semplice poi
allenare questi recettori nervosi della caviglia, grazie a dei piani instabili che vengono mossi dal piede.
I
recettori avvertono la posizione instabile e stimolano il controllo riflesso della muscolatura, che si adatta
alla nuova posizione modificando l'appoggio.
La costante ricerca di nuovi adattamenti viene provocata
con tavolette di scarico: in altre parole con dei piani della grandezza del piede o più grandi che, avendo
alla base una semisfera, possono essere mossi in ogni direzione.
Potete crearvi queste tavole di lavoro
tagliando, a varie altezze, delle palline da tennis ed incollandole su di un piano dalle dimensione del
piede.
Come pure andature di vario genere: camminare sulle punte o sui talloni, tacco ‐ pianta ‐ punta,
esterno ‐ interno, camminare su una fune appoggiata a terra, in avanti, all'indietro, camminare tenendo
l'equilibrio su vari appoggi. Anche con esercizi con la palla: far scorrere la palla sotto la pianta del piede
avanti ‐ indietro ‐ lateralmente ‐ ruotare su se stessa, appoggiare la pianta e, con un saltello, cambiare
piede ‐ girare intorno ad essa.
Propedeuticamente potranno essere proposti esercizi per il dominio della
palla: spostarsi palla al piede guidandola solo con una zona di contatto precisa ‐ guidandola alternando
interno ed esterno, circuiti…
Le capacità coordinative vanno incrementate con esercizi vari, ampliando dapprima lo schema motorio
di base e, poi, incrementando con esercizi di preatletismo e/o multilaterali presi da altri sport.
Circuiti
con corsa, capriola in avanti e all'indietro, passare sotto, rotolare, valutare le distanze …
Spesso non si eseguono allenamenti specifici delle capacità condizionali poiché alcuni ritengono che una
seduta, programmata senza tempi morti e con sufficienti recuperi tra le varie esercitazioni, soddisfi
naturalmente le esigenze dei giocatori. Quelle che seguono sono alcune considerazioni sulle capacità
condizionali.
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Forza
La forza è la capacità di un soggetto di vincere una resistenza o d'opporsi ad essa in conformità a
processi metabolici di attivazione nervosa.
E' idea diffusa che l'allenamento della forza interferisca con
lo sviluppo del giovane.
Bisogna considerare che il fanciullo, a questa età, ha un sistema nervoso
immaturo, che lo scheletro non è completamente ossificato e che non si ottengono risultati se si ricerca
l'incremento della sezione del muscolo.
Risulta valido far svolgere delle esercitazioni aventi come
obiettivo l'incremento della coordinazione intermuscolare, in pratica la coordinazione tra i muscoli che
collaborano in un determinato movimento, e coordinazione intramuscolare, cioè coordinazione nello
stesso muscolo.
Si ottengono notevoli risultati nelle modifiche a livello dell'attivazione muscolare e nella
coordinazione motoria già con categorie esordienti.
Gli esercizi per lo sviluppo della forza possono essere divisi in vari gruppi:
∙ esercizi a carico naturale con corpo in appoggio e in movimento;
∙ esercizi a resistenza mista libera;
∙ esercizi a resistenza vincolata.
Negli esercizi a carico naturale, come i piegamenti sulle gambe o gli affondi, bisogna considerare che le
diverse angolazioni delle leve, vale a dire le gambe, determinano una diversa richiesta di forza che può
essere 4,5 volte la forza peso.
In questo caso si potrebbe correre il rischio di lacerare la cartilagine. Gli
esercizi a resistenza mista libera sono quelli con l'utilizzo di bilancieri e/o manubri.
Per le varie
problematiche e per la perfetta tecnica esecutiva richiesta, il loro utilizzo è da evitare fino a quando il
giovane non abbia terminato lo sviluppo.
Possono essere, invece, inseriti nelle categorie superiori.
Gli
esercizi a resistenza vincolata, contrariamente a quello che si crede, sono utili e sicuri, perché
garantiscono: scarico della colonna vertebrale, dosaggio del carico di lavoro, allenamento specifico dei
vari distretti muscolari.
Purtroppo non si ha quasi mai la possibilità di avere a disposizione strutture
specifiche; in ogni caso degli allenamenti con macchine guidate, impostati correttamente, sono efficaci e
sicuri.