Preparazione atletica: esercitazioni a secco

Roberto DE BELLIS

----------------------------------------------

 

Premessa

L’efficienza di un allenamento dipende da un’impostazione ottimale delle sollecitazioni e dei recuperi.

L’insieme degli stimoli allenanti generati dai mezzi d’allenamento è chiamato carico di lavoro.

Un’impostazione ottimale deriva dunque da degli allenamenti che seguano principi e criteri metodologici precisi e non lasciati al caso.

Ogni esercitazione proposta durante la singola seduta d’allenamento fa parte di un programma ben preciso che segue obiettivi e propedeuticità specifiche.

La pianificazione ed il controllo dei mezzi d’allenamento incidono sulla realizzazione di un lavoro ottimale.

La quantificazione del lavoro senza palla risulta abbastanza semplice.

Ogni allenatore è in grado si sapere dove incide a livello di capacità condizionale (forza, velocità, resistenza) il lavoro che sta svolgendo.

 

Più difficile risulta invece quantificare le esercitazioni con la palla: quei mezzi d’allenamento che hanno caratteristiche di riprodurre situazioni e modelli simili a quelli di gara. Occorre considerare che queste esercitazioni oltre a migliorare gli aspetti tecnici e tattici, necessitano di sforzi organici e di conseguenza variando il numero dei giocatori, lo spazio…viene ad essere modificata l’intensità del lavoro.

Il lavoro svolto con la palla deve dunque essere organizzato in maniera tale da non allontanarsi da quelli che sono gli scopi organici o le necessità derivanti dalla seduta d’allenamento.

A volte si tralascia il lavoro a secco, cioè senza palla, perché magari non si vogliono sovraccaricare gli atleti e poi si fanno svolgere esercitazioni con la palla che risultano essere impegnative.

Frequenza cardiaca, velocità, spazio, acido lattico sono le componenti primarie per monitorare il carico di lavoro al fine di quantificare l’allenamento.

In quest’articolo analizziamo l'intensità organica d’alcune esercitazioni attraverso l’analisi del carico fisiologico.

Per carico di lavoro intendiamo l’insieme degli stimoli allenanti ai quali è sottoposto l’atleta al fine di determinare nell’organismo quegli adattamenti che gli consentiranno di migliorare la prestazione. Dal punto di vista organico la quantificazione del lavoro può essere effettuata attraverso parametri interni dell’atleta come la frequenza cardiaca e l’acido lattico, o parametri esterni come lo spazio, il numero di giocatori, il tempo, il recupero durante le esercitazioni…

La frequenza cardiaca, utile per quantificare il lavoro a secco d’alcune esercitazioni ci aiuta a pesare anche dei lavori con la palla.

Occorre considerare che questo parametro è molto individuale e dipende da fattori quale l’età, l’allenamento e la frequenza cardiaca massima.

Attraverso vari test possiamo rilevare la frequenza cardiaca massima o quella attorno alla quale s’inizia a produrre acido lattico.

In ogni caso riusciamo a capire in maniera certa le capacità di un atleta di recuperare dopo lo sforzo e creare attraverso le analisi della F.C. delle esercitazioni con tempi e recuperi stabiliti che rispettino parametri d’intensità secondo gli obiettivi.

La rilevazione avviene attraverso il cardiofrequenzimetro strumento efficace per capire il tipo d’impegno cardiovascolare, costituito da una fascia da posizionare sul torace che rileva i battiti trasferiti poi sul computer.

Nella tabella riportata a lato potete verificare l’andamento differente della f.c. e dunque dello sforzo in rapporto al tempo di lavoro e quello di recupero in una stessa esercitazione.

 

Acido lattico

Quando i muscoli creano ATP con il meccanismo energetico anaerobico lattacido vi è produzione d’acido lattico.

Ad essere precisi le molecole sono divise in quelle a carica positiva, formate dagli ioni idrogeno, e quelle a carica negativa costituite dagli ioni lattato.

Le problematiche insorgono a causa degli ioni idrogeno il cui accumulo fa aumentare l’acidità nelle fibre muscolari.

Ciò provoca l’inibizione degli enzimi che consentono di continuare a produrre energia con il sistema anaerobico lattacido. Questa produzione avviene nelle fibre muscolari, di solito veloci, in seguito l’acido lattico esce e va nel liquido extracellulare che si trova tra una fibra muscolare e l’altra e passa in una fibra lenta vicina o in un capillare sanguigno. Attraverso il sangue arriva agli altri muscoli, al cuore e al fegato.

 

Questa sostanza è dunque sì una scoria ma anche un indicatore che qualcosa di positivo è avvenuto poiché è stato prodotto ATP.

Durante la gara, il giocatore di calcio produce lattato derivante dai numerosi scatti.

Nel calcio l’attività principale è rappresentata da un continuo lavoro intenso e di breve durata, da allunghi o scatti massimali o da situazioni di pressione dell’avversario. La maggior parte del lattato si produce perché dopo un momento di forte impegno come uno sprint in cui si utilizza magari il meccanismo alattacido, vi è subito dopo una nuova richiesta senza che l’organismo sia riuscito a ripristinare le sostanze alattacido (ATP fosfocreatina).

Questo meccanismo viene dunque innescato spesso: poiché queste situazioni si ripetono abitualmente.

La capacità di produrre lattato può essere considerata un indice pere eccellere nella disciplina insieme a quella di smaltirlo.

La concentrazione di lattato presente nel sangue si chiama lattacidemia e si misura attraverso il prelievo di una goccia di sangue, in millimoli di lattato per litro. La massima intensità che può essere mantenuta senza accumulare acido lattico viene chiamata soglia anaerobica.

Quando questa soglia viene superata il lattato si accumula nel sangue poiché la quantità prodotta supera quella che può essere rimossa. La soglia anaerobica viene considerata di 4/mmol/di lattacidemia..

L‘acido lattico riscontrato nel sangue è un bilancio fra tre processi: produzione, diffusione e smaltimento d’acido lattico. Attraverso queste analisi risulterà più facile elaborare mezzi d’allenamento che rispondano in maniera corretta all’obiettivo prefissatovi.

Per i preparatori è un’esortazione a razionalizzare il carico di lavoro a secco e dare informazioni ai tecnici.

Ciò è utile non solo per verificare che l’esercitazioni rispettino quelli che sono gli obiettivi o per creare delle esercitazioni che effettivamente raggiungano lo scopo prefisso ma per evitare che ricercando un fine tecnico o tattico non si effettui un lavoro organico troppo intenso non desiderato o inopportuno.

Il miglioramento di alcune capacità come quella lattacida, può essere migliorata attraverso vari mezzi di allenamento e, riuscire a quantificare in maniera più o meno corretta le esercitazioni con la palla significa essere sicuri di far svolgere un allenamento qualitativo e rendere più piacevole ai giocatori lo svolgimento della seduta.

 

----------------------------------------------

Roberto DE BELLIS, Preparatore Atletico Professionista. Docente Università di Verona facoltà di Scienze motorie. Conferenziere per numerose Università Italiane.  Autore di numerosi articoli, libri, dispense Universitarie e interviste relative alla preparazione atletica. Collaboratore di varie riviste sportive specializzate. Consulente scientifico di varie ditte specializzate in allenamento sportivo e valutazione dell'atleta.

----------------------------------------------

Data inserimento e aggiornamento nel sito: 14/08/2011 -  02/11/2017 Scarica il contributo in formato PDF


Canale Preparazione Fisica