1. Introduzione
La giusta formazione del giovane portiere all’interno della scuola calcio assume una valenza
particolarmente importante essendo questa determinante durante l'interezza del suo percorso di
atleta; se male programmata o se condizionata da aspetti derivanti dal calcio adulto, potrebbe
influenzare in modo negativo la sfera psicologica del giovane allievo e conseguentemente le varie
fasi dell' apprendimento.
Per tale motivo è consigliabile sin da subito evitare l'instaurazione di ambienti rigidamente selettivi
che potrebbero suscitare nei bambini eccessive aspettative od ansie e che potrebbero portare a
delusioni conseguenti a prove o prestazioni inadeguate, con inevitabili allontanamenti precoci dal
ruolo o, in situazioni estreme, dallo sport che il bambino desidera praticare.
E’ inoltre impensabile che la scelta del portiere nella scuola calcio dipenda fortemente da criteri di
classificazione sicuramente adattabili al contesto degli adulti, ad esempio la statura, che
rappresenta troppo spesso, anche nei settori giovanili, l’unico criterio di selezione e scelta dei
portieri.
Nella scuola calcio è consigliabile creare il gruppo dei portieri a partire dalla categoria pulcini (otto
anni circa) sino agli esordienti; essendo il portiere un ruolo che racchiude parecchie difficoltà non è
pensabile coinvolgere allievi dei “primi calci” ove le esperienze motorie devono rappresentare il
principale obiettivo da curare e dove le dinamiche specializzanti risultano totalmente inadeguate.
Il gruppo portieri, per definizione, deve essere di tipo “aperto” perchè:
• reversibile al cambiamento di opinione da parte dell’allievo che potrebbe stancarsi del ruolo
e non essere più contento della scelta precedentemente maturata;
• in qualsiasi momento dell’anno deve consentire l’inserimento di altri allievi che esprimano
tale volontà;
• l’istruttore non deve in nessun modo influenzare la personalità del bambini che, invece,
devono avvicinarsi al ruolo del portiere in modo assolutamente spontaneo.
Pertanto la prima tappa fondamentale per la composizione del gruppo portieri deve
necessariamente passare per la reale motivazione intrinseca del bambino, che autonomamente,
senza alcun condizionamento psicologico, si avvicina al ruolo del portiere; in questo frangente la
figura dell'istruttore assumerà rilevante importanza e dovrà esclusivamente alimentare tale
spontanea decisione, consolidandone la motivazione e lasciando spazio, durante le sedute di
allenamento, all’elemento ludico che nella scuola calcio non deve essere trascurato
rappresentando questo un veicolo formativo di primaria importanza.
2. Metodologia teorico/Operativa
Per impostare un' adeguata programmazione delle varie tappe formative è necessario,
innanzitutto, prendere in considerazione aspetti essenziali che caratterizzano il gioco del calcio in
ambito giovanile e cioè:
• l'evoluzione motoria;
• l'azione tecnica;
• lo spazio d'azione;
• il tempo;
• il pensiero tattico;
• il regolamento di gioco.
Valutando questi aspetti, comprendendo ed analizzandone i contenuti si potranno proporre cicli di
lavoro adeguati che costantemente dovranno indurre il giovane portiere a reperire
progressivamente ed autonomamente la soluzione ai problemi che l'istruttore sottoporrà loro di
volta in volta.
L'analisi di questi aspetti consentirà al preparatore di adattare le logiche del calcio alle
caratteristiche del giovane atleta, il quale, in nessun caso, dovrà essere trattato come un piccolo
adulto ma solo ed essenzialmente per ciò che è realmente; in questo senso si dovrà considerare
che:
• le caratteristiche psicologiche del giovane sono in piena fase evolutiva, e non è possibile
prevedere i futuri sviluppi della sua personalità;
• le capacità fisiche sono poco sviluppate e senza l'adeguato equilibrio rispetto alla
maturazione biologica;
• per ogni età esistono differenze intrinseche che quotidianamente evidenziano diversi
interessi e diversi bisogni.
Pertanto, nella scuola calcio, che è un momento di grande importanza nel processo formativo del
giovane portiere, si dovranno rispettare una serie di principi educativi, psicologici e metodologici di
formazione che adeguatamente integrati tra loro favoriranno una reale crescita globale del
bambino; questo è il contesto ideale che ogni scuola calcio dovrebbe rappresentare, purtroppo
spesso e volentieri ciò non avviene e tali principi vengono disattesi,non considerati, elusi da quei
tecnici che perseguono un unico ed ineducativo obiettivo: la vittoria in gara!
Quanto sopra esposto origina dei principi metodologici da prendere in considerazione e che per i
contenuti che questi racchiudono determineranno un contesto educativo e di crescita individuale
basato su un apprendimento riflessivo, significativo e costruttivo; si possono definire come:
• il principio della totalità;
• il principio della massima partecipazione;
• il principio della soddisfazione sportiva;
• il principio dell' apprendimento significativo.
a) Il principio della totalità
L'efficacia sportiva del giovane atleta sarà determinata dall'iterazione di un insieme di capacità
individuali.
a.1)
La regolare azione motoria transita attraverso meccanismi che trattano le informazioni
in varie fasi:
• capacità di percezione dei diversi stimoli che caratterizzano uno sport di situazione
come il calcio.
E' opportuno che i problemi a contenuto tecnico o tattico vengano
risolti attraverso la percezione e la capacità decisionale;
• capacità decisionale necessaria per il giovane, dopo le interpretazioni percettive, a
produrre una soluzione non appena si pone il problema a livello mentale;
• fase di esecuzione di un determinato gesto motorio che coinvolge due aspetti
determinanti, da un lato la componente dell' abilità motoria e dall' altro il livello di
esigenza quantitativa, entrambi necessari per la corretta esecuzione.
a.2)
Sopportare carichi di natura fisica, quindi relativi alla preparazione atletica.
a.3)
Sopportare carichi di natura psicologica, quindi relativi alla crescita mentale del
giovane;
a.4)
Il miglioramento della conoscenza dell' attività sportiva, quindi relativa alla formazione
teorica dei vari aspetti e delle dinamiche del gioco del calcio.
Anche se tutti questi fattori devono essere lavorati contemporaneamente, si evidenzia la necessità
di concentrarsi principalmente sul miglioramento della capacità di percezione e della funzione
decisionale a causa della natura mutevole di sport collettivi come il calcio in cui si evidenzia
continuamente una situazione di collaborazione-opposizione.
A tal fine le sessioni di lavoro dovranno essere sviluppate in modo che permettano il
miglioramento dei processi di percezione e decisionale, rendendo il giovane portiere
costantemente protagonista nella fase allenante, prevedendo una variazione continua degli stimoli
che dovranno essere simili a quelli della gara, e contemplare la contemporanea integrazione degli
aspetti inerenti la formazione teorica, psicologica e fisica all'interno delle sedute.
Per quanto riguarda lo specifico, l'obiettivo ultimo che dovrà raggiungere il giovane portiere sarà la
corretta esecuzione del gesto tecnico, l'automazione cosciente dello stesso, il tutto determinato da
azioni che prevederanno progressive riduzioni dei tempi di reazione.
Per cui l'efficacia del portiere sarà determinata da:
• qualità di percezione e di analisi della situazione di gioco;
• qualità del processo decisionale e quindi relativa applicazione del pensiero tattico;
• capacità di scelta dell' adeguata azione motoria fatta prima dell' esecuzione del gesto
tecnico (spostamenti, salti, cadute, ecc.);
• qualità di esecuzione dell' azione tecnica;
• capacità di gestione delle variabili psicologiche (ansia, autostima, ecc.);
• conoscenza teorica del gioco.
b) Il principio della massima
partecipazione
L'apprendimento motorio e quindi
quello gestuale è il risultato di un insieme
di esperienze insostituibili e ciò
giustifica il fatto che ogni preparatore
responsabile cerchi sempre, in queste prime
tappe fondamentali, il maggior tempo
possibile a disposizione per la pratica sul
campo, dal momento che, indipendentemente da
altri fattori, è ovvio che più sarà il tempo
dedicato al lavoro e maggiori saranno le
probabilità di ottenere risultati positivi
nel processo formativo.
E' importante riflettere sull'
importanza di cercare continuamente un'
organizzazione efficace della seduta di
allenamento, dove le tempistiche dedicate
alla disposizione dei materiali, alla
definizione dei compiti degli allievi od
alla spiegazione delle esercitazioni deve
essere sempre inserita in modo produttivo e
non dispersivo.
Se normalmente il tempo
disponibile per una sessione di allenamento
varia tra i 60 ed i 90 minuti, con una
frequenza di 2-3 volte la settimana ed
allenatori delle squadre permettendo, ci fa
comprendere quanto sia importante una
programmazione preventiva per una corretta
pianificazione degli obiettivi di lavoro,
per una giusta scelta delle esercitazioni da
utilizzare ed una produttiva organizzazione
delle stesse; lo sfruttamento massimale del
tempo è determinante e nulla deve essere
lasciato al caso durante la gestione del
lavoro.
Infine, va evidenziato che
un'altra variabile influente il tempo di
effettivo esercizio della sessione è
rappresentato dalla correzione che il
preparatore utilizzerà durante o dopo il
completamento dell' esercitazione, tempo che
dovrà comunque diminuire in modo progressivo
ed in rapporto alla miglior assimilazione
degli aspetti formativi da parte dei
ragazzi.
Tuttavia questo non significa
che il preparatore debba diminuire la
frequenza d'uso dei “ feedback “ verso i
propri giovani portieri; questa è un'
attitudine determinante per la formazione
del bambino e lo aiuterà al raggiugimento di un apprendimento significativo, dovrà essere sempre di tipo
interrogativo, mai volto a dare soluzione immediata su come eseguire un determinato compito, e
dovrà stimolare costantemente il giovane a porsi ed a porre domande per scoprire il nuovo in
modo riflessivo e per comprendere il perchè ed il come dovranno essere risolti i vari problemi che
sorgeranno durante le esercitazioni.
Con l'obiettivo di massimizzare il tempo a disposizione durante la seduta di allenamento si
possono proporre le seguenti soluzioni:
b.1)
Per aumentare il tempo disponibile durante la sessione:
• non essere troppo discorsivi durante la spiegazione dell' esercizio, cercare di
minimizzare i tempi;
• inserire un numero adeguato di esercitazioni, sempre collimanti con il reale livello
qualitativo dei giovani numero uno;
• adottare un metodo comunicativo verbale e gestuale di rapida comprensione;
• organizzare la successiva esercitazione durante la fase di recupero degli allievi;
• tenere una corretta posizione in campo durante le spiegazioni, evitando di dare le
spalle agli allievi e facendo in modo che non abbiano mai il sole in faccia;
• dopo una spiegazione e prima dell'avvio di un esercizio domandare sempre se ci
sono dubbi;
• evitare l'inserimento nel programma di lavoro di molteplici esercitazioni complesse,
rispettare sempre il principio formativo che prevede la ricerca di soluzioni dal
conosciuto allo sconosciuto e dal semplice al complesso;
• organizzare i microgruppi di lavoro prima di proporre esercitazioni sotto forma di
gara.
b.2)
Per massimizzare il tempo di lavoro durante le esercitazioni tecnico-coordinative:
• per quanto possibile evitare la creazione di file durante gli esercizi, mantenere alti i
tempi di coinvolgimento all'attività;
• proporre momenti di lavoro in cui venga chiesto al giovane numero uno la ricerca
della soluzione al problema;
• progettare attività motivanti in cui i bambini manifestino coinvolgimento volontario;
• disporre sempre di materiale sufficiente a garantire le esigenze di ogni piccolo
allievo;
• incoraggiare la partecipazione attiva dei bambini con ripetuti rinforzi positivi.
b.3)
Per evitare perdita di tempo durante le sessioni con obiettivo specifico:
• proporre una fase di riscaldamento attinente agli obiettivi previsti nella sessione;
• terminare la seduta di allenamento con esercitazioni globali che favoriscano
l'applicazione collettiva degli obiettivi sviluppati durante la sessione;
• favorire lo sviluppo di obiettivi di interesse collettivo e non individualizzati ai singoli
elementi.
c) La soddisfazione sportiva
I contenuti dell' attività proposta sul campo dovranno sempre risultare interessanti e motivanti per il
bambino, ciò lo incoraggerà a perseverare nel lavoro ed a continuare nella pratica del calcio e più
specificamente nell' interpretazione del ruolo di portiere.
Per raggiungere tale obiettivo è
importante tenere sempre ben presenti le varie esigenze del giovane allievo che dipendono quasi
esclusivamente da fattori caratterizzanti le fasi del proprio sviluppo biologico.
A seguito delle necessità psicoevolutive del giovane atleta durante lo svolgimento del percorso di
iniziazione sportiva si rende necessario far presente tre considerazioni:
• il gioco sarà la base su cui costruire il percorso formativo del giovane portiere, dovrà
esserne fatto un uso corretto e stimolante essendo questo uno degli obiettivi principali del
programma di insegnamento-apprendimento; dovranno essere evitati compiti privi di
significato concreto e comunque non attinenti al contesto proprio del calcio e del ruolo del
portiere;
• a causa del marcato egocentrismo dei bambini e estremamente consigliato l'uso costante e
continuativo del pallone nelle varie fasi dell'allenamento.
Il portierino ha necessità di sentirsi
parte attiva del gioco, più tempo usa la palla e maggiore sarà in lui la sensazione di avere
effettuato l'allenamento come principale protagonista;
• a causa delle peculiarità che caratterizzano il ruolo del portiere, si deve offrire al giovane
atleta la possibilità di avere successo nelle proprie azioni, poiché in molti casi, come le
esercitazioni collettive che ad esempio prevedono inferiorità numerica, o la situazione di
1c1, è spesso difficile conseguire in maniera positiva l'obiettivo; quindi evitare richieste
eccessive e comunque sempre in linea con le reali capacità del giovane allievo.
d) Il principio dell'
apprendimento significativo
Nel processo di formazione del
giovane portiere della scuola calcio si
renderà necessario lo sviluppo di dinamiche
che stimoleranno un apprendimento di tipo
significativo, in modo da creare nella
struttura cognitiva del bambino una base
concettuale dove assimilare progressivamente
i nuovi contenuti; pertanto il giovane dovrà
crearsi un variegato bagaglio di esperienze
motorie, tecniche e psicologiche, che poste
di fronte a conosciute e sconosciute
situazioni di gioco, favoriranno la risposta
con diverse soluzioni e che saranno
sostenute anche dall' uso dell'
immaginazione e della creatività motoria.
Per facilitare questo tipo di
apprendimento, che mira ad accrescere la
creatività del giovane portiere, è
necessario progettare esercitazioni di
natura globale, in cui il bambino può:
• esplorare situazioni e
ricercare soluzioni diverse che sorgono
durante lo svolgimento del gioco;
• eseguire gestualità di tipo
tecnico e tattico in situazioni simili alla
realtà del gioco;
• realizzare azioni
tecnico-tattiche in modo efficace, dove il
bambino potrà utilizzare differenti
gestualità per essere produttivo in un
particolare momento di un dato problema;
• aumentare il bagaglio di
esperienze motorie.
Infine, per sviluppare un
apprendimento significativo, sarà essenziale
per il preparatore l'utilizzo quasi
esclusivo del “ feedback “ interrogativo,
con l'obiettivo di sviluppare la capacità di
riflessione del giovane allievo, che dovrà
abituarsi ad indagare e scoprire in modo
consapevole quale tipo di atteggiamento
tenere in base alla situazione che si porrà
di fronte.
Attraverso l'uso di tale
riscontro l'obiettivo è principalmente:
• stimolare e sviluppare la
capacità di riflessione e comprensione del
giovane portiere applicandole su tutti quei
comportamenti motori e tecnici appresi in
modo automatico e comunque derivanti da
modelli standardizzati o da altre forme di
apprendimento;
• la conversione del “ feedback
“ esterno (informazioni fornite dal
preparatore su come condurre una determinata
esercitazione per produrre un' azione
efficace) in “ feedback “ interno per il
giovane portiere (informazione fornita dal
giovane atleta a se stesso dopo
l'esercitazione, con valutazione dell'azione
espressa e relativa riflessione su cosa
avrebbe dovuto fare per esprimersi in
maniera efficace).
3. Conclusioni
I vari aspetti che definiscono
il processo di formazione del giovane
portiere della scuola calcio sono
probabilmente gli argomenti tra i più
trascurati e meno lavorati nell' ambito
giovanile: alcuni dei motivi che portano a
questa lacuna sono sicuramente rappresentati
in larga parte dalla scarsa conoscenza della
materia da parte degli addetti e quindi
dalla necessità di dover preparare il
bambino con lavori differenziati, dalla
mancanza di tempo e di adeguati spazi e da
una generale assenza di cultura necessaria
alla pianificazione di un produttivo piano
di lavoro a breve-mediolungo
termine.
Per il ruolo del portiere nella scuola calcio la pianificazione è una base fondamentale, la
formazione del giovane non è identificata nel lavoro di pochi mesi, essa è rappresentata da un'
applicazione quotidiana e continuativa, portata avanti per anni, non improvvisata, in cui si
evidenzia costantemente la ricerca di obiettivi concreti e specifici.
L' assimilazione intrinseca delle teorie individuali e collettive nei vari aspetti è molto complessa,
per un giovane che in futuro dovrà assumere i connotati di portiere evoluto rappresentano in larga
parte l'acquisizione della maggioranza dei gesti tecnici presenti nel calcio.
Quindi, se non viene
svolto un lavoro adeguato e responsabile, risulterà di ardua impresa sviluppare tutte le sue qualità
ed a maggior ragione oggi, dove la figura dell'estremo difensore ha assunto grande importanza a
livello tattico, rendendo la sua preparazione estremamente esigente.
Se le richieste in gara al portiere sono notevolmente aumentate negli ultimi anni, il tipo di
allenamento svolto quotidianamente sarà sempre proporzionato in base alle sue esigenze reali,realizzando tutti i tipi di esercitazioni e adattandosi costantemente al metodo di lavoro preso in
considerazione (ad esempio acrobatica, circuiti vari, sviluppo situazioni di gara, palle inattive, ecc.) e ciò permetterà lo sviluppo integrale o separato delle diverse qualità del giovane portiere.
Se il bambino verrà preparato o allenato in un contesto dove non potrà esprimere nulla questa
risulterà come la situazione ideale in cui non ci sarà nulla da imparare ! (classico il caso dei tiri in
porta fatti senza alcun criterio e regole inadeguate ).
Per concludere mi preme evidenziare che, in età giovanile, le forme e le nozioni trasmesse ai
nostri portieri vengono percepite, assorbite e mantenute nel tempo al 100%, corrette o meno che
queste siano, in modo particolare tutto ciò che comporta l' aspetto puramente tecnico.
Ciò fa comprendere come sia assolutamente necessario dedicare molto tempo al loro
insegnamento, nel modo più corretto e sereno possibile, per non rischiare di trovare in futuro,
durante la crescita nel ruolo, difetti cronici difficili se non impossibili da modificare od eliminare.
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