Allenamento a “secco” o allenamento “situazionale”?

Gino DE LUCA

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In ogni sport di squadra l’allenamento situazionale riveste un’importanza fondamentale.

E questo è ancora più percentualmente alto in ruoli molto tecnici qual è il portiere di calcio. Il “vissuto” di questo atleta è necessario per poter completare tutto il lavoro tecnico comunemente definito “a secco”, dove per vissuto andiamo a definire tutte le situazioni di gara in cui è stato impegnato.

Gli schemi motori che divengono abilità dopo le ore di lavoro svolto in campo, saranno senz’altro molto più efficaci se in aiuto del portiere nelle occasioni in cui è chiamato in causa, verrà la memoria.

E grazie propria a questa memoria che il più delle volte l’atleta riesce a riconoscere inconsciamente una situazione e ad adattare quindi la risposta atletica o tattica più efficace. Ogni portiere si crea quindi un bagaglio di nozioni che lo portano alla soluzione più appropriata per affrontare la partita in ciò che lo vede coinvolto. Per questo molte volte si preferisce orientarsi nella scelta verso un atleta più esperto a scapito di uno più giovane e scattante.

 

L’esperienza è fondamentale e nel portiere che ha pochi margini di errore lo è ancora di più. Purtroppo però come per la personalità è vero che anche l’esperienza non si può trasmettere. Ogni portiere ha il suo “vissuto”, il suo archivio personale, proprio perché ogni portiere è diverso da un altro per qualità fisiche e nervose e quindi l’adattamento che fa al suo intervento è diverso da quello di un altro.

Ecco allora che con questi presupposti l’allenamento situazionale diventa fondamentale in un programma di allenamento ben strutturato. E noi tecnici, allenatori di portieri dobbiamo orientare le nostre esercitazioni nel ricreare le situazioni di gara aiutando il nostro allievo a costruirsi il più velocemente possibile il proprio archivio personale.

In tal modo il portiere sarà sicuramente più pronto nelle risposte che dovrà dare quando si troverà a fronteggiare le varie situazioni di gioco in cui è chiamato in causa. Le infinite ripetizioni cui sottoponiamo i nostri atleti hanno come scopo il raggiungimento della corretta esecuzione del gesto tecnico e la sua ottimizzazione accresce la velocità e la precisione d’intervento, ma è solo grazie all’allenamento situazionale che otteniamo il miglioramento vero.

E se è vero che il miglior situazionale è la partita, noi come preparatori dobbiamo adoperarci nel proporre lavori e sedute di allenamento che richiamino il più fedelmente possibile l’ambiente gara.

Tutto questo iniziando dal luogo stesso in cui andiamo a lavorare, un luogo che non può essere relegato ad angoli di campo, ma deve essere necessariamente svolto con i riferimenti reali in cui il portiere opera e cioè la porta, l’area di rigore il campo. Un altro fattore importante che deve essere rispettato quando si propongono allenamenti situazionali è la velocità di esecuzione dell’esercitazione proposta. In gara una palla respinte ad esempio è sempre causa di possibile altre azioni pericolose che si possono verificare.

 

Ecco come quindi sia necessario non limitarsi al puro e semplice intervento ma nel caso proposto esortare il nostro portiere a finire l’azione con la presa finale e la conseguente impostazione di azione di attacco con il lancio verso compagni liberi di impostare il gioco.

 

Proposte di esercitazione:

Proposta numero 1 Si dispongono delle sagome a simulare una difesa schierata a 4 fuori area. Un portiere in porta.

Il preparatore si pone davanti alla sagome con ai suoi lati i portieri non direttamente coinvolti nella esercitazione e si passa la palla con loro.

Ad un certo punto esegue un lancio tra le sagome invitando i portieri-collaboratori a eseguire il taglio verso il pallone.

Il portiere posto in porta dovra’ “leggere” la situazione e decidere se eseguire un’uscita (pallone lungo) o rimanere in porta ad aspettare il tiro (pallone corto). Proposta numero 2

Si dispone un portiere in porta e gli altri non direttamente coinvolti nella esercitazione si dispongono nei pressi del dischetto di rigore ed uno si pone nei pressi del centrocampo scegliendo e variando continuamente la zona presidiata.

Il preparatore calcia da fuori area dei palloni. Il portiere dovrà cercare di parare ostacolato dalla presenza dei compagni davanti a lui.

Se respinge il pallone dovrà immediatamente attivarsi per recuperarlo o dovrà tenersi pronto per l’eventuale ribattuta.

Una volta entrato in possesso della palla dovrà effettuare il lancio per il compagno posto nei pressi del centrocampo.

 

 

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Gino DE LUCA, Allenatore di base. Allenatore dei portieri del Settore Giovanile della SS Lazio Calcio

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Data inserimento e aggiornamento nel sito: 23/12/2012 -  22/11/2017 Scarica il contributo in formato PDF