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E’ convinzione diffusa che il
portiere è un giocatore fondamentale della squadra e che nel calcio
moderno determini, sempre più, l’esito delle partite.
L’allenamento, che rappresenta
la condizione essenziale per il miglioramento dell’atleta e del ruolo, è
ancora pero’ nella prima fase di sviluppo, poichè la storia sportiva
racconta che il portiere, fino agli anni ’60 era allenato al termine
della seduta di lavoro dall’allenatore, unico elemento dello staff
tecnico.
Successivamente e’ comparsa la
figura dell’allenatore in seconda, collaboratore del Mister che
ricopriva diversi compiti tra cui quello di allenare il portiere.
A partire dagli ’80 e’ comparsa
la figura di un tecnico specialista nell’allenamento dei portieri che
progressivamente e’ divenuto sempre più necessario.
Ora l’allenatore dei portieri
e’ inserito in tutti gli staff tecnici delle società professionistiche e
dilettantistiche ed è diventato un figura indispensabile anche negli
organigrammi dei settori giovanili.
Purtroppo però, ancora non ci
si è resi conto che un ruolo così tecnico come quello del portiere
richiede non solo un allenatore dedicato ma anche e soprattutto
altamente qualificato.
E’ difficilissimo infatti
trovare un allenatore di portieri che sia anche tecnico e le società
calcistiche soprattutto nei settori giovanili, si accontentano di coloro
che, bene o male, insegnano (se così si può dire) ai giovani portieri
quello che a loro volta hanno imparato, trasmettendo una serie di errori
e di improbabili teorie che però sono ormai diventate di uso comune.
Il compito di un portiere è
ovviamente quello di evitare il più possibile che i palloni calciati
dagli avversari entrino in porta, e spesso, anzi quasi sempre, non ci si
cura affatto di come il portiere para i tiri, l'importante è non
prendere gol.
In che modo non conta, basta
evitare che il pallone oltrepassi la linea della porta.
Con questa stupida teoria,
molti portieri, a cui è stato insegnato erroneamente che l'importante è
parare, usano metodi improbabili e perciò tecnicamente improduttivi;
allora è facile notare alcune parate con i piedi dove invece ci si
arriverebbe più facilmente con le mani, respinte di pugno dove invece
sarebbe più naturale bloccare il pallone e ancora tante altre situazioni
in cui è tralasciato l’aspetto tecnico, non considerando che una buona
padronanza della tecnica agevola in termini produttivi la parata stessa.
Eseguire per esempio in modo
tecnicamente giusto una presa a terra aumenta la stessa velocità di
esecuzione del gesto esaltando quindi la nostra reattività senza dover
essere obbligatoriamente veloci di natura.
Vi sono tecniche importanti per
fare capire ad un portiere come ottenere il miglior risultato dal minimo
sforzo ma stranamente queste tecniche non vengono prese in
considerazione. Solitamente l'allenatore dei portieri è a sua volta un
ex portiere che ha praticato il ruolo in tempi troppo lontani e quindi
fuori da ogni logica di aggiornamento tecnico, oppure un ex istruttore
di educazione fisica, o addirittura nulla di tutto ciò, solo un ex
giocatore e a volte nemmeno quello.
Come fa quindi un tale
“allenatore dei portieri” ad insegnare la giusta tecnica ad un altro
giovane portiere? O meglio, come può trasformare le sue conoscenze in
"tecnica della parata"? Troppo spesso un portiere non è più giudicato in
base alla propria tecnica ma solamente in base ai miracoli che riesce a
compiere durante una partita. Non ci si rende conto però che parare un
tiro essendo privo di tecnica è un vero e proprio miracolo.
Ma i miracoli si sa non sono
facilmente riproducibili.
Vediamo sempre più di frequente
portieri che parano tiri potenti ma che si fanno passare il pallone tra
le gambe, oppure che si tuffano a sacco e a mezz'aria mentre il pallone
entra tranquillamente in rete passandogli sotto mentre loro vanno troppo
oltre.
Queste situazioni non sono
dovute allo stato di forma del portiere, che magari ha lavorato duro in
senso fisico ed è pronto a qualsiasi evenienza ma è dovuto "solo" ad una
mancanza di tecnica. Un buon allenatore dei portieri e’ quindi quello
che riesce a far crescere i suoi allievi oltre che dal punto di vista
atletico propinando lavori adeguati, anche e soprattutto dal punto di
vista tecnico.
Alla base di tutto questo c’ è
però da parte del tecnico l’obbligo di programmare, affinchè si possa
strutturare e proporre un allenamento durante tutto l’anno che sia
redditizio riuscendo ad analizzare tutte le componenti tecniche,
atletiche e psicologiche insite nel ruolo. Le componenti atletiche
peculiari della prestazione di un portiere sono FORZA e VELOCITA’.
Queste devono essere allenate a
“secco”, cioè senza palla, e con il pallone, abbinando così
esercitazioni tecniche.
E’ molto importante
nell’organizzazione di un allenamento per portieri il tempo di
esecuzione di ogni singola esercitazione ed il recupero concesso.
Infatti il tempo globale di intervento attivo di un portiere in una
partita viene ridotto a 4-5 minuti e il tempo di ogni singolo intervento
e’ di pochi secondi.
Perciò le esercitazioni
proposte non devono mai superare come tempo di esecuzione i 10 secondi e
comunque le 6-8 ripetizioni. Il sistema energetico maggiormente
utilizzato da un portiere durante la sua prestazione e’ quello
ANAEROBICO - ALATTACIDO, il quale permette tensioni muscolari massime
per tempi brevissimi (max 10-12 secondi) e prevede un tempo per il
recupero totale di circa 2-3 minuti. Le fibre muscolari più utilizzate
dal portiere sono quelle veloci (bianche), che difficilmente possono
essere incrementate, se non con la trasformazione di quelle neutre, ma
e’ al contrario facile, proponendo allenamenti errati trasformare queste
fibre, in lente (rosse) peggiorando così la prestazione del portiere.
E’ comunque possibile, come già
detto, ottenere sensibili miglioramenti sulla velocità migliorando la
coordinazione esecutiva dei gesti tecnici.
Questo ci porta a dire che le
esercitazioni proposte in un allenamento per portieri devono essere
brevi, eseguite con la massima velocità ed intensità, prevedendo nel
contempo adeguati tempi di recupero. Il portiere non deve mai andare in
“lattacido” se non in qualche allenamento “organico”, che può essere
proposto di tanto in tanto, e che comunque non preveda esercitazioni
acrobatiche, così da evitare cadute incontrollate dovute alla
stanchezza, che potrebbero procurare inutili traumi. Tutto questo ci fa
capire quanto sia importante differenziare la preparazione atletica e
tecnica tra il portiere e la squadra, a differenza di quello che invece
avveniva fino a qualche anno fa, dove il portiere era sempre costretto
ad eseguire lunghe ed inutili corse, al termine delle quali veniva
mandato in porta e “bombardato” con serie infinite di tiri o cross la
cui percentuale di riuscita era del 2/3%.
Una ulteriore importante
componente nella prestazione di un portiere e’ la situazione
psicologica.
Molto spesso la concentrazione
viene sviata, da vari motivi, personali, scolastici, famigliari ecc.
In questo caso il preparatore
deve cercare di aiutare il proprio portiere a ritrovare la giusta
serenità e attenzione nello svolgimento degli allenamenti, attraverso un
dialogo continuo e costante che sta alla base di un buon rapporto tra
portiere e preparatore.
Gli allenamenti settimanali
specifici con l’allenatore dei portieri non devono mai essere meno di 2,
mentre le successive sedute possono essere svolte con l’atleta a
completa disposizione della squadra.
E’ fondamentale infatti che il
portiere mantenga il contatto con gli altri componenti del gruppo ma ciò
non può essere a discapito del suo allenamento specifico. Riassumendo e
semplificando la pianificazione del lavoro annuale di un portiere di un
settore giovanile dovrebbe essere la seguente:
1° giorno di allenamento:
Lavoro specifico (Forza, Forza
esplosiva elastica, Forza esplosiva elastica reattiva, Forza esplosiva
elastica riflessa) + Contatto con la squadra
2° giorno di allenamento:
Palle alte, Fase offensiva
(rinvii), Velocita’ motoria senza palla, Velocità motoria con palla,
Velocitàdi reazione Velocità di decisione, Velocità d’anticipazione,
Velocità percettiva, Velocità d’intervento
3° giorno di allenamento:
portiere completamente a disposizione del proprio mister. Lavoro con la
squadra per situazioni tattiche e palle inattive.