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---------------------------------------------- Introduzione Le caratteristiche dell’insegnamento dei giochi sportivi, ed in modo particolare mirati al ruolo del portiere, hanno due obiettivi fondamentali: apprendimento tecnico - tattico ed azione educativa. La ricerca dell’azione educativa attraverso il gioco sportivo è uno degli aspetti fondamentali in questa fase evolutiva. La situazione stimolo, che è caratteristica dei giochi sportivi, permette all’allievo discente (il nostro giovane portiere) di ricercare situazioni autonome per la risoluzione dei problemi di gioco. Apprendere in un contesto situazionale significa, perciò, integrare lo sviluppo degli elementi tecnico - coordinativi con il parallelo potenziamento del sistema d’elaborazione dell’informazione dell’atleta. Di quest’ultimo sistema fanno parte i processi cognitivi quali la percezione, l’attenzione, la memoria (RCS SdS n°16 pag.23). Sapere è il risultato dell’integrazione tra l’aspetto fisico, tecnico, tattico e psicologico. L’organizzazione delle attività pratiche finalizzate all’apprendimento non devono essere stereotipate; al progredire delle abilità individuali, le informazioni vanno differenziate ed arricchite nei dettagli così da facilitare un’esecuzione perfettamente coordinata anche in situazioni esecutive variabili e difficili. Un processo efficace potrebbe essere l’esclusione od uso contemporaneo dei canali sensoriali. La pratica variata è indispensabile per le discipline open in cui il gesto tecnico richiede continui aggiustamenti a situazioni mutevoli. Sulla base di quanto detto, credo che i punti fondamentali per la formazione del giovane portiere di calcio sono:
1) Situazioni di gioco 2) Sviluppo del pensiero tattico 3) Allenamento ideo - motorio 4) Allenamento specifico
1) La scuola francese di Burrell chiama le situazioni di gioco come pedagogia attiva. Infatti la difficoltà che esprime una situazione di gioco è insita nella dinamica delle cose e, quindi, l’espressione del gesto tecnico sarà più difficile dello stesso espresso in una situazione analitica chiusa (open skill e closed skill). Gli elementi che la determinano sono: il tempo necessario per decidere, la paura di farsi male, il disturbo rappresentato dai giocatori e tutte le variabili ambientali, spaziali e temporali che in quel momento sa sviluppare l’allenatore. La pedagogia attiva tende a sviluppare in modo più globale quello che i portieri hanno appreso in forma analitica. In un lavoro per cicli la ricerca degli automatismi richiede un lavoro costante e frequente (naturalmente insieme alla reattività e agli altri elementi funzionali e strutturali) per permettere al giovane portiere di saper applicare un gesto tecnico in situazioni più variabili.
2) Lo sviluppo del pensiero tattico è il supporto essenziale per formare l’anticipazione motoria complessa. Il livello di coscienza, la presa di una decisione da parte del portiere sul suo comportamento, su come agirà, avviene in base alla anticipazione della situazione. Il prendere una decisione è collegato con l’anticipazione dettagliata del risultato dell’azione e del suo programma. Perciò l’anticipazione attraverso la capacità di intuire il programma previsto dagli avversari o dai compagni di gioco ha una particolare importanza per la coordinazione motoria nei giochi sportivi e nella funzione del portiere di calcio E’ l’anticipazione, essenzialmente, che determina il successo dell’azione.
3) L’allenamento ideo - motorio è null’altro che l’esercitazione mentale che essendo legata alla reazione ideo - motoria e quindi allo sviluppo del controllo motorio determinato per via cinestetica, è impossibile nella prima fase di apprendimento, mentre nella seconda fase è possibile solo in forma incompleta. E’ la capacità del portiere di rivedersi mentalmente (o anticiparsi mentalmente nelle coordinate spaziali e temporali) nel gesto tecnico mirato ad un intervento sulla palla che poi esegue.
4) L’allenamento specifico comprende: variazioni sull’esecuzione dei movimenti; modificazioni delle condizioni esterne; combinazioni di più abilità motorie, esecuzione di un esercizio dopo un carico motorio; modificazione dei compiti tattici, esercitazioni sotto pressione temporale, variazioni sul canale di presa dell’informazione. Poiché le capacità motorie si esprimono sempre attraverso le abilità motorie, con una stabilizzazione mirata di esse si può migliorare efficacemente la capacità di apprendere ad apprendere (cfr Hotz pg 18).
Tutti questi elementi sono a carico dei prerequisiti funzionali e strutturali. Anche se va citato Bergeroo il quale dice che “nella fascia 11/15 anni la coordinazione è determinata dal processo di controllo e di regolazione del movimento. Essa è la condizione fondamentale, quella alla base di tutte le azioni gestuali.” E’ chiaro che attraverso questo processo di apprendimento che ho diviso in quattro punti fondamentali, durante l’applicazione tecnica il portiere può commettere degli errori più o meno gravi. Questi errori di tipo motorio si possono originare da diverse fonti. Pieron individua le seguenti origini dell’errore: mancanza di capacità fisiche, carenza percettiva, fattori psico - sociali. C’è pure chi, molto spesso, dice che per eliminare gli errori basta migliorare i presupposti mentali dell’apprendimento, ma in un sport di situazione come il calcio le cause dell’errore sono riportate a: carenza di comunicazione, stato emotivo, inadeguatezza del compito proposto, inadeguatezza dello stato attuale del portiere. Comunque, la causa principale di un insuccesso in questa fase evolutiva è data per la maggior parte dei casi da una carenza percettiva. La valutazione delle traiettorie infatti è di fondamentale importanza per il giovane portiere e questo sovente mette a nudo tutti gli scompensi motori che questa carenza comporta. Nella valutazione delle traiettorie la percezione visiva è sollecitata prioritariamente anche se vi sono interventi degli apparati vestibolari, labirintici, e tattili. Fondamentalmente le traiettorie sono di due tipi: laterali e frontali. La valutazione di una traiettoria laterale è più semplice perché consente di osservarne sia le coordinate verticali che orizzontali mentre le traiettorie frontali sono più difficili da valutare perché richiedono la percezione delle profondità che nell’uomo avviene in modo imperfetto. In questo caso l’attività del portiere deve essere finalizzata all’identificazione dell’origine, all’identificazione della direzione e del tipo di parabola e alla ricerca del punto di caduta (Schubert F. Apprendimento della tecnica e sport di situazione. RCS SdS N°18. 1990). Alla luce di tutto ciò il portiere si troverà sempre a dover analizzare traiettorie e parabole e contemporaneamente pensare ad un intervento preciso per tempi e modi di esecuzione. Ma cosa si-gnifica per un portiere sapersi muovere al momento opportuno? In che misura? Ogni atleta, così come il portiere di calcio, deve saper padroneggiare l’uso del timing (senso del tempo). Essere al posto giusto nel momento giusto richiede una grande precisione temporale e spaziale. Il giovane portiere, come ogni atleta, deve acquisire e stabilizzare un gesto tecnico con la massima precisione possibile per poi saperlo applicare e variare e poi ancora saperlo creare e perfezionare. Questi sono i tre stadi di apprendimento indissolubili da qualsiasi pratica sportiva. Nella meticolosa cura del gesto tecnico, il giovane atleta deve prestare prima attenzione alla precisione spaziale (corpo e suoi segmenti, movimento), ma poi sempre più anche a quella temporale. Dunque per il portiere che alleniamo la sfida sta nell’arrivare nei tempi e nei modi giusti sui punti nodali del movimento, dosando l’energia in modo adeguato alla situazione - cioè puntualmente e con precisione( cfr F. Greder UFSPO n°1.02 pg.7). Precisione spaziale prima, precisione temporale dopo. Il timing potrebbe essere inserito nel gruppo, ricco di sfumature, delle capacità coordinative, la cui manifestazione è efficace quando c’è anche una coincidenza con il grado di formazione delle singole capacità energetico - condizionali. Il senso del tempo è una capacità coordinativa di ordine superiore e comprende l’aspetto temporale del movimento che è importante almeno quanto le capacità di forza, di rapidità, e di resistenza. Il timing dipende dalla rapidità di reazione e da quella di anticipazione. n un portiere di calcio il timing potrebbe essere definito come la capacità di reagire in modo perfetto, fino al momento dell’impatto con la palla, attraverso la coordinazione di tutti gli impulsi parziali del movimento e della loro anticipazione, producendo il successo dell’azione che altro non è che la sommatoria di tutti i valori precedentemente menzionati. Se si pone l’accento sul senso del tempo, non bisogna neppure trascurare la qualità dell’esercitazione. Spesso si scelgono gli esercizi, senza riflettere, per il semplice motivo che appartengono al repertorio tradizionale quando invece dovrebbe essere (la forma dell’esercizio) un campo centrale di ricerca della scienza dell’allenamento. Infatti con la ripetizione il movimento viene gradualmente regolato fino ad accadere che il soggetto lo stabilizzi prestando sempre meno attenzione. Praticamente il portiere sta automatizzando il gesto e quando diventa automatico è divenuto abilità. A questo punto è chiaro che quando un portiere lavora sullo stesso esercizio o gli stessi esercizi richiedendo un’esecuzione motoria già apparsa precedentemente e passata ad abilità, non c’è alcun tipo di apprendimento e tale prestazione di tipo senso motorio servirà esclusivamente a sollecitare solo alcune qualità organiche dell’atleta. Questo succede quando il miglioramento del gesto avviene attraverso una serie di ripetizioni stereotipate o chiuse. Per il portiere, in questo caso, il movimento automatizzato difficilmente potrà essere scisso in sottoprogramma e potrà utilizzarlo solo globalmente; se vorrà utilizzarne solo una parte incontrerà notevolissime difficoltà ed impiegherà moltissimo tempo. Se il perfezionamento del movimento viene costruito in modo aperto, flessibile, variabile, versatile potrà scomporlo in sottoprogrammi e potrà adattarlo alle situazioni più diverse. Anche l’attenzione va sviluppata gradualmente attraverso i tre stadi dell’apprendimento citati prima. Il problema è che il giovane portiere o qualsiasi giovane atleta di ogni disciplina sportiva a squadre, elabora tutte le informazioni esterne perché per lui sono tutte nuove non sapendo discernere quelle pertinenti; quindi si orienta soprattutto sulla struttura (forma) esternamente visibile del movimento tecnico. In pratica egli elabora un piano di intervento anche su informazioni elaborate in maniera errata tanto da pregiudicarne l’efficienza: un portiere efficace non sempre è efficiente nel risultato conseguito.
Esempio pratico: in una situazione di uno contro uno con avversario lanciato a rete, il portiere elabora un piano di intervento in base a tutte le informazioni esterne (coordinate spaziali, temporali, spostamento della palla, piede dominante, ecc.) e interne (cinestesiche) anticipando in maniera efficace il suo intervento che sarà tanto efficiente quanto corrette sono state le informazioni raccolte (un portiere efficiente può anche essere poco efficace). Insomma gradualmente l’atleta dovrebbe stabilizzare alcuni valori di riferimento (corpo, movimento) e già mentre assume informazioni può percepire alcuni elementi dei movimenti fino a viverli globalmente; più il suo bagaglio di esperienze motorie è diversificato maggiormente può centrare l’attenzione sui segnali più pertinenti ad una risposta motoria. Detto ciò è chiaro che per un portiere apprendere non è mai diventare capaci di ripetere lo stesso gesto, ma fornire con mezzi diversi una risposta adatta alla situazione. In base alle sue conoscenze il portiere deve imparare ad ottimizzare la sua azione pratica. In situazioni pratiche bisogna che esista armonia tra sapere, volere e potere. Il portiere va edotto! L’istruzione e la situazione insegnano. Una delle differenze principali tra gli atleti bravissimi e quelli meno bravi è il grado di implicazione cosciente prima, durante e dopo una prestazione motoria (cfr. Singer). Infatti la lettura degli eventi partita segue la loro apparizione, ma col tempo il giovane atleta dovrebbe essere sempre più capace di anticipare la lettura della situazione di gioco; non solo, ma questo implica un ritardo temporale consistente tra la fase di presa d’informazione e l’emissione di una risposta quando in realtà, col tempo, dovrebbe essere sempre più capace di dare la risposta durante l’analisi della situazione. Quindi la sua messa in atto (risposta) dovrebbe avvenire in tempo reale o con un minimo ritardo. Ma quando si parla di segnali o stimoli e conseguenti risposte, si parla anche di capacità di reazione che nella sua analisi compone l’intera azione motoria introdotta (risposta) in tre fasi: - Fase di preparazione: viene influenzata moltissimo dalla capacità di concentrazione, dalla centralizzazione dell’attenzione, dalla conoscenza tattica individuale e dalla capacità tecnica di movimento. In questo campo si possono raggiungere ottimi risultati con un allenamento adeguato (cfr. Documenti Tecnici CONI Varese n°4 1996). - Fase di latenza: è il tempo che passa tra il segnale e l’inizio del movimento di reazione e dipende dalla potenza stimolatrice che non si può allenare o soltanto molto poco (Hirtz, Vilkner); è definita geneticamente e dipende dalla maturità di funzione. Però si può allenare alla scelta adatta di programmi; portieri esperti agiscono intuitivamente nel modo giusto. - Fase di esecuzione: è l’inizio del movimento di reazione fino al suo termine e questa fase può essere molto breve e all’interno di un piccolo spazio (solo un segmento corporeo) oppure anche complessa ed entro uno spazio più grande. In che modo riescano i movimenti di reazione dipende dalle capacità tecniche di movimento e queste si possono allenare molto bene. Per predisporre un certo programma di allenamento indirizzato all’estremo difensore, occorre analizzare il modello di prestazione del portiere, vale a dire quello che egli compie in partita. Dall’analisi di questo modello si possono individuare quali sono le abilità motorie che servono al portiere di calcio e , pertanto, come vada poi allenato.
Abilità motorie La parata è un gesto tecnico che richiede uno breve e intenso. Il meccanismo energetico richiesto anaerobico alattacido. Pertanto le capacità richieste sono: - forza esplosiva, esplosivo - elastica; - capacità di scatto e rapidità sugli spostamenti brevi distanze; - velocità di reazione; - potenziamento fisico generalizzato e in particolare muscolatura addominale e dorsale; - mobilità articolare; - equilibrio, agilità, acrobatica; - coordinazione motoria e generale.
Metodologia L’allenamento deve essere specifico, indirizzato al miglioramento o al mantenimento della tecnica e della capacità motoria utilizzate dal portiere. Durante l’allenamento con la palla il portiere deve evitare di lavorare sulla resistenza, eseguendo esercitazioni a ritmo blando, svolte a lungo e con un elevato numero di ripetizioni. L’allenamento per essere specifico e deve prevedere poche ripetizioni di un esercizio, ma svolte alla massima intensità; se si vuole elevare il carico di lavoro sarà bene aumentare il numero delle serie piuttosto che il numero delle ripetizioni, lasciando sempre fra le serie un’adeguata pausa di recupero.
Aspetti tecnici Tecnica di difesa. Permette di intervenire in modo corretto ed efficace sulla palla e quindi interrompere l’azione di gioco avversario. Concetti fondamentali della tecnica di difesa sono: - posizione di partenza - cambiamento di posizione - presa su tiri alla figura rasoterra, alti, mezza altezza - presa in tuffo - deviazioni - tecnica delle uscite alte - tecnica delle uscite basse
Tecnica di attacco Consente al portiere, una volta impossessatosi della palla, di costruire l’azione di gioco della propria squadra: - rinvii con le mani - rinvii con i piedi - tecnica con i piedi.
Progressione didattica dell’insegnamento tecnico In funzione del portiere e della palla esistono quattro possibili tappe didattiche: - portiere fermo, palla ferma - portiere fermo, palla in movimento - portiere in movimento, palla ferma - portiere in movimento, palla in movimento.
Aspetti tattici Possiamo distinguere: tattica individuale, tattica di reparto, tattica di squadra. Tattica individuale Riguarda la capacità decisionale del portiere, la capacità di scegliere e decidere la propria azione in base alla situazione di gioco che gli si presenta, per cui egli dovrà decidere secondo il tiro, la posizione dei compagni, degli avversari e il tipo di intervento da effettuare. Tattica di reparto Riguarda l’intesa, la collaborazione e la comunicazione fra il portiere e i propri compagni in merito a tutta la dinamica di reparto su palle attive e inattive. Tattica di squadra Si riferisce alla partecipazione del portiere a situazioni tattiche concertate con l’intera squadra. Per esempio lancio lungo per saltare il pressing avversario, per servire compagni veloci e fare contropiede, posizione avanzata e attenzione in una squadra che adotta il fuorigioco sistematico.
Prerequisiti - piacere di tuffarsi - sviluppate capacità senso - percettive - schemi posturali e motori di base ben consolidati su cui poter sviluppare le capacità motorie - naturale agilità e coordinazione dinamica - generale - statura.
Obiettivi generali - mantenimento delle capacità coordinative - sviluppo delle capacità condizionali - miglioramento della tecnica di base - sviluppo della capacità decisionale intesa come capacità di prendere decisioni a livello di tattica individuale.
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