Lorenzo DI IORIO
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Osservazioni iniziali
Possiamo affermare che l'acquisizione dell'atto motorio avviene, alla luce delle nuove
conoscenze sul sistema nervoso, per confronti e non per imitazioni.
Il portiere in base alle
proprie esperienze e conoscenze ritenute "ideali", è in grado di comprendere e riconoscere
una data situazione di gioco, confrontarla con le sue memorie, adottare un comportamento
(tattica) e le conseguenti gestualità tecniche.
E' chiaro che il portiere sceglie di attuare i
comportamenti e le gestualità che reputa più adatti e redditizi allo scopo, tenendo conto
anche delle proprie potenzialità fisiche. In tutti i suoi interventi il nostro numero uno
agisce secondo un piano stabilito che rende operativo con un preciso ordine, in funzione
della riuscita dell'intervento.
Se la parata è a buon fine, il portiere consolida nella propria
memoria quell'insieme di movimenti che gli hanno consentito l'intervento finale, al
contrario accerta l'inadeguatezza del risultato acquisito e cerca altre strade con nuove
conoscenze.
Il confronto sta alla base della comprensione; il portiere raffronta l'obiettivo
fissato in precedenza (l'intercettamento del pallone) con il risultato ottenuto e rafforza o
indebolisce quel comportamento a secondo del risultato.
Noi allenatori spesso e volentieri
riconduciamo le informazioni da dare alle nostre esperienze personali, non considerando
che i soggetti in questione, nelle stesse situazioni, hanno pèrcezioni diverse.
E' evidente
che noi allenatori possiamo solo influenzare la capacità del portiere ad osservare e leggere
meglio la situazione, ma non sappiamo cosa avviene in quel momento nel cervello del
portiere. Per questo motivo che si deve aiutare la crescita del nostro portiere con
esercitazioni sul "situazionale", in modo che la proposta esercitativa stimoli dei confronti
nella testa del portiere. Noi non possiamo trasmettere la nostra esperienza, poiché
l'esperienza non si trasmette, possiamo riprodurre soltanto dei "vissuti", delle esperienze,
delle memorie che aiutano l'allievo a crescere, ed a riconoscere.
Attraverso esercitazioni
mirate possiamo far riconoscere al nostro portiere l'elemento negativo del suo
comportamento e incoraggiare un confronto con l'esito della parata, suscitando delle
"sensazioni" interne che in passato non erano state comprese.
Solo in questo modo l'allievo
avverte un modello di comportamento utile al raggiungimento dell'obiettivo, non per
imitazione ma per convincimento, per discernimento.
Se un portiere in una situazione di uno contro uno accellera il tuffo opponendo solo istinto
e zero ragionamento, noi istruttori non possiamo limitarci ad esortarlo a "stare in piedi", ad
attendere le mosse dell'avversario in corretta postura.
L'allenatore avveduto deve
comprendere gli elementi negativi che caratterizzano quel tipo di comportamento, ed
ideare delle esercitazioni che permettono al portiere di comprendere che non è quello il
modo d'intervenire.
Nell'esercizio citato, oltre ai possibili errori sulle gestualità tecniche,
che noi dobbiamo conoscere, il problema può essere colto nella mancanza di coraggio con
conseguente fretta nell'espletare la parata.
A proposito dell'allenamento della tecnica è nostro compito istruire le tecniche che
regolano i gesti del portiere, e nello stesso tempo creare un modello di comportamento che
può discostarsi da un'azione all'altra, ma che deve sempre attenersi alla situazione di gioco
che sta per proporre la squadra avversaria.
Quando ci si esercita, oltre a ravvisare le
condotte più idonee a sciogliere la situazione tattica, è importante scegliere la tecnica
appropriata.
Per accrescere la tecnica che regola la parata far ripetere all'infinito un gesto tecnico è
auspicabile nell'allenamento del solo atto tecnico: per esempio la presa con "calci" ripetuti
alla figura del portiere ha un senso per sviluppare e mantenere la cosiddetta "capacità
prensile", ma l'obiettivo ricercato è impossibile da raggiungere in quanto fuori dal contesto
di gioco.
L'esercitazione a secco va senz'altro eseguita giacché permette un miglioramento,
ma di certo non è la ripetizione in sé che determina la crescita e l'apprendimento del gesto.
Solo e grazie al "situazionale", attraverso confronti continui sul risultato dell'intervento, si
può rilevare gli elementi negativi, confrontarli, e quindi giungere ad un miglioramento
vero e proprio. L'esercitazione è un mezzo che deve essere rivolto a stimolare confronti
utili.
Conclusioni
Per allenamento "situazionale" s'intende l'incremento della tecnica del portiere in un
ambiente di gioco, insieme alla ricerca di un modello di comportamento consono alla
situazione.
Ricreare gli avvenimenti e le condizioni che accadono durante la partita,
"associandoli ad un livello di concentrazione, attenzione e stato d'animo simili alla gara,
consente di abituare il portiere a riconoscere le dinamiche delle azioni ed essere pronto a
prevenirle." ("l'allenamento dei portieri". Di Iorio- Ferretti. Edizioni Correre)
E' chiaro che il portiere utilizza informazioni assunte prima del tiro dell'attaccante,
piuttosto che quelle attinenti al pallone indirizzato a rete, per definire la direzione, la
velocità ed il tipo di calcio. In pratica deve saper anticipare.
La capacità d'anticipazione
dipende essenzialmente da fattori visivi; in maniera diretta, perché alcuni di loro sono la
fonte principale del quadro che il portiere ha d'avanti, che indiretta perché altri elementi
visivi derivanti da esperienze precedenti fungono da base per prevedere il tiro
dell'avversario.
L'allenamento con il "situazionale" aiuta il portiere a riconoscere le probabilità che
l'avversario ha di compiere quel tiro piuttosto di quell'altro.
Certamente la possibilità che
l'avversario esegue un certo tiro dipende dalla posizione in campo, da come ha ricevuto
palla, se ha tempo per il controllo del pallone e se si accingerà a colpire a rete o a passare,
a sua volta, il pallone. Molte sono le strategie intrinseche al gioco, e molteplici saranno i
nostri tentativi per impedire l'ingresso del pallone in porta.
E' evidente che con il nostro tipo d'allenamento, si accrescono strategie percettive che
permettono al portiere di trovare indici, segnali, particolari con un'alta funzione previsionale.
Comprendere ciò che da lì a poco l'avversario andrà a compiere, consente un
risparmio cognitivo, permette di accorciare la fase preparatoria e fissarsi sulla risposta da
opporre.
Come preparazione specifica dell'anticipazione i nostri portieri devono, in primo
luogo, affinare la capacità d'osservazione degli avversari, in secondo luogo, devono
prendere coscienza delle relazioni che vi sono fra segnali anticipatori e colpo successivo, e
in terzo luogo, avere la capacita di individuare gli elementi critici dello sviluppo del tiro
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Lorenzo DI
IORIO,
Preparatore Portieri
Professionista. Come Preparatore è stato a Ravenna, Venezia, Napoli,
Bologna e Udinese. È autore di molti articoli sull’argomento della
preparazione del portiere e di due video cassette “Allenare il portiere”
e “L’allenamento dei portieri”
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