Come ragionano:
- E' assente il processo di anticipazione motoria: cioè non riescono a prevedere ciò che
l'avversario sta per fare.
A questa età i bambini corrono tutti dietro la palla scordandosi i
ruoli che erano stati attribuiti in precedenza.
- E' assente la comprensione delle cause dei successi e degli insuccessi.
Ruolo degli adulti:
- Rinforzare l'impegno;
- Sostenere e apprezzare il
piacere di stare con gli altri e di
giocare.
Cosa fare per favorire un
sano sviluppo psicomotorio Il modello di attività da proporre dovrebbe essere concepito privilegiando il gioco, il
confronto e le attività di esplorazione.
Profilo psicologico del bambino di 8 - 10 anni
Come ragionano:
- Stanno superando la fase egocentrica;
- Cominciano ad acquisire una predisposizione alla collaborazione;
- Le azioni motorie vengono inserite in un contesto di gioco collettivo.
Le regole
Ora i bambini comprendono le
motivazioni e l’utilità delle regole
stabilite.
Essi pensano che bisogna ubbidire
perché “l’allenatore sa cosa è utile per noi
ed è più esperto”.
Motivazioni che caratterizzano
questa fascia d’età
- Trarre piacere dall’azione sportiva;
- Muoversi pensando ( imparare a servirsi
dei propri pensieri mentre si gioca);
- Assumersi dei rischi calcolati durante il
gioco (effettuare un dribbling, tirare in
porta..)
- Saper vivere in gruppo.
Cosa fare
1. Creare situazioni in cui autonomamente i
bambini risolvono problemi di gioco;
2. Favorire la creatività, valorizzando
l’iniziativa dei bambini;
3. Favorire lo sviluppo della capacità di
assumersi le proprie responsabilità;
4. Mantenere un equilibrio tra rischio
individuale e gioco collettivo;
5. Favorire il senso di appartenenza al
gruppo, attraverso il rispetto delle regole
di gruppo, la collaborazione e la capacità
di anteporre gli obiettivi della squadra a
quelli personali.
Profilo psicologico del bambino di 8 - 10 anni
Cosa è importante per diventare un calciatore?
Da un'indagine condotta dal Settore Giovanile Scolastico della FIGC i giovani esordienti
intervistati ritengono che per diventare un calciatore di buon livello sono molto
importanti le seguente condizioni: avere fiducia in se stessi ( 85%), allenarsi molto
(78,7%), fare sacrifici (70%), sapersi divertire giocando ( 56,7%), avere accanto persone
che credono in te (52,4%) e avere un buon allenatore (50,6%).
Quindi, si evidenzia che già a 11 anni questi ragazzi credono nell'impegno personale
come elemento principale per avere successo nel calcio.
E' interessante notare che per
questi ragazzi è molto importante il divertimento (81,8%), mentre sono poco importanti
il vincere molte partite (66,9%) e il ricoprire un ruolo specifico in campo ( 47,96%).
L'avere un bravo allenatore è rilevante per il 53% di loro.
Altri aspetti che dovrebbero essere soddisfatti riguardano l'essere inseriti in un buon
gruppo squadra (47,5%) e l'essere seguiti dai genitori (34,7%).
Le motivazioni degli esordienti
Si possono evidenziare ben nove fattori motivazionali.
1. Acquisizione di status (diventare famosi e popolari tramite il calcio).
2. Rinforzi estrinseci.
E' composto da tre ragioni:
- ruolo svolto dai genitori;
- ruolo svolto dai migliori amici nel sostenerli nell'attività calcistica,
- desiderio di viaggiare.
3. Ottenimento e mantenimento della forma fisica.
4. Abilità, cioè il bisogno di acquisire e migliorare le abilità sportive e di far parte di una
squadra.
5. Aspetti della competizione.
E' composto dalle seguenti ragioni:
- gareggiare,
- rapporto con l'allenatore,
- spendere energia,
- essere in forma
- piacere tratto dall'azione.
6. Amicizia: riguarda il desiderio di stare con gli amici e di farsene di nuovi a cui si
aggiunge un terzo motivo relativo al fare qualcosa in cui si è bravi.
Pertanto a questa età
lo stabilire relazioni di amicizia è positivamente correlato con la percezione di sentirsi
competenti nel calcio.
7. Divertimento.
E' composto dalla tre seguenti:
- divertirsi;
- spirito di squadra
- piacere tratto dalle sfide.
8. Esercitarsi in gruppo. E' composto da due ragioni che riguardano:
- il desiderio di fare esercizio
- il lavoro di squadra.
9. Spendere energia: è composto da tre ragioni
- scaricare il nervosismo
- desiderio di entusiasmarsi
- piacere di stare fuori casa.
In sintesi si rileva che i giovani di questa età, praticano calcio per un insieme abbastanza
ampio di ragioni.
Rispetto ai ragazzi delle categorie successive, il raggiungere obiettivi
sportivi di squadra sembra non essere ancora una componente fondamentale del loro
modo di vivere il calcio, perché prevalgono fattori motivazionali legati all'abilità
sportiva, al divertimento e all'esercitarsi in gruppo.
Dopo i 13 anni l'unione della squadra
diventa un fattore motivazionale specifico, che viene riconosciuto dai ragazzi come uno
degli elementi essenziali che li mantiene coinvolti nella pratica del calcio.
Giovedì
20’ Esame video 1° tempo partita
scorsa
10’ Preriscaldamento. Guida col 2°
piede a 2 colori: quando incontro un
compagno dello stesso colore dribblo a
destra, se di colore diverso dribblo a
sinistra
5’ Stretching
15’ Riscaldamento. Pallamano con goal di testa su cross di piede
20’ Difesa coi preparatori atletici: Esercitazioni per la velocità, 3 serie x 4 prove, scatti su 15m e 20m,
tutti con cambi di direzione a 90° verso destra e sinistra
Centrocampisti e attaccanti con gli allenatori: Aggressione dei cross davanti la linea dei difensori
20’ Centrocampisti e attaccanti coi preparatori atletici
Difesa con gli allenatori: Difendo contro 3 attaccanti ed un centrocampista che mi punta
15’ Lavoro tattico: Schemi offensivi con taglio sopra e taglio dentro
30’ Partita da area ad area a 2 tocchi cercando attacco degli spazi
15’ Punizioni laterali coinvolgendo tutti
Caratteristiche specifiche della categoria
esordienti
Questa fascia d'età, soprattutto nel secondo
anno d'attività, rappresenta l'inizio di un
travaglio che investe la sfera psico-fisica
del giovane, attraverso mutamenti che
avranno ripercussioni significative sulla
qualità delle prestazioni.
Il tecnico dovrà relazionarsi spesso con
bambini motoriamente in difficoltà, dovrà
predisporre delle fasi di recupero tecnico e
avere cura di attendere coloro che non
avendo avuto un precoce sviluppo mostrano
nei confronti dei più maturi difficoltà a
relazionarsi agonisticamente.
Non può essere il risultato agonistico la
variabile che condiziona il nostro
comportamento didattico e la gestione della
squadra, perché se così fosse daremmo spazio
maggiormente a quei bambini che, avendo
un'età biologica e una maturità fisica
anticipata ci garantiscono buoni rendimenti
agonistici. Facendo così trascureremmo quei
ragazzi che seppur dotati di buone
predisposizioni calcistiche incontrano
difficoltà ad esprimerle in gara, in
relazione a difficoltà di ordine
prevalentemente fisico.
- L'integrazione all'interno del gruppo
migliora;
- i rapporti interpersonali si trasferiscono
anche al di fuori dell'ambiente societario;.
- Migliora la precisione delle abilità
tecniche e la capacità di attenzione, quindi
si possono proporre attività più analitiche;
- C'è la volontà di migliorarsi.
- L'apprendimento tecnico può richiedere
delle correzioni, il ruolo dell'istruttore
assume talvolta caratteristiche direttive.
Non dobbiamo dimenticare comunque che
l'aspetto ludico deve sempre prevalere.
- Aumenta il tempo dedicato all'allenamento.
- Vengono acquisiti comportamenti tecnici
adeguati alle situazioni di gioco.
Il profilo psicologico
dell’adolescente
Non bisogna inoltre dimenticare che
l'adolescente vive " tra passato e futuro ",
tra ciò che egli è stato e ciò che vorrà e
dovrà diventare.
Ciò significa che un corretto
approccio alla problematica richieda che si
tenga particolarmente conto degli obiettivi
tipicamente adolescenziali.
Essi sono: o la percezione e la
costruzione di un identità personale (in
parole più semplici una risposta
soddisfacente alla domanda "Chi sono?");
o la progressiva definizione di una
"filosofia di vita" (relativa a problemi
oltre che filosofici, anche politici e
religiosi);
o il conseguimento dell'autonomia
sia psicologica che sociale;
o il raggiungimento di uno stabile,
per quanto non rigido, adattamento sul piano
dei rapporti sociali (ad es. per quanto
riguarda la scelta della professione e del
correlativo status sociale).
Anche se l'analisi costringe ad
esaminare i vari aspetti o problemi
separatamente, è molto importante avere
presente che essi sono intimamente collegati
fra loro.
Aspetti psicologici dello sviluppo
fisico
Nel caso lo sviluppo fisico sia
particolarmente accelerato, esso può
comportare:
- una diminuzione delle capacità
coordinative
- perdita di autostima
- difficoltà di attenzione e di
concentrazione
- talvolta anche comportamenti
aggressivi.
L'avvertire la perdita di certe
abilità può comportare un certo
disorientamento.
A questo proposito è possibile che
il preadolescente viva il proprio corpo come
estraneo a sé e si preoccupa eccessivamente
per il modo con cui sostenere il confronto
con i compagni o le compagne.
- In alcuni casi lo sviluppo fisico
comporta, almeno esteriormente, un profondo
cambiamento.
L'adolescente può preoccuparsi
perché non sa quale sarà il punto finale, il
punto di arrivo di questo sviluppo.
Diventando a questa età il confronto
con altri adolescenti particolarmente
intenso, l'adolescente che non si rivela
sufficientemente abile o che rivela la
presenza di lievi difetti fisici, reali o
presunti, può sentirsi particolarmente
frustrato.
Lo sviluppo intellettuale
A partire dagli 11 - 12 anni
l'adolescente acquisisce un certo tipo di
pensiero, detto pensiero formale o ipotetico
deduttivo.
Questo pensiero consiste,
essenzialmente nella capacità di condurre
ragionamenti logicamente corretti senza la
necessità di partire da un dato di
esperienza.
Tale capacità porta l'adolescente
saper usare nozioni come quella di infinito,
di luogo geometrico, di caso e di
probabilità; implica la possibilità di
impostare correttamente un esperimento
scientifico ecc.
La capacità di condurre un
ragionamento logicamente corretto può essere
vissuta come una conquista talmente
importante da spingere a trascurare
l'utilità della verifica sul piano
dell'esperienza.
Si parla, a questo proposito, di
"egocentrismo intellettuale."
Il fatto che l'adolescente disponga
ora di un nuovo tipo di pensiero può
portarlo alla riflessione introspettiva e a
porsi, a volte anche in maniera esasperante,
domande come: "chi sono?", "quali sono i
miei difetti e i miei pregi?"
Ciò che importa sottolineare è
l'intensità emotiva con cui egli si pone
queste domande e le profonde risonanze, di
entusiasmo o di abbattimento, che derivano
in lui man mano che crede di aver trovato
una risposta.
L'allenatore di giovani calciatori
deve tenere particolarmente conto di tutto
ciò.
Da una parte, infatti, non deve
stupirsi di fronte ad episodi di
"egocentrismo intellettuale", dall'altra è
importante che responsabilizzi il ragazzo e
lo renda protagonista dell'apprendimento.
Lo sviluppo affettivo e sociale
L'adolescenza è particolarmente
caratterizzata da due tipi di marginalità
psicologica volontaria e marginalità
sociale.
1. Marginalità psicologica
volontaria: l'adolescente sente di non
appartenere né al gruppo degli adulti né a
quello dei bambini.
In modo particolare all'interno
della famiglia l'adolescente si trova in una
situazione di marginalità nel senso che egli
vuol essere contemporaneamente "dentro e
fuori".
Da una parte egli non ha ancora
acquisito una sufficiente autonomia e sente
perciò l'esigenza di rientrare nella
famiglia ogni volta che ne ha bisogno.
2. Marginalità sociale: essa è
causata dal fatto che il raggiungimento di
una certa maturità intellettuale ed emotiva
non è che di rado accompagnato dal fatto di
rientrare pienamente nel gruppo degli adulti
e di rimanervi in condizioni di piena
libertà.
Egli è, in definitiva, ancora in una
posizione marginale, né bambino né adulto.
Tutto ciò può provocare un
indebolimento nel senso della propria
identità.
Come può l'adolescente reagire a
tale insicurezza e al senso di perdita della
propria identità? Soprattutto inserendosi in
gruppo di coetanei in cui non si senta
isolato, che gli permetta di confrontarsi,
di confidarsi, scontrarsi con dei pari, di
imparare a discutere in gruppo considerando
contemporaneamente molti punti di vista,
ecc.
3. L'adolescente particolarmente
impegnato in un'attività sportiva può
soffrire una terza forma di marginalità: ai
margini del gruppo dei pari.
E' importante averne piena
consapevolezza per sostenere in questi casi
il giovane sportivo nel modo più adeguato.
E' ad esempio importante non
osteggiare il suo bisogno di avere una vita
ricca ed intensa al di fuori dell'attività
sportiva.
E' inoltre importante che il gruppo
sportivo sia caratterizzato da rapporti di
amicizia fra i suoi componenti.
Lo sport viene praticato dagli
adolescenti come mezzo di costruzione
dell'identità personale, come strumento di
conoscenza, di rafforzamento, di verifica
delle caratteristiche dell'Io.
Se nel corso della pratica sportiva
non intervengono delle modificazioni nelle
motivazioni, è inevitabile che, una volta
superata la fase adolescenziale, con
l'emergere di nuovi bisogni, la pratica
sportiva non soddisfi più.
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