La termoregolazione
L’energia calorica prodotta dal lavoro muscolare deve essere dispersa, in
quanto l’organismo lavora in modo ottimale solo in un range limitato di
temperatura interna (37° +/- 0.5°). Innalzamenti di temperatura di circa 2°
comportano già una diminuzione notevole di capacità di prestazione
fisica e mentale.
E’ necessario che l’atleta possegga un meccanismo in
grado di mantenere il più possibile costante la sua temperatura interna,
particolarmente efficiente: in altri termini egli deve anche allenare la
termoregolazione.
Vi sono diversi modi per abbassare la temperatura: per
conduzione, immergendosi in acqua fredda si trasmette a questa
direttamente il calore; per irraggiamento, quando il calore viene irradiato
(come i raggi del sole) all’ambiente circostante; per convezione, perché
l’aria muovendosi intorno al corpo ne abbassa la temperatura cutanea; per
evaporazione, quando le goccioline di sudore evaporando assorbono
energia.
Va subito detto che il meccanismo più efficace e più usato
dall’atleta è certamente quello dell’evaporazione.
A ciò si devono le
abbondanti sudorazioni che sembrano stravolgere l’aspetto dello sportivo e che sono le vere responsabili dei sensibili cali di peso registrati da molti
atleti, specie quelli di fondo, dopo gare o allenamenti.
Non bisogna però
confondere la sudorazione con l’evaporazione, che è vera artefice della
termoregolazione, mentre l’altra costituisce solo la prima fase del
processo.
Infatti, quando per effetto dell’esercizio fisico la temperatura
corporea sale, quasi immediatamente la quantità di sangue che arriva alla
cute aumenta e le ghiandole sudoripare vengono stimolate ad emettere
goccioline di sudore.
Queste, una volta all’esterno, se le condizioni
climatiche lo permettono, evaporano e con ciò rubano calore al corpo.
Se
accade che l’ambiente esterno sia troppo umido o che sia scarsa la
ventilazione, anche l'evaporazione è ostacolata e, come conseguenza, le
ghiandole sudoripare continuano a produrre sudore nel tentativo, non
efficace, di abbassare la temperatura, aumentando così la quantità di
acqua e sali persi dall’atleta.
Occorre sottolineare subito il pericolo di un
eccesso di sudorazione ottenuto con l’uso di indumenti a scopo
dimagrante di nylon o plastica: il peso perduto si recupera entro 24 ore,
mentre in questo modo si blocca, impedendo l’evaporazione del sudore, il
meccanismo più efficace di termoregolazione corporea.
Devono essere
sempre disponibili quantità sufficienti di liquidi corporei per la
regolazione della temperatura corporea; già con una perdita del 2% di
liquidi (in un soggetto che pesa 70 kg corrispondono a 1,4 l ) la capacità
di prestazione di resistenza diminuisce notevolmente.
Se si raggiunge il
5% abbiamo significative variazioni fisiologiche con: aumento della
frequenza cardiaca, astenia, apatia, lipotimie, crampi muscolari ecc..
Prevenzione della disidratazione
Per evitare i danni dovuti alla perdita di liquidi è necessario reintegrare le
perdite entro 24 ore, facendo attenzione a non incorrere nel pericolo
opposto.
Infatti l’acqua da sola non è in grado di ricostituire il livello di
sali minerali necessario e, particolarmente se la perdita è stata
abbondante, l’organismo si impoverisce di elettroliti (cloruro di sodio,
potassio, magnesio, calcio, fosforo).
Questa situazione causa l’alterazione
della funzionalità delle cellule, in special modo di quelle muscolari:
l’atleta diventa fiacco, accusa crampi e la sua capacità di prestazione
diminuisce.
E’ necessario, quindi, reintegrare nella fase di recupero, con i
liquidi, anche i sali.
Ciò deve avvenire nella giusta misura, non abusando di elettroliti, come spesso invece avviene da parte dell’atleta.
Occorre
definire i concetti che regolino i criteri di reintegro idrico-salino dopo lo
sforzo.
Si deve in primo luogo tenere presente che, generalmente, la
normale dieta è sufficiente a sopperire i bisogni di un atleta.
Comunque è
necessario il controllo della quantità di liquidi persi con lo sforzo per
stabilire le modalità di ripristino degli stessi.
Questa facile operazione
può essere eseguita pesando l’atleta prima e dopo l’attività fisica. Si
ritiene necessario aggiungere sali alla dieta solo quando la perdita idrica è
superiore ai 3 litri.
La bevanda dovrebbe sempre essere ipotonica, vale a dire con bassa
concentrazione di sostanze disciolte: le bevande troppo zuccherate
rallentano lo svuotamento gastrico e quindi il liquido entra nel circolo
ematico in ritardo.
In tal modo il reintegro idrico-salino avviene più tardi
e la bevanda non calma la sete. Si può bere tranquillamente acqua fresca
(7°-13°), purchè in piccola quantità.
Va detto, inoltre, che il meccanismo
automatico che fa sentire la sete quando diminuisce il contenuto idrico
standard dell’organismo non è sempre immediato ed adeguato alle reali
esigenze, per cui bere più volte di quante se ne senta il reale bisogno non
è certo dannoso: l’incidenza di accidenti da disidratazione, pur se
percentualmente molto bassa, è comunque presente nei soggetti che bevono durante lo sforzo solo ogni qualvolta ne sentono il bisogno.
Nei
periodi molto caldi è opportuno ingerire liquidi con reintegratori salini,
prima dello sforzo, meglio se vicino ai pasti.
E’ meno efficace
l’assunzione in condizioni di grave affaticamento, perché in questo caso
l’assorbimento risulta più lento ed il reintegro meno efficace.
Da quanto
affermato possono essere ricavati i consigli per l’assunzione di liquidi che
seguono:
1. ogni perdita di liquido deve essere adeguatamente compensata, con
tanta maggiore accortezza quanto più è prolungato lo sforzo e più elevata
è la temperatura atmosferica;
2. è consigliabile bere prima che compaia la sensazione di sete.
Occorre
quindi bere con regolarità durante gli sforzi fisici (gare ed allenamento):
non si deve assolutamente impedire l’assunzione di bevande agli atleti
durante l’attività fisica;
3. nello sport non si beve per dissetarsi, ma per mantenere il necessario
contenuto di liquidi e minerali, cioè per mantenere le proprie capacità di
prestazione.
Così durante lo sforzo, specie se di lunga durata, ogni 15-20
minuti debbono essere assunte piccole quantità (circa 200 ml) di liquidi.
E’ una regola però che le perdite di liquidi vengano compensate
completamente solo dopo l’allenamento.
4. per quanto riguarda alcune bevande largamente diffuse nello sport si
può dire:
- per il latte, che si tratta di un alimento molto valido sotto alcuni punti di
vista, specie per quanto concerne gli elettroliti, purchè non sia bevuto
freddo, in grandi quantità ed a digiuno;
- per le bevande ricche di acidi carbonici, che in grandi quantità spesso
danno disturbi a livello gastro-intestinale;
- le acque minerali povere di acidi carbonici, invece, possono essere
bevute senza problemi;
- tè e caffè contengono caffeina, ma, malgrado la nota azione stimolante
di queste due bevande, non è dimostrato che aumentino il rendimento
dello sportivo.
La caffeina poi è diuretica, e ciò può aggravare il bilancio
idrico, mentre il tè è una delle bevande preferite da chi pratica sport, in
quanto il suo contenuto di tannino ha un’azione dissetante, ma abbiamo
visto che questo non è un grande vantaggio per l’atleta che non deve
dissetarsi, ma cercare di mantenere in equilibrio il suo contenuto idricosalino.
Pertanto, malgrado la loro grande diffusione, tali bevande non
sono molto adatte allo sport.
In conclusione, i pericoli più gravi cui può
andare incontro l’atleta in caso di disidratazione e perdita copiosa di
elettroliti sono rappresentati dai crampi e dagli accidenti da calore; anche
senza giungere a tali manifestazioni un’alterazione dell’equilibrio idricosalino
determina comunque una riduzione dell’efficienza dell’atleta e
quindi un calo del suo rendimento.
Queste considerazioni paiono
sufficienti perché si presti la massima attenzione a quest’importante
argomento.
Consigli per l'Allenatore
- Far praticare attività sportiva agli atleti solo se sono in perfette
condizioni fisiche.
- Non far utilizzare indumenti in plastica o nylon per aumentare la
sudorazione a scopo dimagrante: il peso perduto in questo modo viene
recuperato quasi totalmente in 24 ore, mentre si aumenta la perdita idricosalina
limitando, inoltre, nettamente l’evaporazione del sudore stesso,
meccanismo che garantisce la termoregolazione durante lo sforzo fisico.
- L’assunzione di liquidi durante lo sforzo fisico deve avvenire in piccole
quantità e ad intervalli regolari: non si deve assolutamente impedire agli
atleti di bere durante l’allenamento o la gara.
- Non esiste nulla in sostituzione dell’acqua e di una adeguata dieta per
mantenere il livello necessario di elettroliti nell’organismo.
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