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"New Media & Digital Football" Il primo libro sulla rivoluzione del web nel calcio ---------------------------------------------- Quali sono i cambiamenti che la nostra società, sempre più “virtuale”, ha portato nel mondo del pallone? Quali le nuove opportunità, anche e soprattutto commerciali? E’ possibile misurare, attraverso la rete, il vero gap del calcio italiano nei confronti dei principali campionati stranieri, al di là dei risultati sul campo? Com’è cambiato, soprattutto, il rapporto tra una società e i suoi tifosi, ora che strumenti come Twitter danno la possibilità d’interagire persino con i dirigenti? I giornalisti Daniele Chieffi e Marcel Vulpis e il dirigente di Telecom Cristiano Habetswallner rispondono a queste e ad altre domande, svelandoci in "New Media & Digital Football" - un libro unico nel suo genere in Italia e in Europa - la rivoluzione del digitale nel calcio.
Una rivoluzione che, come spesso accade, in Italia si fa ancora fatica a cogliere, ma che sarà decisiva nel delineare la competitività delle squadre del futuro. Daniele Chieffi, esperto di pubbliche relazioni con i media online, fa una necessaria analisi “sociologica”, nella prima parte del libro, sulla capacità di aggregazione del calcio, sul legame a vita tra un appassionato e i suoi colori e sulle caratteristiche di quel particolare tipo di comunità che costituisce il tifo. In condizioni di normali si può distinguere una differenza d’intensità del tifo, da semplice “simpatizzante” a vero “tifoso militante”. Strumenti diretti e alla portata di tutti come i siti web e i social network, però, dando l’opportunità di esprimere giudizi e formulare commenti, stanno riducendo quelle differenze, rendendo più saldo il legame tra una squadra e l’intero bacino dei suoi tifosi. Il supporter si sente più vicino al suo club, più coinvolto e, soprattutto, si sente per la prima volta messo alla pari di giocatori, allenatori e dirigenti, con la possibilità d’interagire direttamente con loro. Sente, anzi, l’obbligo quasi morale di dare il suo contributo scrivendo giudizi, commenti, consigli o semplici domande all’interno delle decine di spazi disponibili su siti, blog e social networks. Nella seconda parte, la più giornalistica, Marcel Vulpis mette a confronto i progressi delle principali squadre di Europa (Turchia compresa) e Sud-America nel venire incontro alle nuove “esigenze digitali” dei propri tifosi. Come prevedibile, il Barcellona e i top club della Premier League sono all’avanguardia su tutte le piattaforme, dalle web-tv su YouTube a Facebook e Twitter, ma sorprende vedere come i club turchi siano anch’essi tra i primi al mondo nell’investire sull’on-line space, potenzialmente infinito.
L’Italia, più che inseguire, arranca e, proprio come sulla questione stadi, non riesce o non vuole riuscire a tenere il passo coi tempi. Unica eccezione il Milan che ha aperto la “Milan media Factory”, un progetto che punta a spedire i rossoneri dritti nel nuovo millennio del calcio globale. Galliani, poi, è stato il primo dirigente di calcio a sperimentare una “tweet-chat” con i suoi tifosi. C’è, tuttavia, ancora speranza per l’Italia, perché nella terza parte Cristiano Habetswallner avverte che è inutile controllare le classifiche di fan e “I like” dei club (tutti i dati del libro sono aggiornati a ottobre 2011). Primo, perché cambiano a una velocità vertiginosa; secondo perché, così come sono, appaiono solo come una sterile mostra di muscoli, senza benefici concreti. La vera sfida, infatti, sarà trasformare quell’esercito di fan, sia per le squadre sia per gli sponsor, in consumatori acquirenti
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