Settore Giovanile | Magazine Giuseppe COMITINI | Documento elaborato dalla Scuola Sportiva DEPA Palermo
Concepire l’errore come un principio di miglioramento

Giuseppe COMITINI

----------------------------------------------

4° Principio educativo: Concepire l’errore come un principio di miglioramento

Molto spesso spendiamo molte energie nel cercare di eliminare l’errore nel processo di formazione personale e sportivo dei giovani.

Invece, l’errore in questo processo ha un ruolo ed il nostro compito in quanto educatori consiste nel dotare i nostri allievi degli strumenti per prevenirlo, o nel caso in cui si fosse verificato di essere in grado di analizzarlo e correggerlo.

Giocare significa anche poter sbagliare. Senza nessun margine d’errore il gioco non esisterebbe.

Una volta per tutte dobbiamo accettare che i giocatori, soprattutto nelle loro fasi di formazione, per poter crescere hanno bisogno di commettere errori:durante gli allenamenti; le partite o nelle relazioni con gli altri.

Il nostro personale modo di rapportarci con l’errore per i nostri giocatori, che è bene ricordare sono ragazzi/e in formazione, è di vitale importanza per poter affrontare con fiducia e senza paure le sfide poste dal gioco.

 

La nostra prima missione di educatori è quella di avere chiaro quale livello di accettazione abbiamo nei confronti dell’errore.

I nostri giocatori si confrontano continuamente con questo livello di accettazione, il loro personale filtro emotivo si sintonizza su questo nostro livello determinando anche le condizioni del loro apprendimento.

Avere chiaro il proprio grado di accettazione dell’errore non basta, è fondamentale conoscere anche il grado d’esigenza che abbiamo nel volere migliorare di fronte l’errore.

Accettare l’errore in nessun modo significa rinunciare a che il giocatore possa crescere nella comprensione e nel dominio del gioco; il livello d’esigenza aumenterà man mano che il ragazzo va completando le varie fasi del proprio sviluppo sia personale che dello sport che pratica.

 

In quanto educatori abbiamo l’obbligo di mantenere viva questa esigenza, rivolgendo particolare attenzione su:

1. Lasciare ai giocatori degli ambiti di responsabilità personale nel proprio processo di miglioramento, in modo che siano i protagonisti attivi dei loro successi o errori;

2. Creare situazioni di gioco il cui livello di difficoltà possa essere affrontato dal giocatore, in modo da non farne decrescere l’interesse per apprendere e migliorare.

 

Di fronte all’errore ci si trova sempre ad affrontare due questioni importanti: sapere individuarne le cause e saper comunicare con i giocatori. Saper correggere l’errore è uno degli aspetti fondamentali del processo d’insegnamento.

Assistendo alle partite dei ragazzini dai 6 anni in su di solito ascoltiamo queste correzioni che provengono dalle panchine: “cosa stai facendo?”, “bene, bene”, “no, così no”, “te lo avevo raccomandato”, etc.

Il più delle volte si tratta di giudizi sull’operato dei ragazzi, su decisioni, azioni o gesti che non sono stati efficaci.

Li si informa di qualcosa che già conoscono e non di un vero aiuto per correggere l’errore.

Però ciò di cui il giovane giocatore ha bisogno in quei momenti è di conoscere il perché.

Perché questo movimento è sbagliato, perché ci si fa superare facilmente dall’avversario, perché non si legge bene l’azione, …. perché? Non sono pochi gli educatori che dimenticano questo problema al momento di affrontare la correzione degli errori dei propri giocatori. Scoprire quando un giocatore sbaglia è un compito abbastanza semplice per ogni educatore, lo è molto meno scoprire i motivi e le cause che determinano l’errore.

 

Un contributo molto interessante per le cause degli errori dei giocatori è fornito dal docente Espar Xesco e riassunte nella seguente tabella:

   Errori di percezione
   Quando il giocatore
 

- Non vede

- Non sa cosa guardare

- Non sa guardare

- Non sa dove guardare

   Errori di analisi
   Quando il giocatore
  - Non sa cosa deve analizzare
- Non sa ciò che è più importante
- Non sa separare l’importante dal secondario
   Errori di decisione
   Quando il giocatore
  - Non sa cosa può fare
- Non possiede sufficienti elementi per giudicare adeguatamente una situazione
- Non tiene conto di tutti gli elementi di una situazione
- Quando i “come” condizionano “i perché”
   Errori di esecuzione
   Quando il giocatore
  - Non sa come fare
- Non può adattare nessuna risposta conosciuta
- Gli manca la forza necessaria
- E’ stanco
- Ha delle reazioni fuori tempo

---------------------------------------------

Per potere conseguire una comprensione completa del gioco, risulta di fondamentale importanza il correggere gli errori nel processo di percezione e di analisi della situazione del gioco.

Commettere errori in questi due processi significa limitare di molto l’efficacia delle soluzioni mentali, con relative risposte neuromotorie, che si troveranno per risolvere i problemi che il gioco presenta. Per quanto riguarda la percezione, è importante un contributo che ci viene dalle neuroscienze, in particolare da uno studio di Blakemore e U. SL Frith, specialisti dell’University College di Londra sullo sviluppo del cervello umano, soprattutto nella fase adolescenziale.

Nell’analizzare come apprende il nostro cervello, riguardo alla capacità di percezione essi affermano: “ è possibile distinguere percezioni molto precise quando gli stimoli che provengono dall’ambiente circostante si presentano frequentemente.

Allo stesso tempo sembra diminuire la capacità di distinguere gli stimoli quando questi si verificano di rado”.

 

Molto grafica e di facile comprensione è la spiegazione di come il nostro cervello, nel nostro caso del giocatore, impara ad identificare gli stimoli più velocemente “il naturale adattamento delle capacità di percezione è un po’ come una lavatrice intelligente che impara ad adattarsi ad alcuni lavaggi che utilizziamo frequentemente. Anche se alla fine diventa meno flessibile, il suo rendimento diventa più efficiente e meno soggetto a errori.

Per quanto riguarda il cervello umano, l’affinamento di alcune distinzioni e la perdita di altre, sono elementi utili da prendere in considerazione nella pianificazione del processo di apprendimento dei nostri giocatori.

Un altro contributo che può essere utile a tutti coloro che svolgono il lavoro educativo nel contesto della educazione sportiva è offerto da Francisco Kovacs: "“Un bambino normale esplora costantemente il suo ambiente.

Anche nel campo sportivo le corrette informazioni di un buon insegnante debbono garantire questa esplorazione.

Oltre a padroneggiare uno stile d’insegnamento stimolante, l’insegnante deve disporre di un sufficiente numero di giochi adeguati al livello dell’alunno o giocatore che gli possa assicurare divertimento ed anche tutti quegli stimoli che gli sono necessari per conseguire un ottimo sviluppo delle sue capacità cerebrali.

 

Un cervello ben sviluppato, che ha fissato il maggior numero di connessioni, è in grado di relazionarsi meglio e con più velocità con un maggior numero di concetti; può analizzare con più rapidità e profondità la realtà che lo circonda, può immaginare e trovare le migliori soluzioni di fronte ad un problema che si pone nel gioco e di valutare meglio le opzioni prima di prendere una decisione definitiva sul cosa fare, come, quando e dove farlo”.

 

---------------------------------------------

Giuseppe COMITINI, Management di Centri Educativi e sportivi - I.S.E.F. Palermo


Data inserimento e aggiornamento nel sito: 10/05/2012 - 23/06/2017

 

Scarica il contributo in formato PDF


  Magazine