È ovvio, ci sono giocatori che hanno innati in se stessi questa
caratteristica, ma ci sono altri che con l’allenamento opportuno potranno senza dubbio migliorare questa
caratteristica.
Eseguire un determinato gesto nel migliore dei modi, rispondere ad una situazione nel minor tempo
possibile e al meglio, è il risultato di svariate esperienze acquisite nel tempo e soprattutto con
l’allenamento.
Il rispondere ad una determinata situazione grazie ai miglioramenti ottenuti in allenamento è il risultato di
una forma di allenamento definita “situazionale”.
Il suo obiettivo è quello di ricreare in allenamento le
situazioni più vero simili alla partita, obbligando così il giocatore al ragionamento per poi acquisire
un’“esperienza” che verrà poi rieseguita automaticamente , senza doverci pensare, in partita.
Al fine di allenare tutto quanto detto fin ora, ci serviamo della psicocinetica.
Essa, come tutte le
esercitazioni, avrà dei gradi di difficoltà crescenti a seconda dell’età dei giocatori a cui si propone
l’esercitazione.
L’allenatore deve essere bravo a tenere elevata l’attenzione, magari scegliendo esercitazioni opportune al
momento della squadra in modo così da tenere anche alto l’entusiasmo del gruppo, magari anche con un
pizzico di agonismo.
Deve saper creare un ambiente costruttivo intorno ai giocatori, senza troppe pressioni,
dove ci sarà sicuramente serietà e professionalità ma che non sia oppressivo.
È opportuno che i giocatori sappiano lo scopo dell’esercitazione, cosa si va ad allenare con quel esercizio.
Iniziando con semplici esercizi, di rapida assimilazione, tali da ottenere quasi subito un riscontro motorio,
pian piano si può aumentare il grado di difficoltà.
Prima di qualsiasi discorso, occorre chiarire che il sistema nervoso non è la parte
mentale della persona; è un insieme di organi deputati alla ricezione, trasmissione,
elaborazione e memorizzazione di dati.
La mente è semmai la funzione del sistema nervoso sotto forma di memoria di dati e
di programmi cioè di esperienze vissute ed elaborazioni razionali ed emozionali di tali esperienze.
Proprio per questo l’allenamento costante, il proporre esercitazioni sempre
nuove che rispecchino situazioni che possono accadere in partita, può aiutare nella
creazione di un bagaglio di esperienze di pronto uso da parte della mente.
Possiamo distinguere tre parti della mente:
la mente somatica, memorizza tutte le sensazioni provenienti dai muscoli, dalla pelle,
dai tendini e dalle articolazioni (cinestesia) che l'esperienza motoria ci offre;
La mente somatica è responsabile anche della coordinazione dei movimenti,
dell'equilibrio e della postura cioè del modo in cui teniamo il corpo.
La mente analitica è quella parte della mente responsabile del ragionamento, della
logica e nel campo sportivo della tattica o strategia.
La mente analitica sa cogliere differenze e analogie e costruire schemi logici a cui
associare le esperienze del momento per formulare risposte adeguate alle aspettative
di partenza.
Entrambe, ovviamente, hanno una notevole importanza nell’elaborazione e nella
trasmissione delle esperienze acquisite.
Ciò non è indipendente comunque anche dalla base di dati (esperienze) che si
possiedono in memoria.
La mente emotiva è responsabile delle nostre reazioni emotive ed istintive.
Infatti questa parte della mente funziona unicamente con un meccanismo di stimolo e
risposta senza intermediazione o elaborazione diretta del cosciente.
Tutte e tre questi tipi di mente possiedono la loro memoria: la registrazione di tutto il
nostro vissuto, fatto di immagini, di suoni, di odori e gusti e anche di sensazioni
provenienti dal corpo comprendendo anche le emozioni, il piacere e dolore fisico
Semplificando molto il sistema nervoso in toto è composto da tre parti:
1. il sistema sensoriale che raccoglie e analizza i dati provenienti dal corpo e
dall'esterno;
2. il sistema motorio che controlla i muscoli.
La parte sensoriale raccoglie dunque le
sensazioni visive, uditive, olfattive, gustative, tattili, di dolore, di movimento e
posizionamento delle varie parti del corpo.
In particolari queste ultime possono farci avvertire la posizione di una articolazione, la
tensione dei muscoli e lo stiramento dei tendini, sensazioni molto importanti per la
percezione del corpo durante l'attività motoria.
3. Il sistema di elaborazione cioè l'integrazione delle informazioni per determinare
l'appropriato comportamento o pensiero astratto valutando il messaggio sensoriale
(come percezione della situazione ambientale).
La sensibilità proveniente dalla periferia e i comandi per i muscoli viaggiano sotto
forma di impulsi elettrici attraverso i nervi.
I nervi sono costituiti da miliardi di fibre nervose che costituiscono i singoli canali di
trasmissione.
Ciascun canale sensitivo porta informazioni di una singola cellula dell'organo di senso
da cui proviene e ciascuna fibra nervosa motoria innerva un piccolo gruppo di cellule
muscolari.
Il sistema motorio
Quando compiamo un movimento controllato con attenzione, i comandi per azionare i
muscoli partono dalla corteccia motoria.
Attraversano il cervello e giungono al midollo
spinale dal quale, seguendo i nervi specifici della zona interessata al movimento,
giungono ai muscoli.
Da essa partono infatti solo i comandi di movimenti molto
controllati dalla coscienza come quando si compiono movimenti fini di manipolazione o
in fase di apprendimento di un gesto nuovo.
Ma l'individuo spesso si muove secondo
movimenti che conosce molto bene e su cui effettua solo un controllo generale come
ad es. quando guidiamo l'auto o camminiamo guardando le vetrine; sono i cosiddetti
automatismi.
I comandi per coordinare i movimenti di tali azione automatizzate partono dal nucleo
di cellule nervose site in zone centrali e profonde del cervello (nuclei della base),
discendono lungo il midollo spinale e giungono ai muscoli attraverso i nervi motori.
I riflessi invece sono movimenti involontari che sono scatenati da precise e forti
sensazioni come quelle di dolore o di stiramento.
I comandi partono a livello del
midollo spinale e quindi non provengono dal cervello.
Del sistema motorio fa anche parte la funzione del cervelletto che è situata nella parte posteroinferiore della scatola cranica.
Esso si collega con la corteccia motoria e i nuclei della base affinché i movimenti siano
continui e non a scosse coordinando l'azione dei diversi muscoli.
È quindi responsabile del controllo del tono muscolare involontario.
I movimenti del
corpo sono fortemente influenzati dall'inerzia del corpo, dagli slanci degli arti e dalle ammortizzazioni degli appoggi al suolo (ad esempio quando si corre o si salta).
Quando diamo un calcio occorre applicare una certa forza, ma, una volta iniziato, il
movimento continua finché una forza opposta non lo arresta.
Né la corteccia, né i nuclei della base sono in grado di agire regolando la forza dei
muscoli che determinando il calcio (inibendo invece quelli che gli si oppongono sino a
che l'azione non termina con una inversione degli interventi muscolari).
Il cervelletto coordina dunque l'azione agonista, antagonista o di tenuta dei muscoli ed
è quindi responsabile della regolazione delle escursioni/ampiezza dei movimenti e
della loro fluidità.
Inoltre al cervelletto giungono segnali anche dai muscoli sul loro stato di allungamento
e di forza (sensibilità propriocettiva incosciente) e dalle articolazioni e tendini
(sensibilità propriocettiva cosciente) una copia del programma motorio elaborato dalla
corteccia e dai nuclei della base dall'apparato di equilibrio sito nell'orecchio interno
circa la posizione della testa riguardo alla verticale gravitazionale e alla sue variazione
di velocità (che noi percepiamo come del corpo intero); dagli occhi per fornire anche
un quadro visivo dei rapporti del corpo rispetto all'ambiente spaziale circostante
(orientamento).
Il sistema di elaborazione
Una volta percepita una situazione mediante il sistema sensoriale, l'individuo deve
elaborare una strategia comportamentale: un'azione o un pensiero astratto.
Le informazioni che giungono al cervello quindi vengono comparate con quelle
memorizzate da esperienze precedenti.
Questa comparazione sembra avvenire, anche
se non unicamente, negli stati più profondi della corteccia cerebrale e il risultato di
tale comparazione viene inviato alla corteccia frontale dove ha sede il pensiero
cosciente e, se la situazione ha un forte contenuto emozionale (presente o
paragonabile al passato), anche ad una zona centrale del cervello piuttosto ampia e
complessa il sistema limbico dove hanno sede le emozioni e i collegamenti di queste
con l'attività viscerale (psicosoma).
Dunque nell'area frontale si decide una programmazione generale del comportamento
per perseguire un certo fine dell'azione.Un esempio concreto può far capire meglio.
Un giocatore riceve il pallone da un compagno.
L'atleta osserva la situazione (area visiva) e percepisce che si trova il campo libero
verso la porta (area integrativa comune); stabilisce di andare a rete (area frontale)
con la seguente sequenza temporale di azioni: guida in corsa, controllo e tiro(area
integrativa comune che richiama automatismi di cui il soggetto è già padrone).
La coordinazione di questi singoli moduli di movimento (corsa, palleggio, salto e tiro)
viene svolta dai nuclei della base, mentre la regolazione fine delle distanze dalla porta
e l'ultimissima parte del tiro (uso dell’interno,esterno o collo piede) viene presa in
carico dalla corteccia motoria utilizzando i dati visivi.
Ma come si realizza l’apprendimento di un gesto complesso?
Gli impulsi nervosi che
circolano nel nostro cervello quando viviamo una esperienza motoria (ma non solo
motoria) determinano una sorta di traccia del percorso tra le cellule cerebrali che ne
facilitano un successivo passaggio determinando quello che chiamiamo
apprendimento.
C'è però da tener conto anche del fattore emozionale nell'apprendimento. Infatti come
si spiega che certe situazioni emozionalmente forti si ricordano per tutta la vita pur
avendole vissute una volta soltanto?
Il contenuto emozionale delle situazioni che percepiamo infatti ha una funzione
attivante del sistema limbico, quella parte del cervello più antica e posta in centro ad
esso; probabilmente la sua attivazione accelera in modo molto più rapido quelle
facilitazioni tra sinapsi.
Infatti è noto che si apprende più facilmente una cosa
divertente piuttosto che una cosa noiosa, se si gioca contro una ripetizione meccanica,
se c'è un interesse ecc. Proprio per questo crediamo fortemente nel proporre
esercitazioni che abbiano un elevato carico emozionale.
Esercitazioni che non abbiamo
semplicemente la ripetitività di un meccanismo, ma esercizi che portano il giocatore a
pensare costantemente e ad un’attenzione elevata per tutta la durata della seduta.
Correre è si stancante, ma ha un carico emozionale pari a zero. |