Se si chiede ad un bambino " chi è il giocatore bravo?" risponderà sicuramente con dei grandi nomi
d’impatto, grandi attaccanti, grandi portieri e così via.
Se gli si chiede cosa ricorda di una partita finita
con tanti gol con grandi campioni ma dove è successo qualcosa fuori dalle regole del fair‐play, il
bambino quasi sicuramente nelle cose che ricorderà elencherà anche quell’aspetto poco educativo.
La parola sport significa letteralmente:
1. Complesso di attività, prove, esercizi fisici, giochi individuali o
collettivi, atti a sviluppare forza e agilità fisica, a scopo di semplice svago o di competizione
2. gioco o
esercizio praticato, specialmente all'aria aperta, per diletto o per esibizione; l'insieme delle competizioni
atletiche e delle attività connesse
3. competere per migliorare il proprio corpo, ma significa anche
educare la propria mente nel rispetto dell'avversario avendo un atteggiamento corretto.
Credo che l’ultimo punto racchiuda tutto il significato di uno sport corretto ed educativo.
Non per niente la FIFA ha preso questo impegno ufficiale, racchiuso sotto il nome fair‐play, per
migliorare ed aumentare il rispetto delle regole nel calcio, stipulando i cosiddetti principi del fair‐play:
1. Giocare per divertirsi.
2. Giocare con lealtà.
3. Attenersi alle regole del gioco.
4. Portare rispetto ai compagni di squadra, agli avversari, agli arbitri e agli spettatori.
5. Accettare la sconfitta con dignità.
6. Rifiutare la corruzione, il doping, il razzismo, la violenza e qualsiasi cosa possa arrecare danno allo
sport.
7. Fare tante partite per donare l'incasso a coloro che ne hanno bisogno.
8. Aiutare gli altri a resistere ai tentativi di corruzione.
9. Denunciare coloro che tentano di screditare lo sport.
10. Onorare coloro che difendono la buona reputazione dello sport.
Un comportamento civile, educato è alla base della buona convivenza.
Anche dentro al campo non
bisogna dimenticarsi che si sta comunque facendo parte di una comunità di persone che condividono lo
stesso interesse.
Comportarsi nel modo migliore anche a fari spenti, fuori dal campo, può essere anche
una prova tangibile che la società sportiva funziona ed insegna anche a rapportarsi.
Proprio per questo il primo esempio deve essere dato dalla società, e quindi dall’allenatore.
Non
dimentichiamo, specie con i più piccoli, che i giovani calciatori tendono ad apprendere tantissimo e ad
emulare il proprio allenatore, per questo a maggior ragione bisogna essere anche esempi di lealtà
sportiva.
Fuori e dentro al campo credo che i giovani calciatori debbano seguire delle semplice regole
comportamentali, non tante perché altrimenti diventano un peso, ma che danno subito delle priorità da
seguire per il proprio comportamento a cui il mister tiene molto.
1. Rispetto verso il prossimo e dare aiuto in caso di necessità
2. Lealtà verso i compagni e gli avversari
3. Essere puntuali agli appuntamenti (allenamenti, partite, riunioni, ecc) per rispetto dell’allenatore e
dei compagni di squadra
4. Obbligo di adattarsi alle scelte del mister,sia tecnico‐tattiche che comportamentali
5. Obbligo di silenzio durante il riconoscimento e durante le spiegazioni del mister
6. Accettare senza mai discutere le decisioni arbitrali, anche quando sono platealmente sbagliate
7. Dare aiuto (se possibile) e rispetto all’avversario infortunato
8. Al termine della gara, a prescindere dal risultato, salutare avversari ed arbitro
9. Tutte le strutture, le attrezzature, sono di tutta la società sportiva, per questo bisogna avere rispetto e
cura di questi.
10. Non far assolutamente uso di sostanze proibite per migliorare le proprie prestazioni
Ovviamente ogni allenatore avrà altre regole, magari in più a queste dieci, per il gruppo, ma credo che in
linea teorica queste sono le dieci presenti nel regolamento di ogni allenatore |