I diritti d’immagine dei calciatori nei videogames: i risvolti legali della battaglia di Ibrahimovic

Linee Guida e Regolamenti

A cura di Alessia MURGIA e Alberto PORZIO

 

Zlatan Ibrahimovic riuscirà a segnare il goal decisivo nella sua personale partita contro lo sfruttamento commerciale della sua immagine nel calcio virtuale?

Da quando ha twittato che “è ora di indagare” sull’utilizzo del proprio nome e delle proprie sembianze nel famoso videogioco FIFA, sono numerosi i giocatori – primo fra tutti Gareth Bale – intenzionati a scendere in campo al suo fianco per fare chiarezza sulla legittimità di tale sfruttamento commerciale.

Ovviamente, non si sono fatte attendere le dichiarazioni di tutte le parti chiamate in causa, che hanno puntualmente espresso le proprie ragioni.

Da ultimo, lo sviluppatore di FIFA, EA Sports, ha precisato: «Per essere chiari, da contratto abbiamo i diritti di includere la somiglianza dei calciatori nel nostro gioco.

Come già dichiarato, acquistiamo queste licenze direttamente dalle leghe, dai club e individualmente dai calciatori».

Questa risposta non ha però soddisfatto l’attaccante rossonero che, nella giornata di mercoledì, ha replicato – sempre su Twitter – che «non si tratta di diritti d’immagine collettivi.

I vostri giochi si basano sui diritti di immagine individuali. Non li avete comprati da FIFPro perché ce lo hanno detto. Non li avete acquistati da AC Milan perché ce lo hanno detto.

Non li avete comprati neanche da me.

Da chi li avete presi allora?».

Come noto, infatti, l’immagine dei calciatori – intesa come ogni segno distintivo idoneo a rappresentarne le sembianze, l’aspetto, le espressioni e, più in generale, il modo di essere – oltre ad avere, a seconda dei casi, un valore economico più o meno rilevante, costituisce oggetto di un diritto che si esplica nel divieto per i terzi di sfruttare commercialmente detta immagine senza il consenso degli interessati.

drag_handle Gli accordi tra FIFPro e gli sviluppatori di videogiochi calcistici.

Dovrebbe essere FIFPro – organizzazione senza scopo di lucro che rappresenta circa 65.000 calciatori professionisti in tutto il mondo – il soggetto che acquisisce tali diritti d’immagine mediante i sindacati nazionali associati e che poi li cede agli sviluppatori di videogiochi, quali EA Sports (FIFA) e Konami (PES), in virtù di accordi che integrano quelli stipulati direttamente con le leghe, con i club o, individualmente, con i singoli calciatori.

Nel corso degli anni, la possibilità di negoziare direttamente con FIFPro avrebbe permesso ai produttori di FIFA e PES di sfruttare le sembianze di migliaia di calciatori in modo molto efficace, attraverso trattative meno costose e più rapide.

I proventi derivanti da tale commercializzazione dovrebbero poi essere gestiti dalle unioni sindacali membri di FIFPro, le quali dovrebbero distribuirli ai giocatori attraverso l’erogazione di servizi di varia natura come, ad esempio, la pianificazione del “dopo-carriera” o l’assistenza e consulenza legale.

Nelle ipotesi in cui un sindacato nazionale non sia associato a FIFPro (è questo il caso, tra gli altri, di Brasile e Germania), l’intera negoziazione degli accordi e la gestione dei relativi rapporti con gli sviluppatori di videogiochi, invece, dovrebbe essere demandata, a seconda dei casi, alla federazione nazionale, alla lega di riferimento o al club.

drag_handle Il precedente: Brasile vs EA Sports.

Agli appassionati non sarà certo sfuggito che i giocatori dei club brasiliani rappresentati su FIFA non hanno né i nomi né le fattezze degli “originali” e questo perché gli accordi stipulati tra EA Sports e FIFPro non sarebbero considerati validi secondo le leggi del Brasile.

Infatti, nel Paese sudamericano, ai fini della validità dei contratti relativi alla cessione dei diritti d’immagine, è richiesta l’autorizzazione personale, esplicita e inequivocabile del titolare.

Pertanto, sebbene in passato EA Sports abbia utilizzato in varie edizioni di FIFA le sembianze dei calciatori delle squadre brasiliane, ciò sarebbe avvenuto proprio in virtù delle negoziazioni portate avanti da FIFPro, ma senza l’espressa autorizzazione di ogni singolo atleta.

Nel corso del tempo, sono stati numerosi i giocatori che hanno agito in giudizio contro il famoso sviluppatore di FIFA al fine di ottenere un risarcimento per l’uso non autorizzato della propria immagine a scopi commerciali.

Da ultimo, l’estate scorsa, su impulso di un’azione collettiva promossa da un sindacato locale, che ha visto riuniti circa quattrocentocinquanta calciatori, le corti brasiliane hanno condannato EA Sports per aver illegittimamente riprodotto le loro sembianze dal 2005 al 2014.

Ecco allora che, al fine di prevenire ulteriori contenziosi e a fronte della difficoltà e dell’antieconomicità che produrrebbe la conduzione di trattative individuali, nelle ultime versioni di FIFA non compaiono i “veri” giocatori dei club che militano nei campionati brasiliani.

 

drag_handle I diritti promo-pubblicitari collettivi dei giocatori della Serie A.

Dobbiamo allora chiederci se FIFPro abbia legittimamente concesso il diritto di utilizzazione dei diritti d’immagine dell’attaccante rossonero ad EA Sports.

Infatti, se da un lato il noto sviluppatore di FIFA ha affermato di aver instaurato «un rapporto a lungo termine con il rappresentante globale dei professionisti, FIFPro, che lavora a sua volta con una serie di licenziatari per negoziare accordi a beneficio dei giocatori e dei loro sindacati», l’agente di Ibrahimovic, Mino Raiola, ha risposto che né FIFPro né il Milan detengono i diritti individuali del calciatore.

Al riguardo occorre in primo luogo evidenziare che l’articolo 26 dello Statuto dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC) prevede che “l’attività pubblicitaria o comunque attinente all’utilizzazione del diritto d’immagine, del nome e dello pseudonimo, se a titolo individuale, è liberamente esercitata da ogni iscritto all’AIC in conformità agli accordi intervenuti tra l’AIC ed i competenti Organi della Federazione Italiana Gioco Calcio, della Lega Nazionale Professionisti Serie A, Lega Nazionale Professionisti Serie B e della Lega Italiana Calcio Professionistico”.

Tuttavia, al secondo comma della medesima disposizione viene anche precisato che l’iscrizione all’AIC comporta l’automatica concessione a quest’ultima dei diritti all’uso esclusivo del ritratto, del nome e dello pseudonimo degli associati in relazione all’attività professionale svolta dai medesimi e alla realizzazione, commercializzazione e promozione di prodotti oggetto di raccolte o collezioni o comunque di prodotti che, per le loro caratteristiche, rendano necessaria l’utilizzazione dell’immagine, nome o pseudonimo di più calciatori e/o squadre. In relazione a tali diritti, l’AIC si riserva la facoltà di esercitarli direttamente, per il tramite di enti o società da essa costituiti o attraverso la concessione di licenze o autorizzazioni a terzi, anche a titolo oneroso. I diritti concessi all’AIC si estinguono per ciascun associato solo ove quest’ultimo cessi di far parte dell’associazione medesima, fermo restando che tutti i contratti concernenti l’uso del ritratto, del nome o dello pseudonimo di detto soggetto, già stipulati alla data della relativa cessazione, restano in vigore fino alla loro scadenza naturale.

Pertanto, proprio in virtù del predetto comma 2 dell’articolo 26 dello Statuto AIC il sindacato dei calciatori italiani potrebbe concedere, in via non esclusiva, a FIFPro i diritti promo-pubblicitari collettivi dei propri iscritti (comunque non associati alle maglie e agli stemmi dei singoli club). Alla luce di quanto sopra, quindi, dovrebbe ritenersi legittima unicamente la cessione a FIFPro dei diritti d’immagine di quei giocatori di Serie A che abbiano aderito all’Associazione Italiana Calciatori, con la conseguenza che solo le sembianze di tali soggetti potrebbero essere incluse nel videogame.

drag_handle Gli accordi di licenza dei club e “il caso Piemonte Calcio”.

Se da un lato – come abbiamo appena osservato – gli sviluppatori dei videogames calcistici devono acquisire i diritti d’immagine dei calciatori rappresentati, dall’altro, per poter associare le rappresentazioni di questi ultimi ai colori sociali e ai marchi delle squadre, devono anche ottenere la licenza d’uso del nome, dello stemma, della maglia e dello stadio delle varie società calcistiche.

Ad esempio, la Juventus, dopo aver siglato con il produttore di PES, Konami, un accordo triennale in esclusiva, è sparita da FIFA 20 ed è stata sostituita da un team generico, denominato “Piemonte Calcio”, nel quale vengono comunque riprodotti e aggiornati tutti i calciatori con le sembianze di quelli autentici.

Quello dei bianconeri non è un caso isolato, infatti, restando in Italia, nell’ultima versione di FIFA mancano anche Roma, Crotone, Spezia e tutta la Serie B. Con riferimento a quest’ultima, a differenza di quanto avvenuto in passato, non è stata ricreata neanche con un nome fittizio e, al contempo, le sei squadre del campionato cadetto (Brescia, Chievo, Empoli, Lecce, Monza e Spal) che hanno concesso la licenza ufficiale sono state inserite nella sezione “resto del mondo”.

Ciò avviene perché – a differenza di altri campionati europei, Premier League in primis – le società italiane non hanno collettivizzato i propri diritti di licenza per i videogiochi ma, al contrario, portano avanti le negoziazioni singolarmente, con un evidente pregiudizio per l’immagine del nostro sistema-calcio.

Infatti, potersi inserire in modo unitario nel (sempre più crescente) mercato dei videogames, consentirebbe al prodotto-calcio italiano di accrescere la propria visibilità in tutto il mondo e di attirare anche l’attenzione delle nuove generazioni.

 

drag_handleLo scontro tra calcio virtuale e calcio reale.

Gli attacchi di Ibrahimovic a EA Sports e FIFPro non cadranno sicuramente nel vuoto e saranno seguiti dall’adesione di numerosi altri colleghi.

La contrapposizione tra calcio virtuale e calcio reale cui stiamo assistendo non è certo una novità ed è solo l’ultima di una lunga serie.

Di recente, anche il nerazzurro Lukaku si è scagliato contro FIFA21 per il “punteggio” di velocità assegnatogli e lamentando il fatto che il produttore del videogioco traesse vantaggio – in termini di pubblicità – dalle lamentele dei giocatori che, come lui, si vedevano attribuiti “punteggi” a loro parere ingiusti.

 


Info

Fonte: Gazzetta dello Sport: "Le Regole del Gioco"  

Autori: Alessia MURGIA e Alberto PORZIO

Categoria: Linee Guida e Regolamenti

Data inserimento: 04/12/2020

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L'Autore

  •  

    Alessia MURGIA  

    Legal Consultant | Sports Law | Sport Marketing & Sponsorship

    Milano, Lombardia, Italia

     

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