Recupero degli Infortunati
Il trapianto di condrociti in uno sportivo. Il recupero funzionale in palestra e sul campo
Autore: Enrico SARLI
Fonte: Alleniamo.com
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Le lesioni cartilaginee nello sportivo hanno una elevata incidenza particolare in quegli sport che richiedono bruschi cambi di direzione con frequente interessamento dell’articolazione del ginocchio.
La lesione può essere di tipo traumatico o degenerativo, le cause post traumatiche si verificano in seguito a traumi diretti o indiretti, mentre la causa di tipo degenerativo o da over-use è da ricercare nei traumi ripetuti o in una errata esecuzione del gesto tecnico-atletico.
Le tecniche chirurgiche prevedono un prelievo di un frammento di cartilagine sana da coltivare in vitro, conservando fino alla coltura delle cellule pronti per il trapianto entro le 48 ore dal ricevimento del tessuto.
Nel trapianto di condrociti la biologia deve avere stimoli funzionali con obiettivi di tipo biochimico, neuromuscolare, metabolico e psicologico, tutto questo si ottiene con graduali carichi di lavoro, studi biomeccanici dell’articolazione trattata e recupero dei gesti complessi e coordinamento atletico.
Metodo
Il programma riabilitativo tiene conto della tecnica chirurgica utilizzata per trapiantare i condrociti e il rispetto dei tempi biologici di riparazione del tessuto.
Il passaggio da una fase a quella successiva è consentito solo se si sono raggiunti determinati obiettivi, nella prima fase detta della protezione (0-6 settimane ) è necessario il controllo del dolore e dell’infiammazione, recupero completo dell’estensione e graduale recupero della flessione con il ripristino degli aspetti neuromuscolari del quadricipite.
I criteri per passare alla seconda fase, quella di transizione (6-12 settimane) sono quelli del recupero dell’estensione passiva completa, 120° e minimo dolore e gonfiore. Il paziente viene rieducato alla deambulazione, si incrementa l’articolarità e si iniziano ad inserire le attività funzionali.
Nella terza fase necessitano i seguenti criteri: rom conpleto, stenia dei flessori ed estensori uguali al 70% e assenza di dolore e gonfiore.
Questo ci consente di ottenere degli obiettivi quali l’incremento della forza e resistenza muscolare e un incremento delle attività funzionali.
Infatti proprio la quarta fase è detta del recupero funzionale (24-52) settimana che intendo descrivere in modo più approfondito.
Per recupero funzionale si intende il recupero delle attività funzionali di tutto il corpo e non soltanto della parte lesa. Il programma riabilitativo è stato svolto su di un giocatore di Calcio del Campionato Dilettanti Calabrese, che presentava una lesione di 4° grado in sede del condilo femorale interno.
In palestra si prediligono i lavori in cca per un ulteriore rinforzo della muscolatura degli arti inferiori, e in ccc per una continuità del lavoro svolto sulla muscolatura.
Ma l’allenamento al controllo neuromotorio lo ritengo l’argomento fondamentale, lo troviamo nel lavoro di palestra e sul campo, in palestra si sono svolte tre sedute settimanali con lavori in cca eseguendo alle macchine sforzi massimali e numerose ripetizioni.
A tutto questo viene aggiunto il Core-stability e le attività di recupero del controllo neuromotorio basato su esercizi di stabilizzazione dinamica riflessa con soluzioni di compiti per l’allenamento propriocettivo ed esterocettivo.
Anche sul campo si sono svolte tre sedute settimanali e proprio dall’argomento neuromotorio parte il lavoro con degli esercizi per il recupero della sensibilità propriocettiva in forma dinamica. Il controllo neuromotorio ci consente di percepire e localizzare al meglio la posizione del segmento corporeo nello spazio rispetto ad altre situazioni che possono essere soggetti statici o in movimento, nel caso del calciatore si fa riferimento alla palla, agli avversari o compagni di squadra.
Le esercitazioni di agilità e coordinazione sono la parte integrante del lavoro sul campo utili al recupero del gesto tecnico-atletico allenato fino a memorizzarlo come un progetto motorio.
La corsa è stata proposta sotto forma di progressioni su varie distanze (50-100-150) per trovare il giusto equilibrio di resistenza generale e un buon livello aerobico che migliorasse le capacità e l’efficacia cardiovascolare attraverso metodiche di tipo continuo, intervallato e intermittente.
Il lavoro aerobico è stato effettuato anche attraverso delle variazioni di ritmo protratte per 10 minuti con fc sotto la soglia aerobica seguita da 6 minuti di corsa continua e finendo con 1.30” di corsa in progressione e conseguente aumento della fc.
Il supporto aerobico insieme ad un equilibrio delle qualità neuromuscolari, sono per il calciatore delle qualità indispensabili per il recupero dopo infortunio, con questo supporto il calciatore risponde a quelle capacità tecnico tattiche del gioco del calcio che si esprimono attraverso l’alternanza di azioni svolte a varie intensità dove le capacità di sprintare, recuperare e sprintare di nuovo risultano importanti ai fini del risultato.
Sono degli elementi da allenare attraverso le situazioni di gioco dopo aver acquisito una buona condizione fisico-atletica ed una corretta esecuzione del gesto tecnico che viene allenata precedentemente con delle esercitazioni che richiamano le gesta del controllo neuromotorio e una perfetta coordinazione tra mente, corpo e palla.
Le esercitazioni con la palla aiutano il recupero psicologico, queste esercitazioni sono caratterizzati da movimenti pluridirezionali con aumento dell’intensità e della potenza, inserimento dell’opposizione dell’avversario per finire alle situazioni specifiche del ruolo che ricopre il giocatore riabilitato.
Conclusioni
Il calciatore è stato dichiarato idoneo alla attività agonistica al quinto mese dopo aver recuperato la piene funzionalità del ginocchio e la condizione fisica, superato i test isocinetici e la valutazione clinica del chirurgo.
Sul campo ha acquisito un buon allenamento tecnico, memorizzato il gesto tecnico-tattico necessario al gioco del calcio.
A noi operatoti corre l’obbligo di dimostrare tutte le attenzioni verso l’infortunato che a sua volta deve dimostrare partecipazione, volontà ed essere motivato a riprendere l’attività agonistica, cosa che purtroppo nel mondo dei dilettanti non sempre si realizza per sopraggiunta sfiducia nei propri mezzi e sul futuro agonistico con conseguente abbandono dell’attività agonistica
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