Portiere per capacità tecnico - coordinative o morfo - funzionali?

Preparazione Fisica | Prepariamo i nostri Portieri


di Luca BELLINI

 

Introduzione

La domanda alla quale il presente lavoro cerca di dare una risposta è quella di stabilire se nella scelta del portiere, siano determinanti le caratteristiche morfo-funzionali, o le caratteristiche tecnico-coordinative.

Per stabilire quale dei due fattori influisce maggiormente sulle scelte dei tecnici si confronteranno i dati relativi all’incremento dell’altezza media della popolazione degli sportivi italiani agonisti sottoposti all’esame di idoneità sportiva e i dati relativi all’altezza media dei portieri presenti negli organici delle squadre della Serie A.

Per meglio approfondire il dato relativo alla domanda iniziale, abbiamo considerato le risposte provenienti da questionari compilati da allenatori d’alto livello, già atleti di massima serie.

L’obiettivo è quello di determinare se ad alto livello, dove il campo di scelta è vastissimo, nell’identificazione dell’estremo difensore viene privilegiata l’altezza, che agevola i soggetti nella copertura dell’area di porta e in determinate azioni di gioco, o si ricercano atleti più agili e/o esplosivi, che hanno una statura più bassa, che garantisce una minore copertura dello “specchio di porta”, ma offrono maggiore resa in altri frangenti della partita.

Quindi capire e suffragare con i numeri alla mano se la frase “…tu sei alto, mettiti in porta…” è uno stereotipo da sfatare o ha realmente un fondo di verità dimostrando che i portieri come Bucci, Peruzzi ecc. sono delle eccezioni alla regola.

Tecnica e tattica. Il ruolo del Portiere

Il portiere nel gioco del calcio è un ruolo più che mai fuori dagli schemi. Non a caso basti pensare che il portiere, è l’unico giocatore, perché pur sempre di un giocatore di calcio si tratta, che può fare ciò che nel calcio non è permesso, ovvero usare le mani.

La zona di campo dove gli è permesso ciò e delimitata dall’area di rigore (Figura 1).

Le dimensioni di questa zona di campo sono: 16,50 m x 40,32 m (per un area di 665,28 mq). Il portiere quindi attraverso l’uso delle mani che gli è concesso nell’area di rigore si pone a difesa della porta le cui dimensioni sono 7,32 m di larghezza x 2,44 m di altezza (per un area di specchio di porta di 17,86 mq).

Dunque pare lapalissiano che un soggetto che stazioni quasi sempre per la quasi tutta totalità della partita, in una zona di campo con definite dimensioni, preposto alla difesa di uno spazio con altre specifiche debba possedere determinate caratteristiche fisiche che gli permettano l’ottimale riuscita del suo compito: cioè il mantenere la sua rete “inviolata”.

Le azioni, con cui il portiere può raggiungere il suo scopo sono denominate tecnicamente parate. Per parata si intendono tutte quelle azioni che sono atte ad evitare che il pallone superi la linea di porta passando nello specchio di quest’ultima. Esistono varie tipologie di parata; per comodità si è scelto di suddividerle secondo la classificazione di Avello-Piacentini :

Parata rasoterra centrale, parata rasoterra laterale, parata centrale a mezza altezza, parata a mezza altezza laterale.

L’estremo difensore però non compie solo azioni di parata, ma compie anche azioni, denominate da Avello-Piacentini: uscite basse e prese alte.

Per uscite si intendono un gruppo di gesti tecnici che permettono al portiere di arrivare su i cosiddetti “palloni vaganti”, in anticipo rispetto agli attaccanti avversari, con la finalità di scongiurare eventuali “situazioni di pericolo”, cosicché non si possano 5 creare delle condizioni potenziali per subire un goal.

Si considerano come uscite, siano esse alte o basse, siano esse di mani o di piedi (o di testa), quelle azioni che comportano arresto, o respinta del pallone, effettuate al di fuori della zona di campo (6,69 mq) individuata dalla semicirconferenza con centro del diametro nel mezzo della linea di porta.

Per inquadrare correttamente il ruolo del portiere nel calcio moderno è bene anche considerare e sottolineare che questo sport di situazione nell’ultimo decennio è andato incontro a grandi rivoluzioni sotto tutti i punti di vista.

Per rivoluzioni, non ci si riferisce solo all’incremento al numero delle partite in una stagione, che hanno comportato una necessaria modifica alle metodologie di allenamento e all’ampliamento delle rose delle squadre, o solo alle innovazioni della tattica, ma anche a vere proprie modificazioni delle regole e degli attrezzi di gioco.

Il portiere più che di altri, è senza dubbio il ruolo che ha subito maggiormente il “cambio dei tempi”, dovendosi confrontare con regole nuove come, l’impossibilità di usare le mani sul retro passaggio effettuato volontariamente di piedi da un compagno di squadra, che ha comportato un necessario affinamento della tecnica nel gioco con i piedi, prima trascurata.

Ha dovuto adeguarsi a una generazione di palloni in fibra sintetica che hanno poco o nulla in comune con i loro genitori in cuoio, molto più lenti e pesanti dei primi, cercando di acquisire una maggiore reattività d’intervento e diventando più meticoloso nella scelta del suo “attrezzo da lavoro” ovvero i guanti.

Ha dovuto adattarsi a un ritmo di gioco sempre più incalzante partecipando sempre di più alla manovra non solo come estremo baluardo da superare per realizzare un goal, ma anche come “libero aggiunto”, intervenendo a sostegno della difesa, con il conseguente incremento dell’attenzione alla fase tattica non che come già detto alla tecnica e alla reattività in tutte le situazioni di gioco, anche al di fuori dell’atto della parata.

Tali modificazioni profonde all’interno del gioco del calcio dunque hanno obbligato il portiere a misurarsi con situazioni tali da doversi adattare ex novo a 6 metodologie di allenamento che oltre a sviluppare al meglio le capacità coordinative e condizionali più preponderanti per l’interpretazione del ruolo, riuscissero a metterlo nelle condizioni ottimali per partecipare nella maniera più attiva possibile tatticamente e tecnicamente alla manovra di circolazione della palla e quindi di gioco, rendendolo sempre meno spettatore e sempre più un giocatore a tutti gli effetti.

In questo pare scontato chiedersi come e se gli adattamenti della categoria hanno portato a favorire un determinato pool di caratteristiche, quelle tecnico-coordinative o un altro, quelle morfo-funzionali, nella scelta dell’estremo difensore.

 

 

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L'Autore

Luca BELLINI
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    Luca BELLINI  

    Docente Abilitato di Scienze Motorie e Sportive, Docente Universitario a Contratto, Allenatore di Base U.E.F.A. - B



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