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Il passaggio in più rispetto a questa situazione esercitativa è ovviamente la mutazione della presenza condizionante da “passiva” ad “attiva”: da semplice….”alteratore” della visuale su palla ora diventa personaggio attivo, pronto a ribattere a rete un’eventuale respinta corta o sbagliata del portiere; ecco che allora al campo visivo condizionato si aggiunge anche l’allenamento alla qualità della fase di respinta del pallone.
---------------------------------------------- 2. La capacità attentiva nella fase di uscita Immaginiamo un percorso di formazione ideale per il portiere di calcio a 5 sul nostro argomento, per cui ora siamo consapevoli di aver creato una elevatissima capacità attentiva nella fase di parata. Non basta. Il futsal è uno sport che vive anche e spesso di condizioni tattiche come le ripartenze, che portano a situazioni temporanee di inferiorità numerica che il portiere ovvia attraverso il gesto tecnico dell’uscita. Una differenza di fondo tra capacità attentiva nella parata e capacità attentiva nell’uscita tuttavia esiste: nel primo caso ci troviamo generalmente di fronte ad un tipo di attenzione diretta all’esecuzione del gesto tecnico; nel caso dell’uscita, invece, l’attenzione è mirata alla scelta tattica del gesto tecnico da intraprendere. E’ vero tuttavia che la fase di uscita necessita anch’essa di una velocità di movimenti nella sequenza di questo gesto tecnico. Mi piace definire l’uscita come la combinazione collegata di tre momenti: l’approccio verso palla; la calata verso palla; la gestione della palla ( parata avanzata o gestione laterale ).
Premesso dunque questo aspetto non certo trascurabile, per cui il portiere deve avere efficacia sui tre step evidenziati da grafico, e presupponendo il fatto che lo sia, vogliamo dunque definire solamente in questa sede non il tempo di esecuzione, quanto il tempo di scelta del tempo di uscita. Questo può essere determinato da due fattori importanti: la tipologia di superiorità numerica; il rapporto con il difensore o con l’asse difendente. Maggiore è l’inferiorità numerica, minore è il tempo di valutazione sul come, quando e se uscire. Si può facilmente intuire come, riguardando l’inferiorità numerica una condizione che l’avversario sfrutta al centesimo di secondo, di riflesso la capacità attentiva nella selezione del “cosa fare” deve avvenire in tempi se possibili più brevi: ritardare un passo, o al contrario azzardare una mossa in anticipo, si traduce facilmente in tre lettere, gol. Vediamo alcuni esempi tattici, e cerchiamo di trarne le relative modalità di allenamento.
In questa classica situazione di due attaccanti contro un difensore ( 2 vs 1 ), si può vedere nel primo disegno come una lettura ritardata dell’azione porti ad un non idoneo tempo di uscita, per cui, erroneamente attuata solamente a ricezione avversaria avvenuta, l’uscita si traduce in un controtempo letale che consente all’avversario sia di vedere porta, sia di poter dribblare facilmente il portiere in ritardo. Diverso caso nel secondo disegno, dove l’uscita, attuata invece correttamente durante la trasmissione da parte a parte, consente al portiere di trovarsi davanti all’avversario ricevente già all’atto della ricezione della palla, chiudendogli quindi gli spazi di porta, restringendogli gli spazi di dribbling ed inoltre facendogli attuare una qualsiasi scelta in un regime di pressione psico fisica non indifferente. L’applicazione esercitativa alla capacità attentiva verso questa situazione è molto semplice:
Allenatore con palloni ai dieci metri, due ricettori in area: l’allenatore ha la scelta del ricevente da servire, il portiere non deve far altro che uscire su colui che riceve palla nel più immediato tempo possibile. Come appare evidente, si tratta di una esercitazione che insegna proprio a “leggere” attraverso capacità attentiva massimale la situazione dal suo immediato nascere. Varianti esercitative possono essere sia il cambio di punto di trasmissione che di ricezione (aiuta la reazione a diversi tempi di trasmissione e diversi punti di ricezione). Condizione pressoché simile nella situazione di tre attaccanti contro un difensore (3 vs 1).
Dando quindi per “naturale” l’uscita ravvicinata su un’eventuale trasmissione diretta sul ricettore in profondità, diverso risultato si ottiene attraverso un errato o corretto tempo di uscita verso il ricettore più lontano dal portiere, con l’aggravante che se nel 2 vs 1 precedente, le condizioni negative erano spazi di porta maggiori e possibilità di dribbling, in questo caso si aggiunge la possibilità di ricezione indiretta da parte del giocatore in prossimità di una porta così sguarnita. Al contrario, un adeguato tempo di uscita garantisce sicuramente copertura di spazi e dribbling avversari, ed offre un ottimo contributo anche sulla copertura verso l’ eventuale trasmissione al giocatore in prossimità di porta. Anche in questo caso, l’esercitazione sulla capacità attentiva cerca di seguire quanto più possibile la traccia della situazione di partita.
Allenatore con palloni ai 10 metri circa, un oggetto circa a limite d’area a far le veci del difensore, il ricevente corto appena dentro l’area, il ricevente lungo (o oggetto, a farne le veci ) a ridosso del palo. L’allenatore sceglie a chi trasmettere palla, ed il portiere deve essere anche qui veloce a leggere immediatamente la trasmissione, ed aggredire palla in entrambe i casi. Importante: abbiamo definito la trasmissione lunga diretta (da A a A2) come poco importante in quanto, oltre ad essere naturale, essendo l’obiettivo a portata di aggressione, anche un eventuale ritardo nella lettura può essere compensato. Tuttavia nell’esercitazione è indispensabile porlo come alternativa di passaggio per l’allenatore, altrimenti il portiere saprebbe meccanicamente la destinazione di vantaggio e, pur magari nel rispetto di una canonica posizione di partenza, l’allenamento alla capacità attentiva perderebbe subito senso e sarebbe dunque fallimentare. Un terzo aspetto tattico è poi la situazione di tre attaccanti contro due difensori ( 3 vs 2 ):
In questo contesto di inferiorità numerica assume una condizione fondamentale il rapporto esistente tra difensore ed attaccante nella parte opposta rispetto alla avvenuta trasmissione palla. Se infatti l’attaccante ha preso il tempo al difensore (vedi disegno 1), la situazione tramuta in un contesto di due contro zero, in cui ovviamente uscire abbandonando la porta appare scelta letale, per cui sarebbe all’opposto opportuno attendere un secondo di più per valutare una eventuale scelta secondaria. Nel caso in cui difensore ed avversario in zona opposta sono allineati, ecco allora che il portiere può “tranquillamente” prodursi in uno contro uno verso palla. Appare scontato quindi come nello sviluppo di questa inferiorità la capacità attentiva del portiere stia nella valutazione immediata degli eventi in zona opposta rispetto alla trasmissione palla: e quindi anche le relative esercitazioni in merito devono rispecchiare quanto più possibile queste condizioni.
Allenatore con palloni intorno ai 15 metri, due birilli a simulare l’asse difensiva, e due riceventi ai loro ridossi: l’allenatore ha la scelta del passaggio, e il non ricettore a sua volta ha la scelta se accompagnare l’azione (simula dunque il disallineamento in zona opposta sopra visto) o non farlo (“stop”), lasciando dunque l’uno contro uno tra portiere e giocatore. Il portiere dovrà ancora una volta essere abile a “leggere” immediatamente la situazione, ossia nel tragitto dello scarico valutare il lato “debole” del contesto, e prendere la conseguente decisione. L’esercitazione, in caso di prima soluzione, porterebbe inoltre all’allenamento della situazione di due contro nessun difensore (2 vs 0), in cui il portiere deve essere bravo a temporeggiare per ritardare o condizionare quanto più possibile lo sviluppo conclusivo avversario. Oltre ai definiti contesti tattici, come fatto nella fase di parata, possiamo anche qui coadiuvare le esercitazioni sulla capacità attentiva attraverso l’utilizzo degli stimoli visivi, tattili ed acustici. Sia per motivi pratici (non sempre si dispone di altri portieri a disposizione), ma anche e soprattutto come condizione generale e di variabilità esercitativa, l’utilizzo degli stimoli può rappresentare la “marcia in più”, in quanto permette una maggiore focalizzazione sulla tecnica individuale di uscita anche al di fuori dei contesti tattici sopra evidenziati. Proviamo a tracciarne dei semplici esempi indicativi, considerando questa volta un allenamento specifico verso un’uscita “simulata”, senza presenza di tiratore, che indirizzi il focus sulla velocità di aggressione e sulla velocità di calata a terra: obiettivi sono i differenti tempi di uscita di area, ossia il tempo corto (a circa tre metri dalla linea di porta), medio (quattro metri circa), lungo (limite di area circa); nella piena e provata consapevolezza che non si è automaticamente efficienti in tutte le metrature.
Nel primo disegno, l’allenatore utilizza una classica chiamata a tema per indirizzare il portiere: 1, 2 o 3, oppure A, B o C, o qualsiasi altra cosa per stimolare l’attenzione del portiere. Il portiere stesso reagisce alla chiamata ed aggredisce l’obiettivo identificato. Nel secondo disegno, l’allenatore è alle spalle del portiere. Ogni suo tocco corrisponde ad un determinato pallone da aggredire: ad esempio, il tocco di spalla destra corrisponde al tempo corto, la spalla sinistra al tempo medio, il capo o la schiena al tempo lungo. Nel terzo disegno, infine, accanto ai palloni si posizionano oggetti colorati: l’allenatore chiama il colore che corrisponde dunque al relativo tempo di uscita.
---------------------------------------------- Conclusioni Ho scelto questa tematica per la mia tesi nella assoluta consapevolezza di un innovativo tipo di allenamento, che personalmente sto sperimentando con successo sui portieri che mi trovo ad allenare. L’argomento della “attenzione” è sempre stata considerata una priorità nella mia ricerca personale da atleta e successivamente da allenatore. Da molti era considerato un mio punto di forza nelle fasi di partita, e personalmente ero anche a conoscenza di costruirlo con tenacia attraverso una fase attentiva e di concentrazione assoluta negli allenamenti: vivevo l’allenamento con assoluta intensità mentale, ma essendo una condizione a me naturalmente appartenente, in quegli anni non potevo/riuscivo/necessitavo certo trovarne gli espedienti esercitativi. Una volta varcata la soglia da giocatore ad allenatore, questa abilità ha assunto immediatamente priorità nel processo di allenamento, e dunque di relativa prestazione dei miei portieri: e sono sicuro lo sarà per molto tempo nel mio futuro da allenatore del ruolo. Ringrazio il Settore Tecnico di Coverciano ed il Responsabile Tecnico della Nazionale di Calcio a 5, Roberto Menichelli, per avermi dato, nonostante i miei lavori sul ruolo, la possibilità di ribadire ed ulteriormente aggiornare le mie convinzioni in merito.
David CALABRIA,
Laurea in Scienze della Comunicazione.
Docente ai Corsi di I Livello di Coverciano.
Relatore corsi specifici nazionali ed internazionali sulla preparazione tecnico tattica ed esercitativa del Portiere di Calcio a 5.
Interventi ad invito presso l'Istituto Universitario Scienze Motorie (IUSM).
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