La costituzione fisica dell’ uomo e
della donna consentono prestazioni
fisiche differenti ed è
assolutamente sbagliato cercare di
adattare entrambe allo stesso stile
di gioco.
Ci sono nazioni, come gli Stati
Uniti, dove ho la fortuna di
allenare, in cui il calcio femminile
ha la stessa importanza di quello
maschile e quindi gli stili di gioco
vanno avanti di pari passo, non sono
uno succube o imitazione dell’
altro; se analizziamo nel dettaglio
le differenze, dal punto di vista
fisico, troviamo quali sono i punti
cardine del gioco delle squadre
femminili e quali sono gli aspetti
che si cercano di evitare.
La differenza base nelle prestazioni
fisiche tra giocatori maschi e
femmine si ha fondamentalmente nella
potenza espressa; quindi non ci sono
nelle partite giocate da donne:
lanci di 50 metri, scatti brucianti,
salti altissimi per i colpi di
testa, tiri potenti da oltre 30
metri, recuperi esplosivi, serie di
dribbling consecutivi, lunghi rinvii
dei portieri; in generale la palla,
nei passaggi, viaggia più lentamente
rispetto alle partite maschili.
Per molti miei colleghi italiani ed
europei, queste caratteristiche sono
incompatibili con il loro modo di
interpretare il calcio; io vorrei
invece soffermarmi su come, le
stesse, possono essere fonte di
miglioramenti tattici per qualsiasi
squadra.
Per dimostrarlo analizzerò il lavoro
fatto, quest’ anno, da me e coach
Brdarski a Longwood, più i
fantastici successi di coach Waldrum,
ottimo allenatore, a Notre Dame.
La squadra a Longwood ha avuto una
grande stagione grazie all’ ottima
organizzazione di gioco, le
caratteristiche su cui abbiamo
lavorato noi dello staff
rispecchiano le possibilità fisiche
delle nostre atlete: squadra molto
corta, al massimo in 40 metri,
sempre attenta alle ripartenze
positive e negative; visto che noi e
gli avversari non siamo in grado di
allargare il campo e ribaltare il
fronte con lanci lunghi, portiamo
continui raddoppi sul portatore di
palla avversario.
Per questo motivo, quando la squadra
è nella propria metà campo, in fase
di non possesso, c’ è molta
pressione nella zona della palla e
la difesa si tiene molto stretta
centralmente, con attenzione sempre
ad usare la tattica del fuorigioco,
se necessario.
La pressione viene esercitata anche
nella metà campo offensiva dalle
nostre attaccanti Pardue e Bergquist,
per spingere il pallone verso la
zona, o la giocatrice, individuata
nella preparazione della partita; a
quel punto scatta una pressione di
squadra per la riconquista veloce
della palla o per forzare l’ errore
delle avversarie; questa mole di
lavoro fisico è possibile perché le
atlete hanno sicuramente meno
potenza rispetto ai giocatori
maschi, ma sono dotate di una
notevole resistenza che consente
loro di mantenere lo stesso passo
per tutta la partita.
Visto che la palla non viaggia a
grandi velocità o distanze, la
squadra esegue molti passaggi, circa
750 a partita ; quasi tutti sono
entro i 10 metri (il 90%), di
questi, 2 su 3 sono rasoterra; la
percentuale di passaggi completati è
quindi molto alta, circa l’ 85%; le
giocatrici hanno grande
intercambiabilità tra loro,
specialmente le centrocampiste e le
attaccanti, questo permette continui
movimenti e tagli per dare al
portatore di palla sempre 2 o 3
possibili linee di passaggio.
Abbiamo
eliminato i lanci lunghi,
specialmente successivi al giro
palla difensivo, questo perché i
dati statistici dimostravano la
scarsissima efficacia: sia nel
guadagnare terreno, sia nel
conservare il possesso della palla.
Le azioni si
sviluppano sempre cercando le fasce,
nel momento in cui la ripartenza
offensiva non ha sbocchi immediati
verso la porta; le giocatrici più
brave Ottavio e McDonald partono
sugli esterni per poi convergere,
scambiandosi di posizione con le
attaccanti o Mackey che opera in
zona centrale; le fasce vengono a
quel punto occupate dai difensori
esterni che accompagnano sempre le
azioni offensive; lo sbocco non è
mai il cross lungo, per la mancanza
di ottime colpitrici di testa, ma
azioni a due, convergenti verso l’
area, al massimo qualche cross corto
verso il primo palo per trovare
giocatrici che tagliano da dietro o
si inseriscono centralmente.
I più attenti
avranno notato che le somiglianze
tattiche con il Borussia di Klopp
sono molte, Longwood ha
caratteristiche di gioco molto all’
avanguardia e moderne. Molte squadre
maschili stanno cercando di
applicarle, facendo però fatica per
via delle caratteristiche fisiche e
delle esperienze precedenti dei
propri giocatori; per noi è venuto
naturalmente, senza blocchi o
forzature, semplicemente si è
cercato di sfruttare le prerogative
fisiche delle proprie giocatrici,
eliminando gli aspetti del gioco che
avrebbero poggiato su elementi
fisici ridotti o non presenti
affatto.
Coach Waldrum
a Notre Dame ha impostato il suo
gioco, da sempre, su una difesa
molto solida con attaccanti e
centrocampiste centrali veloci e
forti per giocare di rimessa o per
sfruttare al meglio gli attacchi
provenienti dalle fasce esterne.
L’
organizzazione difensiva di Notre
Dame parte da un modulo 4-5-1 che
crea molta pressione nella zona
della palla, specialmente quando l’
azione avversaria transita
centralmente: le due centrocampiste
centrali sono supportate da una
attaccante e dalle esterne in modo
da tagliare tutte le linee di
passaggio, l’ unica uscita per la
portatrice di palla sarebbe la
partenza in dribbling, ma a 35-40
metri dalla porta è comunque
facilmente rimediabile per la
difesa.
Volutamente la
squadra si abbassa molto per
liberare spazi al contropiede, non
appena riconquistata la palla, la
squadra di coach Waldrum, riparte
con almeno 4-5 giocatrici: la palla
viene giocata all’ attaccante più
avanzato che la controlla e attacca
centralmente, le esterne occupano le
fasce mentre l’ altra attaccante e
una o entrambe le centrocampiste
centrali seguono traiettorie
parallele e vicine alla portatrice
palla; ci sono così 5 opzioni per la
punta e la difesa avversaria, già in
difficoltà, deve coprire il campo in
ampiezza concedendo comunque tutti 1
contro 1 molto pericolosi.
Le giocatrici,
come detto, non hanno una potenza di
scatto eccezionale, ma non si
sfiancano in questo continuo lavoro
di ripartenze e recuperi perché
hanno un’ ottima resistenza.
Le squadre
maschili che vogliono evitare errori
come l’ eccessiva distanza tra le
linee o le palle perse su lanci
lunghi, oppure che vogliono
migliorare il loro possesso palla, i
loro movimenti difensivi dovrebbero
prendere spunto dalle squadre
femminili e cercare di imitare gli
aspetti positivi, così come è valido
l’ opposto; in pratica i due stili
di gioco, maschile e femminile, pur
mantenendo ognuno le proprie
peculiarità dovrebbero trarre
spunti, tecnici e tattici,
reciprocamente al fine di
migliorarsi continuamente