La Storia
La Sef Torres nacque a Sassari tra
il giugno e l’aprile del 1903.
Le primissime riunioni, risalenti ai
primi mesi di quell’anno, si ebbero
in un magazzino di proprietà del
professor Camillo Satta Branca, in
vicolo Bertolinis.
L’idea di costituire una
polisportiva a Sassari fu opera di
uno dei suoi soci fondatori: il
professor Berlinguer, a cui va anche
il merito della scelta del nome
Torres alla Società Educazione
Fisica.
L’inizio dell’attività è datato 1
luglio 1903, mentre il 20 settembre
dello stesso anno i torresini fecero
il loro esordio pubblico con un
saggio ginnico che si tenne nel
teatro Verdi. La società si segnalò
da subito come una tra le più attive
a livello regionale in varie
discipline, riuscendo a riportare
risultati di grande rilievo anche in
campo nazionale.
La sezione ginnastica della Sef
partecipa e vince allori al concorso
“Venezia 1907”, “Roma 1910”, “Torino
1911”, ed ancora Milano 1913 e
“Genova 1914.
Le primissime notizie sull’attività
calcistica risalgono al 14 aprile
del 1903 quando si affrontarono la
Torres e l’Amsicora Cagliari (non si
conoscono risultato e formazioni).
Risale al 6 agosto del 1904 una
seconda amichevole tra la Torres e
una squadra di marinai, gara di cui
si conosce solo il luogo in cui si
svolge: Piazza Umberto I.
Del 1905 si apprende che per il
lunedì 12 giugno la società
convocava tutta la squadra di
football presso la palestra. Il 26
maggio del 1907 il consiglio
direttivo stabiliva l’inizio
dell’attività calcistica sotto la
guida dell’allenatore Piero
Marchisio.
Il 2 luglio dello stesso anno si
segnalava una gara eliminatoria tra
l’Amsicora Cagliari e la Torres.
Dopo due tempi di 30 minuti ciascuno
sorgono contestazioni e la gara
veniva interrotta riconoscendo la
vittoria alla Torres.
Il 19 aprile 1908 la Torres
affrontava la sua prima trasferta
internazionale disputando
un’amichevole contro l’Ajaccio, in
Piazza Diamante.
Del 1910 si apprende che la società
apriva il 4 maggio le iscrizioni per
le sezioni giochi, palla vibrata,
football, giavellotto e disco.
Nel 1911 la Torres vinse la prima
edizione dei campionati sardi di
calcio, una tre giorni che vede la
partecipazione della Torres Sassari,
Iosto Sassari, Club Sportivo
Sassari, Amsicora Cagliari.
Nell’estate del 1912 la Torres
partecipò alla Coppa “Città di La
Maddalena e dopo aver vinto contro
l’Ilva 7-0 nelle eliminatorie, battè
in finale la formazione Marina 3-1
(la formazione dei marinai aveva a
sua volta sconfitto Cantiere per
1-0). Così in campo la Torres:
Falchi, Casu, Chessa, Giua,
Bandelloni, Anfossi, Giua,
Berlinguer, Benvenuti, Comida, Nigra.
Mentre la sezione calcio cresceva e
si organizzava, la sezione
ginnastica festeggiava il suo decimo
anniversario il 20 settembre del
1913. L’anno successivo gli atleti
Torres tornarono carichi di medaglie
dal Concorso internazionale di
Genova.
La prima guerra mondiale segna un
periodo di stasi dell’attività
calcistica.
Nel 1916 la Torres organizzò il
primo torneo scolastico di calcio
per scuole elementari, medie
inferiori e medie superiori.
Il 27 maggio del 1922, alla presenza
del Principe Umberto di Savoia,
venne inaugurato il nuovo campo
sportivo della Torres: lo stadio
Acquedotto.
Pochi anni dopo, nel 1924 fu tenuta
a battesimo anche la nuova bandiera
della società. Nell’agosto del 1926,
contro la Terranovese, si disputò la
prima partita ufficiale sul campo
dell’Acquedotto.
Le due formazioni si erano già
affrontate in altre circostanze, ma
mai in un clima di così grande
entusiasmo.
In maglia rosa, i sassaresi scesero
in campo con: Fois (cap.), Dessì,
Gobbi, Brecchi, Berlinguer, Sanna,
Spinelli, Mura Giovanni, Carbonetto,
Mura I, Mura II. I sassaresi vinsero
per 4-1 e fecero il bis nella
partita di ritorno, questa volta sul
campo di Terranova.
La vittoria in trasferta per 2-0
venne accolta con un tale entusiasmo
che il presidente Conte di Sant’Elia
offrì ai giocatori, rientrati dopo
la gara in città, un vermouth nel
celebre “Cafè Abbondio”.
Dal 1927 la Torres è impegnata nel
campionato di Terza Divisione
Sardegna. La svolta arriva nella
stagione 28/29 quando viene chiamato
come allenatore- giocatore, dalla
Liguria, Leonida Bertucci che nomina
il portiere Giuseppe Fois come suo
vice e talent scout.
Dalla squadra dei “Poledri” chiamata
così dal campo del campo di via
Porcellana, emergeranno le future
colonne della squadra, Umberto
Serradimigni e Gigetto Marongiu. Per
molti anni la città di Sassari
garantisce sport a buoni livelli.
La mancanza di strutture idonee
rende difficile l’avvicinarsi allo
sport per molti atleti sardi.
Fu merito della Torres Calcio che lo
scenario sportivo provinciale iniziò
a prendere coscienza delle proprie
potenzialità e sull’esempio della
formazione sassarese nacquero
squadre come l’Ilva, il Tempio, il
Sorso, L’Olbia, l’Alghero,
l’Argentiera, futuri trampolini di
lancio per molti atleti dell’isola.
IL
DOPOGUERRA
Con
la chiamata alle armi in occasione
del secondo conflitto mondiale,
tutte le attività sportive si
dovettero interrompere e molti
atleti rossoblù partirono per il
fronte. Correva l’anno 1941.
Ci
vollero ben tre anni prima di
rivedere a Sassari una partita
ufficiale.
Il 24
settembre 1944 un gruppo di ex
calciatori ricostituì la squadra e,
per gentile concessione della
Commissione alleata, i rossoblu
giocarono contro gli inglesi della
R.A.F., inaugurando così la nuova
stagione agonistica.
La
Torres vinse 4-3, reti di Chiappe,
Moi, Arca e Mastino.
Questa la formazione che vinse
contro gli inglesi: Zolezzi, Dongu,
Sciascia, Arca, Desole, Era,
Mastino, Moi, Piras, Sau, Chiappe.
Le
prime partite ufficiali furono
giocate nel “Campo Sociale della
Torres” e il costo del biglietto
oscillava dalle 15 £ per le tribune
alle 10 £ per il prato. Lo stadio
Acquedotto riaprì le porte al calcio
giocato soltanto a metà ottobre del
1944, con la partita ufficiale
Torres – Cagliari per il Campionato
sardo girone A. Sotto un vento
impietoso, i sassaresi si
aggiudicarono quella partita per
1-0, goal al 6′ minuto di Torricelli,
militare di leva a Sassari in quel
periodo.
A
metà novembre iniziò il campionato
di I° Divisione e, all’esordio, i
rossoblu archiviarono la pratica
Pirri con un secco 3-1.
Il 18
gennaio del 1945, si ebbero le
elezioni per le cariche sociali e il
Consiglio direttivo affidò la
presidenza ad Aldo Berlinguer con
Ignazio Satta vice presidente.
La
Torres dovette accontentarsi, in
questa stagione, del quarto posto,
mentre il Cagliari, vincendo il
campionato, approdò alla Serie C.
Il
salto di categoria arrivò nella
stagione 1946/47.
Per
festeggiare l’evento, arrivò
all’Acquedotto la formazione
bianconera della Juventus e, in
quella partita, Giampiero Boniperti
fece il suo esordio con la maglia
bianconera.
Purtroppo, la stagione successiva
non fu molto esaltante e la Torres
si trovò subito invischiata nella
lotta per non retrocedere.
La
sterilità in attacco della
formazione guidata da Gnemmi, nella
doppia veste di allenatore –
giocatore, fu all’origine del
tracollo torresino e nemmeno
l’arrivo della punta Catesi servì a
risollevare le sorti della Società
rossoblu.
Alla
fine del campionato, la Torres si
piazzò al penultimo posto in
classifica e il presidente Pani,
impossibilitato a continuare il
mandato, rassegnò le dimissioni. Al
suo posto, subentrò Giuseppe Tomé,
eletto presidente il 26 settembre
dello stesso anno.
Più
positiva la stagione 1948/49. Il 2-2
contro la temibile formazione
dell’Argentiera rivelò una
formazione forte in tutti i reparti
e l’arrivò dell’estremo difensore
Luciano Casadei garantì sicurezza al
reparto difensivo e permise ai
rossoblu di classificarsi al terzo
posto in classifica, alle spalle
dell’Italpiombo e del Monteponi.
Al
termine della stagione 29/30, pur
non avendo disputato alcun
campionato ma avendo il titolo di
terza divisione Sardegna, la Torres,
non più guidata da mister Bertucci
ma da Dario Gay, venne ammessa al
campionato di seconda divisione
Lazio – Sardegna al quale partecipò
nella stagione 1930/31.
Fu un
successo strepitoso che si concluse
con un altro salto di categoria, in
I° Divisione girone E (l’attuale
serie C) nella stagione 31/32.
Per
l’esordio nella nuova categoria
nazionale, contro compagini come il
Perugia, il Grosseto, il Foggia,
l’Arezzo, il Foligno, venne
ingaggiato come allenatore
l’ungherese Francesco Plemich.
Alla
fine della stagione, la formazione
sassarese si piazzò al quarto posto
alle spalle del Perugia, promossa
alla Serie B soltanto per un soffio.
Gli
anni successivi non furono
all’altezza delle aspettative e la
squadra sassarese non andò oltre il
settimo e l’ottavo posto.
Questa una delle formazioni rossoblù
negli anni trenta: Piras, Bozzo A.,
Macis, Vercesi, Piciaredda, Casazza,
Laom, Marongiu, Serradimigni I,
Farina, Castagneto. Qualche anno
dopo, l’alto costo del campionato
costrinse la Torres a compiere dei
tagli economici che costarono il
ritiro della squadra a metà torneo
nel 1935. Serradimigni viene venduto
al Pisa per 2000 lire che
ripianeranno i debiti societari.
L’attività agonistica riprese
lentamente nel 1939 per merito di
uno dei più grandi personaggi della
storia della Società: Antonino
Diana, socio fondatore e presidente
onorario.
GLI ANNI ‘50
Gli
anni 50 riecheggiano come macigni
nella memoria del popolo rossoblu.
Sono gli anni di Lepri, Umberto
Serradimigni e Vanni Sanna.
In
quegli stessi anni arrivarono alla
corte del dott. Maccari, allora
presidente della Torres, allenatori
che fecero la storia dello sport
sassarese: Latella, Plemich e
l’ungherese Kincses.
Nel
1950, il finanziamento di cinque
milioni a fondo perduto per la
costruzione di nuove tribune e di un
nuovo impianto di drenaggio,
consentirono alla società sassarese
di ultimare i lavori di
ristrutturazione dello stadio e del
campo. La pista d’atletica e le
nuove tribune furono completate solo
nel 1953.
Costruita per un campionato di
vertice, la Torres affrontò le fasi
finali del campionato di I°
Divisione, girone nord, con la
consapevolezza di essere la squadra
da battere. La sconfitta per 5-3,
nella finalissima contro i
biancocelesti dell’Ilvarsenal,
allontanò il sogno di una possibile
promozione e la possibilità di
confrontarsi con le squadre più
blasonate della penisola.
Sotto
la guida dell’esperto Latella, i
rossoblu provarono l’anno successivo
l’attacco al primato in classifica.
Con
la vittoria per 5-0 contro la
formazione maddalenina del Cral
Marina, la Torres battezzò con un
secco 5-0 la stagione 1950/51.
Questa la formazione che mister
Latella schierò all’esordio: Campus,
Gnocchi, Maggi, Arca, Scavio,
Serradimigni II, Puttinati, Sanna,
Bardanzellu, Meridiani, Grisetti.
Per dovere d’ospitalità, la Torres
disputò quella partita con la maglia
blu, lasciando agli ospiti il
diritto d’indossare la casacca
rossoblu, colori simbolo di entrambe
formazioni.
Con
una sola sconfitta al passivo, la
Torres vinse il campionato di I°
divisione quasi senza colpo ferire e
Vanni Sanna, con 21 reti, si piazzò
al secondo posto nella classifica
dei marcatori. Nel girone sardo –
laziale del campionato di
promozione, la Torres contese il
primato in classifica alla Romulea e
al Monteponi.
Il
passo falso del Monteponi a
Terracina e della Romulea a Frascati
consentì ai rossoblu l’aggancio alle
prime della classe.
La
penultima giornata avrebbe deciso la
regina del campionato. Sul terreno
amico dell’Acquedotto, i sassaresi
giocarono la gara della vita contro
la capolista Monteponi.
Privi
delle due mezzali titolari e con
Vanni Sanna a mezzo servizio, i
sassaresi non riuscirono ad arginare
lo strapotere della formazione
ospite che, con la rete di Tartara
al 17′, espugnò il bunker rossoblù.
Il
terzo posto in classifica consentì
ugualmente l’accesso al campionato
denominato di IV° serie.
A
seguito della riforma Barassi, le
prime tre di ogni girone del
campionato di Promozione e le
retrocesse dal campionato di serie C
andarono a costituire un nuovo
campionato denominato di IV° serie,
supplettivo a quello di promozione.
Costruita per un’annata di
transizione, la Torres disputò la
stagione 1952/53 con un rendimento
molto alterno, ottenendo i punti
della salvezza in casa contro
l’Arezzo.
L’arrivo dell’allenatore Plemich e
l’acquisto della punta Lepri
garantirono gioco e continuità di
rendimento.
Di
notevole importanza la quaterna
rifilata al Monteponi nella stagione
1954/55.
In
quella circostanza, Lepri con tre
reti fu il mattatore di quella gara.
Con
la sconfitta decisiva in casa del
Frosinone per 2-1, la Torres dovette
abbandonare definitivamente le
speranze di un possibile aggancio al
Colleferro che, al comando della
classifica sin dalle prime giornate,
guadagnò meritatamente la promozione
in serie C.
Gli
anni d’oro della formazione rossoblù
continuarono con l’arrivo, nella
stagione 1957/58, dell’ungherese
Kincses che riuscì a dare alla
squadra fiducia nei propri mezzi ed
un’organizzazione di gioco insolita
in un campionato di serie C.
La
manovra si dimostrò subito ariosa e
ficcante, specie sulla fascia
sinistra, dove le accelerazioni di
Cadé portarono più di un’insidia
alle maglie delle difese avversarie.
Formazioni come l’Avezzano, la
Squibb e la Romulea trovarono,
questa volta, una formazione isolana
veramente competitiva che si giocò
l’accesso al campionato superiore
sino alla fine, cedendo lo scettro
solo all’ultima giornata quando il
pareggio per 2-2 sul campo dello
Spoleto consegnò il primato in
classifica alla squadra romana della
Squibb.
Rinforzata di nuovi elementi, la
Torres vinse il campionato di IV°
Serie l’anno successivo, con Remo
Galli nuovo allenatore rossoblù.
Un
girone d’andata pressoché perfetto
consentì ai rossoblù di vincere il
torneo con quattro giornate
d’anticipo. Lepri, con 24 reti,
arrivò secondo nella classifica dei
goleador più prolifici.
Questa la formazione tipo del
campionato 1958/59: Mistioni,
Bisiacchi, Colusso, Marchisio,
Fogli, Milan Sebastiani, Sabattini,
Travison, Cadé, Lepri.
GLI ANNI ‘60
All’inizio
degli anni 60, il ritorno di Vanni
Sanna nello scacchiere rossoblù,
garantì alla Torres più fantasia in
fase offensiva. Dopo 10 anni alla
guida della Società rossoblù, lasciò
la presidenza Tonino Maccari.
Gli subentrò
un gruppo di dirigenti che
affidarono la squadra alla capacità
tecnica dell’allenatore Piacentini.
I risultati, in ogni modo,
altalenanti non consentirono alla
Torres un piazzamento diverso dalla
sesta posizione ottenuta nella
stagione 1962/63 nel campionato di
Serie C.
Il decimo
posto nella stagione 1963/64 mise in
luce pregi e difetti di una società
proiettata, forse, in una dimensione
oltre le proprie reali potenzialità.
Il talento di
Lepri, abile nel dribbling e nel
cercare la via del goal, e la
velocità dell’esterno sinistro
Milani furono troppa poca cosa per
una formazione che aveva nella
promozione l’obiettivo principale.
Questi i ragazzi schierati dal nuovo
tecnico Allasio in quell’anno:
Biagi, Sabattini, Colusso, Zini,
Fogli, Cavallini, Nardi, Galli,
Galasi, Milani, Lepri.
L’anno
successivo la situazione peggiorò
rapidamente rimanendo coinvolto
nella bagarre generale persino lo
spogliatoio.
In quell’anno
i rossoblù si piazzarono al decimo
posto e, nemmeno le ottime partite
giocate contro la capolista Pisa e
quella al cardiopalma contro
l’Anconitana furono sufficienti per
salvare la panchina del tecnico
rossoblù. Nel 64/65 l’arrivo di Varo
Bravetti, proveniente dal Perugia,
come General Manager al posto di
Allasio portò esperienza in casa
rossoblù. Il nuovo “diesse” puntò
tutto sull’acquisto di un terzino e
di un mediano che garantissero, al
centrocampo, quell’assetto del tutto
assente gli anni precedenti.
Arrivarono, così, Vaiani e Ripari.
La squadra fu affidata al dott.
Bosi, prima di allora allenatore del
Perugia. Gli schemi del nuovo
tecnico non furono supportati dai
risultati e, dopo 4 sconfitte
consecutive, la Torres optò per il
suo esonero.
Alla 17°
giornata, Bravetti assunse
l’incarico d’allenatore d’emergenza
e, con il suo entusiasmo, portò i
ragazzi di Sassari ad una vittoria
scaccia crisi sul campo di Pistoia.
L’esperienza di Bravetti consentì
alla formazione rossoblù di salvarsi
con qualche giornata d’anticipo, un
ottimo risultato considerando il
momento buio d’inizio campionato.
Nella stagione 65/66 Vinicio Viani
accettò l’incarico di allenare la
formazione rossoblù e Bravetti
ritornò alla mansione di direttore
sportivo. Il campionato fu
abbastanza deludente e la Torres si
piazzò al 12° posto. Gli ultimi anni
non si discostarono molto dai
precedenti.
L’arrivo di
Tonino Colomban come allenatore
portò nuova linfa vitale in casa
rossoblù e le speranze di un
campionato di vertice aumentarono
con l’arrivo di nuovi rinforzi, tra
cui Antonello Cuccureddu, che
diventerà qualche stagione più tardi
pedina fondamentale della difesa
Juventina.
Le aspettative
si rivelarono alquanto infondate ed
i risultati altalenanti portarono la
squadra ad una stagione
fallimentare. La tecnica dell’undici
rossoblù era d’indubbio valore ma la
mancanza di una panchina lunga fu
alla base dei risultati poco
soddisfacenti.
L’unica nota
lieta di quell’anno fu la
promozione, a metà stagione, di
Umberto Serradimigni come allenatore
professionista.
Questa la
formazione che, nel campionato
1967/68, si piazzò al decimo posto:
Zaccheddu, Missio, Morbidoni,
Cuccureddu, Bertolazzi, Polesello,
Morelli, Maiani, Meneghetti, Nenci,
Morosi. L’anno successivo arrivò un
buon quinto posto ma, i numerosi
contrasti con Bravetti, spinsero
Colomban a consegnare le dimissioni.
Con il nuovo tecnico Biagini, la
Torres non ottenne i risultati
sperati e i rossoblù si salvarono
solo all’ultima giornata. Cambio
anche ai vertici della Società con
Giovanni Benassi eletto nuovo
Presidente al posto di Cenzo Simon.
Il nuovo patron richiamò Allasio con
funzioni di “diesse” in sostituzione
di Bravetti. GLI ANNI ‘70 La crisi
politica che caratterizzò gli anni
settanta in Italia, colpì a livello
economico anche la società rossoblù
e, neanche l’arrivo di Gianuario
Pinna riuscì a dare una scossa
decisiva all’ambiente sportivo
sassarese.
Con queste
premesse, la squadra fu quella che
assorbì maggiormente il tracollo,
dove le retrocessioni, promozioni e
soprattutto esoneri si susseguirono
ripetutamente. Vale la pena
ricordare la stagione 76/77, nella
quale la Torres si qualificò quarta
nel campionato di serie D.
I risultanti
altalenanti tra le mura amiche
rappresentarono l’emblema della
crisi che attraversò la società in
quegli anni. Se la vittoria esterna
con la Romulea, alla seconda
giornata, si rivelò una boccata
d’ossigeno, la sconfitta in casa con
la Fulgorcavi per 2-1, riportò tutti
alla realtà.
Le
accelerazioni laziali si rivelarono
un’arma micidiale, e l’attacco a tre
punte non diede scampo alla difesa a
quattro del tecnico Carradori.
A tutto ciò si
aggiunse la condanna della
commissione vertenze economiche
della lega nazionale semi
professionistica, che costrinse la
società torresina a versare al
giocatore Ceccherini la somma di £
600.000 a saldo spettanze per l’anno
sportivo 75/76.
I segnali di
ripresa arrivarono già nella partita
con il Velletri, conclusa a reti
inviolate dove, nonostante gli
importanti forfait di Ferrante in
difesa, Guerri a centrocampo, e
Serpelloni e Pittoni in attacco, la
squadra sassarese mise più volte il
bavaglio all’undici laziale.
Il passo falso
di Iglesias (0 – 3 in casa dei
sulcitani) fu subito riscattato
all’Acquedotto con il Formia quando
l’ex olbiese Di Carlo, all’esordio
in maglia rossoblù, inventò
letteralmente il goal partita
regalando ai propri colori la prima
vittoria interna. I due pareggi
consecutivi con Nuorese e
Calangianus e la vittoria per 1-0
con il Latina portarono a cinque le
partite utili consecutive. In un
campo ridotto ai limiti della
praticabilità, Di Carlo e compagni
imposero ai laziali il loro ritmo.
Il risultato andò oltre il goal di
misura.
Il Latina si
presentò all’Acquedotto con un
ottimo ruolino di marcia (una sola
sconfitta in nove gare disputate) e
il timore reverenziale per la
formazione di Leonardi fu d’obbligo.
Il goal fu realizzato da Pittorru
che, di testa, indirizzò in fondo
alla rete un tiro cross di Rotili.
Ma il vero
trionfo arrivò alla 13° giornata, al
Bartolani, con il Cisterna, dove i
sardi si imposero per1-0. Sino al
goal, la Torres controllò
saggiamente la gara, merito di un
centrocampo accorto dove il solito
Rotili, la falsa ala destra
Lombardi, Bravo e a turno Bonanomi e
Di Carlo furono gli artefici
dell’impresa. Vittoria d’indubbio
prestigio, sia per la classifica che
per il morale, dando ragione a
coloro che volevano il tecnico
romano sulla panchina rossoblù.
Il girone di
ritorno, iniziato all’insegna
dell’ottimismo, portò due punti
importantissimi nella sfida con il
fanalino di coda Romulea. Il tecnico
della squadra ospite Bernardini, nel
tentativo di arginare le giocate di
Di Carlo, costrinse il suo miglior
difensore Palmieri ad una marcatura
ad uomo sul fantasista rossoblù. Il
goal arrivò nella ripresa, con un
preciso rasoterra di Giacometti. La
vittoria sulla Fulgorcavi per1-0,
goal di Di Carlo, riaccese le
speranze, se non per una improbabile
promozione, quantomeno per un fine
campionato all’altezza delle
aspettative.
Il sogno
rossoblù di portarsi a cinque punti
dal Bancoroma s’infranse in terra
toscana, dove nel recupero di
campionato, la Tuscania si impose
sulla formazione sarda per 2-0. Lo
0-0 con il Civitavecchia degli ex
Pellé e Rizzato e il secco 2-0 con
l’Iglesias, misero in evidenza i
limiti, se non tecnici, almeno di
carattere dei ragazzi di Carradori,
accusati dalla stampa locale a più
riprese di poco impegno, talvolta
assai scarso, profuso dai singoli
sul terreno di gioco. Tre pareggi
consecutivi e la sconfitta con il
Formia per 2-0, allontanarono così
velleità d’alta classifica.
La settimana
successiva, il Calangianus impattò
all’Acquedotto per 0-0. La squadra
gallurese impostò una formazione di
tutto contenimento, imbottita a metà
campo di centrocampisti. Il derby si
rivelò abbastanza incolore, con
Rotili e compagni incapaci di
imporre il proprio gioco sul terreno
amico.
La vittoria
con il Sant’Elena per 3-0, reti di
Gavini, Bravo e Rotili, permise alla
Torres, trascinata da un superbo
Bonanomi, di raggiungere il quarto
posto, che mantenne sino alla fine,
grazie al passo falso dei
barbaricini a Calangianus.
Arrivarono altre vittorie: 1-0
contro l’Almas (goal di Di Carlo),
2-0 esterno contro il fanalino di
coda Rieti (goal di Bravo e Rotili),
ma i numerosi pareggi che si
susseguirono per tutto il girone di
ritorno non consentirono ai
sassaresi d’ottenere un piazzamento
migliore del quarto posto,
raggiungendo quel traguardo minimo
che la società si era prefissata: la
coppa Cossu – Mariotti, riservata
alle formazioni di serie D. La crisi
societaria, che visse in quegli anni
la Torres, si ripercosse non solo
nei risultati ma anche a livello
dirigenziale e l’alternarsi di
presidenti alla fine degli anni
settanta ne fu una prova. Franco
Masala succedette a Gianuario Pinna,
ma i piazzamenti in classifica non
migliorarono (un ottavo e un settimo
posto), sino al campionato 1980 –
81, quando la Torres centrò la
promozione in C2 sotto la nuova
direzione del presidente Bastianino
Vanacore.
GLI ANNI DI ZOLA. LA CRISI. LA
RINASCITA
Alla morte di
Bastianino Vanacore, un triumvirato
composto da Bruno Rubattu, Silverio
Multineddu e Piero Mele prese le
redini della Società.
Con una
Società sana, i risultati non si
fecero attendere e, dopo il quarto
posto nel campionato 1981/82, la
Torres sfiorò la promozione in C/1
con il nuovo patron Antonello
Lorenzoni. Sotto la guida del
compianto Vanni Sanna, la Torres si
giocò sino alla fine il primato in
classifica, ma dissapori interni tra
la Società ed il tecnico portarono
all’esonero di quest’ultimo.
Il 2 marzo,
tre giorni dopo il match contro il
Sant’Elena, il Consiglio
d’Amministrazione, con delibera
unanime, esonerò Vanni Sanna. Al suo
posto subentrò Mario Tiddia. Dopo
una stagione altalenante, i rossoblù
si giocarono la promozione
all’Acquedotto contro la capolista
Prato.
La squadra
toscana, decisamente più forte di
quella sarda, s’impose per 2-0, goal
Vitale e Venturini, guadagnando la
promozione con due giornate
d’anticipo.
L’anno successivo, arrivò alla corte
di Lorenzoni Angelo Domenghini.
Il nuovo
tecnico rossoblù potenziò
soprattutto il reparto offensivo, il
tallone d’Achille della Torres nelle
passate stagioni. L’arrivo di Cau
portò maggiore incisività in avanti,
ma i risultati non arrivarono
ugualmente e dopo tre pareggi
consecutivi con Olbia, Sant’Elena,
Civitavecchia, lo 0-0 di Casale, a
metà novembre, costò la panchina del
tecnico rossoblù.
L’arrivo del
nuovo tecnico Roberto Balestri non
portò grosse modifiche, almeno
tatticamente, allo scacchiere
torresino ed i risultati non
brillanti che accompagnarono la
squadra in questa stagione, non
consentirono che un piazzamento a
ridosso delle prime della classe.
Poco felici i
due anni successivi, dove la Torres
non andò oltre l’ottavo ed il nono
posto. Nella stagione 1986/87, la
squadra fu affidata a Bebo Leonardi.
Bruno Rubattu divenne il nuovo
presidente della Torres.
La squadra fu
completamente rivoluzionata nel suo
organico e l’arrivo di Mario Piga e
Gianfranco Zola, allora poco più di
un ragazzino, garantirono al
centrocampo sassarese, supportato
peraltro dall’esperienza di Lubbia e
Petrella, il giusto raccordo tra
attacco e difesa.
Leonardi ebbe
il merito di costruire uno
spogliatoio compatto, che si avvalse
del carisma di giocatori del calibro
di Del Favero, Ennas, Piga, Tolu. I
rossoblù si guadagnarono la
promozione in C/1 all’ultima
giornata, vincendo per 1-0, goal di
Mario Piga, contro l’Alessandria.
Questi i gladiatori della
promozione: Pinna, Cariola, Poggi,
Petrella, Bertini, Del Favero, Tolu,
Lubbia, Zola, Galli, Piga, Dossena,
Ennas.
L’anno
successivo, i rossoblù mantennero
l’organico della passata stagione e,
dopo un ottimo girone d’andata, i
risultati altalenanti di fine
campionato costrinsero la Torres ad
accontentarsi del settimo posto in
classifica, un traguardo di
prestigio per una formazione partita
ad inizio anno con la salvezza come
unico traguardo. Partita con
l’obiettivo di bissare quantomeno la
stagione precedente, la Torres si
preparò al campionato 88/89 con
velleità d’alta classifica.
La Società
rossoblù si limitò a rinforzare la
squadra nei reparti che più avevano
bisogno di qualche nuovo innesto: Di
Rosa e Barrella a supporto della
linea difensiva e soprattutto
l’acquisto di Favo, che arrivò a
campionato iniziato, permise alla
coppia Piga e Zola maggiore libertà
di movimento nella manovra
offensiva. Colpita a freddo
dall’esonero di Bebo Leonardi alla
vigilia di campionato, la Torres non
risentì più di tanto il cambio di
allenatore, imponendosi nettamente
con il risultato di 3 – 0 in casa
con il Rimini di Iaconi.
Questa la
formazione schierata all’esordio
dall’allenatore in seconda Lungheu:
Pinna, Barrella, Di Rosa, Dossena,
Mazzeni, Del Favero, Tolu (Di
Francesco all’75’), Piga, Bardi,
Zola, Ennas (Micciola all’86’).
Liguori accettò di allenare i
rossoblù al posto di Leonardi. Sotto
la guida del nuovo tecnico, Zola e
compagni conquistarono, con il
quarto posto in classifica, il
diritto di disputare la Coppa
Italia.
La stagione
89/90 non fu esaltante come le due
precedenti. La Torres, rivoluzionò
tutto lo schieramento rossoblù e la
squadra fu affidata al nuovo mister
Paolo Specchia. La partenza di
Gianfranco Zola, destinazione
Napoli, non fu supportata da
altrettanto talento e, senza il
fantasista di Oliena, la Torres non
andò oltre il quinto posto,
riuscendo a salvarsi, con la
vittoria per 2-0 contro la matricola
Ischia, soltanto all’ultima
giornata.
GLI ANNI ‘90.
LA NUOVA SOCIETA’
La crisi
societaria che colpì la Torres agli
inizi degli anni ’90, non consentì
l’iscrizione nel campionato
professionistico di serie C/2 ed i
rossoblù si trovarono costretti a
giocare tra i dilettanti nella
stagione 1991/92. Per il secondo
anno consecutivo, la panchina fu
affidata ad Angelillo.
La formazione
sassarese si rese protagonista di un
inizio di stagione abbastanza
altalenante e, al primo test
importante contro la Viterbese, i
rossoblù conobbero l’onta di una
bruciante sconfitta, che costò la
panchina di Angelillo. Al suo posto,
subentrò il compianto Vanni Sanna.
Il nuovo allenatore ebbe il merito
di dare alla squadra una nuova
mentalità ed i risultati non si
fecero attendere.
Le quattro
vittorie consecutive contro
Grosseto, Tivoli, Alghero e Tharros,
permisero alla Torres di presentarsi
al giro di boa con una posizione in
classifica abbastanza rassicurante
che mantenne, tra alti e bassi, per
tutto il girone di ritorno. Proprio
in quei mesi, il presidente Corrado
Sanna presentò istanza di fallimento
presso il tribunale, depositando
contemporaneamente il nome della
Società: Polisportiva Sassari
Torres.
Il Club
sassarese non perdette il titolo
sportivo e l’anno successivo poté
iscriversi ugualmente al campionato
di Serie D. Il nuovo tecnico Eppe
Zolo volle una formazione
completamente rivoluzionata nei suoi
elementi. Ottima la stagione
disputata dai rossoblù, quell’anno.
La Torres si
giocò contro l’Aquila, in una
finale-spareggio, la promozione in
Serie C/2.
Al Flaminio di
Roma, la Torres s’impose per 2-1
sugli abruzzesi, conquistando il
diritto di giocare nuovamente tra i
professionisti. Nella stagione
successiva, la Torres si presentò al
cancelletto di partenza con lo
stesso organico della promozione. I
rossoblù giocarono un bruttissimo
girone d’andata, ma l’arrivo di
Massimiliano Pani alla corte di Zolo
portò nuova linfa vitale al gioco
stentato della formazione sassarese.
La salvezza arrivò quasi
inaspettata, frutto della serie
impressionante di risultati utili
consecutivi ottenuti nel finale di
stagione.
Questa una
delle formazioni schierate da Zolo
quell’anno: Pintauro, Podda,
Paolini, Costa, Pinna, Carta, Fini
(Carnevale), Conti V., Greco, Pani,
Manca. Pagato lo scotto del ritorno
in serie C/2, la Torres cercò quasi
subito di costruire una squadra che
potesse affrontare un campionato di
vertice. Nella stagione 1994/95, la
dirigenza
rossoblù confermò gran parte della
rosa che, l’anno prima, aveva
raggiunto il traguardo della
salvezza. Giampietro, Greco,
Fragliasso, Chessa e Pani
costituirono l’ossatura della
squadra, mentre i nuovi rinforzi
andarono a completare principalmente
il reparto difensivo, l’anello
debole del passato campionato.
Il
campionato sembrò iniziare sotto i
migliori auspici ma, contro il
Lecco, arrivò la prima pesante
sconfitta, aggravata dall’espulsione
senza attenuanti di Pintauro e Pani
nel corso dell’incontro. Bisogna
subito reagire e, sul campo del
Saronno, una Torres tutto genio e
sregolatezza impose il proprio ritmo
agli avversari vincendo per 3-2 un
incontro dominato per tutti i 90
minuti di gioco.
La
sconfitta contro il Novara e il
ricorso a molti giocatori della
primavera per ovviare all’assenza di
alcuni giocatori titolari, costretti
a dare forfait per infortunio o
squalifica, furono decisivi nel
lungo periodo negativo che
accompagnò la Torres a metà
stagione.
Prima
Zolo, poi Sibilia si alternarono
alla guida della formazione
rossoblù. Con l’arrivo del nuovo
tecnico, i rossoblu riuscirono a
trovare nuove motivazioni e con esse
il gusto della vittoria. Il brutto
avvio di stagione non permise alla
Torres velleità d’alta classifica e,
tra alti e bassi, i rossoblù
cercarono almeno di evitare gli
spareggi play-out. La salvezza
arrivò sul campo del Pavia, quando
il pareggio a reti inviolate fu
sufficiente per garantire ai sardi
un altro anno di permanenza in C.
L’anno successivo, il campionato non
iniziò sotto i migliori auspici. Il
passaggio della Società Torres dalla
proprietà Marrosu nelle mani di un
imprenditore d’oltre Tirreno dalle
credenziali alquanto dubbie,
Giovanni Gasparoni, suscitò non
poche polemiche in seno alla
tifoseria, che si trasformarono in
aperta contestazione quando le
notizie sulla serietà del nuovo
presidente divennero più incalzanti.
Prima
Canali, poi Angelo Sormani ed
infine, nuovamente Canali si
alternarono alla guida della
formazione Torresina. Il clima in
città divenne sempre più ostile e,
quando anche gli organi di stampa
chiesero la testa del presidente,
Gasparoni fu costretto a cedere lo
scettro. La nuova gestione Marrosu,
con allenatore nuovamente Canali,
diede subito i suoi frutti e, in un
clima più disteso, arrivarono anche
i risultati.
La
Torres chiuse il girone d’andata con
una perfetta media inglese. Ottimo
anche il girone di ritorno, che gli
valse un posto nei play-off. Contro
l’Alzano, in due partite secche, i
rossoblù si giocarono un posto per
la finalissima. Purtroppo l’Alzano,
vincendo 2-1 sul proprio terreno,
tolse alla Torres l’occasione di
giocarsi una storica opportunità,
abbandonando così provvisoriamente
il sogno di una promozione alla
categoria superiore.
Anno
di transizione quello successivo,
con il nuovo tecnico Buccilli alla
guida della formazione torresina.
La
stagione 1996/97 non fu esaltante
come quella precedente. Per la
verità, i rossoblù si trovarono
invischiati nella lotta per non
retrocedere e tre sconfitte
consecutive contro Tempio, Lecco e
Pro Sesto costarono la panchina al
tecnico.
Il
nuovo tecnico Mario Piga diede
fiducia all’undici titolare.
Registrata la difesa e rinforzato il
centrocampo, i ragazzi di Piga
costruirono le vittorie salvezza
sulle corsie esterne con Dettori e
Sulcis autentici dominatori delle
fasce laterali. Con il traguardo a
portata di mano, la Torres allentò
la concentrazione, ma il 3-1 al
Voghera, alla penultima giornata,
permise ai sassaresi di evitare gli
spareggi play-out Memore degli
errori compiuti l’anno prima, La
Torres affrontò il campionato
1997/98 con la giusta tranquillità,
ormai una chimera per la città di
Sassari.
Ben
pochi giocatori furono confermati.
L’esperienza di Francolino Fiori, la
classe di Frau e il carattere di
Fabio Chessa sono qualità molto
difficili da trovare in un
campionato duttile come quello di
C/2 e il tecnico Mario Piga costruì
su questi tre elementi l’ossatura
della sua squadra. I sogni rossoblù
di un campionato alla ribalta
cominciarono a vacillare già alla
terza giornata, quando la Vis Pesaro
espugnò l’Acquedotto con Fioravanti,
al 27′ del p.t., con un tiro a mezza
altezza.
La
sconfitta per 2-0 contro la Spal e
il successivo pareggio a Viterbo
costarono la panchina a Mario Piga.
Al
suo posto fu chiamato Alberto Mari.
Il
nuovo tecnico della Torres non
esordì come forse ci si aspettava
dalla cabala, subendo a Macerata la
prima sconfitta del suo mandato. La
dirigenza rossoblù fu costretta ad
un rapido ritorno sul mercato.
La
Torres si riscattò la settimana
successiva nel derby contro il
Tempio, quando Chessa e Fiori
imposero la legge dell’Acquedotto ai
galletti di Zecchini. La vittoria
del derby si rivelò, però, un fuoco
di paglia.
Il
3-3 nella trasferta di Viareggio fu
ampiamente vanificato dalle
brucianti sconfitte in casa contro
il Teramo per 3-2 (reti di Frau al
29′ e Fiori al 60′) e l’Arezzo per
1-0, che ricacciarono la Torres in
piena zona play-out. La classifica
molto corta lasciò parecchi margini
di miglioramento alla formazione di
Mari che, al giro di boa, conquistò
nove risultati utili consecutivi.
L’ottimo girone di ritorno disputato
dai rossoblù fu completamente
vanificato da un finale di
campionato a dir poco disastroso,
tanto da giocarsi la salvezza nei
play-out contro l’Ospitaletto.
La
salvezza ottenuta nello spareggio
play-out (3-0 e 3-2, entrambi i
risultati a favore dei rossoblù),
indusse la dirigenza ad un ritorno
sul mercato per affrontare il
campionato 1998/99 con velleità,
quantomeno più ambiziose. Eccellente
in casa, abbastanza rinunciataria in
trasferta, i rossoblù mantennero la
vetta della classifica per gran
parte del girone d’andata.
Con
l’inizio del nuovo anno, i rossoblù
non si seppero ripetere, incappando
in una serie impressionante di
risultati negativi che la fecero
precipitare fuori dal discorso
play-off. L’arrivo di Giacalone
garantì maggiore fluidità alla
manovra e i risultati non si fecero
attendere.
A
marzo, purtroppo, la situazione
ritornò quella di prima, con tre
pareggi consecutivi, troppi per una
formazione con velleità di
promozione.
Il
2-2 al “Mancini” di Fano, segnò
l’ultimo sussulto di un campionato
tutto sommato positivo, anteprima
dell’ottima stagione disputata dai
rossoblù l’anno dopo quando seppero
conquistare la tanto sospirata
promozione in serie C/1.
Nella
stagione 1999/2000, la necessità di
una rivoluzione in casa Torres portò
un gruppo di imprenditori sassaresi,
guidati da Leonardo Marras e Rinaldo
Carta, a prendere per mano una
Società che aveva bisogno di un
forte scossone all’interno del
proprio direttivo e, sotto questi
auspici, fu acquistata la Torres dal
gruppo Marrosu.
Felice il ritorno di Bebo Leonardi
alla guida della formazione
rossoblù. Ottimo l’inizio di
stagione, ma fu con l’arrivo di Luca
Amoruso alla corte sassarese che la
Torres guadagnò la vetta della
classifica. Nel mese di dicembre, un
lungo digiuno di risultati, favoriti
da infortuni e squalifiche,
permisero a Triestina e Rimini di
riportarsi in testa al campionato.
La
vittoria scaccia crisi arrivò
all’Acquedotto contro il Padova.
Con
l’arrivo del nuovo anno, Bebo
Leonardi poté contare su tutto
l’organico a sua disposizione. Con
la rosa al completo, i rossoblù
tennero testa alle prime della
classe sino alla penultima giornata,
quando arrivò il tanto atteso quanto
insperato sorpasso. Sfruttando il
doppio passo falso di Rimini e
Triestina (sconfitte rispettivamente
a Gubbio e Castel San Pietro), la
Torres guadagnò la vetta della
classifica.
Ora
bisognava solo vincere e, nella
trasferta di Mestre, la Torres
ottenne con un netto 3-0 una
promozione che mancava da ben sette
anni.
Questa la formazione che ottenne la
promozione in Serie C/1: Pinna,
Panetto, Lacrimini (al 31′ s.t-
Lungheu), Pinna S., Chechi, Garau,
Federico (al 1′ s.t. Nicoletto), De
Angelis (al 47′ s.t. Rusani),
Udassi, Amoruso, Langella.
GLI
ANNI DELLA C1
Il
nuovo millennio si apre sotto i
migliori auspici con i rossoblù che
ritornano in serie C1 dopo nove
anni.
La
stagione 2000/2001 parte subito con
il cambio alla presidenza della
società: a Leonardo Marras succede
Rinaldo Carta, azionista di
maggioranza.
Il
neo presidente conferma il tecnico
Leonardi ed il nucleo dei giocatori
che pochi mesi prima avevano vinto
il campionato, comprese le stelle
Luca Amoroso e Karasavvidis. La
campagna acquisti è in tono minore.
Arrivano solo giovani di belle
speranze ma di poca esperienza come
Polizzano, Bagatti, Izzo, Lo Russo,
Redavid e Guarneri, mentre vanno via
due protagonisti della promozione:
Sandro Federico e Sebastiano Pinna.
La rosa sembra, da subito, non
all’altezza, contro avversarie
nobili come Savoia, Palermo,
Catania, Ascoli, Messina ed
Avellino.
L’inizio, con un solo successo in 7
gare, lo conferma. La società corre
ai ripari e tessera il mediano Lo
Nero, l’ala De Amicis, il fratello
più piccolo degli Amoruso, Fabio,
oltre all’esperto difensore Riccardo
Castagna, mentre il greco
Karasavvidis viene ceduto al Como in
serie B. La squadra beneficia del
mercato di riparazione e risale la
classifica togliendosi numerose
soddisfazioni.
Tutte
le grandi vengono surclassate dalla
qualità del gioco dei sassaresi che
espugnano Messina (3-2), impattano a
Palermo (1-1) e affossano
sull’erbetta dell’Acquedotto
compagini di spessore come Savoia
(2-1), Catania (3-0) ed Ascoli
(4-2). Con il successo di Castel di
Sangro (1-2) nell’ultima giornata di
andata la Torres aggancia così la
zona play off. Protagonisti di
questo exploit Luca Amoruso che,
insieme ad Udassi e a Langella,
forma il tridente più prolifico del
campionato. Anche nel girone di
ritorno l’undici di Leonardi si
conferma tra le formazioni di testa
e, dopo aver sconfitto Messina
(2-0), Viterbese (2-1) e Palermo
(3-0), aggancia la terza posizione
in classifica.
L’apoteosi è proprio la gara contro
i rosanero siciliani che vantano la
rosa migliore di tutta la categoria.
Nella partita del 25 marzo, di
fronte ad oltre 10.000 spettatori, i
rossoblu giocano una gara perfetta
infliggendo agli avversari una
lezione di gioco. Le reti sono
firmate da De Amicis e da Luca
Amoruso che realizza una doppietta.
La
squadra che scende in campo in
quella partita è: Pinna, Nicoletto,
Castagna, Lo Nero, Chechi, Garau, De
Amicis, De Angelis, Udassi, Amoruso,
Langella.
Purtroppo in quella gara un grave
infortunio costa la stagione a
Castagna, perno della difesa.
La
marcia subisce un rallentamento con
2 soli punti in tre gare. Per
entrare nei play off si rende
necessario, alla penultima giornata,
espugnare il campo dell’Ascoli.
Il 6
maggio del 2001 la Torres gioca la
più bella gara della stagione ma ciò
non basta, la sfortuna (ben 2
autoreti) ed i miracoli del portiere
dei bianconeri di casa costano la
sconfitta per 2-1 e la matematica
esclusione dagli spareggi
promozione.
La
Torres chiude solo settima, troppo
poco per una squadra che aveva
giocato il miglior calcio della
categoria.
In
estate si consuma il divorzio con il
tecnico Leonardi. Il presidente
Carta perde il socio Montalbano e
affida la panchina all’emergente
tecnico Petrelli. Con pochi soldi a
disposizione il mercato in entrata è
decisamente in tono minore; arrivano
solo i giovani, peraltro ottimi
(scuola Juventus) Gorzegno e La
Vecchia mentre dopo sole tre gare la
società decide di far cassa e cede
il fuoriclasse Luca Amoruso al
Crotone in serie B. L’inizio del
campionato è difficile: neppure un
successo in 8 gare.
Il
penultimo posto in classifica costa
il posto al tecnico che viene
sostituito dal molisano Salvo Fulvio
D’Adderio.
Il
neo mister esordisce subito con un
successo sul Benevento. Ridisegnata
nel suo assetto di gioco, la
squadra, a dicembre, inanella 3
vittorie di fila con Lodigiani
(2-0), a Fermo (1-0), e con la
Nocerina (3-0) e si piazza a centro
classifica alla fine del girone di
andata.
Il
mercato invernale però porta alla
cessione di uno dei giocatori chiave
della formazione, Langella, mentre
arrivano Cossu dal Verona e la punta
argentina Emiliano Rey. La squadra
va a corrente alternata e le buone
prestazioni si confondono con
pessime prove che portano l’undici
rossoblu a rischiare di scivolare
nei play out. Serve l’ultimo minuto
di gioco dell’ultima partita
stagionale (gol dell’1-1 al 90° di
Rudy Nicoletto al Pescara) per
sancire la salvezza matematica. La
stagione 2002/2003 riparte con Carta
ancora alla presidenza che richiama
alla guida della squadra Lamberto
Leonardi.
L’idillio durerà solo sei partite,
un solo successo ed il penultimo
posto sono sufficienti per chiudere
definitivamente i rapporti tra il
tecnico romano e la Torres. A
parziale giustificazione degli
scarsi risultati una campagna
acquisti decisamente di basso
profilo.
All’arrivo dalla Sampdoria di Marco
Sanna ed al ritorno a Sassari di
Frau seguono acquisti in tono minore
come quelli delle punte Alberti e
Sansovini e dei difensori Francesco
Sanna, Fasano, Mei ed Anselmi, tutti
provenienti dalle categorie
inferiori, oltre alla promozione in
prima squadra dei giovani sardi
Niedda, Sotgiu e Zedda. Sul fronte
della partenze si registrano gli
addii di giocatori importanti come
Nicoletto, Lo Nero e De Angelis
oltre a quelli dei giovani di valore
La Vecchia e Gorzegno. Dopo l’avvio
negativo Carta corre ai ripari ed
ingaggia alla guida tecnica
l’apprezzato Bernardo Mereu che,
nonostante una serie di prestazioni
altalenanti, risolleva una squadra
sull’orlo del baratro dopo la
sconfitta interna col Paternò;
penultimo posto e -5 dalla salvezza.
Rinforzata dagli arrivi invernali
dai centrocampisti Zitolo e Mortari
e della punta Gianluca De Angelis,
la Torres inanella 6 turni utili e
si risolleva conquistando la
matematica salvezza con una giornata
d’anticipo pareggiando in casa col
Lanciano 1-1.
La
formazione che conquista il punto
decisivo è: Pinna, Panetto, Fasano,
Chechi, Castagna, Marco Sanna,
Zitolo, Mortari, Udassi, Frau, De
Angelis. L’aver conquistato la
salvezza consente a Mereu di sedersi
anche per la stagione successiva
sulla panchina rossoblu ed in sede
di mercato la squadra, nonostante la
partenza di Frau, pare rinforzata
dall’arrivo di giocatori provenienti
dalle categorie superiori come il
centrale difensivo Quaglia, il
fantasista Emiliano Melis e
l’attaccante Vincenzo Palumbo.
Anche
le amichevoli estive sembrano dare
l’impressione che la formazione sia
più che valida visto che i rossoblu
si permettono addirittura il lusso
di far soffrire due squadre di serie
A, imponendo il pari alla Sampdoria
e perdendo di misura col Bologna a
soli 5 minuti dal termine.
Anche
in coppa Italia i rossoblu macinano
gioco e punti qualificandosi al
turno successivo ma in campionato è
tutta un’altra storia. Dopo 15
giornate la Torres è ultima in
classifica con il poco invidiabile
record di ben 7 sconfitte
consecutive.
Ad
aggravare la situazione c’è la
perdita della punta di diamante
Palumbo, squalificato per 6 mesi
perché coinvolto in uno scandalo di
droga risalente al periodo della sua
permanenza a Palermo. La pessima
serie costa la panchina a Mereu.
Viene richiamato D’Adderio per
tentare di salvare la barca che
affonda.
Con
il nuovo mister non si vede un bel
calcio ma in termini di risultati la
squadra si rialza e, pur tra alti e
bassi, riesce ad arrivare all’ultima
giornata a potersi giocare la
salvezza senza passare per i play
out. Il punto decisivo i rossoblu lo
conquistano a Pisa, per quella che
sarà ricordata, tra i tifosi
rossoblu, come una delle più belle
trasferte in assoluto. La gioia
della matematica permanenza in C1 la
regala Gianluca De Angelis che
realizza il gol dell’1-1 a soli 6
minuti dal termine. D’Adderio viene
confermato anche per la stagione
2004/2005 e viene affiancato dal suo
amico Nicola D’Ottavio nel ruolo di
Ds. Nonostante le ristrettezze
economiche, (tanto che Carta
manifesterà l’intenzione di farsi da
parte senza trovare, però, nessun
altro imprenditore pronto a rilevare
la Società), il duo decide per un
ritiro in Molise. Si rinnova quasi
completamente la rosa.
Se ne
va, tra gli altri, dopo 7 stagioni,
il capitano Chechi, mentre arrivano
giocatori d’esperienza ma privi di
stimoli come Cherubini, Geraldi,
Manni, Petitto, Silvestri e Zitolo.
Gli unici acquisti interessanti sono
quelli di Tozzi Borsoi, Medda e
dello sfortunato Papa, che
garantiscono un buon avvio di
stagione che porta la squadra in una
tranquilla posizione di centro
classifica.
Ma
una serie nera di 10 gare senza
vittorie fa precipitare la Torres in
piena zona play out e costa la
panchina al contestatissimo
D’Adderio che viene sostituito da
Leonardo Manichini. Con il nuovo
tecnico arriva nel mercato di
riparazione anche l’esterno Davide
Marchini, giocatore che, con la sua
doppietta nel penultimo turno contro
la Pro Patria, si rivelerà decisivo
per conquistare la salvezza con una
giornata d’anticipo.
LA
STORIA RECENTE
In
estate il presidente Carta, che si
era dimesso a metà dalla stagione
precedente, decide di riprendere la
poltrona di comando e, grazie anche
alla collaborazione con la Juventus,
allestisce una squadra molto
competitiva che viene affidata ad un
tecnico di primo piano: Antonello
Cuccureddu.
Il
neo tecnico manda via gran parte dei
giocatori che avevano deluso l’anno
precedente compresi capitan Udassi e
Mortari.
Arrivano a Sassari elementi di
sicura affidabilità come i due
difensori De Martis (che riveste la
maglia della Torres dopo 13 anni) e
Morello, la punta Evacuo, oltre alle
giovani promesse Bartolucci,
Guberti, Luci e Pesce. L’entusiasmo
della piazza viene subito smorzato
dalla decisione della Covisoc di
escludere la Torres dal campionato
per aver presentato in ritardo la
documentazione attestante il
pagamento di un debito verso
l’erario.
A
questa mazzata seguono quasi due
mesi di passione per i tifosi, che
ricorrono anche al blocco del porto
di Porto Torres per smuovere le
istituzioni e l’opinione pubblica al
fine di evitare la cancellazione del
sodalizio.
Alla
fine sono decisivi quattro gradi di
giudizio per poter festeggiare. Il 9
agosto del 2005 arriva la sentenza
con cui il Consiglio di Stato dà
regione al presidente Carta ed
annulla l’esclusione operata dalla
Figc.
Il
momento positivo si ripercuote anche
in seno alla società.
A
Carta si affianca l’imprenditore
gallurese Edoardo Tusacciu che, alla
presentazione della squadra,
promette addirittura la serie A.
Il
rinnovato entusiasmo contagia la
piazza ed anche la squadra gira
bene. Si esce indenni dal San Paolo
di Napoli e dal Curi di Perugia ed
alla fine del girone d’andata i
rossoblu si piazzano a ridosso della
zona play off. All’ottimo andamento
sul campo fa da contraltare la
pessima situazione della Società che
sprofonda in un debito di oltre 3
milioni di euro.
Carta
si fa da parte e Tusacciu, complice
anche una crisi improvvisa della sua
azienda, decide di abbandonare
accusando l’ex presidente di aver
tenuto nascosti i debiti accumulati.
I due andranno avanti per anni a
colpi di carte bollate. Per evitare
che la situazione precipiti è il
vice presidente Piero Mele a farsi
carico del prosieguo della stagione.
La squadra non risente della crisi
societaria ed anzi, man mano che
passa il tempo, pare prendere
coscienza della sua forza.
L’apice è il 30 gennaio 2006 quando
la corazzata Napoli viene affondata
all’Acquedotto da una doppietta di
Felice Evacuo che manda in visibilio
gli oltre 10.000 spettatori
presenti. Per il match contro la
capolista Cuccureddu manda in campo
Pinna S., Medda, Russo, Sanna M,
Morello, De Martis, Guberti, Luci,
Tozzi Borsoi, Minetti, Evacuo.
I
sassaresi si ritrovano quarti. Alla
penultima giornata travolgono per
3-0 la Sangiovannese agganciando il
terzo posto e la matematica
partecipazione ai play off per la
serie B. Proprio nel momento
decisivo la barca comincia ad
affondare. Da una parte c’è la
truffa a spese dei tifosi, con la
scomparsa dei soldi dell’azionariato
popolare, dall’altra la debacle sul
campo.
Nella
doppia gara di semifinale col
Grosseto la Torres esce sconfitta in
entrambe le occasioni per 1-0.
Clamorosa e discussa l’occasione
fallita nella gara di ritorno con
Tozzi Borsoi, rigorista sino ad
allora infallibile, che si fa parare
il tiro dagli 11 metri.
È
l’inizio della fine, si passa nel
giro di un mese dal sogno della B
all’esclusione dalla C1 con tanto di
perdita di tutto il parco giocatori.
Seguono mesi di passione e proprio
sul filo di lana è l’imprenditore
sassarese Antonio Mascia ad
iscrivere la squadra in C2
sfruttando il cosiddetto Lodo
Petrucci che consente al club di non
dover ripartire dai dilettanti. La
squadra va ricostruita da zero ed in
poco tempo, gli unici superstiti
della stagione precedente che
accettano il declassamento sono
Frau, Seba Pinna e Alesssandro
Cherchi. Per il resto il DS Palmas
ed il neo tecnico Costantini si
affidano a giocatori che nonostante
contratti economicamente importanti
sono ormai a fine carriera (Magnani,
Monaco, Caterino, Delle Vedove,
Marra) o a giovani ancora troppo
acerbi per la categoria (Cibocchi,
D’Aniello, Giusino, Di Felice, La
Rocca, Mair).
La
stagione comincia nel peggiore dei
modi con la sconfitta per 4-0 a
Cuneo e nonostante i gol di Frau e
l’impegno tra gli altri di giovani
di belle speranze come Guariniello e
Imparato la squadra rimane per tutto
il girone di andata nei bassifondi
della classifica.
Ad
aggravare la situazione arriva una
penalizzazione di due punti per
ritardi nei pagamenti da parte di
Mascia.
A
gennaio il presidente corre ai
ripari e rinforza la squadra
mandando via Monaco e Marra ed
acquistando, oltre al rientrante
Pierluigi Porcu, Sannibale,
Ottonello, Rossi Chaveneut, Gazzola,
Nodari e Germinale.
Arrivano anche i risultati che
portano la squadra fuori dalla zona
calda, anche se la salvezza
matematica viene conquistata solo
all’ultima giornata, a Bolzano
contro il Sud Tirol, grazie alla
rete di Denis Mair a 4 minuti dal
termine. Il 2007/2008 vede ancora
sul ponte di comando il Presidente
Mascia che affida la conduzione
tecnica all’apprezzato Luciano
Foschi.
Gli
unici superstiti dell’anno
precedente sono Deliperi, Porcu,
Cherchi, Furiani, Ottonello, Pinna e
Frau, mentre alla corte del mister
laziale arrivano i difensori Serao e
Lizzori, i centrocampisti Mascia,
Massaro, Molino e Sogus e le punte
Carlet e Federici. La squadra parte
bene, con 9 vittorie in altrettante
gare interne e due soli ko, a
Vercelli e Crema chiudendo l’ andata
inaspettatamente al secondo posto.
Nel
girone di ritorno i rossoblu colgono
due soli successi in 13 giornate ma
la mazzata decisiva, che costa i
play off, arriva dalla sede della
Lega di C che infligge alla società
ben 8 punti di penalizzazione per
false documentazioni presentate
all’organismo di controllo: la
Covisoc.
Con
questo fardello della penalità la
squadra deve attendere l’ultima
giornata per poter festeggiare la
salvezza che arriva via radio perché
impattando per 1-1 ad Ivrea è
necessario attendere la notizia
della sconfitta del Cuneo che, a
pari punti con i rossoblu, è
condannato ai play out dagli scontri
diretti sfavorevoli.
Ma la
gioia per lo scampato pericolo dura
poco. Nel mese di giugno il mancato
ripianamento dei debiti da parte di
Mascia, che attende invano i
promessi contributi regionali,
costano l’esclusione della squadra
dalla C2 da parte della Covisoc,
nonostante le mobilitazioni dei
tifosi che cercano in tutti i modi
di salvare il simbolo sportivo della
città, (pagando a proprie spese
addirittura il ritiro ai pochi
giocatori rimasti in attesa dei
ricorsi).
Questa volta non c’è niente da fare,
neanche il Consiglio di Stato evita
la cancellazione del club dai
professionisti.
E’ il
27 agosto 2008, una data che rimarrà
tristemente storica.
Dopo
57 anni la Torres è costretta a
giocare tra i dilettanti regionali.
Si riparte dalla Promozione con una
squadra allestita in fretta e furia
da Leonardo Marras che ritorna sul
ponte di comando come presidente
super partes gestendo i soldi degli
sponsor, tra cui spicca D’Onofrio,
amministratore di Televideocom.
Il
neo presidente affida la panchina a
Roberto Ennas e mette sotto
contratto alcuni tra i migliori
giocatori del calcio dilettantistico
sardo. I risultati non tardano ad
arrivare; si parte con 6 vittorie di
fila e la sconfitta con l’Olmedo non
intacca la marcia dei rossoblu che
chiudono l’andata con 8 punti di
vantaggio sulla terza in classifica.
Anche
il girone di ritorno parte bene e
l’8 marzo col successo sulla rivale
diretta, Olmedo, la squadra chiude
praticamente i conti quando mancano
ancora 9 giornate, ma non c’è tempo
per gioire perché si riparla di
crisi economica a causa di alcuni
sponsor che non hanno versato quanto
promesso. Le proteste dei giocatori
e un finale di campionato sottotono
non consentono di festeggiare al
meglio la promozione in Eccellenza.
Il
torneo 2009/2010 è preceduto dai
consueti problemi societari.
Si va
da una fantomatica cordata di
imprenditori pronta a rilevare il
club, alla conferma alla guida della
società del duo Marras-D’Onofrio
che, portandosi dietro un fardello
di debiti dall’anno precedente,
allestiscono una squadra poco
consona alle attese dei tifosi,
affidandola ad un tecnico molto
apprezzato nell’ambiente come
Tamponi; i risultati sul campo,
però, sono deludenti, mentre si
muove qualcosa sul fronte societario
con l’ingresso di Antonello
Lorenzoni, già presidente nei primi
anni 80.
Lorenzoni prende da subito il
comando delle operazioni, mentre
Marras e D’Onofrio si fanno da
parte, ma nemmeno tre allenatori
(dopo Tamponi, Cirinà e infine
Hervatin) e un gruppo rivoluzionato
a campionato in corso, servono ad
agganciare un posto nei play off. Le
4 sconfitte di fila nel finale di
stagione lasciano la squadra in una
mediocre posizione di centro
classifica.
La
stagione 2010/2011 vede la nascita
di nuova società, costola della
femminile A.S.D. Torres Calcio:
l’A.S.D. S.E.F. Torres 1903.
Al
timone c’è ancora il presidente
Lorenzoni che, per rilanciare le
ambizioni torresine, chiama l’ex
bomber Roberto Ennas alla guida
tecnica.
Il
sodalizio dura poco perché il 27
settembre 2010, la società esonera
il tecnico per i cattivi risultati
di inizio stagione e nomina come
nuovo allenatore Angelino Fiori..
Solo pochi mesi di lavoro per il
decano degli allenatori sardi che
lascia nuovamente il posto a Ennas
nel gennaio 2011, a sua volta
dimessosi un mese dopo, a seguito
della sconfitta per 3-1 subita a
Tortolì.
Si
riparte da un nuovo tecnico, già
conosciuto da Lorenzoni, Guglielmo
Bacci.
Sotto
la sua guida per il prosieguo della
stagione la squadra risale la china
e ottiene il 2º posto in classifica
e la conseguente partecipazione ai
play off come testa di serie.
Battendo la Polisportiva Valledoria
nella semifinale regionale play-off
per 1-0 e il Fertilia per 2-1 nella
finale, accede alla fase nazionale
dei play-off.
Nella
semifinale della fase nazionale
degli spareggi per la promozione in
Serie D, la Torres incontra la
squadra umbra del Trestina.
Dopo
aver pareggiato 1-1 all’andata in
casa, perde 3-1 in trasferta e viene
quindi eliminata.
Il
campionato successivo la dirigenza
allestisce una squadra che, sotto la
guida del tecnico algherese Mauro
Giorico, si rende protagonista di
una stagione trionfale, durante la
quale vengono conquistati tutti i
trofei a livello regionale con
numeri da record (28 vittorie su 34
partite disputate, 12 vittorie
consecutive, 28 risultati utili
consecutivi, 17 vittorie su 17
partite disputate in casa).
Il 25
gennaio 2012 arriva il primo trofeo,
la Coppa di Sardegna, con la
vittoria per 2-1 sul Taloro Gavoi.
Il 18
marzo 2012 battendo il Calangianus
1-0, la Torres ritorna in Serie D
matematicamente con ben quattro
giornate di anticipo. Infine, il 20
maggio 2012 i rossoblu chiudono la
stagione aggiudicandosi anche la
Supercoppa di Sardegna, imponendosi
2-1 sul Fonni.
Durante l’estate successiva,
nonostante la trionfale annata, la
squadra viene in buona parte
rinnovata con elementi di buon
livello provenienti da diverse
squadre dell’isola e, tra la
sorpresa generale, si attesta al
comando della classifica del
campionato di serie D per quasi
tutta la stagione.
Capocannoniere della squadra è
Giuseppe Meloni, attaccante nuorese
con trascorsi anche in Lega Pro, che
mette a segno complessivamente 21
reti.
Il 28
aprile 2013, pareggiando 4 a 4 con
l’Hyria Nola e, contemporaneamente,
con la Casertana che perde con la
Torre Neapolis, la Torres torna in
Seconda Divisione.
L’11
giugno 2013, in un’assemblea
pubblica, il presidente Lorenzoni
denuncia che l’iscrizione al
campionato di Lega Pro Seconda
Divisione è a rischio, a causa della
difficoltà ad ottenere dalle banche
la fidejussione necessaria.
Il 27
giugno, a pochissime ore
dall’annuncio dell’interessamento di
una nuova cordata alla società, le
quote della Torres passano
ufficialmente nelle mani
dell’imprenditore laziale Domenico
Capitani, nuovo proprietario e
amministratore unico della squadra
sassarese che torna al suo antico
nome Sef Torres 1903.
Il
campionato di Lega Pro Seconda
Divisione 2013/2014 inizia con tre
sconfitte su quattro partite
casalinghe, contro Cuneo, Forlì e
Santarcangelo di Romagna, nelle
quali la squadra incassa
complessivamente 9 reti. Per tale
ragione il 15 ottobre 2013 la
società esonera il mister Salvo
Fulvio D’Adderio e lo sostituisce
col laziale Marco Cari.
La
squadra viene completamente
rinnovata durante il mercato
invernale e compie una straordinaria
rimonta verso le prime 8 posizioni
che garantirebbero la permanenza
nella C unica ma ha un calo nelle
ultime partite e si piazza al 12º
posto che le assicura comunque la
partecipazione ai play-out.
Nella
doppia sfida contro il Forlì vince
1-0 nella gara di andata ma perde
0-3 al ritorno in Romagna.
Il 25
maggio 2014 arriva la retrocessione
in Serie D. Da questo momento la
società lavora per ottenere il
ripescaggio tra i professionisti che
viene sancito il 1º agosto 2014,
all’avvio del campionato della nuova
Lega Pro unica a tre gironi e 60
squadre.
Dal
giugno del 2014 entra nella società
Sef Torres 1903 anche la squadra
femminile, militante nel campionato
di serie A che vanta nel suo
palmarès 7 Scudetti e 8 Coppe Italia
e si fregia de titolo di squadra più
titolata d’Italia a livello
femminile.
Nella
stagione
2014/15 la Torres partecipa al
campionato di Lega Pro con la
formazione maschile, alla serie A
con la formazione femminile e a tre
tornei nazionali Berretti, Allievi,
Giovanissimi.
A
questi si aggiungono i campionati
regionali delle squadre giovanili.
E’ stato avviato da quest’anno il
progetto della Scuola calcio per un
totale di quasi 300 atleti.