...
quale i giorni si rincorrono per
tutta la stagione agonistica
praticamente senza soluzione di
continuità.
Di questa full immersion, vissuta in prima persona, vorrei parlare nella
mia esposizione, cercando di trasmettere le convinzioni, i dubbi, i
momenti e le passioni che questo bellissimo mestiere scatena.
Introduzione
Si comincia il martedì mattina avendo cura di perseguire due obbiettivi:
la pianificazione dell’allenamento pomeridiano e l’analisi della
partita giocata la domenica precedente.
Proprio quest’ultimo aspetto mi impone di aprire una finestra su quelle
che sono le mie convinzioni circa l’utilizzo dei contributi video nel
corso della settimana.
La conoscenza dell’avversario, l’analisi delle nostre partite, la cura di
alcuni particolari importanti passa attraverso l’utilizzo di supporti tecnologici
fra i quali quello video è il più rilevante.
Detto che ultimamente mi sono affidato al video server ed ai servizi
della Digital Soccer Project intendo soffermarmi su un concetto: l’utilizzo
di immagini opportunamente selezionate rappresenta per me ed
il mio staff un vero proprio mezzo di allenamento, al pari di una seduta
in campo.
Il lavoro che svolgiamo durante tutta la settimana deve condurci a
realizzare il materiale per due sedute video: la prima è quella sulla
nostra partita che generalmente viene svolta il pomeriggio del sabato
con la squadra in ritiro per il successivo impegno; la seconda è
dedicata all’analisi dell’avversario e completa il lavoro che già è stato
fatto in campo dal punto di vista tattico; quest’ultima si compone di
una parte dedicata alla disposizione in campo, le giocate, le caratteristiche
tecniche di chi andremo ad affrontare e di una parte focalizzata
sulle palle inattive offensive e difensive e viene svolta la domenica
mattina.
Il protocollo, se così vogliamo dire, ha queste caratteristiche: le immagini
proposte sono appositamente montate così da non avere tempi
morti, generalmente si usano i DVD (in alternativa la VHS) ed in
media si impiegano circa 30’ per la seduta del sabato e 10’ per quella
domenicale.
La capacità di attenzione dei giocatori si costruisce man mano, con il
tempo, già dal ritiro: analizziamo le gare amichevoli, le sedute tattiche
di allenamento nelle due fasi e cerchiamo di arrivare a farli pensare
che quando si sta nell’apposita sala video non c’è un po’ di
tempo da trascorrere, ma c’è da crescere individualmente e collettivamente,
come squadra.
In fase di calcio mercato, quando un nuovo giocatore si aggrega alla
rosa, spesso la prima conoscenza che fa con il tipo di gioco è proprio
attraverso una seduta video che illustra l’alfabeto tattico e introduce
al lavoro di campo.
La disponibilità dei giocatori, che professionalmente devono dare qualcosa
anche fuori dal terreno di gioco, farà il resto.
In una prospettiva futura auspico la possibilità di accedere ad immagini
opportunamente montate anche nell’intervallo della partita o, in alternativa,
prima della stessa, come fossero un ripasso di ciò che si deve fare.
L’allenamento del martedì ci riporta al punto di partenza, comincia la settimana
di lavoro.
Martedì
Due aspetti assumono importanza rilevante,
il primo è l’impatto da avere con la
squadra alla ripresa, dipendente dal risultato
ottenuto, dalla prestazione fatta e da
altri fattori; un lavoro di sottile psicologia
che non si può sbagliare, così come il tempo ed il luogo dove fare un
eventuale intervento.
Personalmente ritengo che lo spogliatoio sia il posto migliore: trasmette
a tutti una certa “intimità” e dà valore di segretezza alle cose dette ed
inoltre stimola l’intervento anche dei giocatori sugli argomenti che si
stanno trattando; se si parla in mezzo al campo, con maggiori fattori di
distrazione e comunque lontano da orecchi indiscreti, l’intervento è evidentemente
meno importante e di certo è anche più breve.
Tuttavia il campo ha una simbologia importante: ciò che si fa in campo è
quello che conta; in campo l’allenatore fa le valutazioni per scegliere chi
dovrà giocare, in campo i giocatori dimostrano ciò che sono sia tecnicamente
che come uomini.
I
l secondo è l’incontro che normalmente si ha con la stampa al termine
della seduta.
È il momento di chiarire alcuni aspetti della partita giocata, di parlare della
prestazione a bocce ferme senza l’assillo ed i ritmi serrati che vengono
imposti la domenica; in un certo senso l’analisi del martedì ha con sé una
maggiore serenità di giudizio e meno dichiarazioni preconfezionate.
Talvolta capita di dover dare spiegazioni “tecniche” circa una scelta o
una sostituzione e questo diventa anche un messaggio che i giocatori
andranno l’indomani a leggere sulla stampa, perciò ritengo che l’allenatore
debba quantomeno prepararsi ad affrontare questi argomenti, talvolta
spinosi.
Intendo con ciò avere chiari in testa gli aspetti da trattare e soprattutto
curare, in sede di conferenza stampa, la precisione di quanto si vuole
comunicare e fare in modo che non ci siano margini di “libera interpretazione”
da parte dei giornalisti.
Tutto ciò che apparirà “virgolettato” sul giornale, deve rappresentare il
pensiero dell’allenatore.
Oltretutto è buona regola che l’addetto stampa della società sia presente
in modo da “vigilare” proprio sullo svolgimento dell’incontro.
La seduta vera e propria del martedì è pianificata con lo staff, in particolare
con i preparatori atletici, e deve mettere in pari con il lavoro tutti i
disponibili della rosa.
Ne consegue che il gruppo viene diviso in due sottogruppi: chi ha giocato la domenica precedente e chi non ha giocato o ha giocato per un
tempo ridotto ed inoltre chi non era convocato, squalificato, etc..
Ovviamente in questo frangente ha grande importanza l’interazione fra
staff tecnico e staff medico, laddove si deciderà se dare un giorno di recupero
in più a qualche effettivo particolarmente stanco, oppure se confezionare
un lavoro differenziato o se optare per delle terapie adatte, etc..
È un buon modo di procedere quello che prevede l’utilizzo di test preseduta
che permettano di conoscere lo stato di recupero dell’atleta e
quindi di modulare il tipo di allenamento al quale sottoporlo: mi riferisco
alla misurazione dei cataboliti sotto forma di cpk (creatinfosfochinasi).
Qui va aperta una parentesi riguardante i rapporti fra staff tecnico e staff
medico:
è un incontro tra due entità totalmente differenti per forma mentis e per
collocazione nei quadri societari.
Il medico, i fisioterapisti, l’osteopata o altre figure professionali le troviamo
già lì, molto spesso radicate da anni in quel club e molto spesso a
conoscenza di aspetti che a noi, nuovi arrivati, sfuggono.
Sono collaboratori che hanno una grande importanza nell’economia
della stagione calcistica ed infatti stabilire con loro un rapporto di condivisione
degli obbiettivi diventa poi determinante ai fini della risoluzione
di tanti problemi che, giocoforza, investiranno il nostro lavoro.
In detto contesto direi che il professionista che dovrebbe interagire maggiormente
con il lavoro dello staff sanitario è il preparatore atletico
(intendo entrambi i responsabili della preparazione):
meno oberato del Mister dagli impegni di organizzazione della seduta,
egli può presiedere alle visite del dottore, può e deve ascoltare le sensazioni
degli atleti e prendere atto delle diagnosi definitive in sede diversa
dalla stanza delle visite stesse.
Le positive ricadute di ciò risiedono in una più completa conoscenza del
giocatore da parte di chi poi lo dovrà allenare; inoltre, avvalersi di un buon
rapporto con il medico della squadra significa anche, per il preparatore
stesso, avere un ulteriore mezzo di controllo del carico interno provocato
da un allenamento e capire, ad esempio, quali sono le reazioni dei soggetti
in seguito ad una particolare proposta di lavoro, tenendo conto che
talvolta il medico ha una conoscenza pluriennale dei soggetti stessi.
Un altro “tavolo di collaborazione” è quello che riguarda l’aspetto alimentare:
l’interazione fra preparatore atletico e dottore consentirà di
valutare ad esempio se modificare o mantenere un certo regime per quel
giocatore piuttosto che un altro; si potrà pianificare un intervento incrociato
dedicato a chi è eventualmente sovrappeso e comunque il giocato re si sentirà allo stesso tempo controllato, protetto e consigliato da chi
ha a cuore le sorti della sua salute e del suo stato di forma.
Tutto ciò non esclude, chiaramente, che il Mister debba essere messo
quotidianamente al corrente della situazione della squadra sotto il profilo
medico e che, almeno 30’ prima della seduta di allenamento, debba
essere informato dal dottore circa la disponibilità dei giocatori.
Non tutta la seduta del martedì è svolta con il gruppo diviso, la parte iniziale
del lavoro vede in campo tutti i disponibili e si compone di una ripresa
generale a cura del preparatore atletico.
La suddetta ripresa dura circa 25’ e contiene corsa continua, stretching e
mobilità articolare e deve soddisfare alcune esigenze primarie:
a) preparare i giocatori al lavoro successivo;
b) accertare che non vi siano problematiche che possano impedire lo
svolgimento dello stesso, quindi “smascherare” eventuali problemi;
c) curare l’articolarità e la flessibilità, che, pur se considerate qualità non
molto importanti ai fini della prestazione, vanno richiamate almeno una
volta a settimana per delle precise ragioni.
Anzitutto per un aspetto preventivo ed inoltre per un aspetto coordinativo:
un’articolazione “allenata” ha un r.o.m. (range of motion) più
ampio ed è pronta, grazie anche all’intervento del sistema nervoso che
può aver registrato certe escursioni, ad evitare un insulto traumatico
muscolo-tendineo che talvolta è origine di infortuni; oltretutto ci sono
ricadute positive anche dal punto di vista tecnico se un giocatore ha una
ottimale escursione articolare.
Il lavoro di ripresa si chiude con alcune progressioni in linea sui 30 – 40
metri che devono “avvicinare” i giocatori al lavoro successivo.
A seguire il gruppo completo inizierà il lavoro con palla: normalmente si
comincia a bassa intensità, proponendo dei possessi su spazi piuttosto ampi
che hanno come obbiettivo la cura della tecnica e la capacità aerobica.
Questo tipo di lavoro non deve ostacolare il recupero di chi ha giocato la
domenica precedente ed infatti non registriamo mai frequenze cardiache
superiori all’80%-85% della massima, potendo così dire che non ci sono
apprezzabili accumuli di lattato; inoltre l’osservazione visiva degli uomini
dello staff rassicura anche
sull’assenza di contrazioni
eccentriche importanti e
comunque sulla controllabilità
dell’intensità dovuta ai temi
proposti ed agli spazi
utilizzati.
Di seguito alcuni esempi tenendo conto che l’attenzione è sui possessori
di palla e che va curata appunto la gestione della stessa, sia individualmente
e quindi lo stop, lo spostamento, la conduzione, sia collettivamente e quindi il passaggio, lo smarcamento ed il mantenimento.
Oltretutto nella prima fase di lavoro preferisco non introdurre la regola
del punto ogni 10 passaggi consecutivi affinché si enfatizzi proprio la
ricerca di questo possesso senza forzature, andando a trovarsi spazi in
ampiezza e comunque in zone di campo libere.
Come variante si può agganciare a questo possesso palla una partitina a
metà campo nella quale cresceranno le richieste sia di tipo fisico che tecnico
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