Dal fischio finale del 13 novembre, da quel risultato e dalle radici che lo
hanno generato, dobbiamo ripartire.
Con progetti ed idee, il più possibile
condivisi, capaci di costituire un credibile rilancio del calcio italiano.
All’interno di questo documento sono sinteticamente elencate le priorità di
intervento, suddivise per aree, con le relative proposte concrete elaborate
attraverso il confronto tra calciatori e addetti ai lavori delle diverse anime
che compongono il sistema calcistico italiano.
Per la prima volta i calciatori
hanno la possibilità di partecipare attivamente al processo di gestione del
sistema del quale fanno parte, con idee e proposte, ma anche attraverso un
concreto atto di impegno (vedi contrattazione collettiva nell’ottica della
distribuzione delle risorse).
Le parole chiave sulle quali tutti ci siamo trovati d’accordo sono:
«responsabilità», «cultura sportiva», «credibilità», «competitività» e
«gioco di squadra».
Concetti sportivi semplici, di immediata applicazione, che ci portiamo dietro
dalle recenti esperienze elettorali, vissute con l’intensità e l’impegno di chi era convinto che le cose non stessero andando nella giusta direzione per il
calcio e per il futuro del nostro sistema.
L’unica «filosofia» possibile, oggi, è: ripartire dal calcio, dai «fondamentali»
della passione per il gioco.
Rimettere, come dopo ogni goal o come all’inizio
di ogni tempo, la «palla al centro».
Serve un programma semplice e servono professionalità capaci e credibili
per garantirne l’applicazione.
Una «nuova» Federazione, che implichi il
coinvolgimento attivo di professionalità che vengono dal campo, affiancate
da professionisti qualificati capaci di adattare al «modello italiano» idee
nuove. Una «regia» delle riforme che, se prima erano necessarie, dopo il 13
novembre sono diventate irrimandabili.
Questo momento deve diventare un punto di partenza per rifondare dalla
base il sistema, puntando sulla sua capacità di rinnovarsi e sul bisogno di
guardare avanti.
Se non riusciremo a costruire un’altra visione del calcio, se
continueremo a programmare pensando al consenso o alle dinamiche
elettorali senza concentrarci sul progetto sportivo, avremo perso due volte
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