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Dentro lo spogliatoio: alla scoperta dei segreti che nessuno ha mai raccontato
Nel libro scritto da Alessandro Alciato aneddotti e parole di chi ha lavorato da vicino con il ct dell'Italia. Tra gli inediti le dimissioni sventate dalla Nazionale, la sfuriata nello spogliatoio, la tavola dei comandamenti della dieta.
Tra 7 mesi Antonio Conte tenterà da commissario tecnico la difficile impresa di vincere l'Europeo, riuscita solo a Valcareggi quando lui non era ancora nato. Da calciatore la sfiorò nel 2000 con Zoff ct, beffato dal golden gol del francese Trézéguet. Di quella beffa Conte fu semplice testimone: una pedata di Hagi aveva appena messo fine alla sua carriera azzurra. E se il calcio offre talvolta rivalse impensabili - Trézéguet sbagliò il rigore decisivo, nel trionfo italiano a Berlino - Euro 2016 in Francia appare dunque la grande occasione: magari prima dell'addio proprio per Parigi, destinazione Psg.
Intanto ci sono questi 7 mesi all'appuntamento. Li vivrà con la contraddizione fotografata da Alessandro Alciato nell'aforisma che introduce "Metodo Conte" (Ed. Vallardi)Metodo , manuale per capire l'uomo e il personaggio. "Antonio Conte non è solo un allenatore, ma prima di tutto è un allenatore". Cioè non è un selezionatore, caratteristica precipua di un ct. Ha bisogno di allenare sul campo: schemi, regole, fatica quotidiana spinta al parossismo e antitetica alle esigenze dei club e al calendario, che alla Nazionale concede ritagli. Il paragone più ovvio è con Sacchi. Come lui, anche Conte divide. Come con lui, l'identificazione tra squadra e ct
è totale, ingigantita dall'attuale penuria
di talenti.
Alciato analizza il metodo Conte attraverso aneddoti e parole di chi lo ha sperimentato, dal Siena alla Nazionale via Arezzo, Atalanta, Bari e naturalmente Juve: da Buffon a Pirlo, passando per il pigmalione Perinetti. Tra gli inediti spiccano le dimissioni sventate da ct, le sfuriate nello spogliatoio, la tavola dei comandamenti della dieta, il memoriale inviato al pm dell'inchiesta di Cremona sul calcioscommesse, nervo scoperto di un allenatore che non concepisce la sconfitta. "Ho un'ossessione maniacale per la vittoria".
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