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Il Grifone fragile.
Fabrizio De Andrè:
storia di un tifoso del
Genoa
Fabrizio De André s'è
fatto cremare con la
sciarpa del Genoa. S'è
nascosto il Genoa dentro
al cuore. "Ma come, De
André tifoso?". E' il
gusto di rispondere a
questo odioso stupore.
Come se la cultura non
fosse stare con gli
occhi aperti in mezzo al
mondo. Come se il
calcio, un manufatto
dell'umanità fatto coi
piedi, non fosse arte.
Come se non fossero
esistiti Meroni,
Cantona, Le Tissier,
Maiellaro, Garrincha,
Vendrame. Come se non
fossero giganteschi
affreschi umani le curve
prima dell'avvento della
tessera del Tifoso, e
come se non fosse amore
quello che c'è dietro a
tutto questo. E' come se
fosse uno scandalo che
non si può dire: il
calcio come arte e
poesia. Il pallone sta
dalla parte della vita.
De André come nessun
altro è stato da questa
parte. Fa scalpore la
sproporzione fra quanto
scritto sul suo cuore,
alla ricerca del suo
cuore, e il suo cuore
semplicemente rossoblù.
Come se questo non fosse
un modo degno di
raccontare o, peggio, di
raccontarlo. E' il più
grande sgarbo che si
possa fare a De André,
lui che ha sempre
cercato il vero, che
spesso trovi nel basso e
non nell'alto dei cieli
(il Grifone simbolo del
Genoa si mischia con la
terra per volare),
fiutando peggio di un
cane frammenti di
racconti perduti. Il
Genoa è stato il suo
pudore. In tutta la sua
produzione non l'ha mai
nominato. Il Genoa è
stato il suo amore. E
quando verranno a
chiedertelo così lungo
tu non darglielo in
fretta... Non l'hanno
ancora fatto. Il vero De
André apocrifo è
questo.” |