Analisi del gesto tecnico del calciare la palla. Biomeccanica e attività posturali

L’atto dl calciare la palla è un gesto tecnico con molta variabilità dal punto di vista tecnico e di conseguenza biomeccanico, perché coinvolge oltre al piede e alla caviglia un’articolazione con ampia mobilità su diversi piani come l’anca e necessita di una corretta stabilizzazione del bacino e del tronco.

E’ un gesto a catena aperta eseguito ad alta velocità angolare avente come fulcro il ginocchio e questa non è solo l’azione più tipica del calcio ma quella che distingue il calcio dalla maggior parte degli altri sport.

 

L’azione di calciare la palla è caratterizzata da un avvicinamento della gamba alla palla lungo una linea diagonale, per questo si traduce in una maggiore velocità di oscillazione della gamba e quindi in una velocità di picco più elevata della palla. Il calciare il pallone è uno dei gesti più frequenti negli allenamenti e nelle partite di calcio. Ne deriva che la pratica intensa di questo gioco richiede una potente attività dei muscoli adduttori, che è quindi responsabile dello sviluppo accentuato di questi muscoli che si possono osservare nei giocatori di calcio, pertanto le patologie che possono correlarsi con il gesto del calciare sono: tendinopatie del rotuleo, del quadricipite, degli adduttori (pubalgia). Lesioni muscolari quadricipite, ileopsoas, tibiale anteriore.

 

Distacchi apofisari, osteocondrosi giovanili. Alla base di tutto ciò il calciatore per eseguire un buon gesto tecnico deve avere sviluppato e coordinato l’apparato muscolare, fonde di ogni movimento umano. Ricordiamoci che il muscolo è un tessuto estremamente plastico e capace di adattarsi a differenti modalità di attività o all’immobilità. L’adattamento si rileva come un cambiamento della grandezza del muscolo, della composizione delle fibre, della loro capacità metabolica e dell’irrorazione capillare.

Questi cambiamenti sono alla base dell’allenamento, pertanto devono essere conosciuti dall’allenatore o preparatore per meglio distribuire i programmi di allenamento. Va anche detto che le caratteristiche funzionali dei diversi tipi di fibra sono diverse tanto che questa diversità può condizionare il tipo di sport, rimane quindi importante la conoscenza della distribuzione delle fibre che sono condizionati anche dai fattori genetici, ambientali, all’allenamento e prestazioni.

 

Le prestazioni del gioco del calcio dipendono da una serie di fattori che il giocatore deve possedere o sviluppare in modo quasi perfetto, si annoverano tra questi la biomeccanica, la tattica, le condizioni psichiche e le componenti muscolari che su come allenarle vi è attualmente un largo dibattito tra gli addetti ai lavori. Il calcio non è una scienza esatta ma è una scienza che aiuta a migliorare le prestazioni, solo se alla base c’è l’allenamento che deve essere programmato dopo che si conosce il carico di lavoro e il tipo di prestazione che deve effettuare l’atleta.

Si pensa che durante i novanta minuti un calciatore corre circa 10-11 Km, e tutta la 116 Km ad una intensità media vicino alla soglia anaerobica (80-90% Fc max) all’interno di questo contesto risaltano le qualità della resistenza e numerose azioni esplosive. Questo presuppone un carico sulle strutture muscolo tendinee e articolari capaci di modificare profondamente il sistema biologico generale del calciatore, per cui risulta importante stilare un suo profilo che ci aiuta a conoscere la qualità del lavoro che sviluppa durante una partita.

 

Nella traumatologia sportiva del calciatore non dobbiamo soffermarci solo sui traumi diretti, esiste anche un infortunio derivato da alcuni squilibri muscolari. E’ una parte della traumatologia che può essere prevenuta attraverso un attento e mirato intervento generale nella preparazione atletica.

L’atleta che fa attività agonistica sottopone il proprio organismo ad una serie di sforzi e sollecitazioni che possono facilitare l’insorgenza traumatica, molto spesso il lavoro per risolvere una problematica si concentra sul rinforzo muscolare pensando che cosi facendo si previene e si migliora il gesto tecnico. Sarebbe meglio identificare gli elementi deficitari del muscolo o delle articolazioni perchè la specificità dell’esercizio deriva dalla conoscenza dei processi che sottostanno all’apprendimento e alla identificazione delle componenti scorrette che non possono mai essere ricondotte solo alla forza muscolare, ma bisogna osservarne l’atteggiamento delle articolazioni coinvolte e la postura del calciatore al fine di poter eliminare atteggiamenti viziati dell’esecuzione della tecnica che in quel momento sembra essere svolta correttamente ma che invece sta creando le basi per un affaticamento delle parti e quindi successivamente l’infortunio o almeno un compenso statico. Alla base di quando detto, diventa importante analizzare le fasi che il calciatore esegue mentre calcia la palla, cercando di individuare quali sono i punti di carico e di maggiore tensione muscolo-tendinea o articolare. In fisiologia si distinguono due tipi di forza muscolare: la forza esplosiva e la forza pliometrica.

 

La forza pliometrica è il risultato non solo di un processo chimico ma anche visco elastico, sfrutta il riflesso di stiramento dando una risposta migliore alla sua posizione di riposo. Si aggiunge a questo il concatenamento in serie delle unità miofasciali ipsodirezionali, nel calciatore si ha la preparazione del calciare con la messa in tensione della sequenza di antepulsione coxa, ginocchio, tallone e piede. Nella fase di preparazione la sequenza antagonista di retropulsione mette in tensione le strutture connettivali anteriori, quando parte il comando nervoso di colpire la palla le varie unità miofasciali di antepulsione diventano una leva unica governata dalla sequenza fasciale.

 

Un solo anello della catena motoria in disfunzione determina una diminuzione della forza e della propriocezione. Se non si colgono questi primi segnali la scoordinazione si distribuisce sul gioco articolare, a fine partita o allenamento una o più articolazioni risultano gonfie e dolenti. Quindi è importante che si analizzano i muscoli e il loro comportamento all’atto della esecuzione per trarne un maggiore lavoro preventivo di carattere generale e di conseguenza ottenere una maggiore esecuzione del gesto.

Per fare questo bisogna conoscere la biomeccanica del gesto e come calciare bene il pallone, la biomeccanica è una scienza che applica le leggi fisiche e meccaniche alle strutture biologiche come appunto i muscoli, legamenti, articolazioni, naturalmente il gesto tecnico e il movimento sono condizionati da queste strutture e dal cambiamento posturale che in molti casi genera anche il classico stiramento muscolare. Di fronte a questo tipo di infortunio non possiamo escludere come causa un difetto di allenamento, la fatica muscolare e nervosa, l’ambiente di lavoro e riconosciamo anche come conseguenza le fissazioni sull’ortostatismo rachidiano da dove partono i rami nervosi dei muscoli quadricipite femorale L2-L4, bicipite femorale L4-S3, adduttori L2-S1.

 

Per questi muscoli e la colonna vertebrale la prevenzione non ha limiti, inizia con il riequilibrio muscolare in modo da correggere la statica del bacino e della colonna vertebrale cosi da limitare al massimo le deformazioni dei forami intervertebrali nel corso dell’attività sportiva. Nell’osservare bene il giocatore di calcio mentre esegue il suo caratteristico gesto tecnico la compressione radicolare e il differente movimento muscolare è provocato dal continuo ripetersi di movimenti specifici, infatti a livello coxo-femorale prevale la flessione sull’estensione, a livello femore-tibiale l’estensione sulla flessione e in più si nota l’extrarotazione su l’intrarotazione della gamba, di fronte a questo quadro si deduce che i muscoli anteroposteriori vanno incontro ad una limitazione della lunghezza totale mentre i muscoli retropositori tendono ad allungarsi con conseguente antiversione del bacino che viene fissata dalla diminuzione di ampiezza di movimento dell’articolazione coxo femorale.

 

Il risultato di tutto questo è una iperlordosi lombare aggravata spesso da una scoliosi con torsione vertebrale provocata dall’uso prevalente di un solo arto inferiore cioè quello calciante e quindi dallo squilibrio morfo dinamico dei relativi muscoli. Da tutto questo si ricava l’importanza della riequilibratura segmentaria dei muscoli interessati sia nella prevenzione che nella cura dei traumi muscolari. (G. Malaguti 1994)

L’altra conseguenza di un mancato gesto tecnico corretto sono i compensi dinamici del calciatore. Per allenare un calciatore bisogna conoscere la padronanza dei principi di biomeccanica del movimento, del contro movimento e dell’equilibrio che possono aumentare in qualche modo la velocità impressa alla palla al momento del tiro.

 

La velocità della palla trova una suo contributo nell’elasticità muscolare dei flessori dell’anca e degli estensori del ginocchio, muscoli molte volte coinvolti nei compensi dinamici. Calciare al massimo della potenza richiede un alto livello di abilità perché anche la sommatoria delle forze deve essere applicata abilmente, questo ci fa capire quanto siano corretti la produzione delle forze nei muscoli della gamba, caso contrario parleremo di compensi dinamici in fase di tiro.

 

Nell’eseguire il tiro in porta il calciatore metti in atto tutte quelle catene deputate al movimento di torsione che in ogni caso vengono sostenute ed aiutate dalle catene posteriori, il corpo umano utilizza tute le sue componenti affinché ottimizza il gesto tecnico in modo simultaneo, quindi non ha molta importanza aumentare il trofismo dei muscoli in modo analitico perché la muscolatura è coinvolta in modo globale nell’eseguire il gesto tecnico.

Il contrario di quando detto contribuisce all’insorgenza dei compensi dinamici nella fase di tiro, in molte circostanze all’atto del calciare il giocatore limita l’estensione della gamba nel tiro limitando l’angolo di spinta, questo ha un motivo: la rigidità muscolare a livello della catena posteriore degli arti inferiori.

 

Questa l’imitazione muscolare costringe al calciatore a compiere un compenso, cioè flette la gamba di appoggio abbassando il bacino all’indietro permettendo l’elevazione della gamba, questo viene utilizzato per dare una maggiore spinta con ginocchio teso sulla palla, cosi non vengono sollecitati gli ischio-crurali ma vengono sollecitati i muscoli addominali e della branca pubica. Ma cerchiamo di capire e analizzare meglio il gesto tecnico del calciare nella sua forma biomeccanica.

 

Per comprendere meglio l’esecuzione del gesto tecnico del calciare bisogna capire anche la struttura scheletrica coinvolta, l’azione dei muscoli coinvolti e il carico di forze che gravitano al momento del calciare sugli arti inferiori, capire questo ci ritorna utile quando si stila un programma di allenamento al gesto tecnico.

Una forza è indicata con una freccia che ne indica sia l’intensità che la direzione, le unità di misura secondo il sistema internazionale è il Newton (N), sappiamo che la forza può essere migliorata con l’allenamento mentre resta fissa l’inserzione del muscolo di conseguenza tendini e legamenti sono sottoposti a forze passive e vengono messi in tensione o da forze esterne o dagli stessi muscoli.

 

Sul tendine agiscono insieme la forza muscolare e la resistenza tendinea a livello dell’inserzione muscolare per cui i tendini sono soggetti a stiramento, questo si trasforma in sovraccarico anche quando l’allenamento proposto non è adeguato alle possibilità del soggetto.

Analizzando la figure del calciatore all’atto del calciare, possiamo cosi descrivere : la forza esercitata dal muscolo estensore del ginocchio è di 1000N con una concentrazione di carico sia sulle strutture del ginocchio che della caviglia.

 

Sulle inserzioni muscolari agisce una forza di 1000 N diretta verso il ginocchio, un’altra forza diretta verso la coscia agisce sui legamenti del ginocchio e all’interno del connettivo il muscolo viene stirato con una forza di 1000 N. La forza che agisce sulla rotula e le sue inserzioni tendinee è di 1000 N

 

Un altro punto di carico delle inserzioni all’atto del calciare la palla viene notato nel cingolo detto pelvi o bacino della gamba calciante sottoposto anche a trazione da forze esterne come il pallone. L’azione del calciare potenzialmente è dannosa per la regione lombare soprattutto in calci della lunga distanza ( calcio d’angolo, rimessa dal fondo, cambio di gioco).

Si ha una iperestensione del rachide con posizione di tensione del tronco, lo stesso e il tratto lombare in particolare sono sollecitati in una eccessiva rotazione assiale quando l’azione del calciare richiede una rotazione sul piano orizzontale. Con questo possiamo affermare che il gioco del calcio sollecita molto la colonna vertebrale con relative conseguenze causati da gesti quali: frequenti rotazioni-estensione e flessione del tronco.

 

Pertanto il movimento del calciare la palla necessita da parte dell’allenatore, di un programma di prevenzione che parte da una buona mobilità articolare e una buona elasticità muscolare degli arti inferiori soprattutto degli ischio crurali. Aggiungiamo a questo l’azione del gesto tecnico sbagliato e non corretto che è l’anticamera di alcune patologie come: la tendinopatia sia del tendine rotuleo o del quadricipite per le forze di taglio descritte sulla rotula, tendinopatia dell’adduttore o comunemente chiamata pubalgia la principale causa di un gesto tecnico errato proprio per le sollecitazioni muscolari che richiede il calciare la palla.

 

Le lesioni muscolari del quadricipite e degli ischio crurali sono le più comuni in traumatologia sportiva, aggiungerei anche la lesione dell’adduttore, in molti casi per il calciatore si presenta a sinistra essendo l’arto di carico calciando con il destro. Distacchi apofisari e osteocondrosi nel calciatore di giovane età.

Quindi tutto questo necessita di un programma di prevenzione e di allenamenti precisi sui distretti muscolari, gli stessi necessitano oltre che di un deciso lavoro di Ginnastica Posturale Globale, in modo tale che i muscoli non siano più un freno ma intervengono in modo positivo nel controllo del movimento, di un programma di lavoro muscolare di tipo globale come può essere il lavoro di stabilizzazione e quindi di rafforzamento del corpo oggi scientificamente chiamato Core Stability.

 

Lo scopo del rafforzamento muscolare funzionale è quello di favorire una sufficiente stabilità corporea che crea la possibilità di ulteriori impegni specifici per l’attività sportiva a salvaguardia di eventuali lesioni o disturbi. Questo non è un potenziamento muscolare ma è la base, è il raggiungimento di una capacità massima di stabilizzare il proprio corpo prima che inizi il carico aggiuntivo.

Gli esercizi comprendono forme complesse di sollecitazione e per questo coinvolgono più gruppi muscolari come nel caso della ginnastica posturale globale e l’allungamento muscolare, non necessitano di specifica attrezzatura ma richiedono una grande concentrazione nell’eseguirli con il rispetto delle seguenti regole: 1 esecuzione lenta e precisa 2 evitare lo slancio e noi eludere il decorso dell’esercizio 3 mantenere la posizione per 5-20 secondi 4 l’esercizio va terminato con i primi sintomi di affaticamento 5 la durata complessiva della seduta non deve durare più di n. 15-25 minuti.

 

Risulta utile eseguire anche come esercitazione preventiva l’allenamento eccentrico di tipo preventivo proposto da Biscotti, ha lo scopo di instaurare un ambiente muscolare acido, condizione immediatamente seguita da una serie di contrazioni eccentriche rapide (eccentriche flesh). Eseguire degli scatti alla massima velocità (20-30m) con arresto e cambio di direzione immediata in modo da ricalcare biomeccanicamente il modello prestativo, questo lavoro è risultato utile per le problematiche legati agli ischio crurali.

 


 

Bibliografia

 

- G. A. Rienti – A. Fiorini “Biomeccanica dell’attività motoria” _ Piccin _

- Werner Kuprian “Sport – Fisioterapia” _ Edi Ermes

- Carlo Guidi Fabri “Le metodologie posturali nella preparazione fisica del calciatore” – Calzetti Mariucci

 


Canale Preparazione Fisica            

 
 

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