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Nel Nord della Spagna, come d’altra parte nel resto
del Paese (e del mondo), il calcio conquista
la maggior parte dei ragazzini che praticano attività
motoria anche in virtù del potere mass-mediatico e
socio-culturale della disciplina.
Va detto però che una
buonissima parte di questi giovanissimi, prima dell’esperienza
calcistica, maturano quella calcettistica, il che è
tutto sommato logico perchè le due discipline presentano
diverse similarità, sia sul piano tecnico-coordiativo della
motricità sia su quello tecnico-regolamentare.
L'organizzazione
In virtù di ciò, il maggior numero di ragazzini che praticano
il calcio a 5 lo riscontriamo nelle categorie Pre-Benjamìn e
Benjamìn, che corrispondono a Primi Calci e Pulcini.
Nella successiva categoria, Alevìn, molti ragazzini passano
al gioco a 7 o a 11, mentre si fermano nelle società
di calcio a 5 solamente quelli con meno qualità tecnica,
oltre a quei pochi che decidono di proseguire nonostante
“l’impulso sociale” verso il calcio.
Per ciò che riguarda la struttura organizzativa, fino alla categoria
Cadete la maggior parte delle formazioni di calcio
a 5 sono allestite nell’ambito dei gruppi sportivi scolastici,
pur se con la partecipazione a tornei e campionati organizzati
e gestiti dalla federazione calcistica.
L’obiettivo di
questi gruppi è quello di proporre un’esperienza sportiva,
promuovendola anche tra le ragazze.
A partire dalla categoria Juvenil, invece, sono presenti nei campionati i maggiori
club di calcio a 5, dal momento che nelle categorie
precedenti vi è la consuetudine di avvalersi di club affiliati
o di gruppi scolastici, anziché attivare una struttura organizzativa
che copra tutte le categorie, già dalla base.
Scuole e
nei Settori Giovanili
Le scuole di calcio a 5 sono molto giovani e la maggior
parte è nata negli ultimi 5-10 anni.
Un esempio è ben
rappresentato dalla società del Sestato FS, della quale
sono stato promotore. All’inizio avevamo davvero pochi ragazzini.
Successivamente, attraverso un metodo di allenamento
basato sul gioco abbaimo conseguito un significativo
risultato: tutti si divertivano, così da 3 giovani
presenti al primo allenamento, abbiamo chiuso la prima
annata con 25 ragazzi e laseconda con 50.
Tutto ciò è stato ottenuto con materiali e personale ridotto
rispetto agli obiettivi posti. E con più carenze rispetto alle
scuole di calcio vicine a noi.
Tanto per fare un esempio,
avevamo a disposizione il campo solo 4 ore alla settimana
(per gestire ben 50 ragazzini) e ciò ha imposto di ricercare
le soluzioni più efficaci, per sviluppare il lavoro.
Così l’unico nostro obiettivo doveva essere divertire i
ragazzi, dal momento che il confronto con la disciplina
“regina”, sarebbe stato perdente. La chiave per appassionare
i giovani era proporre una serie di attività molto divertenti.
Proprio per questo, la nostra proposta era fondata
sul gioco, sia per l’apprendimento tecnico sia per quello
motivazionale.
Abbiamo elaborato una vasta serie di proposte fondate
sull’elemento ludico, in modo da abbracciare tutti gli
obiettivi dell’insegnamento.
Ogni esercitazione deve essere sviluppata con un obiettivo
chiaro, con un preciso livello di difficoltà in base alla
categoria e al grado di apprendimento maturato dai giovani.
Ovviamente ciascuna esercitazione può essere modificata
(e diventare più facile o più difficile) in base alle
necessità del gruppo.
L’allenatore deve, in quest’ottica,
comprendere il livello dei propri giocatori per modulare
opportunamente le proposte.
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La proposta pratica