Cosa mangiare allora?
Per cominciare è importante sapere che i grassi saturi, il
colesterolo cattivo e i trigliceridi non fanno bene al cervello: una dieta troppo ricca di
colesterolo e trigliceridi incide sull’umore, è legata a depressione e disturbo maniaco
depressivo, ha spiegato Charles Glueck, direttore del “Cholesterol Center” del Jewish
Hospital di Cincinnati, il quale ha condotto uno studio su pazienti con ipertrigliceremia
che manifestavano anche disturbi depressivi.
Dai risultati di varie ricerche, ha sottolineato Glueck sulla rivista Psychology Today, è
emerso che queste persone migliorano il quadro del loro disturbo depressivo se riducono
i trigliceridi nella propria alimentazione.
Nello studio in questione si è visto che i sintomi della depressione, nei pazienti,
rientravano in poche settimane con una dieta a basso contenuto di grassi e farmaci per
abbassare i trigliceridi nel sangue, senza ricorrere ad alcuna cura psichiatrica.
Perché il
grasso nel sangue disturba l’umore a tal punto da rendere le persone depresse e talvolta
anche aggressive e antisociali? Secondo Glueck, i grassi aumentano troppo la viscosità del
sangue (cioè lo rendono troppo denso), quindi rallentano il trasporto di ossigeno al
cervello e “tolgono l’aria” ai neuroni che possono andare incontro a sofferenze e
microlesioni e quindi lavorare male.
E non è tutto.
Se ancora non vi siete convinti che il grasso fa male, ecco un altro buon
motivo per moderarne i consumi: troppi grassi saturi (gli stessi che fanno male al cuore),
infatti, riducono anche le performance cognitive.
Gli studi che lo dimostrano sono tanti.
Per esempio la nutrizionista Carol Greenwood dell’Università di Toronto ha osservato
cosa succede ad animali nutriti per tre mesi con diete a differente contenuto di grassi:
alcuni hanno seguito un regime alimentare che prevedeva un introito calorico del 40% dai
grassi (ovvero un quantitativo di grassi simile a quello dell’alimentazione di un
occidentale medio che si è dimenticato della dieta mediterranea); altri sono stati
sottoposti a un regime dietetico con solo il 10% delle calorie date dai grassi.
Gli animali
che hanno mangiato molti grassi, soprattutto quelli saturi, mostravano pessime
performance di memoria e capacità di apprendimento.
Quelli nutriti con pochi grassi,
invece, hanno mostrato un cervello più scattante.
Eppure ci sono dei grassi che vanno consumati per “oleare” il cervello: sono chiamati
grassi essenziali perché il nostro corpo non sa produrli da sé e quindi sono assunti dai cibi.
Sono i grassi polinsaturi, ha spiegato la Greenwood, derivanti dagli oli vegetali e dal pesce
(grassi omega 3).
Questi grassi sono fondamentali per il cervello perché servono a
costruire la membrana dei neuroni. Ma per il benessere del cervello e dell’umore hanno
un ruolo fondamentale anche i carboidrati: Judith Wurtman del Massachusetts Institute
of Technology di Boston, ha scoperto che una dieta ricca di carboidrati aiuta a
combattere l’ansia e a rilassarsi.
Il motivo è che i carboidrati aprono all’aminoacido triptofano (precursore della serotonina, “neurotrasmettitore del buon umore”) un
accesso preferenziale al cervello dove sarà trasformato in serotonina. Quindi più
carboidrati mangiamo, più serotonina produciamo.
Wurtman, inoltre, ha scoperto che le donne con sindrome premestruale aumentano
moltissimo l’introito di carboidrati nelle due settimane precedenti le mestruazioni; è una
tattica del corpo per aumentare la serotonina nel cervello e alleviare ansia, depressione,
difficoltà di concentrazione tipiche della sindrome premestruale. Lo stesso avviene nelle
persone con depressione stagionale che nei mesi invernali aumentano il consumo di
carboidrati.
Questi hanno un effetto calmante anche per un’altra ragione, ha spiegato
Barbara Smith della Johns Hopkins University: i suoi studi indicano che il sapore dolce
dello zucchero stimola il rilascio di endorfine, gli oppiacei naturali del cervello.
Infatti
quando un gruppo di adolescenti violenti sono stati sottoposti a una dieta che prevedeva
una colazione con cereali ricchi di zucchero, i ricercatori hanno potuto riscontrare in loro
la diminuzione dei sintomi depressivi e del comportamento violento.
Ma quali altri nutrimenti servono al cervello per non invecchiare e per funzionare bene?
Un grande posto devono averlo vitamine e minerali, ma attenzione, è inutile e forse
dannoso “trangugiare” grosse quantità di vitamine e antiossidanti in pillole, perché solo
quando assunte dai cibi queste sostanze sono nella concentrazione giusta per il cervello.
Cosa fare allora?
Prediligere cibi come frutta e
verdura, ricchi di questi
nutrienti essenziali.
In uno studio su 2.000
settantenni, pubblicato nel 2009
dal nutrizionista Eha Nurk
dell’Università di Oslo, si è visto, per esempio, che coloro che consumano regolarmente
vino, tè e cioccolato, ricchi di flavonoidi, mostrano migliori abilità cognitive di chi non li
consuma o lo fa solo raramente.
In un altro studio del 2010 di Robert Krikorian,
dell’Università di Cincinnati, su over 75 con lievi problemi mnemonici, è stato rilevato che
bere due bicchieri di succo di mirtillo al giorno per 12 settimane migliora la memoria.
Anche il mirtillo è ricco di flavonoidi.
Importante è assumere anche corretti quantitativi di vitamine del gruppo B ‐ tiamina (B1),
riboflavina (B2), niacina, piridossina (B6), acido folico, cobalamina (B12).
Tutte giocano un
ruolo cruciale per il funzionamento del cervello.
Gravi carenze di queste vitamine
(presenti in cibi come germe di grano, legumi, asparagi, noci, carne, cuore, rene, fegato,
prosciutto) hanno effetti profondi sul cervello: anomalie delle onde cerebrali riscontrabili
con l’elettroencefalogramma, riduzioni di memoria, alti livelli di ansia, confusione,
irritabilità, depressione.
Anche carenze marginali possono causare anomalie riscontrabili
con un elettroencefalogramma.
L’acido folico, invece, aiuta a mantenere livelli normali di serotonina: sue carenze
contribuiscono a depressione, demenza, schizofrenia.
L’alchimia del cervello è così complessa che spesso ridurre tutto all’assunzione di multivitaminici non funziona, perché le vitamine competono tra loro nella corsa verso il
cervello e concentrazioni sbagliate possono fare più danni che altro.
Il vero segreto,
dunque, è seguire una dieta bilanciata e non esagerare con l’alcol, che contrasta
l’assorbimento di molte vitamine.