Dimagrire rappresenta una reale ossessione
per molti sportivi e non solo, per problemi
di soprappeso e/o obesità, estetici,
patologici di vario genere ecc.
Cerchiamo, nei limiti del possibile, di fare
un po’ di chiarezza. La prima cosa da fare è
sottolineare con forza la disinformazione e
la forte pubblicizzazione dei mass media e
di varie riviste che, da sempre, enfatizzano
strenuamente e sconsideratamente i risultati
di:
- diete lampo “di tendenza”, beveroni
miracolosi e pillole magiche;
- pantaloni che fanno uscire il grasso dalla
pelle, cosa che va contro tutti i principi
fisiologici conosciuti fino ad ora;
- centri di dimagrimento che usano tecniche
quali la bioimpedinziometria (tecnica di
valutazione della composizione corporea)
spacciandola come metodo per la misurazione
del grasso quando in realtà misura l’acqua e
la massa cellulare corporea;
- elettrostimolazione venduta come rimedio
per la tonificazione muscolare.
Gli studi di Carmelo Bosco (Fisiologo
Italiano di fama internazionale) ne hanno
dimostrato chiaramente l’inefficacia, in
quanto non determina una risposta ormonale
(necessaria per avere un “vero” sviluppo del
muscolo) bensì una contrazione passiva dello
stesso che non crea nessun reale stimolo al
sistema endocrino-ormonale, determinante ai
fini della crescita muscolare.
Chiariti questi essenziali quesiti possiamo
ora proseguire affrontando il problema
prioritario che spesso incuriosisce molti di
noi…. il concetto di dimagrimento e come
affrontarlo. Le persone, da un punto di
vista biochimico, differiscono ampiamente
tra loro, avendo ciascuna una personale
tendenza ereditaria ad accumulare grasso
corporeo.
Questa sembra un’affermazione abbastanza
ovvia ma alcune teorie sostengono che ogni
persona tende ad essere in forma e in salute
ad un determinato livello di grasso
corporeo.
NIENTE DI PIU’ SBAGLIATO! La quantità di
lipidi (grassi) abituali non è definita da
geni ma deriva essenzialmente da ciò che si
fa, da ciò che si mangia e dallo stile di
vita, principi da ritenere validi sin dalla
nascita.
Il corpo non ha nessun sistema di
riferimento interno, ha solamente un livello
abituale.
Se si mantiene un livello particolare di
grasso per uno o due anni, il corpo sviluppa
cellule adipose, capillari, nervi
periferici, ormoni e tessuti connettivi per
supportarlo strenuamente.
Questo livello è chiamato dai tecnici del
settore “fat point” (soglia adiposa).
L’organismo monitorizza costantemente questo
livello e quando si perde anche solo 1
grammo di questo grasso a scopo energetico
il corpo reagisce abbassando il metabolismo
di base (calorie spese giornalmente in stato
di riposo quindi in assenza di lavoro)
aumentando l’appetito e convertendo in
grasso il cibo assimilato al fine di
mantenere la soglia adiposa citata
precedentemente.
’ possibile modificare questo livello anche
se il corpo lentamente riesce ad abbassarlo
o innalzarlo, è stato dimostrato anche da
alcuni studi che occorre molto tempo prima
di ingrassare, pur mangiando molto. Quindi
per ottenere una variazione del fat point
secondo le nostre esigenze bisogna ragionare
in termini di tempo pur rispettando alcune
regole basilari.
La prima regola è porre attenzione a non
perdere più di mezzo chilo di peso la
settimana ricercandolo tramite un deficit
energetico di massimo 200 Kilocalorie sul
metabolismo totale giornaliero (ci si avvale
di esami plicometrici e apposite equazioni
matematiche ad opera di tecnici
specializzati).
Non rispettando questo limite c’è il rischio
di indurre nel corpo un processo definito
catabolico (di distruzione del tessuto
muscolare tutt’altro che salutare). Cosa
viene perso, allora, in caso di cali di peso
drastici? La risposta è da ricercare nella
riduzione della quantità dei carboidrati,
tipico delle diete “lampo” comuni.
I carboidrati forniscono buona parte del
carburante umano “il glicogeno” (18 grammi
per kg di muscolo o massa magra) presente
nel muscolo e nel fegato di ogni essere
umano. Ogni grammo di glicogeno lega a sé
3.5 grammi di acqua, quindi perdendo
carboidrati si perderà anche acqua e
conseguentemente più peso. Facciamo un
esempio: una donna di 60 kg di peso con 20
kg di massa magra avrà 360 grammi di
glicogeno (20 kg x 18 grammi) che
moltiplicati x 3.5 grammi di acqua danno
come risultato 1260 grammi, questo valore
rappresenta il peso che si perde velocemente
se si eliminano i carboidrati dalla dieta.
Da qui ne deriva che perdita di peso e
dimagrimento non sono proprio la stessa cosa
ed è per questo che l’attenzione di ognuno
di noi deve dirigersi verso una perdita di
grasso e non di peso nel suo totale.
La seconda regola è ripartire (nei limiti
del possibile) l’assimilazione calorica in 5
o 6 pasti completi giornalieri con le giuste
proporzioni di carboidrati (55%), proteine
(35%) e grassi (15%). Dopo aver stabilito il
consumo calorico totale giornaliero e averlo
diviso per il numero dei pasti che verranno
consumati è possibile calcolare le
percentuali dei nutrienti, ciò permette di
garantire un adeguato apporto energetico, un
reale controllo glicemico (sbalzi glicemici
favoriscono l’accumulo di grasso) e una
diminuzione di appetito evitando così le
classiche abbuffate; a tal fine possono
essere utili i cosiddetti pasti sostitutivi.
La terza regola è allenarsi con i pesi per
mantenere e/o incrementare la massa magra
(il muscolo che è metabolicamente attivo, al
contrario del grasso che è metabolicamente
inattivo) e fare in modo che il metabolismo
basale rimanga alto dando modo al nostro
corpo di bruciare più calorie sia durante
l’esercizio che durante il sonno, il riposo
e le normali attività di tutti i giorni.
L’ultima regola è quella di svolgere un
adeguato esercizio aerobico (25-35 min.)
utilizzando un cardiofrequenzimetro per
monitorare e allenare adeguatamente il
sistema cardiocircolatorio (contribuirà ad
aumentare il dispendio calorico a riposo)
rispettando l’intensità adeguata che verrà
stabilita da un esperto del settore in
funzione dell’età, del sesso, dello stato di
salute e, meglio ancora, dei risultati dei
test di valutazione della capacità aerobica
funzionale (VO2max). Considerate ed
applicate queste regole ci si troverà nel
primo periodo (1 – 3 mesi) ad avere
cambiamenti non importantissimi ma,
successivamente, la percentuale di grasso
scenderà anche del 3 – 6 %. Nel frattempo il
corpo avrà rimodellato le cellule adipose, i
capillari e gli altri tessuti circostanti.
A seconda della percentuale di partenza del
grasso si potrà raggiungere la normalità
ottimale (diversa a seconda del soggetto)
avendo intaccato minimamente la massa magra
e per niente le difese corporee.