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Il Portiere di
riserva. Pali, traverse, facce e panchine.
Con Torino (e il Toro) nel cuore
“Portiere di riserva” racconta la
storia di Alberto Maria detto
“Jimmy” Fontana, ma non è il
classico testo celebrativo volto a
descrivere un bello del calcio,
ricco e famoso con quel tanto di
dannato che arricchisce la figura.
Marco Mathieu non segue le regole
del mix perfetto per vendere e
trasformare il libro in un best
seller, ma racconta il sogno di un
ragazzino normale e la sua ambizione
di diventare un calciatore, o meglio
un portiere con il Torino nel cuore.
“Da bambino mi piaceva buttarmi per
terra. Forse era il segno di quella
che amo chiamare la vocazione del
portiere. Non calciatore, portiere.
Perché giocare in porta è tutta
un’altra storia”
Emerge una sensibilità e un tatto
tipico dell’osservatore, di chi è
abituato a vedere il mondo dalla
panchina, mentre gli altri corrono.
Di chi vive l’angoscia della valigia
pronta tra le squadre del calcio
minore, quello dimenticato da tutti,
dove chi prende lo stipendio vive
alla stessa stregua di un impiegato.
L’unica cosa che incita ad andare
avanti è la speranza, quel gancio
verso il sogno che porta a sperare
che finalmente si aprano le porte
giuste.
“Sono un portiere di riserva, in
qualche modo ho imparato ad
interpretare questo ruolo, ad
osservare, aspettare, capire,
ambientarmi e tenermi pronto. A una
chiamata che può anche non arrivare.
Ma ho bisogno di una casa anch’io.
Radici e storia, se possibile.
Stabilità e non ragnatele”
Un giocatore vive per giocare,
l’adrenalina sul rettangolo di gioco
si trasforma in vitamina e le
possibilità sono molteplici tra i
dieci giocatori che scendono in
campo, ma non per il portiere di
riserva che può entrare solo per
infortunio del collega o per
espulsione per fallo da ultimo uomo,
che generalmente comporta anche la
necessità di parare un rigore a
freddo. Jimmy Fontana racconta tutto
il suo percorso che, tra panchine e
campo giocato, lo hanno portato in
serie A ad indossare la maglia della
sua squadra del cuore: il Toro. E’
un ragazzo sensibile, in alcuni
tratti del libro addirittura
filosofico. Le riflessioni partono
dal calcio per sfociare nella vita
comune, dalla politica alla
religione, dalle storie di vita
vissuta alle favole. In queste
pagine sembra quasi che il calcio
possa essere un contenitore della
vita di tutti.
“Accetto di essere riserva, ormai lo
sento quasi come una missione, però
lasciatemi un po’ di poesia, datemi
uno spiraglio di verità. Sul campo.
Fatemi sentire l’odore dell’erba. E
fatemi provare a dimostrare quello
che valgo”
Eppure l’etichetta di riserva spesso
non se la spiegano neanche gli
addetti ai lavori, come succede al
protagonista del libro quando
Lidovieri, preparatore dei portieri
del Torino, gli chiede: “Per me sei
forte mi spieghi perché hai giocato
così poco?”. Una domanda che
spiazza, perché non ha risposta,
casualità e fortuna sono le uniche
ragioni che si possono trovare.
“Non sono uno che vuole dare colpa
alla sfortuna, tanto meno ai
procuratori, succede semplicemente
che le carriere si decidano in un
attimo”
Tra retroscena calcistici, episodi
divertenti, momenti di difficoltà in
cui si pensa di mollare tutto,
l’unica certezza rimane la propria
passione. Fontana oggi è il portiere
di riserva del Novara, ha realizzato
il sogno di giocare in serie A e ha
aperto una scuola di calcio per
preparare gli estremi difensori del
domani.
“Ho visto un bambino che si tuffava
nel fango dove i suoi compagni
evitavano di cadere. Allora gli ho
chiesto perché lo facesse lui mi ha
risposto: << Mi piace buttarmi per
terra, pensi che un giorno diventerò
un portiere, anche di riserva?>>”
Talvolta i sogni dei bambini volano
più bassi di quelli degli adulti. |