Formazione Tecnica
Allenare la scelta giusta
Autore: Francesco BALDINI
Fonte: CORSO MASTER UEFA PRO Coverciano 2019 – 2020
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La mia idea in generale
In questa tesi voglio semplicemente esporre un metodo di allenamento giustificando le motivazioni che mi hanno condotto a sceglierlo partendo dalle esperienze avute come calciatore professionista prima e successivamente come allenatore.
Il Corso Master UEFA Pro è stato l’occasione di ripercorrere tutti i filoni che mi hanno formato come allenatore, di approfondire specifiche materie di interesse che hanno contribuito a giustificare le mie precedenti esperienze vissute.
Nei capitoli a seguire, diversi sono gli argomenti riguardanti materie che ho approfondito durante il mio percorso formativo e che in alcune occasioni ho riportato in maniera sintetica, materie queste rivelatisi necessarie e propedeutiche per la presentazione del criterio di scelta della metodologia di allenamento.
Nel Cap1, Introduzione alla valorizzazione della metodologia situazionale contrapposta a quella analitica sulla base delle esperienze avute con allenatori (Lippi, Trapattoni, Donadoni, Ulivieri, Scoglio, Orrico, Mondonico, Mazzone, Galeone, Zeman, Vavassori, Cosmi, Simoni, Boskov, Novellino, Colomba, Mutti, De Canio ed altri) e sugli incontri tecnici basati su confronti con Allenatori Europei. Nel Cap2 , la sintesi dei risultati attraverso la collaborazione con Dott. Sgromo (Psicologo e Dottore di ricerca presso il Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Parma) in merito a tematiche che partono dall’anatomia del cervello alla psicologia legata all’apprendimento.
Documento integrale prodotto durante la collaborazione con Dott. Mauro Litti (Coordinatore area psicologica AS Roma, già docente di Psicopedagogia nei corsi per istruttori Coni/Figc.) durante la mia permanenza alla Roma in qualità di allenatore, il testo è legato agli aspetti di ricerca e sviluppo dei metodi formativi dedicati al calciatore.
Nel Cap3, lo studio approfondito sulla parte motivazionale a seguito della collaborazione continuata con il Dott. Sgromo.
Nel Cap4, lo studio congiunto con Massimo Tarantino (responsabile del settore giovanile della Roma), Ivan Teoli (Preparatore atletico della Juventus), Marco Ciaralli (Allenatore Settore giovanile Roma) in merito all’importanza delle varie fasce d’età sulle tematiche di apprendimento ed alla loro evoluzione.
Nel Cap5, lo studio congiunto con Matteo Poletti (Trainer di Match Analisys della Juventus) sull’utilizzo della Match Analisys applicata al servizio della crescita del singolo atleta e del collettivo.
Nel Cap6 la catalogazione di immagini che raffigurano esercitazioni situazionali.
Come già detto si tratta di argomenti di cui si è più volte parlato e per i quali esistono studi specifici condotti da professionisti che hanno stimolato il mio apprendimento e la mia curiosità e che mi hanno aiutato a dare una risposta ad una domanda principale: “perché adottare una certa metodologia di allenamento rispetto ad un’altra?”
Introduzione. Un viaggio in macchina
Ragioniamo velocemente su alcune situazioni che con il calcio non c’entrano assolutamente nulla, ma fanno parte della nostra vita quotidiana e possono aiutarci a capire cosa intendo quando dico “allenare il nostro cervello a fare la scelta giusta”.
Pensiamo a ciò che succede ad una persona patentata da quindici anni (quindi ben allenata a guidare un’auto con cambio manuale) quando decide di salire in macchina e partire per un qualsiasi spostamento.
Quali sono i movimenti codificati, quindi ben allenati, che il nostro cervello riconosce in una nano secondo?” Partiamo dai più semplici.
Apriamo la macchina dal pulsante di apertura della chiave di accesso; una volta aperta la vettura saliamo e in un tempo brevissimo inseriamo la chiave nel cruscotto per accenderla, a quel punto il nostro cervello manda un input simultaneo alla gamba sinistra comandando di fare forza sul pedale della frizione.
Alla gamba destra arriva un altro comando, quello di posizionarsi sul pedale dell’acceleratore mentre il braccio destro automaticamente si posiziona sul cambio per inserire la marcia e la mano sinistra riceve il compito con quattro dita di tenere il volante e con il dito mignolo di inserire la freccia per segnalare l’immissione in carreggiata.
Quanto tempo è passato dal momento in cui il nostro cervello ha comandato ai nostri arti di eseguire quelle azioni? Quanto abbiamo dovuto concentrarci per eseguirle? Sono azioni istintive?
Andiamo avanti con il nostro viaggio.
Dopo che siamo partiti arriviamo ad un incrocio con un semaforo, da lontano vediamo essere verde ma all’improvviso diventa giallo e subito dopo rosso.
Come reagiremo in un tempo brevissimo?
Quali movimenti saranno compiuti dagli arti inferiori?
E il nostro braccio, con la mano appoggiata sul cambio, che movimento compirà?
Sono convinto che le risposte a queste domande siano per tutti di facile risoluzione; essendo allenati quotidianamente, i guidatori esperti riconoscono in un tempo brevissimo le situazioni impreviste della strada.
Riprendendo il viaggio, dopo un rettilineo, ci troviamo ad affrontare una curva a gomito non segnalata che repentinamente percepiamo ed oltrepassiamo.
Perché è risultato così naturale oltrepassare la curva senza alcun problema?
Fondamentalmente noi, in un tempo rapidissimo, abbiamo rallentato la macchina spingendo il freno con la gamba destra, la frizione con la gamba sinistra, scalato la marcia con la mano destra e ruotato il volante con la mano sinistra; abbiamo inoltre calcolato automaticamente la velocità consona per eseguire le manovre necessarie ad affrontare quella curva imprevista, infine calcolato automaticamente anche l’angolo ed il tempo di sterzata.
Come siamo riusciti ad operare tutti questi calcoli, mentre viaggiavamo nella nostra auto e senza l’aiuto di strumenti che normalmente servirebbero per calcolare distanze e velocità?
Il nostro cervello conosceva già la soluzione del problema, era allenato a riconoscere quella situazione, l’aveva già vissuta inizialmente dalle prime esperienze maturate durante il periodo della scuola guida e successivamente in quindici anni di viaggi in auto.
Ora ripercorrete tutte le situazioni sopra descritte e immaginate di essere improvvisamente alla guida di una vettura che non ha il cambio manuale ma quello automatico e che non avete mai guidato prima.
Fareste tutto con la stessa naturalezza?
Siete convinti che avreste fatto tutto impiegando lo stesso tempo?
Pensate che tutti riescano ad uscire da questo viaggio senza conseguenze?
La mia idea nello studiare metodologie di lavoro situazionali nel calcio nasce perché questo sport, per quanto riguarda l’imprevedibilità, è molto simile al nostro viaggio in auto.
Infatti, anche in una partita il nostro cervello deve essere allenato a risolvere più situazioni impreviste in un arco di tempo limitato ma dobbiamo riuscire a gestire la partita sia con il cambio manuale che con il cambio automatico.
Nella mia idea, il gruppo è vincente, quando al suo interno ci sono tanti giocatori pensanti e bravi a risolvere i quesiti che una partita propone.
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